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Da: Comune di Comacchio.

Carissimi,

come preannunciato il mio mandato a servizio dell’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità -Delta del Po volge al termine, e con queste poche righe, sono a rassegnare, con effetto immediato, le mie dimissioni da Presidente del Parco.

Un percorso iniziato il 15 settembre 2017 con un mandato di scopo e transitorio che avrebbe dovuto concludersi dopo 6/12 mesi con la creazione del Parco Interregionale del Delta del Po.

Un ruolo che ho svolto gratuitamente provando, con enormi sforzi, a conciliarlo con quello di Sindaco di Comacchio. Un incarico assunto con responsabilità, entusiasmo e credendo fortemente nella mission di poter contribuire fattivamente non soltanto alla creazione del Parco Unico, ma anche a una “rivoluzione” che tanti di noi sognavano da decenni e che avrebbe permesso quel “cambio di passo” tanto auspicato per il territorio del Delta del Po.

Di due cose mi sento sinceramente di andare fiero: in questi anni, ogni volta che ho deciso di fare o di non fare qualcosa, l´ho fatto avendo sempre nel cuore e nella mente il bene comune e tentando sempre di utilizzare un approccio responsabile e non integralista, spingendo affinché le necessità legate alla tutela ambientale non tralasciassero mai la necessità di fruizione e le esigenze delle persone che vivono questi luoghi.

Evito di tracciare stucchevoli bilanci dell´attività svolta in questi due anni e mezzo e non rivendico alcun merito per ciò che è stato fatto; anzi, spesso mi volto indietro e penso a tutto ciò che avrei voluto avere più tempo da dedicare, fare in più e meglio, ma che, per mille motivi, spesso non dipendenti dalla mia volontà, non è stato possibile realizzare. Potrei parlarvi del progetto Porte del Parco, del documento conclusivo relativo alla revisione dei piani di stazione, delle derivazione della Valli di Comacchio attese da 30 anni e finalmente autorizzate, della Carta Europea del Turismo Sostenibile, della convenzione sottoscritta nel 2018 attesa da tempo tra Parco e Comune di Ravenna per la gestione di Valle della Canne e di Punte Alberete, della semplificazione amministrativa ecc. , ma sono tutte cose che conoscete già, perché le abbiamo costruite insieme.

Mi concentro però su alcuni temi salienti per il futuro e ancora oggi per me strategici.

La gestione del bilancio, seppur ordinata e senza situazioni debitorie, è stata difficoltosa per via dei limitati trasferimenti regionali che hanno inciso in particolare modo sulla spesa corrente: infatti, pur essendo il Parco una sorta di ente di secondo livello, non ha entrate proprie e vive solo di trasferimenti regionali e dei soci (comuni e province). Il Parco ha bisogno per il futuro di maggiore programmazione nei flussi finanziari, e perché no, di entrate proprie.

Per far fronte alla carenza di risorse, abbiamo sempre cercato di reperire risorse alternative, partecipando a bandi regionali o europei, al fine di portare contributi da destinare ai nostri Comuni e al territorio. Si pensi alla proficua collaborazione con il Gruppo Azione Locale (G.A.L.) che ha aperto sia ai Comuni che all’ambiente rurale molteplici possibilità di finanziamento.

Altro problema affrontato in questi anni, ma non risolto, è la diffusione dei predatori, delle specie aliene “invasive” e di quelle specie animali che hanno avuto una proliferazione straordinaria in questi anni (daino, cormorano, nutria, ibis sacro ecc). Bene le tutele, ma i Parchi non possono accettare il ruolo di “imputati” per la sua crescita numerica, né tanto meno essere considerati responsabili per incidenti e sinistri, sempre più diffusi in pieno centro abitato e sulle arterie principali.

Positivi i monitoraggi della specie e la sperimentazione di tecniche che possano dare un aiuto, ma ora, a mio avviso, c’è anche bisogno di intervenire e si dovrà predisporne dei Piani di Gestione più “concreti” e risolutivi.

E poi il tema più importante su cui ritorno: il Parco Unico.

Ho espresso al tempo soddisfazione per l’opportunità che nella legge di stabilità 2018 veniva data al Parco del Delta del Po grazie all’importante lavoro svolto dai parlamentari e dai Ministri Dario Franceschini e Gianluca Galletti.

