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Da ufficio stampa Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio

Nella mattinata di oggi, mercoledì 21 febbraio, si è svolta la presentazione del volume “Il diritto d’asilo- Report 2018 Accogliere, Proteggere, Promuovere, Integrare” realizzato, per il secondo anno consecutivo, da Fondazione Migrantes. L’incontro si è svolto nella Sala Estense in piazza Municipale a Ferrara.

La mattinata ha preso avvio con i saluti istituzionali.

S.E. Mons. Giancarlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha spiegato come “questo Report nasce per andare oltre il mero dato statistico, approfondendo aspetti, problemi e prospettive. L’attenzione si fonda principalmente sulla necessità di un’accoglienza diversa, in un contesto particolare come quello famigliare, per un accompagnamento e non un abbandono sul territorio”. L’accento è posto quindi sulla “qualità dell’accoglienza” attraverso i quattro verbi indicati da Papa Francesco nel Messaggio per la 104ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, e che danno il titolo al Report.

Michele Campanaro, Prefetto di Ferrara ha innanzitutto accennato a come “riguardo al tema del diritto di asilo vi è senz’altro stata un’evoluzione normativa”. I dati parlano a livello nazionale di 130.119 richiedenti asilo (al 31 dicembre 2017), dei quali 789 nella provincia di Ferrara, con un esito favorevole alle domande del 21%. Campanaro ha poi sottolineato “l’importanza di passare da un’accoglienza straordinaria nei CAS”, che spesso diventa però ‘ordinaria’, “a un’accoglienza di secondo livello, diffusa, anche famigliare, dando vita a un approccio glocal, che intersechi cioè globale e locale, flussi migratori internazionali con un’accoglienza locale, oltre a coniugare diritto di asilo dei migranti e diritto alla sicurezza”.

Ha, invece, posto l’accento su come “dal 2007 a Ferrara vengono svolti incontri di educazione alla legalità, promossi da Comune, ASP e forze dell’ordine”, Giancarlo Pallini, Questore di Ferrara. Lo scorso settembre ha preso avvio l’ultimo ciclo di questi appuntamenti, “ai quali hanno partecipato circa 400 persone, e che si sono svolti nella sala polivalente del Grattacielo. Tutto questo perché crediamo nell’importanza di coniugare attività di polizia con attività educative, per un progresso concreto della nostra società sul piano dell’integrazione”. Ha poi preso la parola Tiziano Tagliani, Sindaco di Ferrara: “siamo sicuramente all’interno di un percorso complesso, non privo di rischi – ha spiegato -, che chiama il nostro Paese a scelte delicate in un contesto normativo europeo e internazionale sicuramente da rivedere”.

E’ seguita la Tavola rotonda sul tema “Le sfide in Italia e in Europa, l’accoglienza in famiglia e le prove di comunità interculturali” moderata da Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti, curatrici del volume.

Mariacristina Molfetta ha spiegato come “purtroppo forte è il gap” tra le parole del Papa riprese nel titolo del Report e le politiche europee e nazionali, “come altrettanto grandi sono le distanze tra i proclami a livello europeo e le azioni concrete, oltre alla distanza rispetto alle sensibilità e alle progettualità di parte della società civile”. Per Molfetta, “l’accoglienza in famiglia è importante perché crea possibilità di incontro e di comunità davvero interculturali, per vivere la sfida del nostro tempo”.

Maurizio Veglio, autore di un saggio del volume, ha, invece, centrato il proprio intervento sul Decreto Minniti-Orlando (poi, Legge 46/2017). “Dal 2014 le domande di protezione internazionale sono aumentate notevolmente nel nostro Paese – ha spiegato – e questo perché l’Italia è considerata per necessità una terra di asilo, vista la chiusura delle frontiere”, mentre prima più della metà dei migranti considerava la nostra penisola solo come terra di passaggio verso altre mete. Il Decreto Minniti-Orlando ha “l’obiettivo di accelerare le procedure per la domanda di asilo”, ma di fatto, insieme a “un accordo controverso attuato col ‘governo’ libico”, l’accelerazione avviene “al prezzo di silenziare il richiedente asilo” attraverso “procedure non garantiste” nei suoi confronti e “abrogando il grado di appello”. Inoltre, la sostituzione dei CIE con i CPR (Centri Permanenti di Rimpatrio) non cambia la realtà di luoghi di “sofferenza giuridica e umana delle persone che li abitano”. Per questo, ha proseguito Veglio, diviene fondamentale, “la voce di questi migranti”, attraverso le loro storie accennate nei verbali della Questura. Storie dalle quali sempre più emergono anche gli orrori vissuti nei campi di raccolta in Libia, dove i migranti “subiscono violenze e torture di ogni tipo, estorsioni, e dove sono all’ordine del giorno le violenze sessuali sulle donne e gli omicidi”.

