Skip to main content

Mese: Maggio 2018

Dalla Regione Emilia-Romagna 15 milioni di euro a sostegno degli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese. Il bando mercoledì 30 maggio in Camera di commercio

Fino a 150.000 euro per il miglioramento dei tempi di risposta e di soddisfacimento delle esigenze dei clienti, l’introduzione di tecnologie abilitanti nei processi produttivi e la riduzione degli impatti ambientali

15 milioni di euro per il miglioramento dei tempi di risposta e di soddisfacimento delle esigenze dei clienti, l’introduzione di tecnologie abilitanti nei processi produttivi e la riduzione degli impatti ambientali. E’ quanto stanzia la Regione Emilia-Romagna a favore delle imprese con le risorse del Por Fesr 2014-2020 dedicate alla competitività del tessuto produttivo.

Del bando e delle numerose opportunità per gli imprenditori se ne parlerà mercoledì 30 maggio, in anteprima, nella sala Conferenze della Camera di commercio (gremita in ogni ordine di posto con possibilià di seguire in diretta l’evento dalle restanti sale) a partire dalle ore 9.00. Dopo i saluti del presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni, toccherà ad Andrea Pappacena, Servizio qualificazione Imprese della Regione Emilia Romagna, illustrare i requisiti di ammissione, le spese ammissibili e le modalità di presentazione delle domande di contributo.

“Il tema della produttività – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio – rende urgenti gli investimenti nel capitale umano, nella semplificazione e nell’efficienza, accompagnando l’organizzazione e i processi verso la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, delle imprese, delle filiere e dei territori. Questa è la sfida alla quale il sistema pubblico – e, con esso, le Camere di commercio – devono rispondere perche gli investimenti in qualità rafforzano non solo le imprese che li attuano ma l’intero capitale sociale di un territorio”.

Tipologia e misura del contributo
Contributi a fondo perduto del 20% della spesa ammissibile, a fronte di investimenti realizzati tramite il ricorso a finanziamenti a medio/lungo termine erogati dal sistema bancario e creditizio e in sinergia con gli interventi di garanzia diretta da parte del sistema regionale dei confidi e con controgaranzia di Cassa Depositi e Prestiti -Fondo EuReCa
Il contributo è aumentato del 5% per progetti:
¥ che prevedono un incremento occupazionale
¥ presentati da imprese femminili e/o giovanili
¥ presentati da imprese con rating di legalità
Progetti ammissibili
I progetti devono prevedere investimenti produttivi espansivi ad alto contenuto tecnologico che, attraverso un complessivo ammodernamento degli impianti, dei macchinari e delle attrezzature, siano idonei a favorire l’innovazione di processo, di prodotto o di servizio.
Spese ammissibili
¥ Acquisto di impianti, macchinari, beni strumentali e attrezzature – nuovi di fabbrica – funzionali alla realizzazione del progetto, anche idonei a consentire un miglioramento dell’efficienza energetica dei prodotti e/o dei processi produttivi e di servizio
¥ Acquisto di beni intangibili quali brevetti, marchi, licenze e know how da intendersi come l’insieme di conoscenze, connotate dal requisito della segretezza e dell’originalità, atte ad ottimizzare i processi produttivi industriali ma inidonee ad essere brevettate in quanto non produttive né consistenti in risultati industriali specificatamente individuabili;
¥ Acquisto di hardware, software, licenze per l’utilizzo di software, servizi di cloud computing
¥ Spese per opere murarie ed edilizie strettamente connesse alla installazione e posa in opera dei macchinari, beni strumentali, attrezzature e impianti
¥ Acquisizioni di servizi di consulenza

Presentazione della domanda
1° FINESTRA: dalle ore 10.00 del giorno 5 giugno 2018 alle ore 13.00 del giorno 19 luglio 2018
2° FINESTRA: dalle ore 10.00 del giorno 4 settembre 2018 alle ore 13.00 del giorno 28 febbraio 2019

La partecipazione al seminario è gratuita previa registrazione online sul sito: www.fe.camcom.it

Da Ufficio Stampa Camera di Commercio di Ferrara

Ultimo appuntamento per la “Boiardo Orchestra Insieme!”

Giovedì 31 maggio i giovani musicisti si recheranno a Bologna per visitare il Museo Internazionale della Musica con visita guidata suonata e l’Apple Store con laboratorio “Skoog”: attraverso un cubo sonoro potranno creare musica e raccontare storie registrando la propria voce. Una scelta voluta dai docenti del modulo con l’obiettivo di stimolare la creatività e la collaborazione.

La “Boiardo Orchestra Insieme!” – coordinata dalle insegnanti di musica Speranza Cataldo e di flauto traverso Valeria Astolfi (nella foto) – è formata dagli alunni: Elena De Carli, Rukja Dzema, Stefano Ferrara, Francesca Fina, Beatrice Fregnani, Francesco Galliera, Elia Gianella, Arianna Gnudi, Emanuele Grandi, Francesco Lambertini, Sara Mezzaro, Chiara Mininno, Edoardo Motta, Noaila Nader, Giorgia Noce, Martina Padovani, Pietro Palmonari, Francesca Spalluto, Nicola Tieghi, Massimo Trapella, Sara Zerbini e Federico Zunelli.

Con questo appuntamento si conclude il primo di otto moduli che che l’Istituto Comprensivo “A. Costa” sta realizzando grazie a risorse finanziarie comunitarie europee, nell’ambito del Piano Operativo Nazionale PON 2014-2020, con il progetto “Apprendere e vivere insieme a scuola”. Coinvolge l’Associazione Sportiva Vis 2008 Ferrara, S.S.D.Acqua Estense Arl, Lions Club Ferrara Estense, il Comitato Genitori Alda Costa e Cip-Comitato Italiano Paralimpico: una concezione di “scuola aperta”, sempre pronta a dialogare e confrontarsi con chi opera e offre servizi sul nostro territorio ferrarese.

Il Prefetto di Ferrara ha nominato il nuovo Capo di Gabinetto, il viceprefetto dr.ssa Mariaclaudia Ricciardi

A chiusura della procedura di interpello aperta dal Ministero dell’Interno, il Prefetto di Ferrara, dr. Michele Campanaro, ha nominato il viceprefetto dr.ssa Mariaclaudia Ricciardi, nuovo Capo di Gabinetto della Prefettura.
Nata a Bari, la dr.ssa Ricciardi è laureata in Giurisprudenza e in Consulenza grafologica, abilitata all’esercizio della professione di avvocato e specializzata presso la LUISS di Roma nel Master sulle “Politiche di contrasto della corruzione e della criminalità organizzata”. Dopo una breve esperienza come Consigliere presso il Ministero della Difesa a La Spezia, dal 1992 presta servizio alla Prefettura di Ferrara, dove ha svolto come ultimo incarico quello di dirigente dell’Area IVa (“Diritti Civili, Cittadinanza, Condizione giuridica dello dottstraniero, Immigrazione e Diritto d’asilo”).
Nel corso del suo percorso di carriera, la dr.ssa Ricciardi ha ricoperto numerosi incarichi, tra i quali quelli di Vice Capo di Gabinetto, di dirigente degli Uffici di Protezione Civile, del Sistema sanzionatorio e di Vice Dirigente dell’Ufficio Provinciale Elettorale.
Negli anni tra il 2011 e il 2012, ha prestato servizio presso la Prefettura di Rovigo, provincia in cui ha svolto anche l’incarico di Commissario straordinario presso il Comune di Taglio di Po.
La dr.ssa Ricciardi, in aggiunta a quello di Capo di Gabinetto, ha assunto anche la reggenza dell’Area Va (Protezione Civile, Difesa Civile e Coordinamento del Soccorso Pubblico)

La scelta del Quirinale e la scelta dei cittadini

L’interpretazione della norma costituzionale, in merito a quello che sta incredibilmente succedendo, potrebbe portarci fuori strada, far perdere tempo prezioso e, come al solito, incanalarci in quelle amene discussioni alle quali possono partecipare solo gli ‘addetti ai lavori’: quelli che di diritto vivono, come quando si tratta di economia, 5, 50 o 100 persone decidono quello che è giusto a prescindere, e 60 milioni di cittadini obbediscono.

La mossa di Mattarella potrebbe anche andare, invece, al di là del giuridicamente giusto o sbagliato. Oppure potrebbe non avere nulla di giuridico ed essere giudicata esclusivamente dal punto di vista politico, perché è indubbiamente la politica che risentirà di questa scelta.
E la politica, prima ancora del rapporto giuridico, ha un rapporto diretto con la gente, le persone, i cittadini che avevano effettuato una scelta, senza ragionare di regole giuridiche, ma semplicemente su quello che avrebbero voluto i loro rappresentanti dovessero fare. Tra questo sicuramente c’era il mandato a ridiscutere i termini della nostra presenza nell’Eurozona.

E ridiscutere non voleva dire necessariamente uscirne, ma semplicemente ridiscutere della difesa dei nostri lavoratori, delle nostre aziende, del credito, del debito, del ruolo di istituzioni come la Banca Centrale Europea e, perché no, dello stesso Parlamento europeo. Insomma i cittadini hanno affermato, probabilmente, che forse era giunta l’ora di mettere al centro del tavolo di discussione l’Europa dei popoli, lasciando da parte l’Europa della finanza, delle banche e anche del debito, della cattiveria tedesca e della supponenza francese.
Ridiscutere, quindi, in termini politici proprio perché, in un mondo normale, la politica viene prima dell’economia, dello spread, dei mercati finanziari e persino della regola giuridica, espressione della volontà di regolare comportamenti e azioni che un popolo si deve dare per convivere civilmente.

La Costituzione, nell’idea dei padri costituenti, assegna saggiamente pesi e contropesi, attribuisce poteri ad alcuni e controllo ad altri, ma è fondamentalmente espressione di una democrazia parlamentare e il Parlamento è espressione della volontà popolare che ne detta la politica, quindi cosa vuole o non vuole si faccia.
Non ci potrà mai essere una interpretazione giuridica della Costituzione che possa cambiare tutto questo. Il Presidente della Repubblica nella nostra Costituzione può indirizzare, consigliare, a volte rifiutarsi, ma poi deve cedere alla volontà del Parlamento e quindi del popolo. Non può diventare egli stesso una figura politica perché non è questo il suo ruolo e quindi può andare bene rifiutare un ministro perché inquisito, oppure perché non chiara espressione del voto popolare, ma non può andare bene rifiutarlo perché ritiene di dover difendere ciò che il popolo non vuole difendere.
Egli dura in carica sette anni, quindi di più di una normale legislatura seppur questa durasse per tutto il suo arco temporale, e per questo potrebbe veder mutare il volere dei cittadini. Potrebbe essere stato eletto da una maggioranza poi cambiata e tutto questo prefigura un suo essere al di sopra delle parti, ovvero si potrebbe trovare a difendere il mutato volere del popolo. Ma dovrebbe farlo senza ripensamenti e non, come si sta facendo, ritenere la maggioranza precedente migliore e più meritevole di tutela di quella attuale. Perché alla fine quello che si sta proponendo è un nuovo governo appoggiato dal Pd e probabilmente da Forza Italia, che senso avrebbe tutto questo per la democrazia?

