Skip to main content

Mese: Ottobre 2014

parlamento-rissa

GERMOGLI
La politica e il fato.
>l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

albert-camusEscludendo isolati e nobili casi.

“La politica e il fato dell’umanità vengono forgiati da uomini privi di ideali e grandezza. Gli uomini che hanno dentro di sé la grandezza non entrano in politica”. (Albert Camus)

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 27 ottobre

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

La newsletter del 27 ottobre 2014

INCONTRI MEP – Dal 27 al 31 ottobre studenti da tutta Italia
Le fasi nazionali del “Model European Parliament” a Ferrara
27-10-2014

M.E.P. SESSIONE NAZIONALE 2014 – Studenti da tutta italia simuleranno a Ferrara i lavori del Parlamento Europeo

(Comunicato a cura del Liceo Scientifico Roiti di Ferrara)

Il Liceo scientifico “Antonio Roiti” ha avuto il compito di organizzare una sessione nazionale del Model European Parliament (MEP) a Ferrara nelle giornate del 27, 28, 29, 30, 31 ottobre 2014. Il Model European Parliament è un progetto di simulazione dei lavori del Parlamento europeo che si rivolge agli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado; per alcuni giorni i ragazzi dell’istituto ferrarese, più volte impegnato a partire dal 2000 in queste attività, vestiranno i panni dei delegati parlamentari e dibatteranno, prima in Commissioni e poi in Assemblea plenaria, i diversi problemi relativi alla politica europea.

MEP Italia è un’associazione culturale, apolitica, senza fini di lucro, che si è costituita ufficialmente nel settembre 1996 a Modena, collegata alla Foundation Model European Parliament che opera e ha sede a l’Aia in Olanda dal 1994. Tra gli obiettivi educativi e culturali dell’iniziativa, vi sono la promozione e lo sviluppo della persona nel contesto sociale e il senso di appartenenza all’Unione Europea, l’educazione alla cittadinanza attiva, la conoscenza del pluralismo culturale del nostro continente, l’importanza del confronto democratico in una società dove la diversità culturale porta arricchimento e crescita umana.

Le delegazioni provenienti da numerose scuole italiane si ritroveranno il 28 ottobre nella Sala Consiliare del Comune di Ferrara per la cerimonia di apertura della sessione nazionale. Sono previsti gli interventi di benvenuto del Vice Sindaco di Ferrara, del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale dott. Stefano Versari, del dirigente dell’ufficio scolastico territoriale dott. Antimo Ponticiello, del Rettore prof. Pasquale Nappi, del Presidente dell’Amministrazione Provinciale, del dirigente scolastico del Liceo A.Roiti Donato Selleri e della prof. Marina Maja, docente di Lingua Inglese al Liceo Roiti e referente del progetto.

Dopo la cerimonia i ragazzi si concentreranno nell’attività di “team building” (costruzione del gruppo di lavoro) che li porterà a conoscere la città di Ferrara, guidati dai loro colleghi ferraresi, gli studenti del Liceo Roiti.

Nel pomeriggio e il giorno seguente (29 ottobre), gli studenti delegati lavoreranno insieme in Commissione per predisporre le risoluzioni da presentare e discutere in Assemblea Plenaria 30 ottobre 2014, a cui invece parteciperà l’europarlamentare sig.ra Cecile Kyenge.

LA SCHEDA (A cura del gruppo organizzativo MEP Liceo Scientifico Ferrara)

Che cos’è il M.E.P.

Model European Parliament Italia è un’associazione culturale, apolitica, senza fini di lucro, che si è costituita ufficialmente nel settembre 1996 a Modena collegata alla Foundation Model European Parliament, creata nel 1994 a L’Aia, in Olanda. In Italia 30 scuole di grado superiore aderiscono al progetto. Il Liceo A.Roiti partecipa a questa iniziativa dal 2000. Il progetto consiste in una simulazione del lavoro dei parlamentari europei suddivisi in dieci diverse Commissioni.

Come si svolge

Gli studenti, o “delegati”, analizzano il tema assegnato alla propria Commissione, leggono documenti e preparano le risoluzioni. ( i temi riguardano i diritti umani, l’ambiente, la sicurezza, la protezione dei consumatori, l’agricoltura, l’istruzione, l’uguaglianza di genere, ecc…)

I delegati lavorano in gruppo, guidati da due o tre “chairs”, studenti che hanno già maturato un’esperienza M.E.P a livello nazionale.

