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TERRA 3
Cenere, grembo, tomba. Nascita, vita, morte e rinascita

 

Vedi anche su Periscopio:
TERRA 1. Le potenzialità generative della creta nella Psicoterapia Espressiva integrata all’Arte
TERRA 2. Maschile-Femminile, la duplice natura della Terra Madre

Eros e Thanatos

Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai
Genesi, 3,19

Il simbolismo della terra ci rivela un ulteriore volto della Grande Madre, essa è contemporaneamente grembo e tomba, essa riceve contemporaneamente i semi e i morti”.
Largilla, polvere miscelata ad acqua, se di questa viene privata, ritorna polvere.

Nel Giorno delle Ceneri la liturgia cristiana ricorda:Memento homo qui pulvis es et polvere reverteris (ricorda uomo che polvere eri e polvere ritornerai) a testimonianza che homo e humus provengono da unoriginaria identità.

In modo particolare, le civiltà di coltivatori hanno sviluppato un complesso ideologico-religioso in cui vengono a trovarsi in costante connessione la morte, la fecondità umana e la fertilità agraria; ed è qui che si trova in taluni casi, la prospettiva di una rigenerazione mediante l’identificazione della sorte umana con quella del seme che, come un morto, viene seppellito, ma poi torna a vivere in una nuova pianta.

Per la filosofia cinese, la polarità calda (Yang) e fredda (Yin ) determinano lalternanza delle stagioni. Questa ciclica alternanza dellEnergia essenziale, manifestata attraverso le stagioni, rappresenta ciò che avviene nel corso della vita delluomo, soggetto all’influenza della loro particolare manifestazione di energia. La primavera è il movimento germinativo, lestate la crescita, la terra la maturità e la sintesi, lautunno la decomposizione, linverno il riposo.

C. donna 14 anni

C. sceglie di lavorare con l’argilla, dopo averla manipolata per un po’ per prenderne confidenza decide di creare questa libellula. Plasma singolarmente le parti che la compongono, le assembla e infine la decora. C. è all’inizio della sua adolescenza e viene da me perché ha alcuni dubbi sulla sua identità sessuale ed anche perché ha problemi di sovrappeso.

Dalle sue mani quindi sta per librarsi una libellula ed è interessante questa scelta: un insetto che ha ali allungate dai colori vivaci e brillanti, il corpo sottile e snello. C. all’opposto è una ragazza bella ma imponente e veste sempre di nero. Il suo lavoro quindi rimane nell’ambiguità, il soggetto richiama qualità idealizzate ma la realizzazione, così materica, ripropone solidità più che leggerezza. A livello simbolico, legato alla sua ricerca di identità, questa scultura riporta a un simbolo fallico. Rispetto alla biologia ricorda che sta attraversando un periodo di trasformazioni. Le libellule, come lei, solo dopo aver superato vari stadi di sviluppo, sfarfallano sotto forma di individui adulti. Lavoreremo proprio su questo passaggio, la trasformazione, il passaggio dall’età dell’adolescenza all’età adulta. Dare significato ai dubbi, alle amicizie ambigue, all’eccessiva sicurezza che ostenta, superare la confusione di sé per scoprire la propria autenticità.

Da un semplice uovo alla bellezza della libellula che diventerà.

Tornando al punto precedente. Seguendo gli studi di Marija Gimbutas, si può affermare che nellEuropa antica il grembo femminile costituiva uno dei più potenti temi funerari. Secondo la prospettiva ciclica del continuum vitale, la nuova vita sorgeva dalla morte seguendo un modulo a spirale di nascita, vita, morte e rinascita.

La tomba stessa per gli abitanti dellEuropa antica era anche un grembo dal quale emanava la nuova vita. Queste tombe non erano, perciò, solo il luogo dove riposavano i morti; esse ospitavano anche rituali, alcuni avevano significati stagionali, altri, forse erano di tipo iniziatico e curativo.

Spesso la tomba-santuario assumeva la forma della dea. Alcuni santuari avevano forma triangolare, a evocazione del triangolo pubico che è una stilizzazione della dea; molte tombe antico-europee incorporavano un lungo corridoio centrale che probabilmente evocava il canale del parto; ancora, molte tombe assumevano la forma di uteri o di uova anchessi simboli di rigenerazione.

 

Domus de janas – Sardegna

 

Tomba – Malta
La casa tomba

L’autrice A, donna, vuole creare una casa. Si industria per darle verticalità e una base. Quando la guarda dice “sembra una tomba”. Sta elaborando un lutto complesso, l’idea della casa è uno spunto interessante, la creazione di un luogo posseduto, che favorisce l’ancorarsi a situazioni piacevoli, a ricordi e a nuove opportunità, miscelando il tempo, nel vivere in continuità passato, presente e futuro. Il risveglio dopo la realizzazione la porta invece a pensare ad una tomba, l’immagine in effetti ricorda una lapide inconsapevolmente porta alla luce il suo problema e l’oggetto realizzato potrà permetterci di iniziare una elaborazione.

Nelle tombe di Malta, Sardegna e di alcune zone della Francia, gli scheletri giacciono in posizione fetale poiché, dentro il grembo-tomba della terra, coloro che venivano sepolti intraprendevano il transito per una nuova vita.

“Il gatto raggomitolato”, G. donna, 52 anni

Dormire in posizione fetale, è un istinto primordiale che ci portiamo dietro dalla nascita. Può indicare un grande desiderio di protezione e nostalgia per il grembo materno, dove il feto resta avvolto raggomitolato, confortato e rassicurato dal calore della mamma. G, l’autrice possiede una personalità un po’ fragile  ed è anche una persona molto coscienziosa, che tende a preoccuparsi eccessivamente e a rimuginare sulle cose, quindi con tratti ansiosi.

