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Incontro Alberto Amorelli e Matteo Bianchi dell’associazione Gruppo Tasso, molto conosciuta nel territorio ferrarese. Ci troviamo in biblioteca Ariostea, loro ‘buen retiro’, per fare quattro chiacchiere.

Il nome, innanzitutto. Tasso è un riferimento preciso alla scelta del poeta in antitesi perenne ad Ariosto; c’entra la sua contemporaneità, il suo essere prototipo del letterato, un innovatore del suo tempo, ben diverso dalla figura di cortigiano?
M. C’entra la volontà di creare qualcosa che avesse come cifra uno dei simboli di Ferrara e che non riprendesse necessariamente il culto di Ludovico Ariosto. Elemento che è stato sfruttato anche nel logo, creato dall’effigie di un tasso con una corona di alloro, quasi a dare un significato di sapienza irriverente, a non prenderci troppo sul serio. In realtà il gruppo è di fatto una associazione di persone con competenze, passioni e interessi affini ma anche molto diversi. Ci siamo quindi trovati con un grado zero di competenze, accomunati da una fortissima spinta aggregativa. La cifra del nostro gruppo è l’eterogeneità, che ne è anche la forza: il risultato è la formazione di un gruppo di autori e poeti che hanno voglia di dire la loro, di confrontarsi e ovviamente in cui ognuno potesse esprimersi.

Di cosa vi occupate all’interno del gruppo?
A. Creiamo eventi di diverso tipo. Uno di questi è GialloFerrara, nata dalla necessità di capire come si potesse dare uno scatto di originalità che connettesse letteratura ed eventi, e creare curiosità intorno alla letteratura che si è svolta lo scorso luglio. E l’occhio è caduto sulla letteratura gialla per diversi motivi: è molto seguita, molto letta, è popolare, va a pesca nella vita di tutti i giorni senza necessariamente fermarsi alla soluzione di un enigma; è una sorta di abito che può veicolare altri concetti. Carlo Lucarelli e Agatha Christie, Hercules Poirot e Sherlock Holmes sono alcune delle nostre fonti di ispirazione creativa.

Come è stato articolato GialloFerrara?
A. Dall’11 al 13 luglio sono state preparate conferenze, improvvisazioni in piazza, piccoli flashmobs che hanno avuto un buon impatto sul pubblico; e poi eventi in Biblioteca Ariostea e presso La Feltrinelli con 16 moderatori d’eccezione che sono rinomati giallisti, tra cui Maurizio De Giovanni, Lorenza Ghinelli, Marcello Simoni. E poi Romano De Marco e Gianluca Morozzi, che torneranno a trovarci l’8 novembre in occasione del bis dell’evento. E per festeggiare il ventennale de La Feltrinelli, con cui abbiamo in programma una collaborazione che durerà tutto il mese di novembre; logistica e nomi sono stati concordati insieme a Erika Cusinatti, direttrice del punto vendita; per il quale ci occuperemo sia della direzione artistica che dell’organizzazione logistica che prende spunto da Rinascimento – nuovo stile di comunicazione, media ed eventi interno dell’associazione, composta da Irene Lodi, Silvia Franzoni, Ciro Patricelli, Annalisa Bertasi e Matteo (Bianchi, n.d.r.); e dall’altro della messa a punto materiale e pratica, della messa in scena che coinvolge la città. Da un punto di vista pubblicitario già nel corso di questa edizione sono stati utilizzati i social, abbiamo creato account Twitter a Instagram per postare aggiornamenti sull’evento, cosa che si ripeterà.

