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Mi candido per… un’altra Ferrara. Una donna sindaca può fare la differenza.  il testo integrale dell’intervento di Anna Zonari alla Assemblea promossa dal gruppo La Comune di Ferrara e aperta alle forze della  Coalizione.

Ferrara, 28 gennaio 2024 : “Mi candido per…”. Anna Zonari lancia per prima la sfida a Fabbri e alla Giunta di Destra. In poco più di 15 minuti, davanti a una sala piena come un uovo, a dove verrà ufficializzata la Coalizione promossa da La Comune di Ferrara per sostenere la sua candidatura,  Anna Zonari racconta perché ha deciso di scendere in campo e perché la sua  la sua proposta per Ferrara è nuova e diversa, a partire dal metodo e da un programma di governo chiaro e coraggioso. ” Sono convinta che una donna sindaca può fare la differenza”. Mi voterà chi vuole cambiare davvero, compresi tanti  ferraresi che hanno smesso di votare, che sono stati abbandonati dalla vecchia politica.
(Effe Emme)

MI CANDIDO

Mi pare importante ricostruire il percorso che La Comune di Ferrara ha svolto da settembre ad oggi.
Importante ricordare che, come gruppo di cittadine e cittadini,  siamo partiti da due assunti di base:
l’importanza che sia la società civile, il mondo del volontariato sociale e culturale e la parte attiva della cittadinanza che conosce il territorio e le comunità di persone, i problemi, ma anche le risorse, a confrontare le proprie idee, indicare i programmi per una Ferrara all’altezza delle grandi sfide del nostro tempo.
– l’importanza del metodo partecipativo, che ha coinvolto non solo la società civile, ma è sempre stato aperto a tutto il tavolo dell’alternativa, i cui rappresentanti hanno potuto dare il proprio contributo attivo.

La prima parola chiave che vorrei sottolineare è quindi METODO.
La nostra esperienza politica autonoma nasce dal basso e non solo per portare avanti contenuti, ma anche per sperimentare un diverso modo di fare politica, sia nella costruzione del programma, sia per la scelta del candidato o candidata a sindaco.
Rivendichiamo questo diritto. Il diritto di sperimentare un diverso modo di fare politica, perché significa fare pratica di democrazia.
Il sistema elettorale vigente è a doppio turno, proprio per incoraggiare gli elettori a esprimere un voto sincero, vicino alle proprie sensibilità, al primo turno e non un voto strategico, in nome di una presunta unità.
In questi mesi, abbiamo sempre detto alle forze politiche che si riconoscessero nel metodo e nei contenuti che emergevano strada facendo, di portare anche i propri candidati.
2, 3, 4, 5 candidati…

Avevamo proposto un metodo partecipato anche per l’individuazione della candidatura più adatta a portare avanti un programma condiviso.
La complessità è vero che rende le cose più difficili, ma fa parte della vita.
Individuare in maniera condivisa dei criteri per scegliere, per semplificare la complessità, è indispensabile nella vita, come nella politica, a maggior ragione se l’obiettivo di un gruppo è l’unità.
Scegliere un metodo per prendere decisioni condivise, per gestire i conflitti, prima che diventino guerre, simbolicamente parlando, ma anche letteralmente parlando. Probabilmente è una delle sfide più grandi che abbiamo come gruppi umani.
Assistiamo con angoscia a quello che avviene in Palestina, mentre ricordiamo gli orrori del nazi fascismo, come monito per non dimenticare. E invece pare che dimentichiamo di continuo.
Allora affrontare la complessità è faticoso, ma è urgente, a livello globale, come a livello locale.
A livello locale, la candidatura di Laura Calafà e il sottrarsi a quello che lei ha definito un “campo di battaglia”,  ha mostrato cosa succede quando non vi è trasparenza nell’individuazione dei criteri alla base delle scelte, e cosa succede se prevalgono i vecchi metodi della politica, capaci anche di “falli” a gamba tesa…
Si generano conflitti, spaccature, malumori.  E’ quello che è successo nel tavolo dell’alternativa.
La non chiarezza sui criteri di scelta, non è vero che ha semplificato il contesto.
Ha creato divisione, disagio e incertezza all’interno di tutti i gruppi politici.
L’appello che facciamo è di interrogarsi sul metodo, prima ancora che sull’unità.
Non è un dettaglio su cui si può soprassedere.
Cambiare il modo di fare politica”. Lo chiedono tantissimi cittadini, disincantati e stanchi di vedere gli stessi “giochi” politici ripetersi ogni volta. Anche per questo in tanti non votano più.