Questa rappresentazione, può essere considerato un autoritratto del suo mondo interiore in cui il gattino, animale noto per la sua sensibilità e riservatezza, prende le sue veci.

In psicoanalisi, Eros e Thanatos sono rispettivamente la pulsione di vita e la pulsione di morte che Sigmund Freud tratta in Al di là del principio di piacere scritto nel 1920.2

Eros tende a creare organizzazioni della realtà sempre più complesse e armonizzate, Thanatos tende a far tornare il vivente a un a forma d’esistenza inorganica. Queste le pulsioni, sono rispettivamente le dinamiche intrapsichiche e i conflitti tra esse spiegano in parte la formulazione del conflitto psicologico in termini dualistici.

Egon Schiele, “La madre morta”- Vienna, Leopold Museum

In questo dipinto in cui il grembo appare come un lugubre mantello che racchiude il neonato viene sintetizzata da Schiele la parabola esistenziale.

” tutto ciò che vive è anche morto, porta in sé il suo esistenziale compimento, fin dall’istante del concepimento” 3

Madre amorosa e Madre terribile

La dea madre buona, impersonificata da Artemide, è stata nel tempo trasformata in matrigna, la Gorgone. .

La dea Artemide

Nanno Marinatos 4, esaminando un certo numero di rappresentazioni iconografiche ha messo in evidenza una sorta di involuzione dellimmaginario legato ad Artemide.
Due i contrassegni principali:
Il primo, la trasformazione da deaselvaggiaa dea terribile e pericolosa, raffigurabile nella Gorgone.
Il secondo, il ruolo della verginità intesa comeanti maternità.
“Non toccata dagli uomini e, ciò che più conta, senza alcuna esperienza di maternità, la femminilità della divinità diventa pericolosamente potente.()

Il femminile non procreativo è una anticipazione della morte e provoca la rappresentazione del mostruoso. Ne sono esempi le immagini della Medusa o le rappresentazioni delle orchesse e delle streghe divoratrici di bambini.

Benvenuto Cellini, Perseo con la testa fi Medusa, particolare – Firenze

Nella tradizione greca la leggenda di Lamia illustra lamore materno la cui forza è tale che può diventare mostruoso. Lamia, amante di Zeus, avendo subito a causa della gelosia di Era la perdita di tutti i figli che ha avuto dal dio, si trasforma in un mostro orrendo che va a prendere e divora i bambini appena nati o in tenera età delle altre donne.

Oltre che nellantichità anche i miti posteriori, le leggende e le favole oppongono spesso labuonamadre allacattivamadre. Questultima è frequentemente rappresentata dalla matrigna, madre sostitutiva e non affettuosa, in una situazione di rivalità con la figlia leroina ( la fiaba più famosa che descrive questo conflitto è sicuramente Biancaneve ).

Nellimmaginario mitico o favolistico, il fatto che non sia la madre a essere cattiva ma la matrigna o qualunque altra figura materna sostitutiva, non è di segno neutro, è la spia del tabù della cattiva madre. Nellimmaginario collettivo, la madre genitrice ha il dovere di essere buona e latteggiamento contrario non è ammesso. Mentre il padre (genitore) può essere vile o meschino, la madre non è mai posta in questo ruolo. Se ella non adempie al proprio ruolo, è perché è morta. Gli eroi orfani di madre sono numerosi nei miti e nelle favole, allegoria della difficoltà suprema, fra tutte quelle che costellano la loro esistenza.

La matrigna, allegoria della cattiva madre, materializza anche le pulsioni incestuose. Ella ha tutti quanti i difetti e la sua bellezza, se esiste, è fredda, glaciale, senzanima.

Max Ernst, “Virgin Mary Spanking the Christ Child”
Mantegna, “Madonna con bambino”

Nel dipinto di fig 15 Max Ernst rappresenta una Madonna che prende ferocemente a sculacciate Gesù Bambino; stravolgendo l’iconografia classica, ci dà una dimostrazione della consapevolezza dell’ambivalenza nel rapporto madre bambino.

La conciliazione degli opposti

Ogni azione che si intraprende provoca un effetto costruttivo che, a sua volta, stimola una reazione distruttiva, la quale produce di nuovo unazione costruttiva, e così via. La vita comporta la morte, la morte implica la vita, eccetera.

Luomo è allinterno di questo sistema dinamico e per condurre la propria esistenza usando al massimo il potenziale dellEnergia essenziale ed evolutivo che possiede dalla nascita, dovrebbe comprendere e cercare di non ampliar troppo gli estremi perché il suo sviluppo armonico dipende dallequilibrio e non dagli eccessi.

Contrapposizione e confronto costituiscono anche una tecnica terapeutica che attraverso temi metaforici si pone l’obiettivo di evocare due aspetti antitetici della vita per esplorare aspetti consapevoli ed altri più nascosti con l’ obiettivo di di attivare un dialogo fra elementi opposti.

Note:

2 Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere (1920) , in Opere di Sigmund Freud (OSF) vol .9.L’Io e l’es e altri scritti 1917-1923,Torino, Bollati Borlinghieri,1986
3 Marco Vozza, “Il senso della fine nell’arte contemporanea”, in L’Apocalisse nella storia, Humanitas 54 p,885
4. Nanni Marinatos, riportato in Marija Gimbutas, op cit, pag. 14.

In copertina: Necropoli di Montessu – Sardegna
Per leggere gli  altri interventi  della rubrica L’Arte che Cura di Giovanna Tonioliclicca sul nome della rubrica o su quello dell’autrice.
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Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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