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Giorno: 5 Aprile 2015

L’OPINIONE
Violenza e bruttezza. Il tracimare della realtà virtuale

Quali sono gli effetti della bruttezza, soprattutto di quella specie di bruttezza che si confronta e si oppone all’etica? Questi effetti sono sicuramente disgustosi e a volte terribili come il più feroce di tutti: quello che ha distrutto non solo le testimonianze della bellezza, sporcando e infierendo contro l’arte e i musei, case della bellezza. ma che ora, spostando il tiro, si spinge a uccidere e a terrorizzare i giovani cristiani, nella casa del sapere che è l’università cristiana del campus di Shabaab a Garissa…
L’odio per la cultura e l’ossessione della Storia. La più bieca tra le forme di bruttezza che sporca e la ragione e il sentimento. Il crasso velo di ignoranza che si fa scudo di un grido: è la guerra che lo vuole e così “vi colpiremo ancora!” Ignobile.

Ma nel nostro mondo occidentale altre forme di bruttezza rimangono impunite quasi giustificate da un pensiero che a livello razionale suona altrettanto disgustoso della violenza esercitata sulle opere d’arte o sulle persone di altre religioni. Il bullismo esercitato nella scuola di Cuneo da un gruppo di studenti in gita che non si limitano ad esercitare in una specie di sadico rituale, una violenza di gruppo verso un compagno ubriaco e semincosciente, ma a filmarlo, a scattare selfie e documentazione di una azione sporca e disgustosa. Depilazione delle gambe, bruciature, scherzi sessuali fino a cospargere d’urina il corpo ormai diventato oggetto del compagno steso in una vasca da bagno; fino a decorare quella povera carne di caramelle. Ma ancora, come nella violenza jaihadista, la fa da padrona la scrupolosa documentazione filmica di questa vicenda perché la vera realtà non può fare a meno di quella parallela, virtuale ma ormai per gran parte di noi, vita “vera”.

Ma ancora il peggio deve avvenire. Gli eroi di tanta impresa, scoperti, interrogati, puniti dai professori e dalla preside ora vengono difesi da qualche genitore che ha trovato eccessiva la pena inflitta in quanto sarebbe stato giusto che i ragazzi se la fossero vista tra di loro Una ragazzata, insomma. A questo si vorrebbe fosse ridotto il ruolo della scuola ormai fortino espugnato dall’”altra realtà” virtuale.

“Ai nostri tempi” c’era sì il bullismo, la violenza come disperato tentativo di ribellarsi alla costrizione di un sapere che veniva indotto con il potere esercitato dalla struttura stessa della scuola. E basti pensare a quello che accadeva nelle scuole inglesi o in quelle irlandesi o anche in certi istituti privati italiani, ma la democrazia aveva aperto un dialogo che eccetto alcuni casi immediatamente denunciati non scalfivano l’interazione tra docenti e discenti perché gli insegnanti detenevano non la potestas ( ovvero il potere militarmente inteso) ma l’auctoritas un potere che viene dall’essere dispensatori di sapere.

Cosa è rimasto di questa scuola che umilia gli insegnanti e li rende comunque ricattabili dalla realtà virtuale? Suona dunque eroica la sentenza e la punizione comminata dalla preside di Cuneo e dal corpo insegnante. Il risultato però è vanificato dal virtuoso genitore che trova l’episodio uno scherzo e ritiene eccessivi i metodi di repressione del bullismo.
Così la bellezza del sapere, la scuola educatrice di vita si trasforma nella banale e pessima idea convenzionale di “così fan tutti” .

E meno male che questa gloriosa impresa non è stata commessa da extracomunitari sicuramente dichiarati degna di quella fascistica idea del “Oh bongo bongo bongo stare bene solo al Congo” a cui tanti militanti leghisti sembrano credere.

La bruttezza poi si esercita come violenza indotta verso i detentori della bellezza. Si veda la fine immonda fatta dall’ultimo discendente della più ricca stirpe americana: i Getty. Trovato morto e dissanguato oscenamente nudo dalla cintola in giù. I Getty che avevano eretto i templi della bellezza con i loro musei e che erano finiti dentro le spire della paranoia col vecchio che si era creato una specie di difesa invalicabile anche qui pensando a una realtà altra dove gli echi della vita reale non dovevano entrare anche quando la mafia taglia l’orecchio in Italia a un suo nipote e lui vorrebbe fargli pagare il riscatto o a quest’altro distrutto dalla droga.

