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L’attività di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio è ispirata all’osservanza dei principi comunitari richiamati nella Parte Quarta, titolo II, del Decreto Legislativo 152/06 e s.m.i., con particolare riferimento a:

  • incentivazione del riciclaggio e del recupero di materia prima, sviluppo della raccolta differenziata di rifiuti di imballaggio e promozione di opportunità di mercato per incoraggiare l’utilizzazione dei materiali ottenuti da imballaggi riciclati e recuperati;
  • riduzione del flusso dei rifiuti di imballaggio destinati allo smaltimento finale attraverso le altre forme di recupero;
  • informazione ai cittadini-consumatori sulla corretta gestione dei rifiuti.

Si tratta di un grande mercato di cui si vuole comprendere nel modo migliore possibile l’intera filiera.
Com’è noto entrano in gioco sia il sistema Corepla sia gli inceneritori. Bisogna essere in grado di saper comprendere nel merito quali sono i principi di miglior riciclo.
Questo principio diventa fondamentale a livello nazionale per individuare le migliori linee industriali per favorire una forte strategia verso la sostenibilità.
Nel 2014 (ultimo dato disponibile) la produzione di materie plastiche globale è stata di 311 Mt (con la Cina primo produttore), con un incremento del 4% rispetto al 2013. In Europa (28+2) la produzione è stata di 59 Mt, con un leggero incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. La domanda in Europa registra un incremento del 3% riflettendo, quindi, una ulteriore ripresa. Gli imballaggi risultano essere il principale campo di applicazione delle materie plastiche rappresentando, in Europa, quasi il 40% della plastica trasformata.
Noi la chiamiamo semplicemente plastica, ma si tratta di svariati polimeri: polietilene, polipropilene, polivinildicloruro, polistirolo, poliuretano, polimetilmetacrilato, poliacetali, polisolfoni, policarbonato, resine ureiche e epossidiche, etc. Il polietilene tereftalato è tra i più conosciuti perché in genere compone le bottiglie di plastica per l’acqua minerale di cui in Italia si fa ancora largo uso.
Dalla loro raccolta si può fare la selezione e il riciclaggio oppure il recupero energetico. Il riferimento consortile è il Corepla (vedi Conai) che tiene rapporti con i vari impianti di selezione (ce ne sono anche vicini a noi). I Css devono effettuare infatti per conto di Corepla, in impianti idonei, la selezione per polimero/colore della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi in plastica provenienti dalla raccolta differenziata urbana, ottenendo a valle della lavorazione le seguenti tipologie (tutte o parte) di rifiuti selezionati, conformi rispetto alle singole specifiche tecniche.
Sul totale raccolto dal Conai pari a oltre otto milioni di tonnellate di materiali, solo poco più del 7% è plastica, di cui il 66% è a recupero energetico. Semplice deduzione: la plastica è voluminosa e leggera (e dunque costosa da raccogliere, ma ha un alto potere calorifico). Questo spiega perché anche in Emilia Romagna il tasso di riciclaggio della plastica è inferiore al 30%.

I dati dell’ultimo semestre di Clara dicono che sono state avviate a riciclo 2.163 tonnellate di imballaggi di plastica, un risultato possibile soprattutto grazie alla raccolta porta a porta e all’impegno dei cittadini e dell’aziende che la fanno correttamente. Clara garantisce così un materiale pulito, di fascia superiore, le condizioni ideali per ottenere plastica riciclata dai moderni sistemi industriali di trattamento.
Sono imballaggi in plastica e quindi vanno nella raccolta differenziata le bottiglie di acqua minerale e di bibite, i flaconi dei detersivi, le vaschette di alimenti, i piatti e i bicchieri di plastica, i barattoli di yogurt, le vaschette di gelato in polistirolo, i sacchetti delle patatine e delle merendine (non sono di carta), le shopper. Ma attenzione a non inserire altri oggetti di plastica come le posate, le siringhe, le bacinelle, i tubi da irrigazione, i giocattoli, i palloni, i cd ecc. Piuttosto che sbagliare è preferibile fare una telefonata o consultare il sito web del gestore. Non c’è niente di peggio che ‘inquinare’ il materiale pulito con sostanze non riciclabili.
Suggerimenti: è importante assicurarsi che gli imballaggi non contengano residui evidenti del contenuto (ma se regolarmente svuotati, non è di norma necessario lavarli). Inoltre, per ridurre il volume e ottimizzare così conferimento e raccolta, occorre, quando è possibile, schiacciare bottiglie e contenitori.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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