E parto proprio del Parco Unico, su cui insieme a tutti voi abbiamo creduto intensamente, anche grazie al supporto della Consigliera Regionale Marcella Zappaterra, con la quale in tempo record, dal giorno dopo dell’approvazione abbiamo lavorato per costruire un’intesa tra le due Regioni – Emilia-Romagna e Veneto – e il Ministero dell’Ambiente coinvolgendo i territori, i sindaci, le comunità, le associazioni ambientaliste, gli imprenditori e tutti i portatori di interesse per cogliere la straordinaria opportunità di un parco unico con un’unica amministrazione, condividendola con chi nel Parco ci vive e senza calare decisioni dall’alto.

Noi emiliano-romagnoli siamo arrivati, con fatica, a una proposta depositata agli atti e anche a una sintesi, seppur con visioni diverse rispetto all’Interregionalità per taluni e alla necessità di un Parco Nazionale per altri. Tutti eravamo d’accordo però che il Parco Interregionale, dopo decenni di attesa, fosse comunque un grosso passo in avanti.

Posizione sostenuta fortemente anche dalla Regione Emilia-Romagna, dal suo Presidente Bonaccini, ma bocciata negli stessi giorni sonoramente dalla Regione Veneto che con una risoluzione in consiglio regionale si esprimeva con un sonoro e secco “No” ad ogni collaborazione o percorso di unificazione.

E a questo “No” sono seguite anche grosse difficoltà relazionali per far funzionare l’unico strumento di collaborazione tra i due Parchi ovvero la Riserva Mab-Unesco. Un riconoscimento sul quale abbiamo negli anni lavorato duramente e che per tutti noi non rappresentava un altro brand da mettere sulla carta intestata, ma l’inizio di un percorso di coesione e unificazione del Grande Delta.

Invano abbiamo sollecitato i colleghi del Veneto, atteso la nomina di un nuovo Presidente, parlato con i Sindaci veneti, con il risultato finale che il Parco Veneto, legale rappresentante del Mab, ha sospeso di fatto ogni tavolo da oltre un anno e mezzo.

E allora questa la considera una grossa sconfitta della Politica, quella con la P maiuscola, perché la creazione di un Parco Unico è l’unico mezzo per la crescita socio-economica di tutto il Delta del Po.

Oggi però da consigliere regionale ho ancora di più la responsabilità e l’ambizione di sollecitare il mio Presidente e il futuro Assessore competente per riprendere quel tavolo.

C’è bisogno di ridefinire il ruolo futuro del Parco e personalmente non ho ancora rinunciato allo sviluppo del Parco Unico definito nell’emendamento “Franceschini”, nell’immediato però, il mio impegno come consigliere regionale, sarà quello di sollecitare la revisione della Legge regionale sulle macroaree. Legge perfettibile per le altre realtà, ma dalla quale il Delta del Po va escluso per le sue specificità e peculiarità. Per il Delta serve una attenzione ad hoc.

Conto di farlo nel percorso per la definizione di un Patto per il Delta del Po o di una legge speciale sulla quale, anche Bonaccini, nell’ambito del nuovo Patto per il Lavoro, si è impegnato in campagna elettorale.

Questa importante e ricca esperienza mi ha dato una visione più aperta e lungimirante del nostro territorio, mi ha obbligato ad uscire da una logica di gestione locale, assumendo la consapevolezza che solo una comunità coesa e un territorio unito, possono far consacrare definitivamente il Parco del Delta del Po.

Ringrazio il Comitato Esecutivo che mi ha supportato in questi anni e ringrazio tutti i colleghi Sindaci, impegnati sempre in prima persona per il bene delle proprie comunità e con cui in questi anni ho sempre dialogato con reciproco spirito cooperativo. Tutte le decisioni sono state assunte all’unanimità, anche quelle più complesse e in emergenza, e questo non era scontato.

Desidero poi segnalare la disponibilità di tutto il Personale e l’impegno dell’instancabile Direttore dr.ssa Maria Pia Pagliarusco: a loro va il mio ringraziamento sincero, anche per i dipendenti non dirigenti dell’Ente è stato necessario un notevole impegno anche per affrontare la riforma regionale dei “Parchi” e, tolti pochi casi isolati, ho avuto modo di apprezzarne ulteriormente la professionalità e la dedizione, sia del personale interno che di quello esterno.

Infine un pensiero di gratitudine va a tutti i volontari che a diverso titolo hanno partecipato alle attività di vigilanza ecologica, di sensibilizzazione e di educazione ambientale.

Rileggendo il testo mi rendo conto che il “breve bilancio”, pur non essendo esaustivo di tutte le attività svolte, è diventato piuttosto lungo. Non mi resta che ringraziarvi per l’opportunità che mi avete dato e auguro un buon lavoro a voi e al futuro Presidente che dovrà essere, a mio avviso, in servizio a tempo pieno e giustamente retribuito per la responsabilità e il ruolo ricoperto.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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