Durante l’Assemblea generale, che si tiene al mattino, ogni Commissione presenta la propria risoluzione che viene dibattuta e votata. I lavori sono presieduti dai Chairs. Dieci studenti, selezionati dai Chairs, parteciperanno alla Sessione Nazionale.( Si sono svolte sessioni nazionali a Salsomaggiore, Palermo, Napoli, Bassano del Grappa, Rimini, Sorrento). Gli studenti, selezionati in sede nazionale, partecipano alla Sessione Internazionale che ha luogo in una capitale europea e i cui lavori si svolgono in inglese.( si sono svolte a L’Aja, Tallin, Bratislava, Bonn, Istambul)

Obiettivi educativi e culturali

– promuovere lo sviluppo della persona nel contesto sociale;

– educare alla Cittadinanza attiva;

– sviluppare un sentimento di appartenenza all’Unione Europea ed una partecipazione più consapevole alla sua costruzione;

– far conoscere ed apprezzare il pluralismo culturale del nostro continente;

– accrescere la consapevolezza del valore fondamentale del confronto democratico in una società dove la diversità è portatrice di arricchimento e fautrice di autentica crescita umana.

Quali competenze sviluppa

– saper lavorare in gruppo;

– saper parlare in pubblico sostenendo le proprie ragioni o avanzando critiche argomentate;

– sapersi confrontare con gli altri sul piano delle idee, nel pieno rispetto delle diversità di opinione;

– acquisire consapevolezza del proprio ruolo di cittadini, non solo italiani ma anche europei.

A cura del Liceo Scientifico Roiti di Ferrara

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Incontro martedì 28 ottobre alle 17 nella sala Agnelli
Piero Stefani racconta la scrittrice Liana Millu ‘A cent’anni dalla nascita’
27-10-2014

Martedì 28 ottobre alle 17 alla sala Agnelli della biblioteca Ariostea (via Scienze 17) per il ciclo ‘Anniversari’, Piero Stefani illustrerà la figura di Liana Millu ‘A cent’anni dalla nascita: storia di una vita’. Nel corso dell’iniziativa, a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, verrà ricostruita la vita della scrittrice e testimone genovese che portò per sessant’anni inciso sul suo braccio il n. A. 5384 di Auschwitz Birkenau. In modo particolare si seguirà la genesi, dai primi abbozzi scritti appena uscita dal Lager alla stesura finale, di un racconto intitolato “Lily Marleen”. Il testo è contenuto nel suo libro più noto “Il fumo di Birkenau”. Il riferimento darà modo all’Accademia Corale Vittore Veneziani di eseguire la celebre canzone nella elaborazione scritta dal maestro Giordano Tunioli. Dialogo e letture di Magda Iazzetta e Piero Stefani.

CITTA’ SOLIDALE E SICURA – Lunedì 27 ottobre alle 18 nella sala del Centro di Mediazione (sala Polivalente) alla base del Grattacielo
Prima seduta del nuovo Consiglio delle Comunità straniere
27-10-2014

Il Consiglio delle Comunità straniere del Comune di Ferrara, organismo istituito per favorire l’incontro, la conoscenza reciproca, lo scambio ed il dialogo tra portatori di diverse culture, si riunirà oggi, lunedì 27 ottobre alle 18 nella sala Polivalente del Centro di Mediazione, alla base del Grattacielo (viale Cavour 189). Si tratta della prima seduta del nuovo Consiglio delle Comunità straniere, nell’occasione convocata e presieduta dall’Assessore alla Sanità, ai Servizi alla persona e all’Immigrazione del Comune di Ferrara.
Partecipano al Consiglio le associazioni che perseguono gli obiettivi della promozione dell’integrazione e dell’inclusione sociale, la lotta alla discriminazione, la promozione del dialogo e del confronto tra culture diverse come arricchimento reciproco e la diffusione della cultura della tolleranza e la promozione di una città multietnica e interculturale.
Il Consiglio è composto da 16 consiglieri (e 7 supplenti) individuati dalle 11 associazioni cittadine che hanno chiesto di farne parte. Nel corso dei lavori odierni si procederà all’elezione del vice presidente del Consiglio delle comunità straniere e si condivideranno le priorità per avviare i lavori.