Gianfranco Schiavone, anch’egli autore di un saggio nel volume in questione, ha denunciato come il fatto che “mentre nel mondo aumenta il numero di rifugiati, in Italia invece diminuisce: ciò dipende semplicemente dalla strategia di contenimento attuata dal nostro governo, senza una tutela delle persone migranti”. Un’azione, questa, contraria ai principi fondamentali della nostra Repubblica, a partire, nel caso dei migranti, dall’art. 10 della Carta Costituzionale. Quattro le proposte avanzate da Schiavone: “un nuovo Regolamento di Dublino, fondato sulla solidarietà e su un’equa ripartizione delle responsabilità fra gli Stati; il rifiuto dei concetti di ‘Paese terzo sicuro’ e di ‘Paese di primo asilo’; un regolamento UE che disciplini il reinsediamento dei rifugiati da Paesi terzi; l’estensione della protezione sussidiaria”.

Chiara Marchetti nel suo intervento ha introdotto le cosiddette buone pratiche dell’accoglienza in famiglia. “Sono 7 – ha spiegato – le esperienze di accoglienza in famiglia, locali o nazionali, studiate nel Rapporto, delle quali 4 finanziate dai fondi SPRAR, 1 da fondi CAS, 1 da fondi della CEI (“Rifugiato a casa mia”) e 1 da fundraising e donazioni private”. Sono, queste, tutte fondamentali “testimonianze di valore e di contaminazione, con una forte portata culturale, esperienze di prossimità, di calore, di relazione, famigliare o comunque di legame, di affezione”, ha commentato. Un percorso “di integrazione e di cittadinanza, una rete sociale e di sostegno allargata” fondamentale. “E’ in ogni caso importante – ha puntualizzato – che quest’accoglienza dal basso non sostituisca quella istituzionale” e che si arrivi il più possibile a un’autentica “comunità interculturale, a maggior ragione importante in un contesto come quello di oggi dove si diffondono razzismo, discriminazioni e violenze”.

Sono poi seguite anche alcune testimonianze di rappresentanti di enti e associazioni del territorio ferrarese impegnati in progetti di accoglienza e integrazione di rifugiati e richiedenti asilo.

Anna Viola Toller, referente Camelot per il Progetto Vesta nel territorio di Bologna, ha spiegato come questa proposta di accoglienza in famiglia – che a breve verrà concretizzata anche a Ferrara – sia importante per migranti neomaggiorenni “sprovvisti di una rete parentale nel territorio e di una comunità che li accolga”.

Giordano Barioni (Città del Ragazzo-Istituto Calabria) ha presentato, invece, il progetto di accoglienza di giovani e adolescenti per l’insegnamento della lingua italiana e per una formazione professionale che li possa rendere autonomi, oltre ad attività culturali e sportive utili per l’integrazione con coetanei e con adulti.

Michele Luciani (Caritas diocesana) ha preso la parola per parlare dell’impegno dell’organismo che rappresenta, in particolare nell’aiuto di donne migranti, con o senza minori, e dell’idea di accoglienza in comunità, non limitata cioè ai soli “addetti ai lavori” ma all’intera comunità locale. Infine, sono intervenuti Manuel Alleati (Meeting Point), Gianluca Gardi (Consorzio Ferrara Prossima) e Roberto Marchetti di Nadiya.

Il Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Don Gianni De Robertis ha concluso l’incontro spiegando come “l’accoglienza in famiglia nonostante l’ancora modesta diffusione numerica sia altamente significativa per la sua capacità di cambiamento delle persone coinvolte e dell’intera società”. Decisivo per questa trasformazione è “l’incontro con queste persone, grazie al quale assumono un volto, una voce, una storia, dissolvendo così la paura”. Questi di incontro e di accoglienza, ha concluso don De Robertis citando l’Arcivescovo Mons. Delpini, “non sono gesti eroici ma normali, che nel nostro clima sembrano straordinari, diventano perciò ancor più fondamentali”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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