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Sono 53.694 i ferraresi che percepiscono meno di 499 euro al mese di assegno pensionistico, e poco più di 30 mila hanno una pensione da 500 a 749 euro. Sommando, sono circa i due terzi della popolazione anziana. Con una media tra i 700 e i 750 euro, Ferrara è con Rimini la provincia a più basso reddito pensionistico dell’Emilia-Romagna,: le donne sono le più penalizzate, per numero di trattamenti erogati e per gli importi, più bassi rispetto a quelli degli uomini.
I dati, di fonte Inps, sono stati diffusi negli scorsi giorni dallo Spi, il sindacato pensionati della Cgil, che sta entrando nella campagna congressuale in preparazione del congresso provinciale previsto il 27 e 28 febbraio 2014.
Come si vive con queste pensioni? È chiaro: male. Un dramma soprattutto per chi è solo e non può contare sull’aiuto dei famigliari o di una badante (se non ci fossero le badanti …).
Ferma restando la sacrosanta battaglia per vedersi riconosciuti trattamenti più equi dopo aver lavorato una vita, per pagare meno tasse e per correggere le storture di chi pretende di mandarci in pensione tutti a settant’anni (negando posti di lavoro ai giovani), bisogna cominciare a rispondere a qualche altra domanda.
Ad una su tutte: reggerà, e come, una società che invecchia? E che cosa questa società che cambia sarà capace di offrire agli anziani?
Lo sappiamo, sull’argomento si sono scritte intere biblioteche. Nello scenario centrale delle stime Istat, in Italia l’età media aumenta da 43,5 anni nel 2011 fino ad un massimo di 49,8 anni nel 2059. Dopo tale anno l’età media si stabilizza sul valore di 49,7 anni, ad indicare una presumibile conclusione del processo di invecchiamento della popolazione. Particolarmente accentuato è l’aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi tra il 20 e il 21% del totale, nello scenario centrale aumentano fino al 2043, anno in cui oltrepassano il 32%, per poi consolidarsi su questa percentuale.
Questa è una delle rivoluzioni culturali del futuro. Né più ne’ meno. Si tratta di scegliere: o l’anziano è cosa da buttare – scusate la crudezza – o è un essere umano che ha diritto a vivere fino alla fine un’esistenza dignitosa. Se vale, come si spera, questa seconda ipotesi, allora bisogna davvero rimboccarsi le maniche. Cominciando a vedere come modificare il funzionamento dei servizi, dai trasporti alla sanità, dalle strutture di socializzazione alle iniziative in cui l’anziano possa essere attivo e interagire con il resto della popolazione, in primis con i giovani. Pubblico e privato possono collaborare. Ci sono esempi a bizzeffe.
Si deve avere il coraggio di sperimentare rapidamente nuove soluzioni, senza pretendere di risolvere tutto e subito, ma anche senza smettere per un minuto l’impegno. Anche in provincia di Ferrara, dove più di 80 mila anziani faticano a vivere. Senza contare gli altri.

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Franco Stefani

Franco Stefani, giornalista professionista, è nato e vive a Cento. Ha lavorato all’Unità per circa dieci anni, poi ha diretto il mensile “Agricoltura” della Regione Emilia-Romagna per altri 21 anni. Ha scritto e scrive anche poesie, racconti ed è coautore di un paio di saggi storici.

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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