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Non ci sarebbe nulla da aggiungere alle parole di Italia Nostra, si tratta un intervento di respiro alto, ma insieme, documentato e durissimo. Forse solo un grazie da parte di Periscopio (di chi lo scrive e di chi lo legge) a Italia Nostra, ai tanti cocciutissimi volontari del Comitato Save The Park, alle decine di migliaia di cittadini – di ogni parte politica – che hanno chiesto in ogni modo e maniera al Sindaco e alla Giunta di Ferrara di fermarsi, di non commettere un “delitto ambientale” cosi scellerato.  Ora il Parco Urbano Bassani è ferito a morte. Ma nessuno ha intenzione di arrendersi. Nemmeno questo piccolo giornale. Anche io, come Italia Nostra, penso che questa pratica amministrativa dettata dalla ignoranza e dalla volgarità, questo insulto alla identità e alla memoria di Ferrara, verrà giudicato e condannato. Il Parco Urbano tornerà alla cifra unica e geniale con cui era stato ideato e realizzato. Non so quando noi ferraresi saremo risarciti, spero il prima possibile, ma se Sindaco e compagnia continueranno a non ascoltare ragioni,  per fare i conti dovremo aspettare le elezioni amministrative del prossimo giugno.
(Francesco Monini)

A DIFESA DELLA VOCAZIONE ECOLOGICA DEL PARCO URBANO

Il Parco Urbano di Ferrara fu pensato e voluto nel Piano Regolatore del 1975 come parco-campagna, un territorio di circa 1200 ettari posto a nord della città, che univa il centro storico al Po, sostanzialmente inedificato e da mantenere tale, in seguito protetto dal Piano Paesistico Regionale come “zona di particolare interesse paesaggistico ambientale”, confinante con la zona di protezione integrale (art.25 del Piano Paesistico) della sponda del Po ed in particolare dell’Isola Bianca.

Nel 1996 il progetto di “Tutela e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali del Parco Urbano di Ferrara”, redatto dal Comune e finanziato dalla Regione (purtroppo attuato solo in parte), ha ribadito la vocazione ecologica del Parco Urbano, polmone verde della città, nel frattempo collegato al parco delle Mura, pur riconoscendo compatibile la presenza di attrezzature per lo sport (strutture del Centro Sportivo Universitario, piscina e campo da golf, in gran parte preesistenti).

Dal 1975 ad oggi la vocazione del Parco non è mai stata messa in discussione e i valori ambientali in esso presenti si sono consolidati nel tempo soprattutto nella parte di proprietà pubblica, compresa la parziale rinaturalizzazione della ex discarica di inerti. Il Parco Urbano è stato finora il fiore all’occhiello dell’urbanistica di questa città.

Forse proprio per questo la nuova Amministrazione Comunale ha dichiarato fin dal proprio insediamento e attuato, senza alcun confronto, una diversa visione della parte pubblica del Parco, trasformandola in luogo attrezzato per spettacoli, fiere e altre manifestazioni con grande affluenza di pubblico, fruibile anche nelle ore notturne, il tutto palesemente in contrasto con la vocazione naturalistica del Parco e con le norme che la tutelano.

Le prime manifestazioni hanno avuto effetti devastanti (documentati), ma ancor più devastanti sono stati i successivi lavori “di ripristino”:
strade d’accesso raddoppiate, sentieri pedonali e ciclabili sostituiti con strade di 4 e 6 metri di carreggiata, con fondo di asfalto mascherato da una spolveratura superiore di ghiaia fine: nessun progetto presentato e da discutere, nessuna competenza paesaggistica con cui confrontarsi, nessuna attenzione alle norme più elementari di ingegneria ambientale in un’area protetta.

Italia Nostra ha richiesto alla Provincia, ente preposto alla verifica del rispetto dei valori ambientali del territorio, se ciò che è stato fatto è legittimo. Le eventuali responsabilità saranno verificate chiarite e, in caso di irregolarità, chi di dovere ne risponderà.

Certamente, in questa inconcepibile vicenda, non sono state rispettate le regole più elementari della convivenza democratica.

In passato la natura del Parco Urbano corse un pericolo anche più grave quando, alla fine degli anni Settanta, un gruppo di progettisti dell’Università di Venezia, guidati da Carlo Aymonino, su incarico dell’amministrazione comunale proposero, tra l’altro, nel cuore della parte pubblica del Parco, una sorta di grande piazza circondata da strutture fisse per manifestazioni e spettacoli. Il progetto fu presentato, discusso e prevalse la ragione, riconoscendo preminenti i valori naturalistici e ambientali del Parco, all’interno di un percorso di normale prassi democratica.

Oggi tutto è stato deciso ed eseguito senza alcuna possibilità reale di confronto. Non si può inoltre che restare sconcertati dal ruolo che gli organismi direttivi del Teatro Comunale hanno accettato di svolgere in questa vicenda.

Italia Nostra continuerà a battersi contro lo snaturamento del Parco Urbano e perché Ferrara venga dotata di strutture adatte ad ospitare grandi concerti e grandi manifestazioni in luogo adatto e diverso dal Parco Urbano della città.

La parte pubblica del Parco Urbano è stata intestata a Giorgio Bassani, anche su richiesta di Italia Nostra, perché il parco rappresentava per Ferrara la realizzazione del sogno urbanistico di Paolo Ravenna, di Antonio Cederna e dello stesso Bassani, in quegli anni presidente nazionale dell’Associazione.
E’ doveroso chiedersi, finché continua il tentativo di snaturamento del Parco, se quella intestazione ha ancora senso, o se non rischia di essere una offesa alla memoria e al pensiero di Bassani, a partire da quelle inqualificabili scritte poste a terra negli ingressi del Parco con il nome dello scrittore a caratteri cubitali: nulla di più estraneo al carattere, alla sensibilità ambientale, alle qualità umane, al modo di essere e alla poetica stessa del grande scrittore.

Il Consiglio Direttivo della sezione di Italia Nostra di Ferrara

In copertina; le superstrade asfaltate del nuovo parco urbano – Foto di Italia Nostra

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Italia Nostra

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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