E cosa possono fare contro questi esempi il delicato potere e l’”aura” che spirano da un quadro, da una statua, da un libro? Un altro anche se diverso esempio di violenza.

E’ giusto che la biblioteca di Storia dell’arte della Gnam di Torino debba essere aperta solo una mattina a settimana perché non ci sono i soldi per tenerla aperta? E impedire così lo studio della bellezza?

FRA LE RIGHE
L’essenziale inutilità

Un libro che salva un asino che salva un ragazzino. Cose inutili, sembrerebbero, un esercito di cose inutili: trapiantatori di primule, principi azzurri, scollatori di francobolli, guardatori di luna, tagliatori di melone, raccoglitori di conchiglie, cavatappi. Tutti finiti nel Paese delle cose inutili dove è inutile chiedersi il perchè. In questo paese si trova anche Raimond, un asino vecchio e malandato, quindi ormai inutile.
Raimond incontra un libro, Reso, cioè reso, uno di quei libri che non servono più, cacciati via dagli scaffali e destinati al macero. Raimond è un asino adottato a distanza da Guglielmo, un ragazzino a cui i genitori decidono di regalare solo cose utili e simboliche, un asino per esempio. Guglielmo soffre, ha bisogno di aiuto e Raimond trasforma quell’esercito di cose inutili in una spedizione, una specie di assalto di cose utili che diventano una festa e salvano Guglielmo.
Al fianco di Raimond c’è sempre Reso, così preparato, sa sempre tutto lui, è un libro. Un libro e un asino, che assurdità. Ma Raimond non sa che tipo di libro Reso sia, perchè lui non vuole essere letto, non glielo permette e Raimond, ormai, non glielo chiede neanche più. Finchè Reso, come talvolta capita anche alle persone, decide che il momento è arrivato, si apre e si fa leggere. Raimond può finalmente sapere di cosa parlano tutte quelle pagine e che titolo abbia il libro. Lo legge e trova la sua storia, la loro storia e quella dell’esercito delle cose inutili, tutto già scritto in quelle righe che sono Reso, un libro che nessuno voleva più.
Ma all’ultima pagina, Raimond non vuole arrivare, non vuole leggere come andrà a finire. Alla parola fine preferisce giungere vivendo.

Paola Mastrocola, “L’esercito delle cose inutili”, Einaudi, 2015

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IMMAGINARIO
Riapre il Duomo!
La foto di oggi…

Duomo riaperto per Pasqua. Quasi un mese di lavori e reti di sicurezza appese sedici metri sopra. Ma, da oggi, la cattedrale di Ferrara torna accessibile. La chiusura è avvenuta il 12 marzo, a causa del cattivo stato degli intonaci sulle volte. Questo provvedimento ora rende possibile l’ingresso – spiega una nota del responsabile dell’ufficio tecnico diocesano, don Stefano Zanella – in attesa dell’attuazione del progetto più ampio di restauro e consolidamento, legato ai lavori di ripristino strutturale.

OGGI – IMMAGINARIO MONUMENTI

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Lavori davanti al Duomo di Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…
[clic sulla foto per ingrandirla]

ACCORDI
Cobain.
Il brano di oggi…

nevermind_nirvana1Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Nirvana – Come as you are

Scompariva oggi nel 1994 Kurt Cobain, una delle più discusse ed amate personalità del rock recente, storico frontman dei Nirvana. “Come as you are” fu uno dei loro brani di maggior successo, contenuto nell’album dei record “Nevermind”.

GERMOGLI
Far fiorire il deserto.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

MazzolariPasqua cristiana. Vogliamo ricordare i 147 studenti kenyoti che sono morti per aver avuto una fede. Vogliamo ricordarci oggi dell’ingiustizia di morire perchè si è capaci di credere che il deserto può fiorire in una notte.

Chi crede sa che il deserto può fiorire in una notte”. (Primo Mazzolari)