LA COMUNE DI FERRARA HA ESPRESSO LA MIA CANDIDATURA

La mia candidatura a sindaca di questa città nasce quindi all’interno del percorso metodologico che ho delineato poco fa. Quando siamo partiti non pensavo a questa possibilità.
All’interno dell’area de La Comune si era pensato ad altri nominativi, di persone molto in gamba e competenti, ma i diretti interessati non hanno dato la loro disponibilità a candidarsi.
Prima di Natale, dopo alcuni giorni di riflessione personale non facile e non a cuor leggero, ho scelto di fare un passo avanti, di metterci la faccia, la passione e la speranza.
Abbiamo fatto sondaggio fatto girare tramite email ai partecipanti agli incontri e circa 120 persone hanno risposto: l’85% si è dichiarato favorevole alla mia candidatura. E così, eccomi qua.
Qualcuno mi ha detto: “Ma ti tiè mata, ma chi te lo fa fare?”
La coerenza con quello in cui credo profondamente. La necessità di non voltarmi dall’altra parte. Se tutti aspettiamo che sia sempre qualcun altro ad assumersi le responsabilità, come pensare che le cose possano cambiare? Da sempre credo nella responsabilità personale. Ciascuna/o deve fare la propria parte
La mia è quella di portare avanti un programma condiviso per il futuro di Ferrara e un metodo diverso di fare politica.

MI CANDIDO PER

  1. A) Portare avanti e sviluppare la “Traccia Condivisa per Cambiare Ferrara”. Questa traccia diventerà, strada facendo, un programma elettorale. Procederemo sempre con un metodo partecipativo. Recepiremo nuove indicazioni.
    Da febbraio saremo nei quartieri, nelle frazioni, ma anche a casa delle persone, per presentare le nostre proposte, per ascoltare, creare relazioni.

La traccia condivisa è partita dalla necessità di mettere al centro le persone:
– i bambini, che hanno il diritto a respirare aria pulita (siamo una delle città più inquinate d’Italia), di vivere in una città più verde, che significa anche più sicura (se circolano meno auto), di crescere in luoghi di aggregazione inclusivi, che li aprano alle differenze culturali;
– i giovani, che possano sperimentare la loro crescente autonomia, abitando in una città capace di orientarli in modo efficace nei diversi ambiti del loro sviluppo, che li supporti nella progettazione del loro futuro, con spazi per lo studio, per il co working, per la socializzazione, con una mobilità accessibile e sostenibile e un piano casa adatto;
– le persone anziane, che sono sempre di più nella nostra città, che hanno il diritto ad avere nel territorio, soprattutto decentrato, un’offerta diffusa di punti di ascolto e accompagnamento, di semplificazione e di accesso a servizi di welfare, culturali, di socializzazione;
le tante persone con fragilità: chi è malato o ha una disabilità o una ridotta autosufficienza o vive in condizioni di precarietà non va lasciato solo.

PER FARE QUESTO,LA TRACCIA CONDIVISA INDICA 5 DIREZIONI:

1 ) DECARBONIZZAZIONE, MOBILITA’ E RIGENERAZIONE URBANA
La crisi eco climatica non aspetta. Non c’è più tempo. Ondate di calore, alluvioni, siccità, aumento delle diseguaglianze sono già una realtà, proprio qui, a casa nostra.
Basta bla bla bla. E’ urgente un Piano per decarbonizzare Ferrara che significa molte cose: transizione energetica, mobilità, rigenerazione urbana, biodiversità, sistemi produttivi e sociali sostenibili, riduzione del consumo di suolo.

2) BENI COMUNI
L’acqua è di tutti. E’ un diritto umano essenziale ed universale. C’è stato un referendum dieci anni fa. Ha vinto l’acqua pubblica. Ma questo bene primario per eccellenza nel Comune di Ferrara è ancora in mano al privato. La pubblicizzazione della raccolta dei rifiuti urbani e del servizio idrico si può fare, come dimostrano tanti Comuni. E bisogna spegnere uno dei due inceneritori.

3) DEMOCRAZIA PARTECIPATA
La democrazia rappresentativa non è più sufficiente. Non ce lo inventiamo noi. Per amministrare una città c’è bisogno di tutti i portatori di interesse. C’è bisogno di amministratori sinceramente interessati a capire il territorio, partendo dall’ascolto, dal dialogo non occasionale con le cittadine e i cittadini, di tutte le età, dai bambini fino alle persone anziane. Sì, anche i bambini hanno diritto ad essere ascoltati. La democrazia partecipata è un metodo per interpretare la politica e va praticata durante tutto il mandato.

