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Le storie di Costanza:  Albertino Canali e le Santelle

Appena Camilla ha aperto il negozio sono entrato a prendere il pane, ero già in attesa sul marciapiede.  Avevo fretta perché devo salire sulla mia raccogli-sgranatrice e lavorare tutto il giorno nei campi intorno a Pontalba. Subito dopo di me è entrato Lucio e si è messo a Parlare con Camilla di una nuova attività commerciale che sua moglie può avviare utilizzando delle macchine che le rivende Camilla.

“Bene si lavora” ho detto a Lucio.
“Si, mia moglie” mi ha risposto.
Nel negozio c’era anche Oristano, il fratello di Teresa. Si lamentava di essere diventato vecchio:
“Quando ho cominciato a lavorare ero il più giovane trai i miei colleghi e ora sono il più vecchio, non so come abbia fatto a passare tutto questo tempo” diceva.

Già è così, sono passati molti anni da quando abbiamo festeggiato i ventesimi compleanni. Ne sono passati circa trenta, non pochi. Si possono ammucchiare tanti ricordi in così tanti anni e molti campi di granoturco sistemati.  Quando si arriva a cinquant’anni un bel pezzo di vita se n’è andato. Tanto tempo è arso al sole, come le pannocchie che la raccogli-sgranatrice dimentica e che i bambini non riescono a trovare durante la spigolatura.

Sono contento che una nuova attività lavorativa, dopo un anno e mezzo di pandemia, riesca a decollare.
“In bocca al lupo a tua moglie” ho detto a Lucio che mia ha ringraziato con un cenno della testa.
Sono uscito dal negozio con il mio sacchetto di pane, l’ho messo su Marghera e poi con il piede ho schiacciato un ragno che stava transitando dal muro del negozio al marciapiede. Non sono riuscito ad evitarlo, il mio piede si è mosso prima che lo fermassi. I bambini di Cecilia si arrabbierebbero con me per questo, soprattutto Enrico che non vuole che si sopprimano insetti, dice che sono bellissimi. Poi ho preso il mio carretto (Marghera), ho fatto dieci passi e ho girato l’angolo verso via Santoni.

In via Santoni Rosa ho visto Costanza Del Re che veniva in senso contrario rispetto a me. Camminava spedita.
“Tutto bene Costanza?”
“No. Devo andare da Camilla. Rosa è rimasta senza la soluzione per pulire il rame e ne vuole altra immediatamente” mi risponde lei.
“Ma ci metti un attimo ad arrivare al negozio!” le dico.
“Sì, ma io stavo facendo altro e lei mi ha interrotto!”.
Costanza detesta essere interrotta, chissà cosa stava facendo. Forse stava di nuovo armeggiando con le ortensie, o forse stava irrigando l’orto, oppure scrivendo un racconto di Alba Orvietani, oppure chissà …

“Cosa stavi facendo?” le chiedo.
Yoga” mi risponde.
Ultimamente costanza fa spesso Yoga, ha trovato un insegnate che le piace molto, dice che è bravissimo. Si chiama Evan.

Io non so cos’altro aggiungere, ho l’impressione che il discorso sia finito così, cercare di prolungarlo metterebbe Costanza nelle condizioni di trafiggermi con la sua puntualità e sagacia.
“Devo andare nei campi subito, sono già in ritardo” le dico.
“Buon lavoro” mi risponde e prosegue la sua marcia mattutina verso il negozio di Camilla. Vestita di rosso e con gli occhi scintillanti è davvero bella e altrettanto tremenda.

Arrivo a casa, apro il portone, e transito con Marghera sotto le volte del mio portico. Mentre sto per entrare in cucina, arriva mia sorella Gina.
Si siede sul gradino di cemento davanti alla porta, si toglie calze e scarpe e poi a piedi nudi fa alcuni passi nel cortile. Arriva a un vecchio armadio che contiene “reperti archeologici” di varia natura, estrae un paio di vecchie ciabatte e le indossa. E’ pronta per le attività mattutine. Pulisce e riordina la casa, risponde al telefono e al citofono, mi prepara la cena e la mette in frigorifero. Diversi anni fa, io avevo bisogno di una colf e lei di un lavoro, così ci siamo accordati e l’ho assunta. Sono contento di questa scelta, non ho più problemi con la casa e posso aiutare mia sorella.
Prendo il sacchetto di pane dal carretto e lo dò a Gina, poi porto Marghera nella rimessa e salgo sulla mia Jeep per andare nei campi.
Gina mi apre il portone e io esco in macchina. L’uscita dal cancello non è delle più semplici, anche se prima di immettermi sulla strada comunale transito su un pezzo di carreggiata privato che è mio, devo comunque uscire molto piano e girare subito a sinistra perché nel senso di marcia che mi sarebbe più comodo non posso proseguire. Via Santoni è una strada a senso unico e uscendo dal mio portone si può andare solo a sinistra. Così esco piano e mi giro verso destra per controllare che non stia arrivando qualcuno.

