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Troppo spesso di fonte a certe informazioni sui cambiamenti climatici e sulle gravità ambientali il nostro atteggiamento è distante e passivo. Sembra che non ci interessi o quantomeno che non siamo in grado di comprendere quale potrebbe essere il nostro ruolo e quale sia la nostra responsabilità. Perché questa indifferenza? Forse la dimensione del problema che riteniamo troppo distante da noi? Forse la situazione presentata appare senza soluzione? Forse la gravità è cosi elevata che ci rende impotenti? Eppure non è cosi. Abbiamo, tutti, più responsabilità e più possibilità di reagire. Vorrei fare un esempio citando alcuni dati.
Esperti ci hanno ricordato alcune questioni importanti:
1. la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica e di altri gas con simile effetto – detti “gas serra” – è aumentata; le emissioni di gas serra dipendono dalle attività produttive e merceologiche umane; la temperatura media della Terra tende ad aumentare. E’ difficile negare che l’aumento della produzione e dei consumi fa aumentare la massa di anidride carbonica che viene immessa nell’atmosfera ogni anno; il solo consumo di circa 10 miliardi di tonnellate all’anno, complessivamente, di carbone, petrolio e gas naturale, comporta una immissione nell’atmosfera di circa 25 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. L’aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera è la causa dei mutamenti climatici dannosi all’economia, alla salute e alla vita.
2. la prossima guerra sarà quella del clima. Le maggiori città europee potrebbero essere sommerse dall’aumento del livello dei mari. La previsione più rilevante è che il riscaldamento farà scogliere i ghiacci artici, diluendo la salinità dell’Atlantico. Di conseguenza, si interromperà la corrente del Golfo, quella corrente mite che parte dal golfo del Messico per lambire Inghilterra, Irlanda e Mare del Nord. Violente tempeste abbatteranno le barriere costiere rendendo inabitabile gran parte dell’Olanda. Città come l’Aja verranno sommerse dalle acque e dovranno essere abbandonate. Entro venti anni il Nord Europa diverrebbe siberiano, e la popolazione si trasferirebbe più a Sud. Gli iceberg arriverebbero al largo del Portogallo. Disordini e conflitti interni lacereranno l’India, il Sud Africa e l’Indonesia. Aree ricche come gli Stati Uniti e l’Europa diventeranno fortezze e alzeranno il ponte levatoio per impedire l’afflusso di milioni di profughi da terre sommerse dalle acque o regioni incapaci di produrre raccolti. Giappone, Corea del Sud e Germania si doteranno di capacità nucleari al pari di Iran, Egitto, Corea del Nord mentre Cina, India e Pakistan saranno tentati di usare la bomba.
3. le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto i più alti livelli “in 800 mila anni”, “resta poco tempo” per riuscire a mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi: è la sintesi del rapporto del Gruppo di esperti sul clima dell’Onu (Ipcc). Le emissioni mondiali di gas serra devono essere ridotte dal 40 al 70% tra il 2010 e il 2050 e sparire dal 2100, ha spiegato il Gruppo intergovernativo di esperti sul clima (Ipcc) nella più completa valutazione del cambiamento climatico dal 2007 ad oggi. La temperatura media della superficie della Terra e degli Oceani ha acquistato 0,85°C tra il 1880 e il 2012, hanno aggiunto gli esperti dell’Ipcc riuniti a Copenaghen.
La terza notizia è di ieri. “L’azione contro il cambiamento climatico può contribuire alla prosperità economica, ad un migliore stato di salute e a città più vivibili”: lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. La prima è tratta da un vecchio libro di Giorgio Nebbia “Nessi tra i cambiamenti climatici e l’economia”. La seconda è tratta dal rapporto del Department of Defence (in siglia, DoD) americano e risale a oltre venti anni fa.
Faremmo bene a preoccuparci un poco di più e a trovare la soluzione, partendo dal nostro comportamento. Oggi, non domani.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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