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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Oggi la ‘Giornata dell’artigianato in Emilia-Romagna’, appuntamento di approfondimento sul settore e sulle sue prospettive promosso da Regione, Commissione Regionale Artigianato, Cna e Confartigianato. L’assessore Palma Costi: “In miglioramento l’andamento per le aziende artigiane che investono. E questo dimostra che hanno ben compreso le linee direttrici di sviluppo del futuro”

La crisi ha colpito duro le imprese artigiane dell’Emilia Romagna. Hanno retto meglio l’urto soprattutto quelle che hanno puntato sull’internazionalizzazione dei mercati e l’innovazione ma sullo sfondo rimane, per il presente e per il futuro, la difficoltà ad accedere al credito. È questo in sintesi quanto emerso durante i lavori della “Giornata regionale dell’artigianato” – promossa da Regione, Commissione Regionale Artigianato, Cna e Confartigianato dell’Emilia-Romagna – che si è svolta oggi a Bologna.
In Emilia-Romagna delle oltre 400 mila imprese presenti, oltre il 30% fa parte del settore artigiano: sono 132.350 le imprese artigiane attive (il 32,1% del totale) con oltre 305.500 addetti (17,2% del totale). Di queste Il 15,5% sono imprese femminili, il 10,3% imprese giovanili e il 18,3% straniere. Dal 2009 al 2014 il saldo è negativo (-9.596 imprese) con 63.920 imprese cessate e 54.324 nuove nate.
La ripresa dell’artigianato in termini di fatturato è più decisa nelle province di Modena (+7,8%), Parma (+3,1%). Forlì-Cesena (+2,7%), Piacenza (+2,5%), Rimini (+0,4%). In negativo Ferrara (-11%), Ravenna (-8,1%), Reggio Emilia (-4,4%). Stabili i fatturati a Bologna (-0,04%). Le imprese artigiane con contratto di rete nel periodo 2008-2014 hanno incrementato l’occupazione dell’8 per cento.
«Dopo un momento di impasse i dati indicano – ha evidenziato l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi – che l’andamento per le aziende artigiane è in miglioramento, e soprattutto che le imprese artigiane investono nonostante l’accesso al credito non sia semplice per le piccole e medie imprese. E questo dimostra che hanno ben compreso le linee direttrici di sviluppo del futuro».
Poi l’assessore Costi ha aggiunto che l’Emilia Romagna «è una regione artigiana, e sull’artigianato ha fondato parte del suo comparto produttivo. E’ un tratto saliente, distintivo della nostra economia e dei nostri prodotti. Un marchio intangibile ma allo stesso tempo indelebile. Il saper fare, tipico del lavoro artigiano, è fondamentale non solo per la qualità ma anche per la crescita della competitività delle imprese. Proprio per questo sia nel programma di mandato del presidente Stefano Bonaccini sia nel ‘Patto per il lavoro’ è riconosciuta una centralità nell’artigianato con l’obiettivo di creare nuova e buona occupazione e far nascere nuove imprese. La Regione sarà impegnata a sostenere la sfida per il futuro dell’artigianato emiliano romagnolo, attraverso la scuola e la formazione professionale, attraverso il sostegno alla ricerca industriale e alle forme di creatività che dovranno essere interdisciplinari e contagiare le imprese che dovranno farsi contaminare. Attraverso, infine, l’accompagnamento all’internazionalizzazione e il sostegno all’accesso al credito prioritariamente con forme di garanzia».
Negli ultimi anni le imprese artigiane hanno partecipato in larga misura ai bandi della Regione rappresentando, infatti, quasi il 25% delle imprese beneficiarie totali.
Rispetto ai fondi di garanzia e ai fondi rotativi le imprese artigiane risultano beneficiare per oltre il 50% degli stanziamenti con un numero di imprese partecipanti pari al 75% di quelle totali. Anche nelle misure per la ricerca assorbono quasi il 15% delle risorse e rappresentano il 13,7% delle imprese finanziate. Sull’internazionalizzazione sono presenti attraverso i loro consorzi ma anche direttamente nelle partecipazioni fieristiche assorbendo dal 10 al 25 per cento delle risorse annuali: nei progetti promozionali di sistema dove grazie all’azione delle associazioni la loro partecipazione è pari al 50% delle iniziative promosse. Nel 2015, nell’ambito dell’ICT, le imprese artigiane che hanno partecipato al bando superano il 20% del totale. Infine le aziende artigiane hanno mostrato un grande protagonismo anche nei progetti di espansione produttiva nelle aree del sisma dove il 38% delle imprese finanziate è rappresentato proprio da imprese artigiane.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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