Il Presidente della Repubblica vuole Cottarelli, ma chi è Cottarelli se non un uomo delle banche ed espressione della finanza? Anche i partiti dell’opposizione dovrebbero rifiutarsi di assecondare questa ‘follia’, riconoscere dignità al voto popolare e all’autonomia di scelta politica dei cittadini. Che tipo di società si aspettano possiamo costruire con questi presupposti? Un’Italia guidata dallo spread, dal volere tedesco di mantenere le sue prerogative cedendo qualcosa alla Francia e controllata da un asse politico interno Pd–Forza Italia (perché questo sarà il futuro blocco europeista in antitesi agli scettici, populisti e riformatori) che magari finge di combattersi per dare l’idea che sia ancora possibile il dibattito politico.

Tutti i media che contano si sono già schierati a loro volta a difesa dello status quo, delle banche e del finanziamento degli Stati attraverso il mercato senza tutela delle banche centrali: Draghi santo subito, l’austerità (degli altri ovviamente) il mezzo per estinguere le nostre colpe.

A questo punto le prossime elezioni potrebbero essere un referendum che richiamerà alla mente quello del 1946.

Franco Farina fra critica d’arte e management culturale

E’ scomparso ieri, a 90 anni appena compiuti, il maestro Franco Farina. Ferraraitalia ricorda il suo ruolo nell’ambiente culturale non solo cittadino attraverso un’intervista di don Franco Patruno, cui lo legava una sincera amicizia.

Ricordo ancora l’affollamento, nella trecentesca Casa Romei, alla prima delle grandi rassegne promosse da Franco Farina: era il 1963 e nel mirabile Palazzo dei Diamanti, vera perla quattrocentesca di Biagio Rossetti, si stavano svolgendo lavori di ripulitura interna per rende funzionali e agibili gli spazi per future mostre. Si sapeva che Gualtiero Medri, storico dell’arte estense, aveva, come si suol dire, passato le consegne a un giovane maestro che aveva come un’antenna in più nel captare tutto quello che era avvenuto nell’arte del nostro Novecento. La mostra era quella di Giovanni Boldini, non a caso un ferrarese sprovincializzato che aveva avuto prestigiosa fortuna a Parigi. Pur non esibendo un progetto od uno specifico modello, che sarebbe apparso assolutamente utopico, quel giovane maestro cominciò ad allargare gli orizzonti con una mostra didattica su Paul Gauguin in collaborazione con Palma Bucarelli e la Galleria d’Arte moderna di Roma. Seguirono mostre sull’arte spagnola, sul gruppo degli Informali arcangeliani, Emilio Vedova, André Masson… La successione era impressionante, come estremamente fluida la possibilità di stabilire rapporti con Leo Castelli, con la Fondazione Peggy Guggenheim, con Guttuso e il gruppo dei Neorealisti della post-astrazione. Dal 1963 al 1995 novecentoottantre mostre. Renato Barilli ha scritto: “Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente dell’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo nel corso degli anni Settanta”.

Ora sono di fronte al ‘maestro’, come tutti amano chiamarlo anche dopo la Laurea Honoris Causa di recente ricevuta dall’Università di Ferrara.
“Se dovessi utilizzare una terminologia ecclesiastica, gli domando, potresti affermare che la tua è stata una vocazione adulta?” Farina sorride, affermando che “anche nel mio caso preferisco adulta e non ‘tardiva’, perché il secondo termine fa pensare a una distrazione nell’ascolto. Dopo le scuole Magistrali, ho avuto la fortuna di decidere di diventare l’assistente di Gualtiero Medri che, in quegli anni, ricopriva una carica ampia: Pinacoteca d’Arte Antica, Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Schifanoia. Mia madre, pur non afferrando sino in fondo il senso di questo mio nuovo lavoro, era felice che percorressi questa strada. Ricordi Pascal? Forse ciò che appare un semplice caso è il risultato invece di una sorta di scommessa: si osa nell’inedito”.
“In quel tempo – soggiungo – avendo anche una responsabilità per gli affreschi di Schifanoia il futuro poteva colorarsi, come per l’amico Andrea Emiliani, di arte antica”. Mi risponde dopo un attimo di silenzio: “Sì, è vero. Già d’allora, però, avvertivo il fascino dell’arte del nostro secolo. Ferrara, come tu sai, rischia spesso di reclinare su una memoria nostalgica del nostro glorioso passato d’arte. Credo di avere sentito proprio da te che la memoria biblica è invece una riattualizzazione e non un ripiegamento. In questo, se vuoi, sono stato biblico: riattualizzare il passato è far vivere il presente. Già far conoscere il nostro Boldini, poi anche Previati, Funi, Melli e De Pisis aveva un significato preciso, perché questi personaggi non si erano bloccati su autoriflessioni estensi del passato. E non è vero che non si sentissero più ferraresi perché andavano a Parigi, Roma o, comunque, fuori dalle mura storiche della città”. Queste affermazioni di Farina mi affascinano particolarmente perché in esse mi sembra di scorgere quel progetto che, sempre più esplicito, lo guiderà sino al 1995. “Allora mi venne l’idea di diverse collocazioni, soprattutto quando mi furono affidati ambienti come Palazzo Massari e altri, adiacenti ai Diamanti, che lentamente furono adattati, come oggi si dice, per ospitare dei ‘generi’ o ‘linguaggi’ più vicini alle sperimentazioni degli ultimi decenni. Così, se nella sede centrale dei Diamanti organizzavo una mostra di De Chirico, cioè di un maestro consacrato, al Padiglione d’Arte Contemporanea del Massari potevo far esporre Tadini, Pozzati, Ghermandi e quegli artisti, allora giovani, che si stavano imponendo nel panorama non solo nazionale”.
Farina si sta appassionando nel ripercorrere queste fasi e anche la sua gestualità si fa più piena e significativa. “Se con i protagonisti del nostro secolo attiravo l’interesse della critica e dei visitatori, nelle altre sedi, come nel Centro Attività Visive, facevo conoscere contemporaneamente i giovani emergenti. Basta scorrere le pagine di quei due volumi che mi hanno dedicato per vedere tutti i nomi di artisti ora riconosciuti e chiamati alla Biennale. Un esempio: alla mostra di Salvador Dalì, che curai direttamente con il grande spagnolo che mi fece esporre la sua collezione privata, ci fu gran massa; ma c’erano altre sette rassegne e guidavo i giornalisti, critici e visitatori in genere a vedere tutte le mostre”.

“È per questo – aggiungo – che si era velocemente sparsa la voce e ti ritrovavi file di nomi noti e giovanissimi davanti al tuo studio”. “Sì, è stato molto bello e anche faticoso. Se pensi che ero stato nello studio di molti di quei giovani, i miei ricordi si affollano a tal punto da creare una felice confusione. Sai, restare, se mi permetti l’autoironia nell’affermarlo, nella cabina di comando è facile; ma riempire l’agenda di impegni con la visita agli atelier, in gran parte fuori città, è esperienza diversa: significa conoscerli da vicino, avvertire i drammi di chi fatica a mantenersi con le mani di pittore o scultore. Trovare loro spazi espositivi, fargli un catalogo decente, consigliarli poi per gallerie significative senza perder tempo in altre che spillano solo soldi senza dare riscontro critico, è come diventare loro prossimi, vicini, amici”.
Pur conoscendo Franco da anni, rimango colpito dal calore di questi ricordi. Aggiungo che è per questo vero servizio che Barilli, Emiliani, Solmi, Cortenova e tanti altri hanno affermato che si è praticamente inventato un ruolo che non c’era nel panorama critico ed espositivo non solo nazionale. “È venuto tutto cammin facendo. Ho sempre rifiutato il ruolo di critico d’arte che non mi compete”. Lo interrompo facendogli notare che le sue pagine introduttive ai cataloghi erano critiche a tutti gli effetti. “Lo sapevo, dice sorridendo, che mi facevi il tranello. È vero: anche per gli artisti meno noti o, per riutilizzare la terminologia ecclesiale dell’inizio, ancora in vocazione incipiente, scrivevo una paginetta. Ammetto: molto densa e sintetica, pensata guardando e riguardando le loro opere. Mi sembrava normale introdurli. So che si è creata poi la moda e tutti volevano, anche quando esponevano negli Stati Uniti, la mia cartellina come passaporto per i galleristi. È vero anche che evitavo la pletora delle introduzioni inutili di chi dirige le istituzioni, e questo ha creato l’equivoco”. “Già – aggiungo – l’equivoco perché la tua pagina era pensata, critica, intelligente”. Accetta la sfida: “Faccio fatica a scrivere perché mi muovo meglio nel parlare e nel promuovere. Però quando mi metto alla macchina da scrivere, una vecchia Olivetti, sia detto per inciso, perché a differenza di mia moglie non sono tecnologizzato ed informatizzato, la fatica viene poi apprezzata come vera pagina critica. Fate voi!”

Prendo la palla al balzo: “Hai citato tua moglie, Lola Bonora. Un grande aiuto o vera autonomia?” “Lola lavorava in Regione con un incarico riguardante i mass media, la stampa e tutte le nuove forme di comunicazione. Quando si affiancò al mio lavoro già iniziato al Palazzo dei Diamanti, creammo la Sala Polivalente e il Centro Video Arte che, come ben ricordi, divenne un punto di riferimento internazionale. Era lei la responsabile e stabilì in breve tempo relazioni con esperienze francesi, tedesche e statunitensi di quel settore. Negli anni Settanta, poi, ci furono le Performance nelle quali, in modo interdisciplinare, operavano registi, pittori, attori di teatro. Devo a lei conoscenze con settori che non mi erano estranei, ma che non appartenevano alla mia diretta operatività espositiva”. “Ricordo, Franco, anche tutta l’attività promozionale in favore delle donne che operavano nei campi artistici e audiovisivi”. “Sì, è stato un periodo, dal 1973 al 1994 che, come scrisse Gillo Dorfles, fu di costanti scoperte, di iniziative inedite, di incontri sorprendenti, un periodo, cioè, incancellabile”. Ricordo a Farina che presentai in diverse occasioni esperienze di teatro sperimentale a carattere sacro alla Sala Polivalente. “Ciò che non aveva udienza nei teatri stabili, trovava in quella sede pronta accoglienza”. “Allora – prosegue Farina – l’orizzonte si fece più ampio. Pur essendo consapevole che alcune performance, per il loro stesso statuto poetico, si consumavano nell’atto stesso dell’esposizione e della messa in scena, dovevano essere conosciute. La curiosità, che spesso è oggi una virtù dal fiato corto e bruciata da insulsaggini televisive, aveva un senso come ricerca. Direi come seguire i percorsi della creatività nei diversi settori. D’altronde, se Dalì esponeva ai Diamanti, come non fare memoria del Surrealismo, del rapporto stretto del catalano con un grande regista come Buñuel? Anche quando esposi gli oggetti di Duchamp avevo coscienza di mettere in mostra, secondo l’intenzione dell’autore, non delle opere d’arte tradizionali ma come una sorta di poetica per oggetti. Cioè l’artista voleva dimostrare, contestando un certo tipo di esperienza museale, che un oggetto se collocato fuori dal suo contesto d’uso quotidiano acquista una valenza estetica, soprattutto se messo su un piedistallo. La curiosità di conoscere e di far vedere, quindi, ha la funzione di rendere attenti per non affrontare con il paraocchi il panorama delle avanguardie del nostro secolo. Tu parli spesso di precomprensione che diventa pregiudizio, e sai bene che quando si hanno delle pregiudiziali l’opera non può mai manifestarsi ne suo vero significato, ma sarà sempre accettata o rifiutata senza giudizio critico”.

