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Campo di Fossoli, il presidente Bonaccini alla commemorazione dell’eccidio del 1944: “Un monito dal passato di straordinaria attualità, istituzioni e società civile siano argine a favore della democrazia e della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza al nazifascismo”

Il 12 luglio di 74 anni fa vennero trucidate 67 persone recluse nel Campo vicino a Carpi (Mo) utilizzato dalle SS tedesche come luogo di transito verso i lager nazisti in Germania e oggi struttura punto di riferimento per la memoria, valorizzata attraverso fondi regionali e statali

Bologna – “Luoghi simbolo come Fossoli ci richiamano al dovere di non dimenticare, una lezione sul passato di straordinaria attualità che mai come oggi rappresenta un monito cui ancorare il nostro presente. Non si torna indietro, lo dobbiamo a quanti hanno combattuto e resistito per darci un Paese libero”. Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che questa mattina ha partecipato alla commemorazione del 74^ anniversario dell’eccidio avvenuto il 12 luglio 1944 presso il poligono di tiro di Cibeno, un quartiere di Carpi (Mo), in cui furono trucidate 67 persone recluse nel Campo di Fossoli. Le vittime provenivano da 27 province italiane, avevano diversa estrazione sociale e rappresentavano le tante anime dell’antifascismo presenti nel Paese.

Nel dicembre 2016, grazie a un accordo siglato tra Presidenza del Consiglio dei ministri, Regione Emilia-Romagna e Comune di Carpi, si è arrivati a uno stanziamento di 1 milione di euro, 500 mila finanziati dalla Presidenza del Consiglio e altri 500 mila euro dalla Regione, per la valorizzazione del Campo di Fossoli, realizzando un centro visitatori con un museo multimediale, un luogo di studio, un laboratorio didattico e uno spazio espositivo e per il recupero delle parti originarie della struttura. Nell’ex Campo si registrano circa 30.000 visitatori all’anno, costituiti prevalentemente da studenti e gruppi di scuole. “L’impegno per ricordare uno dei luoghi simbolo della memoria di questa regione–aggiunge il presidente Bonaccini- si è poi concretizzato nel settembre 2017 in un contributo di 3,5 milioni di euro per il recupero e la valorizzazione di questo sito, stanziati dal Ministero col piano strategico Grandi progetti beni culturali”.

“Purtroppo assistiamo a una recrudescenza di atti che riportano la memoria a un periodo buio della nostra storia- sottolinea Bonaccini-: sempre più spesso registriamo l’esposizione di simboli che si rifanno al fascismo e al nazismo, discriminazioni su basi razziali che non possono esistere, così come non sono accettabili la superficialità e la facilità con cui si evocano. Sono segnali che non possiamo sottovalutare. Le istituzioni e la società civile devono fare argine, ribadendo la forza della democrazia e della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione, un impegno che deve essere costante e caratterizzare ogni nostro gesto quotidiano. Anche per questo, per non scordare il nostro passato, abbiamo approvato una legge regionale sulla Memoria del Novecento, unica nel panorama nazionale, finanziando attività e progetti di ricerca, formazione e divulgazione di istituti, enti storici e Comuni dell’Emilia-Romagna”.

Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici, nel dicembre del 1943 Fossoli fu trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in Campo di prigionia e dal marzo del 1944 diventa Campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS tedesche come anticamera dei lager nazisti. I circa 5mila internati politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Nel 1996 è nata una Fondazione con lo scopo di diffondere la memoria storica, attraverso la conservazione e valorizzazione del Campo.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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