Vedo di nuovo Costanza che sta marciando in senso contrario a cinque minuti fa, con un barattolo in mano. Ha acquistato da Camilla la soluzione per il rame.
Il negozio di Camilla non è solo una panetteria, ma è un Minimarket. Ci si trova quasi tutto quel che può servire in una casa. Pane, alimentari vari, surgelati, detersivi e materiale per l’igiene personale. Un po’di tutto, altrimenti sarebbe impossibile per una attività commerciale sopravvivere in un paese così piccolo. Anni fa una persona che proveniva dalla città ha provato ad aprire una profumeria. Ma con i pochi abitanti di Pontalba, con la sua assenza di turismo nonostante la zona sia molto bella e con la sua assoluta mancanza di strade trafficate, di confezioni di profumo ne sono state vendute pochissime, una decina a settimana. Neanche fossero macchine di lusso. Con così pochi profumi a settimana venduti non si può di certo campare.

Uff che caldo che fa. Abbasso il finestrino e appoggio il gomito sull’apertura. Che bello, muovendosi si sente un po’ d’aria.
Mi abbasso nella Jeep e accendo la radio. Si sente un po’ di musica, alzo il volume. Arrivo allo stop che c’è alla fine di via Santoni. A destra iniziano gli orti delle villette nuove e a sinistra una lunga fila di case basse con le finestre aperte direttamente sulla strada. Qui ci sono ancora persona che d’estate aprono le finestre al mattino e le chiudono alla sera. Rumore non ce n’è e nemmeno molto inquinamento.  Si sente a volte l’odore degli allevamenti, altre volte il profumo dell’erba appena tagliata e della frutta che sta maturando sugli alberi. La frutta non è mai matura tutta insieme per cui finisce che una parte marcisce sull’albero e puzza. Guardo di nuovo a destra. Non sta arrivando nessuno. Inserisco la marcia e parto verso il capannone dove sono depositate le mie raccoglie-sgranatrici. Altri due uomini lavorano per me stamattina. Così usciamo in tre e rientreremo tutti molto tardi, stanche ma soddisfatti della quantità di granoturco che siamo riusciti a raccogliere.

Tra i miei vestiti in questo periodo c’è sempre tanta polvere e anche delle tracce di cereali. Alla sera il mio corpo prude un po’ dappertutto perché la polvere si appiccica alla pelle e lo sfregamento con la tuta da lavoro diventa molto fastidioso.
Comunque, almeno per stamattina, sono vivo e non ho gravi malattie. Posso respirare, vedere, camminate e sentire i rumori del mondo. L’essenziale, ciò che rende la vita davvero bella, c’è tutto. Il mio principale desiderio è vivere sano, in salute. Penso di dover ringraziare la buona sorte per le mie condizioni attuali, mi sento proprio di farlo, è la mattina giusta.

Uscito dal paese ho l’imbarazzo della scelta.  Lungo le strade sterrate di campagna ci sono diverse santelle. Le Santelle, come le chiamano qui, sono piccoli luoghi di culto in muratura. Chiesette tra i campi che contengono la statua di qualche Santo, qualche panca e, a volte, una rastrelliera per i lumini. Piccoli ceri rossi che si accendono con un fiammifero e durano qualche ora. Penso che mi fermerò nella prima santella che incontrerò sulla mia strada stamattina e accenderò un lumino per ringraziare i santi della mia condizione di salute. Devo anche ringraziare d’esser nato in via Santoni Rosa, in un paese piccolo come Pontalba, dove si conoscono tutti, dove di giorno ci si può fermare a chiacchierare con chi si incontra e la notte si può dormire tranquilli perché non ci sono rumori. Devo infine ringraziare perché abito di fronte ai Del Re e ogni tanto vedo Costanza che marcia in su e in giù nella via. Quella donna non ha un bel carattere, ma bella lo è. Le belle visioni sono un dono, si sa.

N.d.A.
I protagonisti dei racconti hanno nomi di pura fantasia che non corrispondono a quelli delle persone che li hanno in parte ispirati. Anche i nomi dei luoghi sono il frutto della fantasia dell’autrice.

Per leggere tutti i racconti di Costanza Del Re è sufficiente cliccare il nome dell’autore o sulla sua rubrica Le storie di Costanza.

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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