“Mi accorgo che mentre parli, quello che hai definito il tuo ruolo acquista contorni sempre più specificati”. “Mi stai portando verso una definizione? Allora sarò più chiaro: molti critici d’arte svolgono, spesso con intelligenza e sensibilità, ruoli di direttori di pubbliche gallerie. Credo che tanti altri abbiano favorito quella che si suol chiamare una tendenza specifica, soprattutto per le precedenti prese di posizione sui cataloghi o sui giornali specializzati. Difficilmente non privilegiano una tendenza. Non voglio dire che un critico d’arte non possa accettare questo ruolo, perché non sono un integrista e conosco intelligenze diverse tra i critici. Il mio ruolo, se vuoi, è intermedio tra il critico e il manager”. Lo incalzo con un’osservazione: “Non parlerei di zona intermedia, non credo sia il tuo caso. Forse in te prevale o riemerge l’aspetto pedagogico dell’educatore dal quale sei partito”. “Vedo – mi risponde sorridendo e quasi accentando la sfida – che vuoi che mi definisca. Forse è l’occasione per farlo, perché non ho mai amato soffermarmi in quella sorta di autodefinizione che poi diventa compiacimento narcisistico. Sicuramente, anche se come sottofondo implicito, il bisogno di compiere un servizio, se vuoi quasi una diaconia, mi ha guidato nel lavoro quotidiano. Creare i presupposti perché la conoscenza dell’arte non sia ridotta al provincialismo che ha pesato su molte città, questo sì, è un fattore pedagogico, quasi un’energia educativa. Non sottovaluterei però il peso sociale e anche politico delle quasi mille mostre organizzate: una città che si apre al mondo, che favorisce l’internazionalità delle relazioni, che non concepisce la propria identità come nostalgico sguardo al proprio passato, anche se glorioso. Provincialismo è proprio questo: credere che l’identità coincida con le barriere e con le preclusioni. Vedo che gioisci mentre parlo, perché tocco alcuni punti della tua apertura cattolica. In questo mi sento molto cattolico, cioè universale. E’ una battaglia dura che vede, se ben ci pensi, la mia e la tua vocazione con punti di incontro non preventivati”.

Mi accorgo che l’intervista si trasforma in sereno confronto e colloquio. Meglio così. “Allora, è da questi presupposti che nasce la tua riconoscibilità in campo internazionale. Sai che quando mi trovo in musei e gallerie prestigiose all’estero mi domandano sempre: ‘come sta il maestro Farina? Lo saluti da parte mia!’ E’ evidente che il calore con il quale mi raccomandano il saluto non è convenzionale”. “Sai, don Franco, quando si organizzano rassegne di Magritte, Dalì, Picasso, Warhol, Rauschenberg, Chagall, Monet i rapporti internazionali si fanno, si potrebbe dire, vicini. È molto bello, anche perché ho sempre amato l’amicizia e sono convinto che ogni fatto organizzativo, se non c’è un autentico rapporto umano, diventa arida realtà, quasi un muoversi per muoversi… questo è ben lontano dal mio carattere”. “Eppure – accenno – chi ti conosce per la prima volta può avere la sensazione di un certo distacco, quasi un’aristocrazia dello sguardo”. Ride di gusto e riprende: “C’è anche uno stile per difendersi! Lo dico sorridendo. Quando ti senti sommerso da una quantità di proposte e devi, come dici spesso tu, far coincidere la carità con la verità, non si può nascondere ciò che si pensa. E’ inutile illudere qualcuno di essere un artista quando non lo è. Sarebbe un torto per i veri professionisti che non hanno il coraggio di farsi avanti e che, invece, bisogna andare a trovare nell’atelier, incitare a continuare nello studio. Aiutarli anche a trovare committenze, perché l’artista non vive d’aria, naturalmente”.

Sento che la conversazione può toccare anche alcuni aspetti più personali. Domando: “Non è forse vero che il tuo sentire, direi anche il tuo linguaggio sono religiosi?” Mi risponde con semplicità: “A mio modo mi sento non solo religioso in senso generico, ma cristiano. So apprezzare, anche se lo manifesto raramente, la gratuità di una amicizia, la grazia di ciò che è donato senza il do ut des. Questa, credo, è una verifica non solo del cattolicesimo in senso lato, ma della testimonianza soprattutto di voi sacerdoti. Tu ricordi la mia amicizia con il Vescovo Franceschi? Mi aveva capito subito e mi trovavo a mio agio con lui. Avvertivo la sua fede, non in astratto, ma nella capacità, non puramente formale o rituale, di farsi comprensione della laicità della mia vita. Fu un dono eccezionale per me la sua purtroppo breve permanenza a Ferrara”. Mentre Farina parla, vedo sul tavolino di fronte a noi un messalino aperto con la lettura liturgica dei Isaia. Gli chiedo se sia lui a leggerla. “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche…”. Quando arriva al versetto finale che dice “per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati”, commenta segnando efficacemente la pagina con un dito: “Vedi la gratuità? Per riguardo a me! Se avesse aspettato la nostra risposta giusta, magari calcolata…”. Non credo di avere aggiunto altro.

L’intervista è stata pubblicata su ‘L’osservatore romano’ del 1-3-2000 con il titolo ‘Il provincialismo: un pericolo che insidia la conoscenza dell’arte’

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Se la cultura manca di cultura

Per il momento non si farà, ma nel contratto del governo pentaleghista la cultura se ne sta tra il conflitto d’interessi e il debito pubblico. Scuola, università e ricerca occupano nell’elenco rispettivamente la ventiduesima e trentesima posizione. Anche la geografia dei capitoli è importante, perché si è scelto l’ordine alfabetico della lista della spesa più che la coerenza di un disegno politico che evidentemente non c’è, prevalendo la rivendicazione sul progetto paese.
Così, se qualcuno avesse nutrito nei confronti del governo del cambiamento la speranza di uno sguardo nuovo, immediatamente si deve ricredere.
Nuovo sarebbe stato un capitolo dedicato alla Conoscenza, perché l’ignoranza è anche quella che ci impedisce di scegliere e di disporre delle persone giuste di cui avrebbe bisogno il paese per essere governato. Non dico che ci sarebbe piaciuto vedere trattati istruzione, università e ricerca in un capitolo dedicato alla Società della conoscenza, forse un nuovo troppo nuovo, specie da parte di chi guarda all’Europa e al mondo con un occhio storto.
Ma se l’economia è ferma, se la capacità del nostro paese di crescere e di competere è fortemente compromessa, forse non è solo colpa della crisi finanziaria e dell’austerità che altri ci hanno imposto.
Dovremmo chiederci cosa abbiamo investito, in termini quantitativi e qualitativi, in capitale umano. Perché il capitale umano che abbiamo cresciuto e allevato nelle nostre scuole e università ci lascia per andarsene all’estero. Neppure siamo riusciti a crescere una generazione con una cultura digitale all’altezza della rivoluzione tecnologica.
C’è un buco in termini di società della conoscenza a cui non si possono voltare le spalle, facendo finta di niente, perché il conto da pagare sta già ipotecando il futuro nostro e dei nostri giovani.
Il vuoto di conoscenze di fronte alla rapidità dei processi di innovazione tecnologica riduce la nostra capacità di immaginare quali saranno i beni e i servizi richiesti nei prossimi anni e quali le nuove professionalità necessarie a produrli.
Siamo di fronte ad una rivoluzione radicale dell’organizzazione del lavoro che necessita di una altrettanto radicale rivoluzione delle conoscenze, non vorremmo che l’istruzione nel nostro paese tornasse ad essere la pagina più cupa della sua storia, come ebbero a scrivere agli inizi del secolo scorso i due storici britannici Bolton King e Thomas Okey nel loro saggio “Italy Today”.
A livelli quantitativi e qualitativi l’istruzione formale dei nostri giovani è ancora al disotto di quella degli altri paesi avanzati. Questo è particolarmente grave se si osserva che un paese come l’Italia, povero di risorse materiali e in ritardo su molti fronti non solo economici, dovrebbe mirare ad investire nella scuola e nella conoscenza ben molto di più della media degli altri paesi, per tentare almeno di recuperare.
Il fatto è che il ritardo non è solo dei giovani è anche degli adulti che mancano di competenze logico-analitiche e di comprensione.
Investire sulla conoscenza, disseminare le conoscenze è una priorità se non vogliamo rischiare l’arretratezza e di essere tagliati fuori, non c’è reddito di cittadinanza che possa ripagare dell’ignoranza, che non ha le forme di ieri, più subdola perché non la conosciamo, ci sfugge e si fa più difficile da riconoscere, perché ignoriamo d’essere ignoranti.
Avremmo bisogno di una società capace di sinergie con la scuola e l’università, capace di crescere un capitale umano che costituisca il suo vero patrimonio culturale da spendere e investire. Sentirsi cittadini perché patrimonio culturale del proprio paese, perché risorsa umana. Sentirsi riconosciuti come risorsa umana, anziché voce di un bilancio di entrate e di uscite.
Si chiamano “cittadini” questi che promettono il governo del cambiamento, ma non promettono nuove cittadinanze, che non possono essere sempre quelle di ieri contrattate a nuovi prezzi, le nuove cittadinanze sono quelle promesse dalle frontiere della conoscenza, della ricerca e dei saperi, partecipati il più possibile da tutti, diffusi e appresi, perché è nella condivisione delle conoscenze e nella consapevolezza che si basa la democrazia e la possibilità di costruire i futuri. La società della conoscenza non è solo uno slogan, è l’unica condizione che oggi ci è data per abitare il presente e preparare il domani.

Ricostruzione post sisma. Costi: “Irrispettoso verso cittadini e territori dire che si è fatto poco e male. Da Fabbri (Ln) nulla nel merito, solo campagna elettorale”

L’assessore regionale replica al capogruppo regionale della Lega: “Ordinanze complesse? Impianto normativo che abbiamo costruito da zero e che lui ha condiviso e attuato come sindaco di uno dei Comuni più colpiti”

Bologna – “Le parole del consigliere Fabbri mostrano davvero quanto sia rimasto molto poco da criticare e da attaccare in tema di ricostruzione post sisma, visti gli scarsi contenuti di merito a sostegno delle sue dichiarazioni. D’altra parte, nessuno – né il Commissario delegato, Stefano Bonaccini, né tantomeno io – ha affermato in questi giorni che la ricostruzione sia conclusa o che non sia rimasto nulla da completare. Ma è sbagliato e irrispettoso dire che si è fatto poco e male”.

Così l’assessore regionale alle Attività produttive e delegato alla ricostruzione, Palma Costi, replica al capogruppo in Assemblea legislativa della Lega Nord, Alan Fabbri, che ha criticato i resoconti di questi giorni sullo stato di avanzamento della ricostruzione post sisma 2012.

“E’ irrispettoso soprattutto nei confronti di tutti coloro che in questi sei anni si sono impegnati per raggiungere i risultati, importanti, ottenuti: i cittadini e i residenti dell’area del cratere in primo luogo- sottolinea l’assessore-, i sindaci e gli amministratori locali, lavoratori e imprese, i professionisti, fino ai dipendenti di Comuni e struttura commissariale. Tutti attori protagonisti di questa ricostruzione”.

Inoltre, “i numeri che sono stati forniti, oltre ad essere un atto dovuto nei confronti di tutti, per trasparenza e resoconto doveroso, sono dati di fatto inconfutabili. Numeri che invece mancano nelle dichiarazioni del consigliere, che si limita a fare campagna elettorale, ma priva di informazioni di sostanza. In questi giorni non sono stati dati soltanto i numeri della ricostruzione, ma si è affermato che, nonostante gli ottimi risultati ottenuti, l’impegno rimarrà sempre lo stesso. Per completare ciò che manca per raggiungere il traguardo. E l’attenzione su questi territori non calerà, ma essere già arrivati a questo punto della ricostruzione ci permetterà di concentrarci sui casi più complessi, come le opere pubbliche e i beni culturali, che per loro natura hanno tempi di intervento più lunghi”.

