IL DIBATTITO
La sinistra intellettuale e le slide quotidiane
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Il dibattito “Idee di Sinistra” su Ferraraitalia offre spunti interessanti.
Mi si perdoni questo intervento forse a gamba tesa, da esterno, un semplice lettore che, come si evincerà, non appartiene alla categoria degli osservatori professionisti della politica e neppure agli analisti delle tattiche partitiche, ma alcune poche e semplici considerazioni sembrano d’obbligo.
Io partirei dalla domanda che Lavezzi si è posto il 17 febbraio che mi pare rappresenti la madre di tutte le questioni: “Ma allora perché se tutte le premesse sociali ed economiche ci sono la Sinistra fatica a imporsi sul piano politico?” Ci sono anche le prime righe del bell’articolo a firma Carlo Tassi, del 2 marzo, o l’articolo successivo di Roby Guerra.
Si comprende bene che il destinatario ultimo di cotanta insoddisfazione del mondo intellettuale della Sinistra è con tutta evidenza l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e con lui quel giglio magico che vive all’ombra del grande imbonitore, il quale fra l’altro non più tardi di alcune settimane fa ha proclamato pomposamente: “con me ci sono cinquanta milioni di italiani”.
L’ha certamente sparata grossa, come è nel suo stile, ma io chiedo a chi dibatte sulla sua (di Renzi) congruità alla Sinistra: ricordate l’inizio? “Enrico stai sereno”. Con i tweet, come un pifferaio 2.0, vi ha assopito le coscienze e alle elezioni europee, ha zuccherato e convinto, spargendo gli ottanta euro, parte del 40% di votanti (con 50% di astensione) a dargli il voto.
Non avete percepito qualche fremito di troppo quando, intorno a Monte dei Paschi e Banca Etruria o Carife o Banca Marche, storiche roccaforti del potere ‘rosso’, oltre al parentado della ministra Boschi in contatto con faccendieri anni Ottanta, svolazzava il supporter della Leopolda, il finanziere Davide Serra, che Bersani apostrofava così: “ma perché non paga le tasse in Italia invece che dispensare consigli al Renzi ?”
La verità, da ciò che si fiuta, è che lui (il Renzi), con il cinismo e l’opportunismo, ha messo in un angolo gli intellettuali e molti cittadini (anche non di sinistra), gli stessi che in buona fede ancora continuano a dibattere con convinzione sui grandi principi del sociale, di ideali rimpianti e volatilizzati nel dibattito della Leopolda.
E torniamo alla domanda di Lavezzi per tentare una (mia) risposta non aulica, ma semplice (non semplicistica), anche se composita, e comprensibile agli italiani che lavorano, “la vera carne” del dibattito politico e sociale.
Il Renzi ha inculcato un concetto nuovo per la Sinistra (diciamo a una parte maggioritaria): si deve vincere e non importa come: cinismo? Opportunismo? Concetti superati: è il realismo dell’Italia che cresce! Si può comunicare anche il peggio, ma il messaggio deve bucare; ma quale ‘questione morale berlingueriana’? L’articolo 18? Voto di coscienza, quale? E cosi via.
Si deve passare in Parlamento anche con Verdini (il nemico giurato della Sinistra, se possibile fino a pochi mesi fa ancora più odiato di Berlusconi) insieme alla marmellata dei transfughi usciti da partiti di Centro, di estrema sinistra, di Scelta Civica. Le cooperative dell’accoglienza di Roma hanno truffato sotto gli occhi del Pd? Il Sistema cooperativo edile emiliano è crollato con migliaia di posti di lavoro persi?
La piazza dimentica presto quando poi si vince e si governano i Comuni, le Regioni e lo Stato. Le banche delle aree rosse possono fallire: colpa di qualche funzionario e dell’Europa! Il debito pubblico cresce inesorabilmente? Nessun problema: dal 2017 o 2018 lo risolveremo. Intanto diamo 500 euro ai diciottenni futuri elettori, smantelliamo il Senato con voti di fiducia, approviamo le Unioni Civili con Verdini. E adesso annunciamo un gigantesco obiettivo futuro: il Ponte sullo stretto di Messina!
Il Renzi ha puntato al linguaggio diretto, sulle slide: il senso è semplice, chiaro e comprensibile a tutti. Poco importa (per lui e per i suoi ) se saranno credibili e perseguibili, ma il gioco è fatto. Basta con la vocazione all’autoflagellazione della sinistra, diamo da bere al popolo ciò che vuole: immagine e promesse, in sintesi: panem et circenses.
Ecco perché io penso (da semplice lettore), che con Baumann, Bodei, Habermas, con Weber e altri si educano i futuri accademici, si mantiene alto il dibattito (che io apprezzo) fra le èlite di intellettuali che continueranno e dialogare fra di loro nel salotto buono di qualche sezione o in qualche blasonata biblioteca, ma non si comunica con il popolo della Sinistra.
Nonostante quanto accaduto in questi quasi tre anni senza elezioni, i senatori e i deputati del Pd continueranno a sostenere Renzi. Se si andasse al voto ora, molto probabilmente diversi di loro perderebbero il posto in Parlamento e pertanto dei vostri idealismi romantici, concentrato di tanta secolare cultura sociologica, se ne infischiano.
Continuando così, a sinistra la conta dei voti premierà Renzi grazie alle sue astute, semplici e ingannevoli slide di ‘sinistra’.
Marco Bonora
Caro lettore
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Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
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