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Santo Spirito: il cinema è vivo e lotta insieme a noi!
Il 18 dicembre “The Old Oak” l’ultimo film di Ken il Rosso, il grande regista britannico.

Potete credere o meno al soffio dello Spirito Santo, ma se amate il Cinema, se pensate che una città non possa vivere senza quella che un secolo fa si guadagnò il titolo di “Settima arte”, allora dovete credere (e ringraziare tutte le sere) il Santo Spirito, l’unico cinema d’essai di Ferrara. Gestito con passione, intelligenza e competenza dal gruppo parrocchiale della chiesa omonima. Ho letto che il “Piccolo Cinema di Santo Spirito”, allora si chiamava così, ha da poco festeggiato i suoi primi 70 anni.  Giusto augurargliene almeno altri 70.

Nel 2006, la chiusura dello storico Cinema Manzoni, (per tutti il Manzo”) è stato un colpo durissimo. Un lutto. I remember come fosse ieri. Molti, all’uscita da quella che non era solo un film, ma una funzione laica, avevano la sgradita sorpresa di  non trovare più la bicicletta nel mucchio delle altre. Ma insomma, era una tassa che eri disposto a pagare: il Manzo valeva bene una bici.
Ma le disgrazie non vengono da sole. 5 anni fa ha chiuso anche lo storico Cinema Boldini (“il Boldo”), il tempio del cinema d’autore. Oggi, da parte del Comune proprietario, non arriva alcuna notizia e speranza di una prossima riapertura: i lavori di ristrutturazione non sono ancora iniziati.

Che rimane, quindi, in quella che vorrebbe essere “La città del Cinema”? Pellicole commerciali e non molto di più.  Di prima visione: il cinema Apollo (dai, non è male) e il Darsena City (deprimente come un grande albergo fuori stagione, ma con  una ottima dotazione di pop corn). Fine? No, un attimo, nelle sere del week end ci sarebbe anche il Cinema San Benedetto (” il Sambe”) ma a patto di non finire in una poltroncina dietro un pilastro di cemento armato.

Tutto questo per dire che il Cinemino Santo Spirito fa parte del patrimonio culturale di Ferrara.  Nel Sito (in fondo) trovate l’elenco dettagliato delle rassegne e degli eventi speciali organizzati dal 2007 fino ad oggi. Alcuni andrebbero riproposti. Penso ad esempio  al “Cinema di Gianni Celati”, una breve rassegna del 2017 dedicata a lui e all’amico fotografo Luigi Ghirri.  A gennaio saranno passati due anni dalla morte del grande scrittore delle pianure e delle apparenze, vent’anni prima, nel 1992, moriva l’altrettanto grande Luigi Ghirri. Cari amici ed amiche del Cinema Teatro Santo Spirito, io nel 2017 me la sono persa, non potreste concedere un bis a me e a tutti i ferraresi?

Ora però, è il momento di “Ken il Rosso”, il grande regista inglese, uno che ha ancora il coraggio di definirsi (in una recentissima intervista) “un comunista”. Ken Loach (vuoi vedere che per lui essere comunista c’entra proprio con questo?) mette in scena il “mondo dei vinti”: i poveri, i marginali, i disoccupati, gli scartati, gli stranieri. E lo fa con una profondità, un rigore, una tenerezza che hanno fatto di Ken Loach un maestro, un cineasta geniale e controcorrente. Un pezzo di Storia del cinema, e uno spaccato sul nostro presente, che, grazie al Cinemino Santo Spirito, possiamo vedere e riflettere.

LUNEDÌ 18 DICEMBRE
ORE 19,00  IN ORATORIO
APERITIVO MULTIETNICO
con Mediterranea Saving Humans

ORE 20,30 CINEMA SANTO SPIRITO
PRESENTAZIONE E PROIEZIONE

THE OLD OAK
Un film di Ken Loach

Con Dave Turner, Ebla Mari, Claire Rodgerson, Trevor Fox, Chris McGlade

Che cosa succede quando in una piccola comunità già segnata da difficoltà per la mancanza di lavoro arriva un gruppo di rifugiati siriani in fuga dalla guerra?

Guarda il Trailer

La recensione da Cineforum

 

 

 

Per ogni informazione sul Cinema di Santo Spirito [Qui]

 

In copertina: una sequenza da “The Old Oak” di Ken Loach, 2023

 

 

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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