Infine, “viene rispolverata dal consigliere Fabbri anche la critica rispetto alla complessità delle ordinanze commissariali, ormai messa in soffitta da anni. Ricordiamoci- chiude Costi- che nel suo complesso l’impianto normativo per il riconoscimento dei contributi per la ricostruzione è stato costruito da zero dal Commissario insieme ai sindaci, condividendone le scelte, attraverso il Comitato istituzionale di cui il consigliere Fabbri ha fatto parte come amministratore di uno dei Comuni maggiormente colpiti. Scelte che ha condiviso e attuato”.

Tutte le notizie su www.regione.emilia-romagna.it, i comunicati nella sezione ‘Agenzia di informazione e comunicazione’.
Seguici su Twitter (@RegioneER), Facebook (@RegioneEmiliaRomagna) e Telegram (@ERnotizie, @ERcomunicati, @PresidenteER)
Segreteria di redazione tel. 051 5275490

Alan Fabbri (LN) su Facebook: “Mattarella: giu’ le mani dai risparmiatori”

Il capogruppo Lega Nord Emilia Romagna, Alan Fabbri, ha postato su Facebook un commento sulla situazione politica italiana, dopo l’incomprensibile gesto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Non solo Mattarella ha deliberatamente negato agli italiani di avere un governo del cambiamento, ma ha anche sostenuto di aver rifiutato Savona per tutelare i risparmiatori…

I risparmiatori… vi rendete conto?!

Ma dov’era Mattarella mentre il governo Renzi metteva le mani nelle tasche degli italiani vittime dei crac bancari?

Dov’era mentre veniva applicato il Salvanbanche?

Dove, mentre cittadini truffati venivano offese e trattati come pezzenti?

La Lega è sempre stata accanto ai risparmiatori e in parlamento eravamo già al lavoro in queste settimane per risarcire azionisti e obbligazionisti truffati.

Tutto il resto sono scuse per violare la democrazia.

Ufficio stampa Lega Nord Emilia Romagna

I Millennial e il matrimonio: attenti al budget e sempre più acquisti

I millennial e il fatidico “Sì”: da eBay, un’analisi sui desideri e le preferenze dei giovani per il grande giorno

Il 35% dei millennial italiani continua a credere nel matrimonio.
Quasi 7 milioni di giovani dichiarano di non essere più disposti a spendere cifre folli.
1.000-5.000 euro è il range di spesa che quasi un giovane su tre ritiene opportuno spendere per la cerimonia.
Sì agli acquisti online: su eBay.it nel 2017 è stato acquistato un articolo per matrimonio ogni 7 minuti e il 72 % dei millennial intervistati conferma la tendenza, dichiarandosi propenso ad affidarsi allo shopping online per le proprie nozze.

Milano, 23 maggio 2018 – Il sogno, il romanticismo e il glamour delle nozze reali tra Meghan e Harry hanno inaugurato ufficialmente la stagione dei matrimoni per antonomasia.
Dopo aver “sbirciato” tra le pagine dei rotocalchi lo stile della sposa, gli allestimenti, il corteo, i vip invitati e i loro look, lo sguardo si rivolge ora all’Italia.

Come stanno cambiando le percezioni e i desideri degli italiani rispetto al giorno più importante della vita? eBay, oltre a presentare la speciale sezione
dedicata “Tutto per il tuo sì”, ha analizzato il fenomeno attraverso diverse angolazioni, offrendo uno spaccato concreto di come appaia l’Italia in abito bianco.

Dalla ricerca di mercato commissionata dal sito eCommerce è emerso che, nonostante la nostra sia una società con valori in continua evoluzione e
gli aspetti più tradizionali sembrino a volte “tentennare”, il 44% degli intervistati, pari a circa 12,9 milioni di italiani, continua a credere nel rito del matrimonio.
Convinzione che interessa anche le generazioni più giovani: il 35% degli intervistati fra i 16 e i 34 anni la ritiene ancora un’istituzione in cui credere.

Si ha quindi ancora fiducia nel vincolo matrimoniale, ma non si avverte più come un tempo la necessità di spendere cifre importanti per l’organizzazione.
Il 67% dei millenials coinvolti nell’indagine si trova d’accordo, in linea con la media nazionale, nel fare scelte più oculate quando si tratta di matrimonio.
Le occasioni di risparmio diventano uno tra gli argomenti che vengono sempre più presi in considerazione quando si inizia a pensare alle nozze.

Secondo oltre 5 milioni di millennial decidere di fare il grande passo sarebbe più facile se ci fosse un modo per organizzare una bella cerimonia a costi contenuti.

Ed ecco che per riuscire a rimanere nel budget prefissato, che per la maggior parte dei giovani resta fra i 1000 e i 5000 euro,
emerge la propensione a ricorrere da un lato al Fai Da Te per alcuni aspetti allestitivi (46% dei millennial intervistati) e, dall’altro,
agli acquisti online (72% dei millennial coinvolti comprerebbe online articoli destinati alle proprie nozze).

Anche per le liste nozze la rete diviene un luogo di scelta interessante, il 56% si dichiara disponibile a crearle personalizzate sul web.

I consumi online dedicati a questo particolare settore salgono e la conferma arriva dai dati di vendita di eBay, che nel 2017 ha registrato complessivamente
un acquisto relativo all’organizzazione del matrimonio ogni 7 minuti.

Tra le sottocategorie merceologiche coinvolte, si ci può soffermare sulla sezione abbigliamento e accessori per matrimonio che registra un acquisto ogni 17 minuti e quella riguardante le decorazioni per matrimonio con 1 acquisto ogni 11 minuti. Fra gli articoli relativi all’abbigliamento e agli accessori per matrimonio, in testa gli acquisti di accessori da sposa, in particolare gli articoli per l’acconciatura, corone e tiare e giarrettiere. Se invece consideriamo il periodo più caldo per questo genere di shopping, il mese fortunato è giugno, con il +89% rispetto alla media annuale di acquisto.

Per quanto riguarda l’allestimento, e quindi le decorazioni e i dettagli di stile per il ricevimento, gli oggetti più acquistati sono stati inviti e partecipazioni, decorazioni d’ambiente, nastri e fiocchi, fragranze per matrimonio e fiori, petali e ghirlande. Il mese di compere folli è aprile, con un +60% di vendite rispetto alla media annuale.

eBay ha creato la speciale sezione “Tutto Per il tuo sì” in cui è raccolta una selezione di oggetti e accessori scelti fra il milione e mezzo di articoli a tema disponibili in ogni momento sul sito e con spedizione gratuita. Online per tutta la stagione, Tutto Per il Tuo Sì, può rappresentare la soluzione anche per i dettagli da definire last minute.

Una vasta selezione che risponde a qualunque esigenza e gusto, dalla cerimonia classica e tradizionale che, secondo Ipsos, è preferita dal 45% dei millennial italiani, a quella su una spiaggia in riva al mare (19%), passando per quella all’insegna del Fai Da Te, prescelta da circa un terzo dei millennial italiani.

Comunicato Regione: Anziani e disabili

Il welfare invisibile dei caregiver familiari, la Regione già impegnata al loro fianco con una legge e aiuti concreti. Gualmini: “Continueremo ad impegnarci in favore di chi dedica una parte rilevante del proprio tempo all’assistenza di una persona cara”

Sono oltre 7 milioni in Italia. In Emilia-Romagna 120 mila assistono un familiare o un amico per più di 20 ore alla settimana. Cresce anche il numero dei giovani tra i 14 e i 25 anni che svolgono questa attività

Bologna – E’ un welfare invisibile quello dei caregiver familiari. Un esercito silenzioso fatto di figli, mogli, mariti, genitori o semplicemente amici che in modo volontario, e con diversi gradi di impegno, si prendono cura e assistono anziani e disabili gravi o gravissimi non autosufficienti. Del ruolo e dei bisogni dei caregiver, a quattro anni dall’ approvazione della legge regionale, si è discusso oggi a Bologna, nel convegno conclusivo dell’ottava edizione del Caregiver Day promosso dalla Regione, cooperativa Anziani e non solo e Unione Terre d’Argine. A chiudere i lavori la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini.

“Da tempo la Regione Emilia- Romagna- sottolinea la vicepresidente- si occupa delle persone che si prendono cura di familiari non autosufficienti, i cosiddetti caregiver. Lo abbiamo fatto per primi con una specifica legge regionale che ci ha consentito di inserire questa particolare figura assistenziale nel nostro Piano sociale-sanitario, permettendo loro di usufruire di sostegni concreti, diretti e indiretti, come gli assegni di cura, l’assistenza familiare e altri servizi, dentro ad un sistema integrato a cui la famiglia possa far riferimento. Continueremo ancora – ha concluso Gualmini- ad impegnarci per dare risposte adeguate a tutte queste donne e uomini che si dedicano per anni ai propri familiari, spesso mettendo a rischio salute, occupazione e vita sociale”.

Chi sono i caregiver

In Italia sono oltre 7 milioni, e tra questi, più di 2 a livello nazionale e 120 mila in Emilia-Romagna, svolgono questo compito per almeno 20 ore settimanali.

E’ la fotografia scattata dall’Istat sul mondo dei caregiver in una ricerca pubblicata alla fine del 2017, sulla base di una rilevazione del 2015.
Per sostenere e tutelare questa forma di assistenza volontaria la Regione, prima in Italia, si è dotata di una legge specifica che ha consentito alle aziende sanitarie e ai servizi socio-sanitari in capo ai Comuni di realizzare, solo nel 2016, interventi a favore di 33.458 persone – tra anziani, disabili gravi e gravissimi, e caregiver – finanziati con quasi 55 milioni di euro del Fondo regionale per la non autosufficienza.

I caregiver sono perlopiù donne, soprattutto in età compresa tra 45 e 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa anche se, nel 60% dei casi, hanno abbandonato la propria attività per dedicarsi a tempo pieno alla cura nell’ambito familiare di chi non è più autonomo.

L’assistenza, nel contesto delle trasformazioni sociali ed economiche che hanno mutato la composizione e l’organizzazione familiare, ha assunto sempre più, rispetto al passato, un carattere intergenerazionale ed evidenzia un crescente impegno di giovani adolescenti (si stimano in Italia 170 mila caregiver tra 15 e 24 anni).

Il sostegno della Regione Emilia-Romagna ai caregiver (dati 2016)

Con le risorse del fondo regionale per la non autosufficienza, la Regione sostiene una serie di interventi diretti e indiretti a favore dei caregiver e dei loro famigliari non autosufficienti. Gli interventi più significativi riguardanol’assegno di cura (sostegno economico a favore delle famiglie che assistono a casa un anziano o disabile grave) concesso, nel solo 2016, a 9.000 anziani, 2.100 disabili gravi e gravissimi, e contributi aggiuntivi per sostenere i costi delle assistenti familiari (badanti) a 4.200 famiglie.