4) CULTURA
La Cultura riguarda tutte e tutti e tutta la città, così come gli spazi pubblici che non possono più essere utilizzati a scopo privato. E’ importante valorizzare e sostenere la cultura che esiste in città, la città Patrimonio Unesco, ma anche la cultura che si produce ogni giorno, mettendo a disposizione anche dei giovani, degli artisti, dei creativi più spazi e più sostegno.
Sviluppare il sistema bibliotecario cittadino come punto di riferimento anche per altre attività.
Investire in un turismo che produca reddito, non mordi e fuggi, capace di promuovere percorsi attrattivi, anche in collaborazione con altre città vicine.
Organizzare eventi culturali rispettosi della sostenibilità ambientale.

5) WELFARE DI COMUNITA’, DIRITTI E CITTADINANZA
Desideriamo che Ferrara si caratterizzi sempre di più come una città sicura e a misura di fragilità umane, una città impegnata nella riduzione delle diseguaglianze e delle discriminazioni, che promuova la pace, la non violenza, e che garantisca i diritti di cittadinanza e a non essere discriminati per provenienza culturale, genere, orientamento sessuale, religioso.
Oggi a Ferrara ci sono alcune migliaia di nuclei familiari sotto la soglia di povertà ed un numero imprecisato di persone che vivono intorno ai livelli minimi di sopravvivenza, che significa che, al primo imprevisto, vanno in rosso. Serve un piano di contrasto alle povertà e di promozione della salute e del benessere.

MI CANDIDO PER

B) Creare una SQUADRA di persone competenti, capaci di coordinare gruppi di lavoro sulle questioni che portiamo avanti. Squadra per me non significa solo assessori e/o consiglieri comunali, ma un sistema capillare di cittadine e cittadini già impegnati in città sui temi prioritari, che danno una mano con le loro competenze, esperienze e proposte.
Non sarò quindi una candidata sindaca sul modello di un uomo solo o una donna sola al comando.
Amo i gruppi, sono cresciuta nei gruppi, ne ho fatti nascere tanti. Amo questo modello ed è questo modello che ho intenzione di portare avanti.

MI CANDIDO PER

C) Eleggere una sindaca donna dopo 65 anni di mandati maschili.
Dal 1950 al 1958 Ferrara ha avuto una Sindaca, Luisa Gallotti Balboni, la prima sindaca donna di un comune capoluogo italiano. Ferrara, nei successivi 65 anni, ha visto solo sindaci uomini.
Io ci credo che una donna sindaca può fare la differenza e con me ci credono tantissime donne, che in queste ultime settimane si sono fatte sentire, incoraggiandomi e dandomi la loro disponibilità per la campagna elettorale.
Vedrete una campagna elettorale piena di donne. Ne arriveranno sempre di più. E questo mi rende felice, perché le donne sono in prima linea in tutti i settori strategici della nostra società: nelle attività di cura delle persone, nella sanità, nella scuola, nel volontariato. Credo che una donna sindaca, possa fare la differenza.
Impariamo a usare la parola “sindaca”. Anche l’Accademia della Crusca incoraggia in tal senso.
La lingua italiana è viva e può essere un potente motore di cambiamento.

MI CANDIDO PER

D) Una campagna elettorale concentrata sul programma per la città e sull’ascolto della cittadinanza.
Nel primo incontro de La Comune di Ferrara, a settembre, più di 100 persone hanno lavorato in 6 tavoli di lavoro, di cui uno under 30, delineando i tratti fondamentali di una campagna elettorale.
Io intendo portare avanti quanto emerso in quell’incontro. Lo sintetizzo.
I programmi vanno resi comprensibili ai cittadini. Le persone devono capire quello di cui si sta parlando e che il programma è lì per rispondere ai bisogni, per migliorare la qualità della vita delle persone.
Eviteremo il più possibile di cadere in contrapposizioni, in polarizzazioni, evitando un linguaggio bellico e di farci dettare l’agenda dagli altri e dalla propaganda.
Staremo concentrati sugli obiettivi reali. Useremo un linguaggio semplice, positivo e un po’ di satira per sorridere. Faremo una campagna dal basso, fatta di relazioni con le persone, dalla periferia a centro.
Porta a porta.

Ringrazio le forze politiche a cui do la parola, che hanno deciso di sostenere la Traccia condivisa per cambiare Ferrara e il metodo di lavoro.

Le foto di copertina e nel testo sono di Valerio Pazzi

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Anna Zonari

Le parole che preferisco sono relazione, ascolto, gruppo, comunità. Ma amo molto anche il silenzio, il canto degli uccelli, camminare in solitaria nelle foreste dell’appennino romagnolo.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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