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NUOVAMENTE RINVIATA L’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE URBANISTICA

La regione colpisce ancora! Nuovamente rinviata per parte della Regione l’entrata in vigore della legge urbanistica.

Il lupo perde il pelo… Verrebbe proprio da dire così, infatti, mentre in consiglio regionale, l’assessore Calvano rassicurava l’assemblea dichiarando che il periodo di applicazione transitoria della L.R 24/2017 sarebbe cessato alla fine del corrente anno, la mano tecnica della Regione emanava un “Chiarimento circa gli effetti del DL 61/2023 (decreto Alluvione) sulle tempistiche indicate dalla LR 24/2017 relative a PUA e AO del periodo transitorio”.

In sostanza l’intervento “tecnico” rinnova la proroga della piena entrata in vigore della legge, con tanto di stop alla realizzazione di interventi dei vecchi piani, assimilandola, come motivazioni, a quelle che giustificarono un provvedimento similare durante la pandemia: cause di forza maggiore. Ma, prendendo a riferimento il “decreto alluvione”, allarga l’applicazione dello stesso agli interi territori comunali degli 80 Comuni elencati dal decreto, non solo alle frazioni e località colpite, cui fa riferimento il dispositivo governativo.
E, in aggiunta, come purtroppo era prevedibile, allarga preventivamente l’applicazione della nota di chiarimenti regionale anche a tutti quei comuni che dovessero essere inseriti successivamente negli elenchi ministeriali.

Così, per tutti gli 80 comuni di due province (Ravenna e Forlì-Cesena) e mezza (Rimini) e la parte est della Città Metropolitana di Bologna, dell’Allegato 1 del Decreto Alluvione, l’entrata in vigore della legge, viene nuovamente rimandata dal gennaio al maggio del 2024. Altri 4 mesi per avviare iter di realizzazione di interventi urbanistici previsti da vecchie pianificazioni.

E lo stop al consumo di suolo di cui si sono tutti riempiti la bocca dopo le alluvioni di maggio? Conta forse più il business che la sicurezza delle popolazioni? Parrebbe proprio di sì.

E’ ora di finirla con questo transitorio infinito di una legge urbanistica che, secondo le dichiarazioni di Bonaccini e della sua giunta non aveva nulla di  transitorio e i cui termini temporali dovevano essere tutti perentori, mentre sono passati sei anni – e così ne passerà un altro – prima che per i Comuni scatti veramente l’obbligo di dotarsi di nuovi piani urbanistici che assumano come riferimento la transizione energetica delle città e la conversione ecologica dei territori, azzerando le previsioni urbanistiche dei piani degli ultimi 50 anni.
Qualsiasi scusa e occasione, persino le più tragiche, diventano ottime per giustificare la prosecuzione dello stupro dei territori e la cementificazione tra le più aggressive d’Italia.

Sconcerta dover constatare che, nonostante i fiumi di parole e di lacrime di coccodrillo versati dopo la tragedia della scorsa primavera, in realtà dall’alluvione la Regione non ha tratto le necessarie conseguenze, accelerando – come ci si sarebbe aspettato – l’applicazione di norme pianificatorie più stringenti sull’uso del suolo, ma invece persegua la massimizzazione dei profitti per pochi, anche in quelle aree così duramente colpite.

Purtroppo, l’emergenza climatica chiama, ma pare che non ci sia nessuno all’ascolto. Sicuramente non in viale Aldo Moro.

RETE EMERGENZA CLIMATICA AMBIENTALE EMILIA ROMAGNA

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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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