La Regione inoltre, prevede la possibilità da parte delle famiglie di utilizzare alcuni servizi di assistenza per alcune ore del giorno o brevi periodi dei propri congiunti. Rientrano tra questi l’accoglienza temporanea di sollievo in strutture residenziali, fruita a livello regionale da circa 2.900 persone; i caffè Alzheimer e i Meeting center (centri di accoglienza diurna per anziani affetti da tale patologia) frequentati da 3.400 persone. A questi interventi si aggiungono una serie di iniziative specifiche per i caregiver. Si va da quelle formative e di qualificazione del lavoro di cura (1500 partecipanti) a quelle di consulenza e sostegno per l’adattamento dell’ambiente domestico (1.725 operatori, familiari, caregiver e volontari)./Ti.Ga.

Tutte le notizie su www.regione.emilia-romagna.it, i comunicati nella sezione ‘Agenzia di informazione e comunicazione’.
Seguici su Twitter (@RegioneER), Facebook (@RegioneEmiliaRomagna) e Telegram (@ERnotizie, @ERcomunicati, @PresidenteER)
Segreteria di redazione tel. 051 5275490

Fibromialgia

Appuntamento Martedì 29 Maggio alle 20.45 presso l’ex Convento dei Cappuccini, nel Comune di Argenta, per parlare di fibromialgia, una sindrome che colpisce oltre 90.000 pazienti in Emilia Romagna ma che ancora non è riconosciuta come malattia. Da tempo nel territorio emiliano romagnolo ci si batte per il pieno riconoscimento e sono diversi i passi fatti a sostegno dei malati, come l’emanazione delle linee d’indirizzo regionali “Diagnosi e trattamento della fibromialgia”. Il PD di Argenta organizza così un incontro sul tema e prosegue l’impegno in consiglio comunale per promuovere misure utili a migliorare la vita di chi è affetto da questa patologia. All’evento parteciperanno anche il segretario regionale del PD Paolo Calvano, la senatrice PD Paola Boldrini e Barbara Suzzi del CFU regionale, introdotti dal Sindaco di Argenta Antonio Fiorentini.


Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Comunicato Regione: Riordino istituzionale

Nuovo percorso di fusione comunale nel modenese, Lama Mocogno – Montecreto verso il municipio unico

La Giunta regionale vara un progetto di legge per avviare l’iter istituzione della nuova realtà amministrativa. Petitti: “Favorire questa dinamica di partecipazione, alla fine prevarrà la strada scelta dai cittadini attraverso un referendum democratico”

Bologna – La Giunta regionale ha approvato oggi il progetto di legge per l’istituzione di uno nuovo Comune che potrebbe nascere dalla fusione dei municipi di Lama Mocogno e Montecreto, nella provincia di Modena.
La decisione della Giunta regionale fa seguito all’istanza congiunta del 21 maggio scorso con la quale i sindaci di Lama Mocogno e Montecreto hanno chiesto alla Giunta regionale di presentare un progetto di legge per la loro fusione.
La fusione è prevista con decorrenza dal 1 gennaio 2019, previo espletamento di un referendum consultivo che si prevede di organizzare nel mese di ottobre. Le elezioni degli organi del nuovo Comune potranno avvenire solo nella primavera 2019, mentre gli attuali organi comunali decadranno dal 1 gennaio 2019. Pertanto i primi mesi del 2019 il Comune nascente da fusione dovrebbe essere retto da un Commissario prefettizio.
“La Regione- commenta l’assessora al Riordino istituzionale Emma Petitti- come sempre intende mettere a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione, con l’obiettivo di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. Alla fine del percorso prevarrà la strada scelta dai cittadini attraverso un referendum democratico”.

Lamo Mocogno e Montecreto in cifre
Nel Comune di Lama Mocogno all’1 gennaio 2017 risultavano 2.716 abitanti su una superficie di 63,75 chilometri quadrati, mentre a Montecreto i residenti, alla stessa data erano 931 su una superficie di 31,15 chilometri quadrati.
I due Comuni fanno parte dell‘Unione del Frignano, istituita nel 2014 a seguito della soppressione della Comunità montana, alla quale hanno conferito diverse funzioni tra le quali lo Sportello unico attività produttive, i Servizi informatici, la Polizia municipale, i Servizi sociali e la Protezione civile. Sono tra loro vicini e ricompresi nel distretto socio-sanitario “Pavullo nel Frignano” e nell’Ambito Territoriale del Frignano.
La superficie complessiva derivante dalla possibile fusione risulterà di circa 95 kmq per un totale di 3.647 abitanti e il Comune che potrebbe nascere potrà contare su contributi regionali e statali. Nel caso specifico, quelli regionali ammonterebbero a 56.195 euro all’anno (561.950 in dieci anni) e quelli statali a 723.110 l’anno (7.231.100 in dieci anni) per un totale annuo di 779.3005 euro (7.793.050 euro nell’arco di dieci anni).

Tutte le notizie su www.regione.emilia-romagna.it, i comunicati nella sezione ‘Agenzia di informazione e comunicazione’.
Seguici su Twitter (@RegioneER), Facebook (@RegioneEmiliaRomagna) e Telegram (@ERnotizie, @ERcomunicati, @PresidenteER)
Segreteria di redazione tel. 051 5275490

Nuove norme Privacy – 29 e 31 maggio – Ferrara e Pomposa – con Ascom Confcommercio

Doppio appuntamento per informare al meglio le imprese sugli adempimenti legati alle nuove norme sulla Privacy (GDPR 2016/679): il dispositivo legislativo europeo entrato in vigore in sostituzione del vecchio decreto 196/2003. Due come si diceva gli appuntamenti: si parte il 29 maggio (alle ore 14.30) nella sala conferenze al primo piano nella sede Ascom Confcommercio a Ferrara (in via Baruffaldi 14/18)
Il format del seminario prevede il saluto iniziale del direttore generale Davide Urban – seguito a Ferrara dall’intervento iniziale del presidente provinciale Fimaa, Roberto Marzola – poi spazio al team dedicato di esperti sulla Privacy aziendale costituto dagli avvocati Alina Corazzari e Massimo Sgarbi, con particolare attenzione – nel primo degli appuntamenti – alle tematiche proprie degli immobiliaristi.
Si replica poi a Pomposa, giovedì 31 maggio con un’attenzione più a 360 gradi su tutti i settori (Commercio, Turismo, Servizi…) al Resort Oasi Bianca in località Pomposa Sud, 38 (a partire dalle ore 18) nel territorio del comune di Codigoro. Sempre con l’intervento degli esperti legali Corazzari e Sgarbi.
Entrambi gli appuntamenti sono gratuiti ma la registrazione è obbligatoria. Per ogni informazione sarà possibile chiamare lo 0532.234206 e rivolgersi ai funzionari dello sportello Privacy in funzione in Ascom Confcommercio Ferrara.

“Dentro le pagine …il corpo si anima”

Giovedì 31 maggio 2018 alle ore 20.30 al Teatro Comunale “Claudio Abbado” di Ferrara sarà rappresentato lo spettacolo “DENTRO LE PAGINE …IL CORPO SI ANIMA” interpretato dagli allievi della scuola di danza Jazz Studio Dance – Uisp Ferrara, diretta artisticamente da Silvia Bottoni. Saliranno sul palco piccoli e grandi allievi di danza classica, moderna , contemporanea, afro, break dance, hip hop, twirling, tango e flamenco. Lo spettacolo è la sintesi di un progetto didattico portato avanti sin dall’inizio dall’anno nei vari corsi della scuola. Si è partiti dalla lettura di libri diversi abbinandoli al linguaggio della danza e si sono sviluppate le varie coreografie interpretate da piccoli e grandi allievi che useranno il linguaggio del corpo per tradurre il loro pensiero interiore e la loro interpretazione delle pagine lette senza pretenziosità ma con energia e passione. Perché alla base della danza vi sono tre fondamenti: praticarla, condividerla, rappresentarla. Fondamentale poi è l’esperienza del palcoscenico: un sogno che si traduce in realtà, il traguardo finale che premia gli allievi dei tanti sacrifici fatti. E permette loro di misurarsi in una dimensione diversa dal luogo di studio dove finalmente si potrà danzare per il pubblico. Lo spettacolo, patrocinato dal Comune di Ferrara sarà allestito a favore di AIL Sezione di Ferrara che sarà presente con i suoi volontari e il Presidente Gian Marco Duo perché la danza abbia anche una finalità sociale e non sia solo esposizione sterile di tecnica e di forma. L’idea del connubio “parola e corpo” nasce dall’esperimento del gruppo spettacolo della scuola che ha partecipato alla “Rassegna Autori a Corte Natale” portando in scena con grande successo una trasposizione danzata del libro “La Strega della Nebbia” di Elisa Mantovani e proprio dagli altri autori già presentati o da presentare nella prossima Rassegna Estiva, che assisteranno allo spettacolo, sono stati tratti la maggior parte dei testi: NON ABBIAMO TENUTO CONTO DEGLI ZOMBIE di Leonardo Veronesi e Giorgia Pizzirani dal quale sono state estrapolate musiche originali “ da lettura”, LA STREGA DELLA NEBBIA di Elisa Mantovani, LAZZARO di Roberto Pazzi, IL TRAPEZISTA di Marco Gulinelli, I MANOSCRITTI DI ENOCH di Giulio Fortini, per passare poi a libri di fiabe per bambini e adolescenti, fino ad arrivare a Federico Garcia Lorca e a Dante. Libri riscritti quindi attraverso le parole e il gesto per far si che le parole possano trasformarsi , si muovano pensieri, sensazioni, emozioni. La ricerca delle musiche, dei costumi, degli oggetti, il coinvolgimento dei danzatori del Jazz Studio Dance che passo dopo passo si sono calati nei vari personaggi cercando di dare loro un’anima hanno portato a questo lavoro corale. La sperimentazione, la rielaborazione, l’approccio diverso, lo scambio di idee, di linguaggi per far vivere i libri nel nostro quotidiano, perché ci arricchiscano e integrino i nostri pensieri e le nostre emozioni sono alla base di questo spettacolo.

Ideazione e regia: Silvia Bottoni

Coreografie: Eleonora Balleri – Giulia Bonora – Silvia Bottoni – Federica Fabbrizzi – Michela Franceschini – Vladislav Kniazev – Ieva Kremer e Lorenzo Zugan – Veronica Principato – Ludmila Ruskova – Martina Saccenti

Segretaria di produzione: Cristiana Brunazzi

Audio, luci e allestimento scenico: Tecnici del Teatro Comunale di Ferrara e Suono Immagine
Mixaggio musiche: Paolo Martorana
Riprese Video: Daniele Donà
Fotografie: Bruno Droghetti, Daniele Mantovani
Costumi: Gioconda Pirazzini Guerra, InternoDanza, Silvia Bottoni
Locandina su disegno originale del Maestro Marco Jannotta
Si esibirà al pianoforte: Matilde Negri
Partecipazione straordinaria del piccolo Edoardo Bozzoli

Forza Italia Ferrara, ZTL allargata: il rischio è creare maggior traffico e penalizzare il commercio

Siamo perplessi in merito all’ipotesi di ulteriore allargamento della ZTL, considerando che Ferrara conta già una delle zone a traffico limitato più ampie in rapporto alla grandezza della città. Quello di Forza Italia non è un no a prescindere, intendiamo prima esaminare il progetto nel dettaglio, nella speranza che venga seguito un iter partecipato.
È vero che attualmente le ZTL sono concentrate nel cuore della città e nei quadranti est e sud all’interno delle mura.
Prima di procedere con la limitazione di ulteriori aree, però, vale la pena ricordare il concreto rischio di accontentare i residenti di determinate vie e, al contrario, generare conseguenti maggiori picchi di traffico in altre strade, congestionando la circolazione dei veicoli, dal momento che chi ha necessità di utilizzare la macchina, quasi sempre non ha alternative.
Teniamo infatti in considerazione il fatto che a breve verranno rincarati i prezzi dei parcheggi, i mezzi pubblici a Ferrara non sono certo il massimo, la metropolitana di superficie è ancora ben lontana dal venire e le varie amministrazioni (sempre monocolori) non hanno mai investito seriamente per il completamento di un’opera strategica come una circonvallazione completa, funzionale al traffico in entrata e in uscita dalla città.
Bene approfittare di questo momento di confronto per ottimizzare i percorsi dei bus urbani, cercando di puntare alla piena valorizzazione del centro storico, magari contemplando l’utilizzo di bus elettrici per le vie del centro, strategia già adottata con successo in altre città.
Sarebbe anche auspicabile un coinvolgimento diretto delle associazioni di categoria per fare in modo, come invochiamo ormai da anni, che ci sia una maggiore unità di intenti per mettere i commercianti nella condizione di poter proseguire con profitto le loro attività all’interno delle Mura, malgrado la sempre più schiacciante concorrenza di ipermercati e centri commerciali.

