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Alberi che sembrano disegni a china o incisioni raffinate, tirate fuori da un cassetto di tanto tempo fa. Invece quelle figure frondose immerse nella ruvidezza bianca della carta ritraggono piante che vivono intorno a noi, nella campagna poco fuori Ferrara, ma anche in Basilicata, in montagna, lungo la strada tra Sabbioneta e Parma. L’autore è Luca Zampini, fotografo, che ha usato la macchina fotografica per realizzare panoramiche creando ritratti ad arte per ciascun albero. Dietro ogni opera c’è una serie di scatti fatti da tante angolazioni, girando intorno ai fusti monumentali adocchiati su una collina, in mezzo a un campo, a volte lungo il ciglio di una strada. Sono le piante immense e solitarie del territorio di Ferrara e non solo, protagoniste della mostra ‘Trees – Alberi’, che sarà inaugurata sabato 28 ottobre alle 18 alla Galleria Carbone, via del Carbone 18/a a Ferrara (la piazzetta del cinema Apollo).

Carolina Marisa Occari fotografata da Luca Zampini davanti al suo ciliegio, a Stienta

Una serie che l’autore chiama ‘Avvolti’ perché il risultato è il frutto di una sequenza di scatti avvolgente, “come una rete di attenzione, affetto, protezione” con la quale il fotografo circonda quei pioppi solitari, quei platani, un pino loricato tutto inclinato sulla roccia, il gelso strabordante di rami, la grossa farnia, un ulivo. Le immagini realizzate per ciascun soggetto sono state poi trattate e sovraimpresse una sull’altra su carta pregiata, come quella che si usa per gli acquerelli. E lì l’albero finisce per rivelarsi nella sua sfaccettatura in un modo etereo e poetico, realistico a guardarci bene, ma che al primo impatto appare pittorico, inchiostrato. Uno stile e una tematica che – subito – mi ha fatto pensare alle incisioni di Carolina Marisa Occari, l’allieva prediletta da Giorgio Morandi, che amava così tanto la natura e la sua terra padana, disegnate e dipinte fino agli ultimi giorni della sua vita. E che, questa passione, ha saputo infonderla a tutta la sua famiglia. Perché la Occari è la madre di Luca Zampini, e la dedizione per il mondo naturale l’ha trasmessa a lui così come a tutti gli altri suoi figli (Laura, Luigi, Licia) come pure ai suoi allievi, educati allo stupore davanti alla natura, cresciuti imparando a osservare le nervature del legno, a godere della luce del sole filtrata dalle fronde, a stupirsi davanti al cielo specchiato sui canali.

Gelso della serie “Alberi – Avvolti” di Luca Zampini

“È vero – dichiara di getto Luca – questo lavoro è partito pensando a lei, all’opera di mia mamma e a quell’amore per gli alberi che mi ha comunicato da piccolo e che poi è cresciuto con me, giocando sopra ai rami quando ero bambino e poi, da adulto, incantandomi davanti alle piante enormi e solitarie, durante le passeggiate e le escursioni fuori città, dove vado apposta perché qui intorno non vedo grandi alberi e finisco per girare fino a che non ne trovo uno e allora mi fermo, incantato, per poterlo ammirare in ogni suo dettaglio, abbracciarlo, fotografarlo”.

Un lavoro di ricerca che è durato quattro anni, dal 2013 al 2017, durante i quali Luca Zampini ha messo insieme una raccolta sfaccettata, partita come omaggio a sua madre. Già di sapore pittorico era in qualche modo uno degli ultimi scatti fatti da Luca a Carolina Occari, nel 2013, con lei immersa nel suo giardino-bosco di Stienta, sulla riva veneta del Po a una quindicina di chilometri da Ferrara. In quel ritratto il bianco e nero fotografico sembra evocare la tecnica dell’incisione. Carolina è seduta sotto la luce del sole con lo sguardo rivolto all’immenso ciliegio davanti a lei, “l’albero – dice Luca – che mia mamma amava di più, diceva che le assomigliava, che era molto vecchio ma continuava a dare ogni tanto dei frutti”. La ricerca da lì si è evoluta come espressione personale, fino a creare la cifra stilistica delle raccolte di immagini arboree a cui Zampini ha dedicato questa ricerca e che ora vanno per la prima volta in mostra, mentre l’autore ha fatto una scelta radicale anche a livello professionale, decidendo di dedicarsi alla fotografia a tempo pieno.

Sguardo arboreo per la serie ‘Alberi – Occhi’ di Luca Zampini

Il progetto, partito dall’osservazione della natura, confluisce così in due tipologie di immagini: la serie di alberi “Avvolti” e poi l’altra, con alberi più esplicitamente fotografici ma con colori falsati, artificiali, quasi post-apocalittici, che compongono la seconda parte della mostra con la serie intitolata ‘Occhi’. Perché, in questo secondo gruppo, gli alberi si animano e sono loro in qualche modo a puntare l’attenzione sullo spettatore. Una di queste immagini è stata esposta in anteprima proprio un anno fa, in occasione della mostra ‘Omaggio all’Orlando Furioso per la ricorrenza dei 500 anni di pubblicazione del poema di Ariosto. Un albero, quello, in cui il curatore della mostra Roberto Roda aveva visto ‘L’amante di Alcina’, il personaggio di Astolfo trasformato in mirto dalla maga. E in effetti i soggetti di questa serie possono apparire sia come portatori di una richiesta di aiuto ambientale e di rimprovero per la disattenzione umana sia – più favolisticamente – come esseri animati, creature in qualche modo letterarie, che sottilmente narrano una storia altra, che attraversa il tempo e lo spazio in una dimensione quasi onirica.

La nota critica alla mostra è di Lucia Boni, poetessa.

[fare clic sulle immagini per ingrandirle]

Locandina della mostra di Luca Zampini – Galleria Carbone, Ferrara 2017
Immagine della serie “Alberi – Occhi” di Luca Zampini
Sguardo della natura nella serie “Alberi – Occhi” di Luca Zampini
Pianta sulla strada verso Parma della serie “Alberi – Avvolti” di Zampini
Pioppi bianchi della serie “Alberi – Avvolti” di Luca Zampini

‘Trees – Alberi’, Galleria Carbone, in via del Carbone 18/a, Ferrara, da sabato 28 ottobre (ore 18) al 12 novembre 2017. Visitabile dal martedì alla domenica ore 17-20 e nei festivi anche 11-12.30 (chiuso lunedì e martedì ). Ingresso libero.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017). Ha curato la mostra “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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