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Si chiama Elefante Blu, ma di colori, al suo interno ce ne sono tantissimi: colori di pelle diversi, abiti dai colori sgargianti o il nero del velo in testa, i colori dati ai bambini per giocare e quelli di tutti i disegni appesi ai muri.
Parliamo del Centro per le famiglie che si trova nel quartiere Barco a Ferrara: nato nel maggio del 1993, è il primo dei Centri Bambini e Genitori a essere stato aperto alle famiglie ferraresi. Una realtà attiva da oltre dieci anni ma non conosciuta ai più, nella sua reale valenza.

Al suo interno, tra le attività proposte alle famiglie, si svolgono il martedì e il giovedì mattina, dalle 9 alle 13, le lezioni di italiano per le mamme straniere. In un via vai festoso di bambini, donne pakistane, indiane, nigeriane, magrebine, si riuniscono nelle varie classi, divise per livello di conoscenza della lingua italiana, e sotto la direzione di Maria e Carlo, insegnanti del Cpia (Centro provinciale per l’istruzione degli adulti) di Ferrara, apprendono le regole grammaticali della nostra lingua e si sperimentano in esercizi scritti e simulazioni orali di conversazione.

“Il nostro è un corso di italiano a tutti gli effetti e abbiamo i requisiti per rilasciare il certificato di conoscenza dell’italiano A2, richiesto per l’acquisizione del permesso di soggiorno”, spiega Fulvia Guidoboni, una delle educatrici dell’Elefante Blu che – insieme a Margherita Muratori, Emanuela Baseggio Conrado e alle mediatrici culturali Sarra e Sanowar – porta avanti le attività del centro: le attività mattutine per mamme e bambini fino a tre anni che non frequentano ancora i nidi e le scuole dell’infanzia e i laboratori pomeridiani, rivolte alle famiglie e ai bambini fino ai 6 anni di età, di gioco e attività ludiche e artistiche.

“L’unicità della nostra scuola è la compresenza di mamme e bambini – ci dice ancora Fulvia – gli spazi del Centro sono a disposizione dei bambini che vengono intrattenuti da noi educatrici in attività di gioco e letture, ma ognuno di loro ha la possibilità, quando lo richiede, di raggiungere la mamma impegnata nella sua attività di studio. Si cerca di incentivare l’autonomia del bambino, in considerazione anche delle diverse età, ma non ci deve essere nessuno ‘strappo’, anzi. La nostra parola d’ordine e fluidità e inclusione”.

Al mattino ci si ritrova tutte alle 9.30 per un momento di socializzazione e la condivisione di un thè e qualche chiacchiera, poi inizia il corso di italiano, articolato in tre classi di livello zero, uno e due, fino alle ore 12.30 circa.
“Anni fa – continua Fulvia – le signore partecipavano alle lezioni quasi esclusivamente per ottenere la certificazione necessaria al rilascio del permesso di soggiorno. Ora vengono per il piacere di imparare. E’ un modo per integrarsi nel Paese che le ospita e per acquisire maggiore autonomia nel vivere quotidiano. Nel nostro gruppo abbiamo mamme laureate ma anche analfabete e per molte questo è stato un ‘trampolino di lancio’ nel cammino della scolarizzazione. Non è mancato chi ha conseguito anche la licenza media”. Dietro i volti chini sui libri, nascosti da una massa di riccioli biondi o da veli neri o colorati, ci sono storie diverse di immigrazione. Ci sono donne sole o con bambini al seguito, donne libere o violate e vittime di tratta. Il personale del Centro raccoglie le risate, ma anche le lacrime di chi vive una situazione di sofferenza, attivando, a seconda delle necessità, gli uffici competenti del Centro Donna e Giustizia o gli assistenti sociali.

“Questo avviene nei casi limite – mi spiega un’educatrice – ma il riuscire ad indirizzare le mamme che ne fanno richiesta agli uffici competenti alle loro diverse esigenze, fosse anche per la presentazione del modulo di iscrizione a scuola per i propri figli, è per loro utilissimo. Non bisogna dimenticare che sono donne straniere che hanno difficoltà con la lingua e che devono sbrigare le più disparate commissioni spesso con bimbi piccoli al seguito”. Basta poco per spianare una strada solitamente in salita.
Le voci degli insegnanti continuano a formulare domande e snocciolare regole ed esempi.

Nella stanza attigua, sopra un tavolo in legno, i bambini giocano con la pasta di sale. Qualcuno colora o legge dei libri. I più piccoli dormono cullati dalle educatrici o nelle loro carrozzine. La Ferrara che funziona passa anche da questo Centro. Una delle realtà che
rappresenta quell’avanguardia di Centri famiglia e Scuola, da sempre fiore all’occhiello per la regione Emilia Romagna.

Un mondo protetto di accudimento,insegnamento e cura. Una bella realtà di integrazione.

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Simona Gautieri

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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