Giornalisti, fotografi e operatori video sono invitati.

ESERCITAZIONE PROTEZIONE CIVILE – Giovedì 30 ottobre dalle 10 alle 12 un test operativo per sperimentare l’efficenza del sistema
Sirene 2014: prova periodica di allarme con simulazione di un incidente rilevante al petrolchimico
27-10-2014

Nella giornata di giovedì 30 ottobre, dalle 10 alle 12, avrà luogo la prova periodica di allarme “Sirene 2014”, attraverso la quale il Servizio Associato di Protezione Civile Terre Estensi in collaborazione con il comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, sperimenterà l’efficienza dell’apparato di allertamento acustico alla popolazione, previsto dal Piano di Emergenza Esterna redatto dalla Prefettura, simulando – senza alcun coinvolgimento attivo della cittadinanza – uno stato di emergenza conseguente al verificarsi di un incidente rilevante all’interno del Polo Chimico.
Per tutte le informazioni su tempi e modalità della prova di allertamento acustico alla popolazione è possibile contattare il Servizio Associato di protezione Civile Terre Estensi, via G. Marconi, 35 – tel. 0532-771546/585 e consultare lo spazio informativo del sito internet del Comune di Ferrara al seguente indirizzo: http://servizi.comune.fe.it/index.phtml?id=2959.

>> Testo tratto dal volantono distributo alla popolazione a cura della Protezione Civile di Ferrara:

GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 2014 con inizio alle ore 10.00 e termine alle ore 12.00 circa sarà effettuata

LA PROVA PERIODICA DI ALLARME “Sirene 2014”

Del “Sistema di allertamento acustico alla popolazione per il rischio industriale”. La prova consisterà nella simulazione dello stato di emergenza, causato da un incidente rilevante all’interno del Polo Chimico che coinvolga i centri abitati, mediante l’attivazione di diffusori acustici nelle modalità di allarme e cessato allarme.

ALLARME: (durata minuti 2)
sarà diffuso con UN SUONO CONTINUO DI SIRENA; tale segnale inviterà la popolazione a rifugiarsi in un luogo chiuso, seguendo le misure di autoprotezione contenute nell’opuscolo informativo “La gestione del riscio industriale” disponibile presso: l’URP (Via Spadari, 2), gli uffici delle Delegazioni Comunali e della Protezione Civile (Via G. Marconi, 35), nonché sul sito internet del Comune.

CESSATO ALLARME: (durata minuti 2)
sarà diffuso con UN SUONO DI SIRENA INTERVALLATO DA BREVI PAUSE; questo segnale informerà la popolazione del cessato pericolo e del ritorno alla normalità.
La prova sarà condotta dalle sale operative del Servizio Associato di Protezione Civile Terre Estensi e del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ferrara. Personale appartenente al Coordinamento Provinciale delle Associazioni di Volontariato di Protezione Civile, munito di tesserino di riconoscimento, coadiuverà le varie fasi dell’operazione.

Per ogni ulteriore informazione, contattare il Servizio Associato di Protezione Civile Terre Estensi – Via G. Marconi, 35 – tel. 0532 771546 – 771585.

LAVORI PUBBLICI E MOBILITA’ – Aggiornamento del 27 ottobre 2014
Riaperto questa mattina, lunedì 27 ottobre, il transito in via Ferraresi
27-10-2014

AGGIORNAMENTO DI LUNEDI’ 27 OTTOBRE 2014

E’ stato riaperto questa mattina, lunedì 27 ottobre, il transito veicolare nel tratto di via Ferraresi, compreso fra le rotatorie di via Beethoven e via della Fiera-via Veneziani, rimasto chiuso nel fine settimana scorso per consentire lo svolgimento di lavori relativi al nuovo insediamento commerciale.

——————————————————————–

Da Cronacacomune del 22 ottobre 2014

Per l’interramento della condotta fognaria necessaria per il nuovo insediamento commerciale, venerdì 24 ottobre prenderanno il via i lavori in via Ferraresi.

