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Da: Organizzatori

Lo strumento servirebbe a gestire le ore non lavorate offrendo l’opportunità di un’evoluzione professionale. L’assessore Colla: “Si tratta di un’operazione di prospettiva che può permetterci di proteggere l’occupazione attraverso la riqualificazione, con una rimodulazione dell’orario di lavoro, che non comporti restrizioni per i lavoratori né aggravi di spesa per le imprese”

Un apposito “Fondo formazione” nazionale, finanziato dallo Stato, per gestire rimodulazioni o riduzioni di orario o di giornate lavorate, senza penalizzazioni per lavoratori e imprese e con l’obiettivo di una riconversione e rafforzamento delle competenze professionali e delle conoscenze. Uno strumento che quindi sarebbe utile per chi abbia riduzioni d’orario o si trovi in cassa integrazione per avere l’opportunità di un’evoluzione professionale.

Parte dalla Regione Emilia-Romagna al Governo una proposta innovativa, contenuta in una lettera inviata oggi dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e al Lavoro, Vincenzo Colla, ai ministri del Lavoro, Nunzia Catalfo e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, perché possa essere inserita nel prossimo decreto che varerà Palazzo Chigi.

“Sappiamo molto bene– spiega l’assessore Colla- che ci attendono mesi difficili, in cui l’occupazione sarà particolarmente sotto stress. Nell’ottica di una ripresa graduale dopo l’emergenza Covid-19, abbiamo chiesto al Governo di rendere possibile una rimodulazione dell’orario di lavoro che non comporti restrizioni per lavoratrici e lavoratori né aggravi di spesa per le imprese, e al tempo stesso consenta di migliorare le competenze dei lavoratori stessi. Questo strumento permetterebbe di utilizzare meno ore di ammortizzatori sociali e di inserire da subito più lavoratori nel sistema produttivo e dei nuovi servizi. Si tratta di un’operazione di prospettiva che può permetterci di proteggere l’occupazione attraverso la riqualificazione. Ritengo che il fondo possa rappresentare un’opportunità anche per assecondare una nuova idea di sviluppo, che si fondi su competenze digitali e nuove abilità, puntando su una qualità alta del lavoro. Al tempo stesso potrebbe agevolare modelli organizzativi sul rapporto fra tempi di vita e di lavoro, in particolare per le donne lavoratrici, anche tramite lo smartworking”.

L’assessore regionale nella missiva chiede, inoltre, che l’adesione alla formazione sia possibile solo previo accordo sindacale fra le aziende e le rappresentanze dei lavoratori e tutti gli oneri, compresi i contributi previdenziali e assistenziali, siano a carico di un apposito Fondo istituito presso il Ministero.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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