Skip to main content
9 Maggio 2020

Il mio bagno

Tempo di lettura: 5 minuti


Nella mia casa ci sono due bagni. Uno per gli ospiti e uno mio. Il mio è bianco e azzurro, ha un grande vasca, un abbaino che si apre sul tetto. Il pavimento è suolato con piastrelle dalle varie sfumature di blu. Il blu del mare, quello del cielo, quello della notte e quello delle scarpe da ginnastica che mi piacciono tanto. Le pareti sono bianche così come i sanitari e i due mobili: un pensile e l’armadio specchiera. Quando non ne posso più di preoccupazione e pensieri ricorrenti, mi chiudo a chiave là dentro, riempio la vasca e mi immergo nell’acqua. Più che ciò che chiudo dentro il bagno è per me importante ciò che riesco a chiudere fuori. Più o meno tutti i guai del mondo: ciò che si sente sulla ‘peste’ che imperversa, la preoccupazione per la salute dei miei cari, per il lavoro, per il paese, per la macchina fotografica che ho rotto, per la lista della spesa che continua ad allungarsi, mentre di braccia per portare a casa tutto quel che compro, continuo ad averne due. L’acqua calda è accogliente, amniotica, riporta a uno stadio primordiale di galleggiamento. Come gli iceberg dei mari del nord, che stanno per un terzo fuori dall’acqua e per i due terzi sotto, così sto io con la testa fuori e il resto sommerso. Il caldo dell’acqua è accogliente, è il ventre del mondo che ci protegge.

Fuori dal ventre del mondo c’è  la storia di una pandemia con i suoi infiniti corollari, come una piovra dai tanti tentacoli che cresce a dismisura, con una forza disumana. Non resta che chiedersi come migliorare la situazione, come fermare la piovra.  Del ‘senno di poi sono piene le fosse’, cercare i capri espiatori inutile, le previsioni per il futuro incerte, il complottismo e l’idea di un virus creato in laboratorio per distruggere i ‘non si sa chi’ balzana. La mediocrità imperversa anche nella ricerca della ragionevolezza. Gli sciacalli volano alto sopra la carne del mostro. A poco serve rivedere Octopussy – Operazione piovra. Il film del 1983 diretto da John Glen. Il tredicesimo film della saga di James Bond, il sesto e penultimo interpretato da Roger Moore. A poco serve rivedere La piovra, serie televisiva italiana con Michele Placido, andata in onda dal 1984 al 2001, dove si racconta l’espansione dei molteplici tentacoli della criminalità organizzata. Questa piovra è nuova, diversa, uccide a colpo sicuro, preferisce i maschi e le persone anziane. Serve un nuovo vigore, una nuova argomentazione e una nuova onestà.

Fuori dal ventre del mondo ci sono i bambini Siriani dilaniati dalle bombe. Una situazione drammatica che non vede fine. Un’umiliazione di tutti i diritti fondamentali umani, una tristezza così grande che potrà trovare adeguato sfogo solo nel senso di colpa di tutti gli uomini nati. Un’infanzia negata è l’inizio di qualsiasi dramma, l’anticamera della povertà vera, quella che non ti garantisce risorse sufficienti per affrontare il resto della vita. Nel pianto dei bambini siriani ci sono tutte le lacrime della terra. Nel sangue dei bambini siriani c’è il rosso di un dolore ingiusto, di tanti dolori ingiusti, di tutti. Per quale motivo siamo diventati così gretti da non fermare questa atrocità? Perché ciascuno di noi non urla con tutto il fiato che ha in gola che non vuole questo, che se c’è giustizia qualcuno prima o poi pagherà? Siamo diventati così indifferenti a noi stessi da non soffrire più del nostro stesso dolore, da non prendere in considerazione una via avversa alla rassegnazione. I bambini Siriani muoiono e noi non sappiamo più che questo è un problema nostro, che volendo si potrebbe almeno urlare. Nell’immaginario di tutti chi può davvero fare qualcosa è un essere sconosciuto, vagamente ubicato, nato in qualche luogo lontano, o forse nemmeno quello. Di fatto non è un problema nostro. A noi resta solo una spinta alla sopravvivenza che cerca di ‘non vedere’. (Bisogna andare avanti, noi siamo lontani, il supermarket chiude alle 18.00. Manca il latte. Prendiamo anche un po’ di insalata). Anche la lista della spesa resta fuori, mi ossessiona già abbastanza.

Certe volte del mio bagno e della sua acqua ho proprio bisogno, non potrei sopravvivere senza, verrei sopraffatta dal mio stesso pensare, dalla mia impotenza e dalla mia incredulità. Verrei annientata dall’ira per ciò che è ingiusto, da tutta la sua atrocità. Nel ventre del mondo c’è ancora un po’ di pace. Quella della mia vasca da bagno e della sua acqua colorata. Nel ventre del mondo ci sono bei ricordi miei e di tutti. C’è l’arte con tutte le sue infinite possibilità, c’è la gente che cammina un po’ qui e un po’ là, c’è il sole e le sue infinite divinità. Nel ventre del mondo c’è la presunta verità e un po’ di gioia che abbatte la mediocrità. C’è Bianca che suona il corno e sussurra delle note sparse. C’è mia madre che fa un dolce con le fragole, i miei nipoti che corrono in bicicletta sulle ali di un tramonto arancione. C’è Leo che ride e traccia con le sue mani belle degli strani girighori sul sofà. C’è il tempo del raccolto e quello della nebbia, c’è il perdono e molta pietà.

Nell’acqua calda del mio bagno ritrovo un po’ di pace e uno scudo ai tentacoli della mediocrità. Nell’acqua calda la tensione sulle tempie si allenta, il mio cervello diventa morbido, si accoccola nel cranio, si appisola e sogna la felicità. Il mio bagno è bianco e blu, dalla finestra entra il profumo dell’erba e il colore acceso del cielo. Gli asciugamani sono bianchi, di spugna morbida, quella che asciuga meglio, che non graffia e non si sfalda. Dall’acqua esco, asciugo le braccia, mi fermo a guardarle perché sono bianche e lucide, bianche e rosa. I capelli gocciolano, come tante piccole bisce che vogliono andarsene, come piccoli tentacoli di una piovra marina che vanno addomesticati subito. I tentacoli, quelli piccoli ci sono dappertutto. Bisogna riconoscerli e salvare la normalità. Finisco di asciugarmi e dovrò riaprire quella porta. Tornare di là.

tag:

Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it