Pertanto – come ricorda una nota del Servizio comunale Infrastrutture Mobilità e Traffico – sarà interdetto il transito veicolare nel tratto di via Ferraresi compreso tra l’intersezione a rotatoria con via Beethoven e l’intersezione a rotatoria di via della Fiera – via Veneziani.
Gli automobilisti potranno utilizzare come percorsi alternativi, sia in andata sia al ritorno, via Bologna e via Beethoven. Sulla via Bologna verrà revocato il divieto di transito ai mezzi pesanti (superiori a 3,5 ton) nel tratto compreso tra via Veneziani e le vie Wagner/Beethoven in entrambi i sensi di marcia.
La durata dei lavori prevista è di quattro giorni, salvo avverse condizioni meteo.

INTERPELLANZA – Presentata dal gruppo G.O.L. in Consiglio comunale
Richiesta in merito ai contributi erogati alla Cooperativa Sociale Camelot
27-10-2014

Questa l’interpellanza pervenuta:
– il consigliere Rendine (gruppo G.O.L. in Consiglio comunale) ha interpellato il Sindaco di Ferrara e l’assessora comunale alla Sanità/Servizi alla persona in merito ai contributi erogati alla Cooperativa Sociale Camelot a r.l. onlus.

1.a COMMISSIONE CONSILIARE – Mercoledì 29 ottobre alle 15.30 nella sala Zanotti
Informativa e aggiornamento sulla gestione dell’emergenza profughi
27-10-2014

La 1.a Commissione consiliare – presieduta dal consigliere Matteo Fornasini – si riunirà mercoledì 29 ottobre alle 15.30 nella sala Zanotti della residenza municipale. Al centro dei lavori (di competenza dell’assessorato alla Sanità e Servizi alla persona) un'”Informativa in merito ai compiti e ai ruoli svolti dal Comune di Ferrara e dall’A.S.P. nella gestione dell’emergenza profughi” e un “Aggiornamento sulle presenze di Richiedenti Asilo”. Saranno presenti all’incontro il presidente e il direttore di ASP-Centro Servizi alla Persona di Ferrara.

CONSIGLIO COMUNALE – Oggi nella seduta pomeridiana esaminato un ampio numero di documenti e pratiche
Il Consiglio comunale ha approvato l’Odg “Hera esca dal progetto della centrale a carbone”
27-10-2014

La seduta odierna del Consiglio comunale è stata caratterizzata dall’esame di una Mozione, tre Ordini del giorno e di due Delibere (di competenza degli assessorati al Commercio e alla Pubblica Istruzione). Questo l’esito delle votazioni.

Ordine del giorno – Hera esca dal progetto della centrale a carbone
Con 27 voti a favore dei gruppi M5S, FI, F.lli d’Italia, PD, SEL (e 4 astensioni: Lega Nord, GOL, FC, consigliere Talmelli-PD) il Consiglio comunale ha approvato l’Ordine del giorno “Hera esca dal progetto della centrale a carbone” presentato dai consiglieri Morghen e Vitali (M5S).

Dopo l’illustrazione da parte del consigliere Vitali sul documento sono intervenuti i consiglieri Vitellio-PD (che ha presentato un Risoluzione- approvata e due emendamenti – approvati), Peruffo (FI), Bova (FC), Rendine (GOL), assessora all’Ambiente, consigliere Malaguti (F.lli d’Italia), Fiorentini (SEL), Cavicchi (Lega nord), Vitali (M5S).

Mozione “Ritiro Decreto Sblocca Italia”
Con 6 voti a favore dei gruppi M5S, F.lli d’Italia, SEL ( 21 voti contrari dei gruppi PD, FC, Lega nord; 5 voti di astensione dei gruppi FI, GOL) il Consiglio comunale ha respinto la mozione “Ritiro Decreto Sblocca Italia” presentata dal gruppo M5S. Dopo l’illustrazione da parte della consigliera Mantovani (M5S) sul documento sono intervenuti i consiglieri Anselmi (FI), Cavicchi (Lega Nord), Fiorentini (SEL), Malaguti (F.lli d’Italia), Vitellio (PD), Vitali (M5S), Rendine (GOL).

Ordine del giorno – Norme sui rifiuti nel Decreto Sblocca Italia
Con 24 voti a favore dei gruppi SEL, PD, FC, M5S (7 voti di astensione dei gruppi FI, F.lli d’Italia, Lega nord, GOL) il Consiglio comunale ha approvato l’Ordine del giorno “Sulle norme sui rifiuti contenute nel Decreto Sblocca Italia” del consigliere Fiorentini (SEL). Dopo l’illustrazione da parte del consigliere Fiorentini sul documento sono intervenuti i consiglieri Bazzocchi – M5S (che ha presentato un emendamento- respinto), Finco-PD (che ha presentato un emendamento -approvato), Bova (FC), assessora all’Ambiente, consiglieri Rendine (GOL), Vitali (M5S), Anselmi (FI).