Il giallo quale genere letterario tipicamente si sposa bene con il tema della cucina: il colpevole che viene svelato durante la “tavolata” catartica, penso anche alla tragicomica cena rivelatrice di Rocky Horror Picture Show, in cui tutte le magagne vengono alla luce…
M. Sempre all’interno del grande pentolone di Giallo Ferrara ci sono le cene con delitto, che puntano a un grado zero tra creatore e creazione, tra divertimento e spremitura di meningi. Sono vere e proprie cene la cui trama è rielaborata da Alberto (Amorelli, ndr) in base a materiali interessanti trovati in rete, plot modificati in base a luoghi, persone e fatti desiderati. Ogni tavola è composta di partecipati alla cena e semiprofessionisti nelle vesti di detective, ognuno dei quali doveva dare indizi e spunti, mettere la pulce nell’orecchio, dare una precisa direzione, coinvolgendo i partecipanti anche attraverso rappresentazioni estemporanee. E ognuno di loro indossava qualcosa di giallo: un foulard, una maglietta… gli ingredienti di fondo erano l’atmosfera spiritosa e il brano da amalgamare, letteralmente, cercando la soluzione del mistero e trovando il colpevole.

Abbiamo spaziato tra Tasso, Ariosto e giallisti italiani contemporanei. Qualche altro nome che sarà protagonista di un vostro prossimo progetto?
M. Corrado Govoni, di cui ricorrerà il cinquantesimo anniversario di morte il 24 giugno 2015. In quel giorno è già programmato, in Sala Agnelli presso la Biblioteca Ariostea, un convegno di studi govoniani, e in cui sarà presentata la pubblicazione di Angelo Andreotti e Matteo Bianchi dal titolo “Govoniano. Annuario di poesia comparata e critica letteraria”, Edizioni L’Arcolaio; questa parte propedeutica si concluderà con un reading teatralizzato che si svolgerà a Tamara, paese natale del poeta. Nel mese di maggio poi sono previste lezioni sulla poetica govoniana a due voci, con Alberto (Amorelli, ndr).

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I giovani scrittori del Gruppo del Tasso

La poesia è un’altra costante che ritorna, insieme al giallo, all’interno del Tasso…
A. Per un altro nostro progetto, intitolato 24 ore della poesia, che abbiamo proposto a marzo 2013, ci siamo ispirati al popolarissimo programma di cucina Master Chef per titolare il vincitore di una gara di improvvisazione poetica, un contest a tema: il Master Poet. Quindi come vedi il tema della popolarità ritorna! Durante tutta la giornata di venerdì e sabato poi chiunque poteva proporre ad alta voce stralci delle poesie preferite, in qualunque lingua. L’aspetto musicale è affascinante e delicato, è quel collegamento tra poesia ed evocazione. Ognuno ha potuto esprimere liberamente se stesso, e nel farlo ha reso pubblica una sua passione letteraria condividendola con altre persone. Sempre in Ariostea poi nel corso del 2012 era di scena la rassegna di poesia contemporanea In gran segreto.

Una idea che avete in mente e che vorreste realizzare.
M. Il 2016 sarà il cinquecentenario della prima edizione dell’Orlando Furioso.
Sarebbe fantastico calare tutta la città in una atmosfera d’altri tempi. Nel Rinascimento, magari, epoca grande in cui esplode la bellezza estense, usufruendo, questo è il sogno, del patrimonio culturale che è rimasto: costumi, musica, storia, immaginario. Mi piace pensare a scenari onirici, momenti tra rievocazione e messa in scena della vita dell’Ariosto e scene tratte dalle sue opere… che so, Astolfo che se ne va in sella al suo cavallo, diretto verso una luna di carta. Oppure, nella contrada di San Giovanni, di trampolieri con maschere di fiamme in pelle che vagano per le strade…
A. Piuttosto che mettere gente in costume davanti alle vetrine, vestire le vetrine stesse per calare nell’epoca. In fondo è già stato fatto una volta: durante la Giostra del Monaco, manifestazione della contrada di San Giacomo, sono state battute le monete del Duca. Questo non è che un piccolo esempio delle potenzialità che potrebbero definire una manifestazione e realizzare quello che abbiamo in mente. Creare, riprendendo il titolo di uno dei miei libri preferiti una vera e propria festa mobile.

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Giorgia Pizzirani


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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