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A Long December (Counting Crows, 1996)

Spaghetti al pomodoro
Sulle note dei Counting Crows ho appena preso una cipolla quando K entra in cucina e mi fa «Spero sia tropea, ne basta mezza.»
«Certo certo, naturalmente!» rispondo subito.
Viviamo insieme da dieci anni, io e K, e ogni volta che mi metto ai fornelli arriva lui a controllare che faccia tutto per bene, come se non sapessi come si fa un banale sugo al pomodoro.
Allora, taglio a pezzetti sottili la mia mezza tropea, la metto in padella, ci verso l’olio…
«Alt, è extravergine spero!»
«Ovvio, è da una vita che usiamo solo quello!» faccio io.
Quindi inizio a soffriggere e…
«Mi raccomando, basta un’indorata!»
«Un’indoche?» faccio un sospiro «Sì dai che ho capito.»
Abbasso la fiamma e butto il pomodoro nel soffritto.
«Hai usato i pezzettoni? Lo sai che sono meglio della passata.»
«Ceeerto che ho usato quelli, che ti credi?», altro sospiro.
Inizio a mescolare e…
«Ricordati il dado vegetale!» insiste di nuovo. Usare il dado era stata un’invenzione di Viki.
«Senti, vuoi farlo tu?» rispondo io porgendogli il dado che avevo appena scartato «Se vuoi accomodati!»
«Ok, non parlo più.» dice lui sistemandosi in un angolo tra la tavola e il frigorifero.
Finalmente concludo la mia preparazione senza ulteriori interventi di K. Rimescolo il tutto a fiamma lenta finché il dado non s’è completamente sciolto, nel frattempo m’accorgo che l’acqua nella pentola sul fornello a fianco ha iniziato a bollire, così ci verso gli spaghetti, regolo il timer a undici minuti, metto il fuoco del sugo al minimo e aspetto.

In effetti K non ha mai parlato, ma mi piace pensare che lo faccia. Lui si limita a guardarmi con interesse, qualsiasi cosa faccio. Lo fa da sempre, lo faceva anche con Viki.
Viki manca come l’aria, a tutti e due. Da quando non c’è più, K ha preso il suo posto sul divano: sente ancora il suo profumo sul cuscino.
Ogni giorno K mi ricorda di Viki, di quando lei tornò una sera con un caldo batuffolo di pelo in braccio e me lo porse dicendomi “Ecco questo è K, è un maschietto e starà con noi per tanto tempo spero.”

“Viki, amore, K è sempre qui mentre tu te ne sei andata. Curiosa la vita eh?”

Sento squillare: la pasta è pronta!
Butto gli spaghetti nello scolapasta in una nuvola di vapore, li verso nella padella del sugo e li mescolo per bene, per finire aggiungo tre foglioline di basilico.
K esclama «Evviva si mangia!»
Ovviamente lo dice senza parlare: scodinzola e si lecca i baffi, gli occhi gli brillano di gioia.
Non ci vuole molto per capire K e quelli come lui, chi ama un cane lo sa bene.
Porto la padella in tavola, una bella spolverata di parmigiano e… buon appetito!

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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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