Ordine del giorno – 1000 Consigli per l’Europa’

Con voto unanime il Consiglio comunale ha approvato l’Ordine del giorno per i consigli comunali dell’Emilia Romagna “1000 Consigli per l’Europa” presentato dalla conferenza dei Capigruppo. Dopo l’illustrazione da parte del presidente del Consiglio comunale Calò sul documento sono intervenuti i consiglieri Anselmi-FI (che ha presentato un emendamento anche a nome del consigliere Vitali/M5S – approvato), Malaguti (F.lli d’Italia), Vitellio (PD), Balboni (M5S), Cavicchi (Lega nord).

Queste le delibere esaminate

Assessorato al Commercio, Semplificazione Amministrativa, Servizi informatici, Patrimonio
– Approvazione della convenzione con la Provincia di Ferrara per l’accesso alla banca dati SILER – Sistema Informativo Lavoro Emilia Romagna
Dopo l’illustrazione della delibera da parte dell’assessore al Commercio sul documento sono intervenuti i consiglieri Fornasini (FI), Vignolo (PD), Rendine (GOL), Bova (FC).

La delibera è stata approvata.

LA SCHEDA – Il SILER (Sistema Informativo Lavoro della Regione Emilia Romagna) è uno strumento di supporto agli operatori delle Province per l’erogazione di informazioni e servizi in materia di lavoro, installato presso tutte le nove province dell’Emilia Romagna e supporta le Amministrazioni Provinciali nella gestione amministrativa (registrazione, assunzioni, cessazioni, trasformazioni) e nell’erogazione delle informazioni e dei servizi ai cittadini (colloqui di preselezione, patto ex 297/2002) e alle imprese (incontro domanda offerta di lavoro, pubblicazione delle offerte di lavoro) del proprio territorio.
Il SILER è un sistema a rete, aperto all’accesso più ampio ma regolamentato, per garantire sicurezza e qualità dei dati; ha caratteri di omogeneità sull’intero territorio regionale e parametri-funzioni personalizzabili a livello locale per garantire una gestione uniforme ma flessibile dei servizi erogati. E’ stato, infatti, erogato su base provinciale per garantire l’autonomia della Provincia nella gestione della propria banca dati, ma consente di mettere in contatto domanda e offerta di lavoro in un ambito regionale mediante lo strumento della cooperazione applicativa. Il SILER contiene i dati relativi alle schede anagrafico-professionali dei lavoratori e delle Aziende operanti sul territorio regionale.

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Pari Opportunità, Cooperazione Internazionale
– Approvazione dello schema di convenzione tra il Comune di Ferrara e il Comune di Formignana per il trasporto scolastico di alunni residenti nel Comune di Ferrara e frequentanti le scuole del Comune di Formignana – anni scolastici 2014/2015, 2015/2016, 2016/2017
La delibera è stata illustrata dall’assessora alla Pubblica Istruzione.

La delibera è stata approvata all’unanimità.

LA SCHEDA – Il provvedimento risponde alle esigenze del Comune confinante e al tempo stesso a quelle delle famiglie degli studenti ferraresi che vi si recano quotidianamente per motivi di studio. A seguito della convenzione il Comune di Ferrara si impegna all’erogazione del servizio a fronte di un rimborso integrale della spesa da parte del Comune beneficiario. La convenzione viene inoltre attivata soltanto dopo aver verificato che la frequenza di istituti di altre località da parte degli studenti di Ferrara non vada a ledere la capacità di sussistenza dei plessi scolastici del nostro territorio.

E’ attivo il servizio “Consiglioweb” (raggiungibile dai siti internet comunali www.cronacacomune.it e www.comune.fe.it) che consente la diffusione in diretta audio e video dei lavori del Consiglio comunale con una nuova modalità tecnica messa a punto dai Servizi Informatici insieme all’Ufficio Stampa. Oltre alla diretta, sarà possibile rivedere e ascoltare l’intera seduta consiliare, salvata nell’apposita pagina di archivio internet.