Paola Peruffo
Coordinatrice provinciale
Forza Italia Ferrara

Agroalimentare: Emilia Romagna

TAGLIO DELL’88% DEFICIT IMPORT-EXPORT
COLDIRETTI: NO AD ACCORDI CHE LIBERALIZZANO PRODOTTI TAROCCHI

In 6 anni dal 2011 al 2017, la Regione Emilia Romagna ha tagliato il deficit agroalimentare dell’88 per cento, passando dai 1.161 milioni del 2011 ai 134 milioni del 2017. Lo sottolinea Coldiretti Emilia Romagna in occasione della presentazione del rapporto agroalimentare regionale. A contribuire a questo risultato commenta Coldiretti Emilia Romagna sono i prodotti tipici della dieta mediterranea dalla frutta fresca (490 milioni euro esportati, ai prodotti lattiero-caseari (790 milioni) alla pasta (730 milioni) e il vino (320 milioni).
“Lo sforzo del settore agroalimentare a recuperare il saldo commerciale negativo – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – è la conferma che la scelta di puntare sui prodotti del territorio, sulla loro qualità e distintività costituisce la leva per la crescita. Un sostegno fondamentale viene quindi dalla scelta di trasparenza con l’etichetta d’origine sui prodotti agroalimentari”.
Secondo il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri, “l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti dell’agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che nulla hanno a che fare con la realtà nazionale. Un fenomeno purtroppo che si sta aggravando anche a causa di accordi internazionali, come quello firmato con il Canada e in via di trattative con i Paesi dell’America Latina (Mercosur) e con l’Australia, che danno il via libera all’uso di termini come Parmesan, Parmesao, Regianito, prosciutto di Parma, costituiscono dei veri e propri furti di identità, che rischiamo di mettere in crisi le nostre produzioni più tipiche”.

COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

Il Prefetto di Ferrara in visita istituzionale al Comune di Mesola (FE)

Nella giornata odierna, il Prefetto di Ferrara, dr. Michele Campanaro, si è recato in visita istituzionale al Comune di Mesola (FE), ove è stato ricevuto al suo arrivo dal Sindaco, dr. Gianni Michele Padovani, dal Sindaco dei ragazzi, Giorgio Ferrari, dal Consiglio Comunale e dalla Giunta.
Dopo una breve visita agli uffici comunali, l’incontro è proseguito nella sala Consiliare del Municipio, ove gli Amministratori Locali hanno presentato al Prefetto i tratti distintivi del territorio di Mesola e del basso ferrarese, sotto i profili storico, culturale, sociale ed economico. Il Prefetto, nel ringraziare i “due” Sindaci e gli amministratori presenti della calorosa accoglienza, ha sottolineato l’importanza della leale collaborazione tra Stato ed Enti Locali, quale tratto distintivo dei rapporti nella gestione dei temi strategici d’interesse comune: dalla tutela della sicurezza, all’accoglienza dei migranti, allo sviluppo socio-economico del territorio che passa anche attraverso la tutela dell’ambiente, in un’area di grande valenza come quella del Delta del Po.
L’incontro è successivamente proseguito con la visita al Castello di Mesola, uno dei principali luoghi di interesse storico-turistico della provincia, realizzato dal duca Alfonso II d’Este, nel periodo della grande bonificazione ferrarese, coronamento architettonico di una tra le più imponenti ed impegnative imprese europee di riassetto territoriale della fine del Cinquecento.

Ferrara, 28 maggio 2018

Alan Fabbri (LN): “Terremoto, un anniversario da non dimenticare. La ricostruzione? C’e ancora molto da fare”

“Oggi, sei anni fa, la terra tremava di nuovo. Con una forza spaventosa sorprendendo chi dopo il terremoto del 20 maggio si era già rimesso all lavoro e portando distruzione e morte. Il 29 maggio del 2012 è una data che non potremo mai dimenticare, un giorno che ha cambiato le vite di tante famiglie, una ferita ancora aperta nella memoria. Eppure nemmeno davanti a quella nuova scossa gli emiliani si sono fermati. Ancora una volta, si sono rimboccati le maniche, guardando avanti. Se i nostri Comuni, anche quelli più duramente colpiti sono riusciti almeno in parte a ripartire, è grazie alla forza e alla tenacia dei cittadini e alla costanza degli amministratori e dei tecnici che hanno fatto il massimo per dare risposte concrete. Molto ancora resta da fare, i tempi lungi e la burocrazia opprimente mettono in difficoltà privati e imprese. E tanta responsabilità è della Regione Emilia Romagna che avrebbe dovuto garantire modi e tempi diversi per la ripresa”.
Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione, ricorda così l’anniversario del terremoto del 29 maggio 2012.
“Come ogni anno durante l’anniversario del sisma la Regione, ancora una volta senza ammettere le proprie colpe, snocciola numeri che non riflettono la situazione reale. E’ ancora presto, infatti per parlare di una vera ripresa del territorio e nonostante siano trascorsi sei anni i veri risultati sono ancora lontani. Troppe le famiglie e aziende sono ancora alle prese con i sistemi Mude e Sfinge che, per garantire tempi accettabili richiederebbero più personale addetto. Troppo lunghi ancora i tempi dell’avanzamento lavori che non permettono a chi ricostruisce di procedere, troppo pesanti le difficoltà delle realtà agricole che faticano a ripartire e si trovano, dopo anni, ancora vittime di logiche assurde e di ordinanze contraddittorie”, spiega il capogruppo.
E riguardo i dati forniti dall’ente regionale Fabbri aggiunge: “Per quanto riguarda le abitazioni private la regione canta vittoria, sbandierando alte percentuali di contributi liquidati, omettendo di specificare che le domande ancora aperte e i cantieri che ancora devono prendere il via riguardano proprio i casi più gravi cioè la ricostruzione pesante (classificata E) e questo non può considerarsi un successo”. Mentre per le aziende “gli stessi numeri forniti dalla Regione parlano di liquidazioni dei contributi che arrivano con grave ritardo e che mettono in difficoltà chi vuole ripartire”.

Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

Accordo Poste Italiane-FIT

POSTE ITALIANE: FIRMATO ACCORDO QUADRO CON LA FEDERAZIONE ITALIANA TABACCAI

Grazie all’intesa arriveranno nuovi servizi anche nelle tabaccherie del Ferrarese

Poste Italiane ha firmato un accordo quadro di collaborazione con la Federazione Italiana Tabaccai (FIT) per una più ampia collaborazione nel settore della corrispondenza e dei pacchi fra due delle realtà più capillari in Italia.

In base all’intesa le tabaccherie italiane avranno la possibilità di entrare a far parte di “PuntoPoste”, creando un vero e proprio “PuntoPoste – Tabaccaio”. Anche le tabaccherie della provincia di Ferrara potranno far parte della nuova rete di accesso ai servizi per l’eCommerce: vi si potranno ritirare i pacchi, consegnare i resi ed effettuare spedizioni prepagate o preaffrancate.

Ma non solo, l’accordo quadro tra Poste Italiane e FIT, oltre a prevedere che le tabaccherie possano funzionare come punti di accettazione della corrispondenza, semplifica le modalità di distribuzione e vendita dei francobolli. Un’intesa, quella tra Poste e FIT che rinsalderà la collaborazione tra le due principali reti italiane garantendo, come nel DNA dei tabaccai, sempre maggiori servizi ai cittadini.

La rinnovata collaborazione tra Poste Italiane e la Federazione Italiana Tabaccai punta su soluzioni innovative e rappresenta un ulteriore passo in avanti per migliorare la qualità del servizio offerto su tutto il territorio nazionale, in linea con le strategie di “Deliver 2022”, il nuovo Piano industriale di Poste Italiane.

Da Ufficio stampa Posteitaliane

Nella Parrocchia dell’Immacolata il i° trofeo dedicato alla memoria di don Giovanni Camarlinghi

Sabato 26 e domenica 27 maggio, presso la parrocchia dell’Immacolata Concezione di Ferrara, si è svolto il I Trofeo Camarlinghi di calcio a 5, organizzato dai ragazzi della parrocchia per ricordare don Giovanni Camarlinghi a sei mesi dal suo ritorno al Padre. Il torneo, allo svolgimento del quale ha contribuito in vari modi l’intera comunità, ha coinvolto 18 squadre, suddivise in 6 gironi. A scendere in campo sul duro asfalto del campetto parrocchiale, in compagini dai nomi fantasiosi e spesso autoironici, sono state persone di ogni età, dai giovanissimi in pieno splendore atletico agli ultrasessantenni in debito di fiato. Attorno al ricordo di don Giovanni, che non faceva mistero della sua passione calcistica ed era conosciuto da un lato come sfegatato tifoso della Fiorentina (l’inno viola era la suoneria del suo cellulare…) e dall’altro come calciatore sempre pronto a epiche sfide con i suoi giovani, storie e strade diverse si sono incontrate, a volte dopo anni di lontananza, nella riscoperta di un filo comune che unisce e che rende compagni di vita. L’intitolazione del campo parrocchiale a don Giovanni Camarlinghi attraverso apposita targa (la cerimonia, semplice e solenne, è avvenuta alle 15 di domenica 27 maggio) è parsa a tutti un segno visibile di continuità tra passato e futuro. La vittoria finale (ai rigori) è andata ai ragazzi del Bayer Leverdure; ma ciò che più conta è che sono stati due giorni di allegria, di rinnovata amicizia, di pasti condivisi e di sana sportività. Nella certezza che, come ha detto nell’omelia il parroco don Stefano Zanella, da lassù don Giovanni sia stato a guardare ogni partita, pronto a commentarla con qualcuna delle sue battute fulminanti e con quel suo inconfondibile sorriso che scaldava il cuore.

La comunità parrocchiale dell’Immacolata

Pane e pasta: il valore dei grani

Il secondo incontro de “I mercoledì dell’Archiginnasio” si terrà, il 30 maggio presso la sala del Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio, con una conferenza dedicata al pane e alla pasta, protagonisti fondamentali della dieta mediterranea e dell’alimentazione italiana. L’obiettivo è focalizzare l’attenzione sul valore “agricolo”, “nutrizionale” e “culturale” dei due alimenti. Incontri in collaborazione tra Accademia nazionale di Agricoltura e Accademia italiana della Cucina – Delegazione di Bologna dei Bentivoglio.

