Il declino del linguaggio
Le cause sono ben note. Prima l’avvento degli sms, poi l’uso massiccio dei social e di tutto ciò che consente una comunicazione immediata, hanno pervaso a tal punto la vita delle persone che l’uso della lingua italiana si è dovuto piegare: piegare al diktat della comunicazione veloce, ultra rapida, per cui non c’è più tempo per formulare una frase lunga, un pensiero articolato, per scegliere il termine più adatto all’occasione.
E allora via con concetti ridotti, un lessico banale se non addirittura inappropriato, ed un vocabolario dei sinonimi praticamente inesistente. Se non è bello è brutto, se non è buono è cattivo. Si sono perse le sfumature, la varietà, il piacere di saper tradurre il nostro pensiero in parole che lo sappiano fedelmente riprodurre.
Ma il circolo vizioso che si è innescato è tristemente pericoloso: il parlare stringato rende stringato anche il pensiero.
“Un popolo comincia a corrompersi quando si corrompe la sua grammatica e la sua lingua.”
Octavio Paz
Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

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Federica Mammina
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)