Raffaele Rinaldi risponde alle recenti dichiarazioni del Sindaco di Bondeno Alan Fabbri

da: Raffaele Rinaldi, Candidato al Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna nella circoscrizione di Ferrara per Sinistra Ecologia Libertà

A seguito dei diversi articoli apparsi sulla stampa locale che riportano interviste al sindaco Fabbri candidato alla Presidenza della Regione Emilia Romagna, non possiamo fare a meno di condividere una riflessione sull’ orgogliosa indisponibilità ad accogliere i profughi nel proprio Comune, ma soprattutto sul continuo utilizzo – equivoco e disinvolto – di alcuni termini che non sono solo “parole”, ma descrivono la condizione e l’esperienza di vita – a volte drammatiche – di persone in carne ed ossa. Nello specifico chi scappa da situazioni di guerra, di persecuzione e di torture non è un clandestino, ma un profugo.
il riconoscimento e l’accoglienza dei profughi (che – non sono clandestini o semplici immigrati – né clandestini) oltre che ad essere un ineludibile appello etico che fa riferimento alla coscienza di tutti e di ciascuno – è regolamentata non dal capriccio di questo o quel comune, non da questo o quel governo ma – per fortuna – dalla Convenzione di Ginevra sottoscritta nel 1951; un trattato delle Nazioni Unite firmato da ben 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.
Non stiamo però qui a far lezioni, o ad innescare polemiche vuote poiché è in gioco la vita delle persone siano esse italiane o immigrate. Infatti se da una parte non si accolgono profughi negandogli l’ospitalità, dall’altra comunque non si rivolvono i problemi dei cittadini.
Si può anche comprendere e giustificare la “non disponibilità” momentanea di un Comune ad accogliere un numero definito di profughi a causa degli effetti nefasti del sisma, ma non si può accettare che tale scelta diventi un atteggiamento ideologico di fondo “a priori” portato a sistema, o peggio ancora dettata unicamente da strategia politica per la raccolta consenso, che facendo confusione con i termini, mescolando i livelli diversi delle difficoltà, si costruisce quella rappresentazione sociale dell’immigrato sulla paura dell’”invasore”, appiccicando questo stigma addosso a qualsiasi immigrato, magari anche a quelli presenti e integrati nelle nostre città da diversi anni e, magari, vittime anche loro del terremoto o comunque della crisi.
Questa continua confusione contribuisce ad ammalare la società di schizofrenia. Al di qua dello schermo televisivo, ci indigniamo se migliaia di uomini, donne e bambini muoiono affogati nelle profondità del mare, siamo avviliti nel vedere bambini siriani che dormono nelle scatole di cartone, ci siamo entusiasmati della primavera araba, ma quando i più poveri dei più poveri, i profughi, le famiglie in cerca di libertà e di una vita migliore, tra cui tanti cristiani, lambiscono la soglia di casa allora per incanto diventano clandestini, ladri o potenziali delinquenti che ci rubano il lavoro, la cultura, l’identità. Arrivano in tanti, è vero. Ma non è “questa politica” a fomentare l’esplosione continua di guerre che spinge alla sopravvivenza migliaia di persone.
Se poi vogliamo parlare di clandestini mi chiedo che effetto abbiano avuto 10 anni di Bossi-Fini.
D’altra parte non possiamo scaricare sull’”ultimo” arrivato tutti i mali (e ci sono) del nostro sistema di welfare. Perché se il problema sono i costi, e sono d’accordo, il ragionamento dovrebbe estendersi parecchio: sugli sprechi enormi ed infiniti del danaro pubblico, i veri privilegi concessi alla casta e ai super stipendi e premi ai manager pubblici che nessuno vuole toccare, il danaro pubblico rubato da partiti o quelli erogati per finanziarne altri ormai sciolti da tempo. E la lista sarebbe infinita.
Certo è che siamo immersi nella crisi economica, manca il lavoro, mancano tante cose e sono questioni che non le risolviamo distraendo l’attenzione con lo spauracchio del clandestino brutto, sporco e cattivo, (che nulla ha a che vedere con i fondi dell’accoglienza per i profughi) tanto meno aprendo altre guerre tra poveri, ma bisogna lavorare molto per una proposta politica forte e inclusiva. E su questo le facciamo i nostri migliori auguri.

