Skip to main content

Toni (Antonina)

Ho scritto questa pagina tanto tempo fa quando ancora non sapevo che l’arte sarebbe diventata la mia alleata di cura. Un dialogo profondo e rispettoso dove la mia estetica incontra l’estetica dei pazienti e produce trasformazioni e cambiamento.

Racconta una storia di tossicodipendenza in un periodo, i primi anni 80 quando i drogati, l’eroina (ma qualsiasi droga indistintamente), l’Aids erano una vergogna una “piaga sociale” cui si rispondeva con il controllo, la repressione, il carcere o la comunità a vita. Ma erano anche gli anni di quei temerari che cercavano di illuminare l’ignoranza, i pregiudizi, sostituire la paura con la scienza, servizi sanitari competenti.

Ferrara è stata per oltre un decennio una eccellenza, l’unica USL nazionale che aveva realizzato una comunità terapeutica pubblica e, all’ostracismo e/o al buon cuore, sostituiva trattamenti via via sempre più specializzati.

Per coincidenza, ma Jung dice che “il caso non è mai per caso”, in questi giorni ho letto LA TRAVERSATA DEL DESERTO -Quattordicesimo Libro Bianco sulle droghe, un rapporto sulle tossicodipendenze scritto a più mani che riflette con dati e riflessioni critiche questo fenomeno aggiornato al 2022.

Ed è così che si sono risvegliati tanti ricordi di persone, di storie, di battaglie sociali e sanitarie. Politiche!

Tra questi l’incontro con Toni.

L’arte era il suo talento da sempre e ritrovarla è stata la chiave per la sua emancipazione.

Leon Spilliaert, Bevitrice di assenzio,1907

Ho un nome da uomo, ma sono una femmina. E’ un diminutivo, così, un po’ provocatorio. Ma mi piace.

Io non sono quella che si dice un bel pezzo di figa, ma sono intelligente, creativa, estrosa, anticonformista.

E non mi frega niente dei soliti commenti di merda degli uomini e degli stereotipi insulsi nelle rosse bocche a cuore delle donne.

Sono piatta come un asse da bucato. E allora?

Non mi trucco, porto i capelli corti, porto solo le braghe, vado in moto. E con ciò?

Sono una donna libera. Cari maschi non per forza lesbica come voi, quasi fosse una offesa mi liquidate. Autonoma. “Io sono mia” per davvero.

Ho militato nei collettivi femministi, ho vissuto a Londra con i Punk, non mi sono fatta abbindolare da una rassicurante vita “borghese”. Come quella di merda dei miei, magari!

Mi sono diplomata: sono maestra d’arte. Amo studiare, le cose belle, la vita, il mondo e voglio una vita “esagerata”.

tut-to e su bi to”, “il corpo è mio e me lo gestisco io” ,“la fantasia al potere” “maschio repressoo…..

Gaetano Previati, Le Fumatrici_di_Haschish, 1887

Ce l’ho avuta una vita esagerata.

E adesso sono qui.

Comunità di recupero la chiamano. Sì perché mi sono fatta fregare. Idiota!

Libertà di fare. Già. Libertà di farmi.

Niente regole, niente precauzioni.

E adesso sono qui. Tossicodipendente da eroina e sieropositiva.

Libertà un cazzo. L’ho data via per della roba di merda, per una sigaretta, per un posto dove dormire.

L’ho data a chiunque poteva pagarmi e anche a chi diceva che mi dava di più senza guanto. Magari è lui che si fotteva senza il guanto.

Però adesso sono qui. “Per riabilitarmi”. Giusto?

Stronzate.

Robert De Niro in C’era una volta in America di Sergio Leone

Sono qui perché ho deciso che non voglio crepare e non voglio avere sulla coscienza i miei vecchi.

Ho un nome da uomo, non sono quella che si dice una bellezza ma sono intelligente, spiritosa, fantasiosa.

Qui in comunità non so cosa è successo, ma gli operatori mi trattano con rispetto e mi stimano.

Ho trovato anche un fidanzato che mi dice che sono bellissima e che mi fa tanto ridere.

Forse mi assumono come grafico.

Tornerò presto a casa dai miei vecchi che, poveri, sembrano rinati.

Carlo Carrà, La donna e l’assenzio,1911

Non è una vita esagerata, ma mi sento bene.

Non sono più tossicodipendente. Credo!

Sono ancora sieropositiva. Di certo!

Il mio nome è Antonina. Una volta mi facevo chiamare Toni, così per provocare.

Non sono mai stata bella, “un asse da bucato” dicevano.

Adesso sono qui, in una stanza di ospedale. Sono sieropositiva e non è il primo ricovero.

Se non fosse che ho grandi occhi, adesso ancora più grandi, e per i sussulti della tosse, si potrebbe pensare che sotto le lenzuola non c’è niente.

Volevo una vita esagerata e l’ho avuta.

Non ho fatto bene i conti però, ho avuto troppa fretta e ho svenduto le cose importanti, la libertà, il mio corpo, la fantasia.

Mi viene da ridere: quante cazzate!

Bacco di Caravaggio 1596                                                        

Mi viene da piangere.

Perché, lo confesso, adesso, ogni tanto, ho paura.

Nota:
Invece delle solite immagini retoriche, splatter e morbose di solito riesumate quando si scrive di tossicodipendenze, ho scelto di illustrare questo ‘racconto’ con alcune opere di grandi artisti, anche come dedica a Toni/Antonina

Immagine di copertina: Edgar Degas, L’Assenzio, 1875-76

Per leggere gli  altri interventi  della rubrica L’Arte che Cura di Giovanna Tonioliclicca sul nome della rubrica o su quello dell’autrice.

tag:

Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

Comments (8)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it