Come ormai risaputo a livello internazionale il pane e la pasta rappresentano uno dei massimi punti d’eccellenza dell’enogastronomia italiana e della produzione agroalimentare Made in Italy. Il profilo agricolo-economico (stando ai dati 2017 di Italmopa) vede un giro d’affari di 11 milioni di tonnellate, per la produzione di farine e semole, con un fatturato totale dell’industria molitoria di 3,4 miliardi di euro e un export aumentato del 3,6%. A livello alimentare e nutrizionale il pane e la pasta sono, infatti, riconosciuti, non solo come cardine di una dieta corretta ed equilibrata che fornisce una importante riserva energetica per il corpo umano, ma anche base della “dieta mediterranea” riconosciuta patrimonio UNESCO nel 2010. La cultura culinaria italiana da nord a sud, vede nella pasta e nel pane il centro della cucina di ogni regione (pasta fresca, pasta all’uovo, pasta di grano duro, pane, grissini, taralli, dolci natalizi e pasquali) in un vero e proprio viaggio culturale e culinario che abbraccia l’intera penisola.

L’incontro “Pane e pasta il valore dei grani” si terrà presso la sala del Cubiculum Artistarum dell’Archiginnasio (Piazza Galvani 1), e vedrà come relatori: Roberto Ranieri – Amministratore unico Openfields, il Prof. Paolo Parisini – Presidente F.N.P. Agricoltura Biologica Confagricoltura, Andrea Villani – Direttore AGER Bologna e Giorgio Palmeri – Delegato Accademia della Cucina Delegazione Bologna dei Bentivoglio.
L’obiettivo del ciclo de “I Mercoledì dell’Archiginnasio” e dell’incontro in oggetto è quello di far acquisire al pubblico conoscenze precise, in grado di superare disinformazione e luoghi comuni sul cibo, fornendo spunti e suggerimenti per la vita quotidiana, in quanto il settore agroalimentare è ricchezza di tutti gli italiani.

Gli incontri, che si svolgeranno da maggio a novembre presso la storica sala del Cubiculum Artistarum del Palazzo dell’Archiginnasio (Piazza Galvani 1, Bologna), sono a ingresso gratuito e aperti a tutta la cittadinanza.

Ufficio stampa e comunicazione Accademia Nazionale di Agricoltura

Comunicato Regione: Agroalimentare

Un 2017 da record per l’agricoltura dell’Emilia-Romagna: boom del valore della produzione (+6,6%), crescono occupazione (+5%), imprese giovani (+2,8%), industria alimentare (+2,9% il fatturato) ed export (+5,1). Bonaccini: “Comparto fondamentale, che crea reddito, lavoro e sviluppo. Ci batteremo in tutte le sedi per difendere dai tagli i fondi europei della Pac”

In tre anni balzo in avanti del 20% della Produzione lorda vendibile. Ascesa continua per il biologico: +13% la superficie complessiva, +10% le aziende. L’assessore Caselli: “Un bilancio decisamente positivo. Siamo la Regione leader in Europa per ricerca e innovazione, con 50 milioni di investimenti per il periodo 2014-2020”

Bologna – Agricoltura grandi numeri in Emilia-Romagna, dove per il terzo anno consecutivo il settore fa registrare una crescita del valore della produzione, che supera quota 4,8 miliardi di euro (+6,6%), nuovo record storico per il comparto agricolo.

Di segno positivo anche l’occupazione nei campi, che sfiora le 80.000 unità (+5%), sotto la spinta della crescita della componente femminile (+12,6%), del lavoro dipendente (+8%) e con un ‘ritorno alla terra’ dei giovani (+2,8% le imprese). Bene anche l’industria alimentare, con un aumento del fatturato del 2,9%, e l’export agroalimentare, con le vendite oltreconfine che a fine anno hanno superato 6,2 miliardi di euro (+5,1%), mentre continua il boom del biologico (+13% la superficie complessiva e +10% le aziende).

È un quadro decisamente positivo quello che emerge dal Rapporto 2017 sul sistema agroalimentare dell’Emilia-Romagna, la più completa e aggiornata fotografia del settore, frutto, per il venticinquesimo anno consecutivo, della collaborazione tra Regione e Unioncamere Emilia-Romagna, presentata questa mattina a Bologna. Dopo l’introduzione del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, i lavori proseguono con gli interventi, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, del vicepresidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Andrea Zanlari, e del vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Una giornata di dibattito sugli scenari del prossimo futuro chiusa da una tavola rotonda alla quale partecipano i manager di alcune delle principali aziende regionali della produzione, distribuzione e ristorazione.

“L’agroalimentare- sottolinea Bonaccini- è uno dei motori dell’economia regionale, fonte di reddito e occupazione per imprese e lavoratori. Veniamo da un 2017 che ha confermato le potenzialità del comparto anche come volano di crescita dell’export. Stiamo lavorando per allargare ancora di più gli spazi per le nostre eccellenze sui mercati esteri, come testimoniano anche i risultati della missione istituzionale organizzata nel novembre scorso in Cina, che sta aprendo ai nostri prodotti un mercato dalle potenzialità enormi, oltre a poter difendere la nostra qualità. Non solo: abbiamo accelerato sul fronte degli investimenti del Programma regionale di sviluppo rurale, con oltre 90 nuovi bandi emanati nel 2017 che hanno fatto salire il totale a quota 170, per uno stanziamento complessivo di quasi 950 milioni di euro di fondi europei a favore delle imprese, oltre l’80% della dotazione finanziaria complessiva del Psr 2014-2020. Crediamo fermamente nell’agricoltura come leva di sviluppo e per questo- prosegue il presidente della Regione- ci batteremo in tutte le sedi competenti per difendere l’attuale livello dei fondi europei destinati alla Pac (Politica agricola comunitaria) e le politiche di coesione contro i tagli contenuti nella proposta della Commissione Ue per il prossimo periodo di programmazione, e per riaffermare il ruolo di regioni e territori, fondamentali per un’Europa che sappia davvero guardare alle esigenze e ai bisogni dei cittadini”.

L’andamento della Produzione lorda vendibile

Tornando ai dati del Rapporto 2017, illustrati da Stefano Boccaletti, dell’Università Cattolica di Piacenza, la crescita della Produzione lorda vendibile (Plv) è dipesa essenzialmente dalla risalita dei prezzi delle carni (suine e bovine) e del latte vaccino, dopo anni di stagnazione. Nel complesso il settore degli allevamenti fa segnare un +11,4% della Plv. Risultati più contrastanti per le produzioni vegetali (+2,4%), penalizzate dalla prolungata siccità estiva: -8% per patate e ortaggi, -4,6% i cereali, in decisa ripresa il vino (+27%) per l’impennata delle quotazioni dell’uva a causa della scarsa vendemmia. Una parentesi a parte merita la frutta, che fa registrare nel complesso una crescita della Plv del 5,7%: un risultato che mette insieme il bilancio negativo delle specialità estive (pesche, nettarine, albicocche e susine) e l’exploit di quelle invernali (mele, pere e kiwi).

“Nell’attuale situazione di incertezza e volatilità dei mercati- commenta l’assessore Caselli- il 2017 per l’agricoltura emiliano-romagnola si chiude con un bilancio più che positivo; un risultato non scontato e di grande valore visto che l’annata è stata segnata da avversità atmosferiche estreme, che dimostra l’efficacia delle politiche regionali messe in campo: la gestione dell’emergenza idrica, l’efficienza nell’attribuzione e nel pagamento dei fondi comunitari alle imprese, la promozione di accordi di filiera per sottrarsi alla logica delle commodity, la promozione internazionale. In soli tre anni la Plv ha compiuto un balzo in avanti di quasi il 20%, facendo segnare il nuovo record storico. In particolare, si evidenziano segnali di ripresa nel settore zootecnico, con indubbi benefici anche per le quotazioni del Parmigiano Reggiano. Permangono invece alcune criticità per due tra i settori più esposti alla concorrenza globale: i cereali e la frutta estiva, quest’ultima oggetto di una nostra azione straordinaria nell’estate scorsa che ha portato ad ottenere dalla UE l’aumento dei ritiri dal mercato per dare sollievo ai produttori. Internazionalizzazione, aggregazione, qualità e distintività delle produzioni- ha proseguito l’assessore- sono gli assi portanti della politica regionale, assieme alla lotta al cambiamento climatico e all’uso sostenibile delle risorse. Siamo la Regione leader in Italia e in Europa nel sostegno alla ricerca e innovazione in campo agricolo, con uno stanziamento di 50 milioni di euro, il 5,3% dell’intera dotazione del Psr 2014-2020, di cui quasi 20 milioni già assegnati, che hanno portato alla nascita di ben 93 partnership tra imprese agricole ed enti di ricerca, i cosidetti Goi (Gruppi operativi per l’innovazione) che ci permetteranno grandi avanzamenti nelle tecniche agricole e nella competitività delle nostre imprese nei prossimi anni”.

“Con l’edizione presentata oggi- sottolinea il vicepresidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Andrea Zanlari- il Rapporto sul sistema agroalimentare giunge al traguardo dei 25 anni. Un compleanno importante che conferma il valore della ricerca, che dà un rilevante contributo alla conoscenza di un settore fondamentale e strategico per l’economia regionale. Una guida per le politiche e per gli interventi degli enti locali e un utile strumento per gli operatori”.

L’export continua a crescere: 6,2 miliardi, il 10,4% dalla vendita dei prodotti agroalimentari

Nel 2017 è proseguito il trend favorevole dell’export agroalimentare emiliano-romagnolo, per un controvalore di oltre 6,2 miliardi di euro (+5%), a fronte di un import anch’esso cresciuto ad un ritmo un po’ più veloce a quota 6,3 miliardi di euro (+7,1%).

Le vendite all’estero dei prodotti agroalimentari incidono per il 10,4% in valore sull’export complessivo regionale e sono il risultato dell’aumento del 2,5% delle esportazioni di prodotti agricoli e del 5,5% di quelli dell’industria alimentare. Tra i primi spiccano per importanza la frutta fresca (agrumi esclusi), che da sola l’anno scorso ha sfiorato quota 490 milioni di euro, oltre la metà dell’intero export agricolo; tra i secondi i prodotti lattiero-caseari (790 milioni in totale, di cui circa la metà rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano) hanno scalzato nel 2017 dalla prima posizione i derivati dei cereali (pasta), che ha totalizzato quasi 730 milioni. Molto bene l’export di vino, per un valore di oltre 320 milioni di euro (+10,7).

La graduatoria dei Paesi che comprano le specialità agroalimentari dell’Emilia-Romagna vede al primo posto la Germania, con una quota del 18,8% in valore, seguita da Francia (circa 14%), Regno Unito (7,2%), Usa (6,7%) e Spagna (4,4%). Tra i mercati che sono cresciuti di più spiccano Francia (+7), Belgio (+8,7%), Regno Unito (+11,7%) e, soprattutto, Canada (+14,3%) e Russia (+20,6%).

Venendo alla classifica delle province emiliano-romagnole che svettano per vocazione all’export, al primo posto c’è Parma (1,6 miliardi), seguita nell’ordine da Modena (1,3 miliardi), Ravenna (670 milioni) Reggio Emilia (circa 620), Bologna (590) Forlì-Cesena (550), Ferrara (382), Piacenza (260) e, fanalino di coda, Rimini (190 milioni).

