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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Secondo appuntamento a Bologna sull’internazionalizzazione. Chiude il 30 settembre il bando per le imprese “non esportatrici”. Caselli: “Il 2015 un anno record ma possiamo crescere ancora”

Bologna – Export, istruzioni per l’uso. Dopo un 2015 record per le esportazioni agroalimentari del settore che hanno toccato un valore di 5,8 miliardi con una crescita del 6,2%, la Regione rilancia il proprio impegno a favore dell’internazionalizzazione del settore. La domanda di made in Italy infatti è in crescita in tutto il mondo e in Emilia-Romagna, regione che detiene il record europeo di prodotti Dop e Igp, con 43 specialità, c’è ancora un significativo potenziale inespresso. Da qui un ciclo di incontri rivolto espressamente alle piccole e medie imprese dell’agrifood per illustrare, con l’aiuto di esperti e addetti ai lavori, incentivi e strumenti a disposizione. Durante l’incontro odierno anche alcuni casi di successo e di esperienze sul campo: Eataly, Coop Italia, Enoteca regionale di Dozza, Agriturismo Corte D’Aibo, Alce Nero.

Ad aprire i lavori l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli: “Sono ancora tante le imprese che non vanno all’estero, complici anche le piccole dimensioni e la scarsa aggregazione – ha sottolineato – ma a fronte di un mercato interno sostanzialmente stabile l’export è una via obbligata per crescere. Come Regione, sfruttando anche la grande esperienza di Expo Milano, stiamo intensificando la nostra attività di ‘diplomazia’ agroalimentare, per rafforzare identità e reputazione. Considero altrettanto importante il sostegno all’innovazione, un settore strategico per accrescere competitività e valore aggiunto, per il quale il Psr mette a disposizione complessivamente 50 milioni di euro. Con questo ciclo di incontri vogliamo favorire dialogo e scambio di esperienze. Tra i prossimi appuntamenti anche quello, più che mai attuale oggi, dedicato alle barriere tariffarie e agli accordi internazionali”.

Go Global anche per l’agroalimentare

Dopo un primo incontro dedicato alle barriere fitosanitarie, il secondo appuntamento oggi a Bologna ha illustrato le opportunità offerte dalla Borsa Merci Telematica; da Intelligent Export Report, un servizio di Unioncamere a misura di azienda per capire dove e come vendere i propri prodotti; dal programma per l’internazionalizzazione della Regione Go Global.
Costruito su 10 Paesi focus (Sud Africa, Angola e Mozambico, Usa e Canada, Cina, Iran , Kazakhstan, Perù e Colombia), Go Global mette a disposizione per il 2016 17,5 milioni e per i successivi 4 anni fino al 2020, circa 12 milioni all’anno. Espressamente rivolto alle piccole e medie imprese non esportatrici, anche del comparto agroalimentare, è il bando (con risorse Por-Fesr) che stanzia 10 milioni di euro per sostenere progetti di promozione dell’’export. Domande entro il 30 settembre

Obiettivo: promozione sui mercati Ue ed extra Ue

Grande successo ha riscosso il bando del Psr 2014-2020 per la promozione dei prodotti di qualità (Dop, Igp, bio) sul mercato Ue: 34 le domande arrivate per un importo complessivo di 7,7 milioni di euro pari a 5,3 di contributo pubblico. L’istruttoria è in corso. Si è appena concluso anche il bando dell’Ocm Vino rivolto ai mercati terzi: 6 i progetti presentati per un importo progettuale di circa 13 milioni di euro e un contributo pubblico di 6,4 milioni.

E-commerce: il “made in Emilia-Romagna” alla conquista della Cina

Vino, olio conserve e specialità alimentari made in Emilia-Romagna alla conquista della Cina, attraverso il Gruppo Vip, la terza più importante piattaforma cinese di e-commerce. Il progetto nasce dalla Fondazione Italia-Cina in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e per le imprese interessate il termine per presentare le domande scade tra pochi giorni, il 15 luglio. C’è tempo invece fino al 29 luglio per partecipare alla principale piattaforma italiana di cooperazione con la Cina, la Italy-China Science technology and innovation week che il 26 ottobre prossimo avrà proprio a Bologna un appuntamento specifico sull’agrifood, in collaborazione con l’assessorato regionale all’Agricoltura e l’Università.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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