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Carceri in Emilia Romagna: la relazione del Garante dei Detenuti

Molti paesi europei prevedono una figura di garanzia dei diritti delle persone private della libertà. In Italia, un percorso avviato fin dal 1997 ha portato all’istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale alla fine del 2013, ma la nomina del Collegio e la costituzione dell’Ufficio, che hanno consentito l’effettiva operatività, sono avvenuti solo nei primi mesi del 2016.

Il Garante nazionale è un’Autorità di garanzia indipendente a cui la legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà, visitando i luoghi di privazione della libertà. Scopo delle visite è quello di individuare eventuali criticità e, in un rapporto di collaborazione con le autorità responsabili, trovare soluzioni per risolverle. Dopo ogni visita, il Garante nazionale redige un rapporto contenente osservazioni ed eventuali raccomandazioni e lo inoltra alle autorità competenti.

Anche le regioni ed i comuni possono nominare la figura del Garante sulla base di atti istitutivi che ne definiscono poteri e mandato.

Qui metto a disposizione delle persone interessate uno stralcio della relazione (in fondo il link al testo integrale della relazione) delle attività svolte in Emilia Romagna dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale nell’anno 2023. Il dottor Roberto Cavalieri ha presentato la sua relazione il 16 maggio scorso in Commissione per la parità e per i diritti delle persone.

Mauro Presini

La situazione delle carceri in Emilia Romagna

Casi di suicido, di autolesionismo, danneggiamenti alle strutture, abuso di farmaci, mancato o ritardato rientro da un beneficio, manifestazioni di protesta, un tentativo di evasione, ritrovamento di oggetti non consentiti, radicalizzazioni e violazione delle norme penali. È questa l’impietosa fotografia che emerge nella relazione del garante regionale dei detenuti, che ha illustrato lo scorso 16 maggio in commissione per la Parità e per i diritti delle persone le criticità riscontrate nelle carceri della nostra regione. Una situazione che descrive lo stato di difficoltà dei detenuti e conseguentemente di tutte quelle persone che, a vario titolo, operano in questo tipo di strutture. Su un punto il garante è perentorio: la situazione penitenziaria in Emilia-Romagna impone una ridefinizione delle priorità a partire dal tema del lavoro per i detenuti, che, insieme alla formazione, devono diventare l’aspetto centrale nel percorso rieducativo anche attraverso un maggiore coinvolgimento degli enti territoriali attivi sulle politiche sociali e sulle politiche del lavoro così come sulle politiche abitative.

Le richieste di intervento rivolte al garante, come indicato nella relazione presentata in commissione sull’attività dell’ufficio nel corso del 2023, arrivano a 450. Segnalazioni che riguardano, per fare solo alcuni esempi, i servizi sanitari in carcere, la condizione detentiva, l’accesso alle misure alternative, i trasferimenti, i servizi sociali, il lavoro e il rapporto con la magistratura di sorveglianza.

Il garante riferisce di una capienza regolamentare media nelle carceri della regione pari a 2.981 posti, cifra che contrasta con il dato delle presenze effettive di detenuti che, invece, arrivano in media a 3.466, di cui 158 donne (il 4,55% della popolazione detenuta). Gli stranieri presenti sono in media 1.672 (48,2% sul totale). Da non sottovalutare, poi, il dato sui detenuti semiliberi, in media 68 (di cui 21 stranieri), solo l’1,9% del totale. La questione sovraffollamento – rimarca il garante – porta con sé molti altri problemi, come, ad esempio, garantire a tutti i detenuti percorsi adeguati.

Sempre relativamente all’anno 2023, le carceri emiliano-romagnole sono popolate per lo più da detenuti con condanna in via definitiva (77,6% sul totale), di cui il 73,5% stranieri. I condannati con condanna non definitiva (appellanti, ricorrenti e con posizione mista) arrivano al 9,2%, mentre quelli in attesa di primo giudizio sono l’11,8%. Fra questi in molti hanno un residuo pena ridotto, che consentirebbe l’accesso ai benefici, che in molti casi non viene attivato. Da rilevare, poi, che i detenuti che usufruiscono delle attività formative rappresentano una decisa minoranza. Gli ergastolani, invece, arrivano in media a 173, il 66% a Parma, istituto con presenza di circuiti di alta sicurezza (a partire dai casi di 41bis).

Il garante rileva anche l’aumento di casi di violenza in carcere, con protagonisti i detenuti. Inoltre, segnala eccessi, in casi seppur isolati, da parte della polizia penitenziaria, ricordando il caso di un detenuto di Reggio Emilia aggredito da personale della polizia penitenziaria. Riguardo al problema dei detenuti con disabilità, rimarca come in diversi istituti di pena a questi detenuti non venga garantita sufficiente attenzione.

Particolare, poi l’attenzione al sistema del volontariato carcerario: nel 2023 è stato avviato un percorso (ancora in corso) di incontri che toccherà tutti gli istituti penitenziari della regione, al fine di far conoscere e condividere le buone pratiche attivate.

RELAZIONE_GARANTE_DETENUTI  testo integrale della relazione 

In Copertina: Roberto Cavalieri, Garante dei Detenuti dell’Emilia-Romagna

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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