Occupazione a quota 80.000 unità: in crescita donne e imprese giovani

L’accelerazione del ritmo di crescita del valore della produzione agricola ha fatto da traino all’incremento dell’occupazione, che in controtendenza rispetto all’andamento nazionale raggiunge quota 80.000 unità, con un ulteriore aumento del 5% rispetto al 2016. Una crescita legata soprattutto al rafforzamento della componente femminile (+12,6%, con una quota che sale al 30% tra gli autonomi) e dei lavoratori dipendenti (+8%). Un segnale di ‘ritorno alla terra’ che trova riscontro anche nell’aumento del 2,8% delle imprese agricole guidate da giovani e nella tendenza alla crescita della multifunzionalità e della diversificazione delle attività agricole ad esempio verso l’agriturismo. Il maggior incremento dell’occupazione nei campi ha riguardato la provincia di Forlì-Cesena (+21,8%). In ulteriore calo il ricorso alla cassa integrazione nell’industria alimentare.

Non si ferma la corsa del biologico

Infine, nel 2017 è proseguita la corsa dell’agricoltura biologica, con nuove adesioni che a fine anno hanno fatto salire il numero delle aziende a oltre 5.500 (+10%), per una superficie complessiva di oltre 130.000 ettari (+13%). Con le nuove domande pervenute nel 2018 si è raggiunto il traguardo dei 155.000 ettari, corrispondenti al 15% dell’intera superficie regionale e oltre 6.000 imprese coinvolte.

1) Emilia-Romagna: ripartizione percentuale della Plv 2017 per comparti:
1 – Ripartizione percentuale della PLv 2017 per comparti

Emilia-Romagna: andamento della Plv 2017 per comparti:
2 – Andamento della Plv 2017 per comparti

Club Alpino Italiano, Val Pramper e Belvedere di Mezzodi’

Domani sera, martedì 29 maggio, presso la sede CAI in Viale Cavour 116, i direttori di gita Gabriele Villa e Alberto Zerbini apriranno le iscrizioni alla gita denominata Val Pramper e Belvedere di Mezzodi’ prevista per domenica 24 giugno.
L’escursione parte dal Pian del la Fopa in Val Pramper: il percorso è vario, con tipici sentieri di montagna, un tratto attrezzato con cavo metallico, non difficile, un sentiero in falsopiano per arrivare al rifugio Sora ‘l Sass, punto d’appoggio a meta’ percorso. Successivamente, un’erta salita tra i mughi farà guadagnare il balcone panoramico del Belvedere di Mezzodì a quota 1.964 metri, mentre la discesa avverrà passando da Casèra del Mezzodì, poi per ripido sentiero che riporta alla Val Pramper a chiudere l’anello.
La Val Pramper e gli Spiz di Mezzodì sono luoghi poco frequentati di una montagna “aspra” che vale davvero la pena di conoscere meglio.
Nota tecnica: sono necessari scarponi, imbragatura e il necessario per l’autoassicurazione sul tratto attrezzato. Casco e kit da ferrata sono consigliati, ma non obbligatori.
La partenza in pullman e’ prevista alle 6 dal piazzale Dante Alighieri e il rientro attorno alle 22.30.

L’Alda Costa a Marfisa Museum NIght L’Alda Costa a Marfisa Museum Night

Marfisa D’Este aprirà in via straordinaria martedì 29 maggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00 per Museum Night, una delle iniziative incluse nel Progetto Erasmus plus Mystery of History 2017/19 dell’ICS Alda Costa, nell’ambito delle celebrazioni della Festa dell’Europa 2018, svolta in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica del Comune di Ferrara, l’Associazione Arte.Na e l’Agenzia per lo Sviluppo SIPRO di Ferrara. Le attività previste martedì sono rivolte alle classi 3 A, 3 B e 4 B della scuola primaria Costa e alle loro famiglie. Accompagnano le classi le docenti Paola Chiorboli, referente del progetto Erasmus, Milva Boarini, Gloria Fabbri, Rossella Fantoni e Paola Roveroni. Durante la serata alunni e genitori parteciperanno ad una visita guidata al museo e verranno coinvolti in un laboratorio ludico incentrato sull’approfondimento storico del periodo rinascimentale. Verrà allestita una mostra artistica con gli elaborati realizzati dagli istituti scolastici italiani, croati e sloveni partner e verranno distribuiti gadget con i loghi del progetto Mystery of History.

Libri e tv

di Maria Luigia Giusto

Capita di aprire un libro. Per iniziare la lettura, per sentirne l’odore, per curiosare a caso tra le pagine, e scoprire all’improvviso una parola, una frase che colpisce, un’assonanza evocativa che porta indietro nei ricordi. Lo scrittore, quello bravo, che scrive per passione e per ideale, mostra il mondo come dovrebbe essere, nelle storie a lieto fine, come va, in quelle realistiche, e dona un’emozione mai provata, un pensiero su cui si torna più volte dopo averlo letto, un momento di riflessione per ricominciare il percorso.

“E se la letteratura fosse una televisione in cui guardiamo per attivare i neuroni specchio e concederci a buon mercato i brividi dell’azione? E se, peggio ancora, la letteratura fosse una televisione che ci mostra tutte le occasioni perdute?”
Muriel Barbery

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Vista su interno verde

di Maria Luigia Giusto

Per la terza volta è successo. La quieta città adagiata sul letto del Po si è risvegliata in questa stagione in cui ogni strada ha i suoi papaveri, mostrandosi ad abitanti e visitatori nella sua natura più bella. Le vie segrete, gli angoli nascosti e inosservati sono stati scandagliati in 72 ore da migliaia di curiosi. Le begonie esuberanti, le felci antiche, i gelsomini inebrianti, i glicini, le ortensie e le rose misteriose hanno dato loro il benvenuto nel modo silenzioso eppure così spettacolare che le fa rinascere ad ogni nuovo tepore. Gli alberi secolari sono stati sorpresi da così tanti passi sulle loro radici interrate: i tigli, gli ippocastani, gli aceri, il ginkgo hanno osservato dall’alto quella strana specie che una volta l’anno, tutta insieme, si è data appuntamento per andare a cercarli, trovarli, ammirarli e fotografarli, portando con sé una foglia speciale, un petalo raccolto, un molle filo d’erba. E’ stato un rinnovato e riuscito esperimento sociale ed ecologico che ha confermato l’incontro, l’incanto nella natura.

Tutta la bellezza del mondo…

Non ricordo da quanto tempo vagassi, forse il tempo di un sogno, e in quel caso sarebbe bastato svegliarsi per controllare che ora era. Ma, al contrario, mi sentivo perfettamente sveglio e, sebbene sprovvisto d’orologio, non ero per nulla afflitto dall’ansia del tempo.
Ero però rimasto sbalordito da ciò che avevo appena visto: creature bellissime con livree multicolori erano apparse all’improvviso da dietro una roccia, si erano mosse con grazia e leggerezza ed erano poi scomparse dietro altre rocce. E fu il contrasto evidente con la desolazione che avvolgeva tutta la valle che rese quella visione ancor più strabiliante.

Intuendo il mio stato d’animo, il mio compagno di viaggio mi posò la mano sulla spalla e disse: «Nel mondo terreno la bellezza è qualcosa che ci investe e ci coinvolge, passando, attraverso i nostri sensi, dall’esterno all’interno di noi stessi. Ci amplifica i sensi e ubriaca i nostri sentimenti, sconvolgendoli. Ci attira a sé influenzando positivamente la nostra anima, rendendola migliore… Nel regno della materia che cos’è la bellezza, se non l’implicita attribuzione di un valore funzionale? Da questo momento capirai che, ove la materia non è più regolata da leggi fisiche assolute, ogni sua funzione perde di efficacia e ogni valore ad essa legato si annulla… Quaggiù, la bellezza che vediamo, come tutto il resto, non è altro che il riflesso della nostra anima. Fa parte del nostro bagaglio d’esperienze che abbiamo accumulato nell’arco di tutta la vita. In verità, quaggiù, la bellezza ha perso la sua funzione terrena… è evoluta in un’essenza esclusivamente mistica!»

«Credo di non capire… Vuoi dire che in questo mondo la bellezza non esiste? Che ciò che vedo è solo un riflesso della mia mente? Eppure mi è appena passata davanti, mi è sembrata reale e mi ha scaldato il cuore…» obiettai.

«Al contrario, in questo mondo la bellezza può essere ovunque! Come e più che in quello terreno. Come ho detto, si tratta del riflesso dell’anima, non della mente, cioè il riflesso di ciò che si è vissuto, non percepito… Per questo dico che dipende esclusivamente da quanta bellezza alberga nelle nostre anime… Ciò che resta di essa ne è l’essenza, la parte più pura!» concluse lui.

Allora qualcosa di buono mi era rimasto, pensai.
L’inconsapevole bellezza che aveva scandito le mie tante, troppe giornate distratte: la perfezione naturale di un fiore appena sbocciato, un panorama conquistato dopo ore di faticosa salita, i tramonti sulla spiaggia tiepida, il sonno innocente di un qualunque cucciolo, la corsa selvaggia di un purosangue, i colori intensi e tormentati dei quadri di van Gogh, un sorriso dolce e inaspettato, la musica struggente dei miei vent’anni, le favole della mia infanzia raccontate da mia madre… Tutto questo e molto, moltissimo altro ancora, mi era rimasto addosso.

Tutta la bellezza del mondo era dentro di me, e niente e nessuno me l’avrebbe portata via.

The Great Gig In The Sky (Pink Floyd, 1973)

orchestra “Antiqua Estensis” di Ferrara diretta dal maestro Giulio Arnofi presso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

concerto dell’orchestra “Antiqua Estensis” di Ferrara diretta dal maestro Giulio Arnofi presso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara domenica 3 Giugno alle ore 11 con entrata libera.
L’orchestra si presenta nella sola versione “soli archi” ma avrà come ospite il flauto solista Laura Trapani che eseguirà il concerto di Saverio Mercadante per flauto e archi.
Il resto del programma ripercorre alcune delle più caratteristiche pagine prese dal repertorio per soli archi che ben rappresentano l’evoluzione stilistico musicale dal Barocco al Romanticismo.
Il programma è il seguente:
A. Vivaldi Concerto per 4 violini dall’opera “Estro armonico” op.3 n.10 in Si- RV580, solisti: Matteo Sartori, Giuliana La Rosa, Edoardo Piva e Guglielmo Ghidoli
S. Mercadante Concerto op.57 per flauto e archi, solista Laura Trapani
F. Mendelssohnla Sinfonia n.7 in Re minore per orchestra d’archi
E. Elgar Serenata op.20 in Mi minore, per orchestra d’archi

ORCHESTRA ANTIQUA ESTENSIS

L’Orchestra “Antiqua Estensis” è nata nel 2009 a Ferrara nell’ambito dei corsi di Musica d’Insieme Barocca del Conservatorio di Musica “G. Frescobaldi” di Ferrara, sotto la guida di Enrico Casazza. Successivamente si è sviluppata autonomamente e da qualche anno svolge attività artistica musicale prediligendo repertori che vanno dal barocco al classicismo. E’ formata principalmente da giovani musicisti ferraresi cresciuti nel locale conservatorio “Girolamo Frescobaldi”. Molti di loro si sono già distinti a livello nazionale collaborando con importanti orchestre nazionali e/o si stanno perfezionando in importanti Accademie Musicali europee. Alcuni musicisti di maggior esperienza artistica li affiancano contribuendo alla preparazione e all’organizzazione degli eventi. E’ già stata ospite di importanti rassegne nazionali tra cui si segnala la recente esecuzione della “Paukenmesse” per soli, coro e orchestra di F. J. Haydn.