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È passato un mese dal quinto anniversario delle due scosse che, nel maggio 2012, hanno sconquassato le case e le vite degli emiliani. Tra un paio di mesi sarà il primo anniversario del terremoto che ha colpito il Centro Italia: a partire dal 24 agosto 2016 e poi per cinque mesi la terra ha tremato nelle regioni centrali della penisola, fino all’ultima scossa di questa sequenza sismica, il 18 gennaio 2017, che ha causato la slavina che ha travolto l’Hotel Rigopiano.
La politica di ricostruzione emiliana viene indicata come modello di gestione, tanto che il presidente Mattarella, durante la sua visita a Mirandola lo scorso 29 maggio, ha affermato: “la ricostruzione in Emilia è un punto di riferimento” e ha aggiunto la “vostra volontà e la vostra forza hanno scacciato le paure e avviato una ricostruzione di grande successo”. E non a caso Vasco Errani, dopo essere stato il Commissario straordinario per la ricostruzione nella sua regione, è stato chiamato da Renzi alla stessa carica per la sequenza sismica fra Lazio, Marche e Umbria. E dunque anche qui: prima le scuole e le imprese, per guardare al futuro.

Ma non è tutto oro quello che luccica. Basti pensare che ancora oggi, dopo che l’Italia è stata colpita da diverse calamità naturali – delle quali i terremoti sono solo la punta dell’iceberg – manca una legge quadro nazionale per regolamentare le modalità di azione e di intervento in occasione di questi eventi straordinari. Inoltre manca un dibattito serio sulla prevenzione: i terremoti non si possono prevedere, ma l’educazione e la conoscenza del proprio territorio sono fondamentali, anche come base per averne una cura e un rispetto maggiori.
In Emilia c’è ancora molto da fare, nel Centro Italia si è solo all’inizio. In entrambi i casi la ricostruzione non riguarda solo il paesaggio esteriore, le attività economiche, ma anche le comunità e i valori alla loro base.

Ferraraitalia ha deciso di dedicare il quarto dossier estivo all’Italia ferita, ma pronta a rimboccarsi le maniche: dai distretti emiliano romagnoli, come il biomedicale, alle attività agricole del Centro, come dimenticare chi non ha voluto abbandonare il proprio bestiame nemmeno nel rigido inverno degli Appennini?
Buona lettura.

L’ITALIA FERITA, MA PRONTA ALLA RI-SCOSSA. DAL SISMA EMILIANO DEL 2012 AL TERREMOTO DEL 2016 NEL CENTRO ITALIA. IL DOSSIER N. 4/2017 – Vai al sommario

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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