Riusciranno i nostri eroi: I nuovi autori del cinema italiano incontrano il pubblico

da: Arci Ferrara

mercoledì 29 ottobre ore 21.00, “Le cose belle”, regia Agostino Ferrente, Giovanni Piperno

La fatica e la bellezza di crescere al Sud in un film dal vero che narra tredici anni di vita. Quella di Adele, Enzo, Fabio e Silvana, raccontati in due momenti fondamentali delle loro esistenze: la prima giovinezza nella Napoli piena di speranza del 1999 e l’inizio dell’età adulta in quella paralizzata di oggi. Allora i registi incontrarono quattro sguardi diversi, ma radiosi, di quell’identica luce speciale che permette agli adolescenti di sognare le cose belle. Dieci anni dopo, passando dalla Napoli del rinascimento culturale, che attirava artisti da tutto il mondo, a quella sommersa dall’immondizia, sono tornati a filmare i loro quattro protagonisti per un arco di tre anni: oggi l’auto-ironia ha ceduto il posto al realismo, e alle “cose belle”, i quattro protagonisti non credono più. O forse hanno imparato a non cercarle nel futuro o nel passato, ma nell’incerto vivere della loro giornata, nella lotta per un’esistenza, o sarebbe meglio dire, resistenza, difficile ma dignitosa: spesso nuotando controcorrente, talvolta lasciandosi trasportare.

Al termine incontro con il regista Giovanni Piperno, autore di documentari tra i quali L’esplosione, vincitore del Torino film Festival 2003. Con Le cose belle, co-diretto con Ferrente e presentato alle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia ha vinto il SalinaDocFest.

Biglietto di ingresso 5 euro.
Per informazioni – www.cinemaboldini.it – 0532.247050
Arci Ferrara – 0532.241419.

La rassegna è promossa da Fice Emilia Romagna in collaborazione con il Sindacato nazionale Critici Cinematografici Italiani (gruppo Emilia Romagna-Marche) e la Rete degli Spettatori.

3ntanni Celebration Expo: festa di compleanno per mille amici

da: 3ntini Editore

Tre giorni di allegria, di commozione, di idee, di nostalgia, di volti popolari, di amici… Una mostra che ha lasciato di stucco tanti visitatori (“Possibile che un’esposizione tanto bella debba durare solo tre giorni?”). Due sedi espositive: il Palazzo ex-Gruppo Campana e il Centro Culturale Mercato. Oltre mille visitatori, alcuni dei quali arrivati da lontano (dall’Inghilterra).
Parliamo di 3ntanni Celebration Expo, la festa per il trentennale di 3ntini Editore che si è svolta ad Argenta lo scorso fine settimana. “Vorremmo ringraziare il sindaco Fiorentini, il Comune di Argenta, in particolare il settore Cultura, che ci ha coadiuvato nell’organizzazione dell’evento, ed Eleonora Campana, per aver dato l’opportunità a oltre cento studenti delle scuole medie di visitare l’esposizione nel contesto dell’orientamento scolastico”, ci ha raccontato Stefano Trentini, l’anima di 3ntini Editore.
Il momento più bello? “Tanti. Mi è sembrato di aprire un baule pieno di ricordi – ha aggiunto Trentini – Penso alla visita degli amici di Milano, i miei compagni di cantina quando la casa editrice era agli esordi. Molto applaudito l’incontro con Jacopo Fo, un vero trascinatore. Ma l’ospite che più ha stupito è stato forse Alle Tattoo, tatuatore modenese noto in tutto il mondo per la straordinarietà delle sue imprese da Guinness dei primati e i cui proventi, aspetto meritorio, sono devoluti in beneficienza”.
Non sono mancati momenti intrecciati al territorio. A cominciare dall’incontro dedicato a Trigallia, l’indimenticabile festa celtica di Argenta. “È stato di certo uno degli appuntamenti più travolgenti.
Il microfono passava incessantemente di mano in mano. Tutti gli argentani avevano qualcosa da dire, ricordi spassosi e aneddoti emozionanti da condividere. Per non parlare dei video musicali registrati nelle varie edizioni. Sono stati applauditi come se fosse un concerto vero e proprio. L’entusiasmo di chi ha avuto la possibilità di partecipare è destinato a durare nel tempo. Ne siamo certi”.

Sabato 1 novembre, al Teatro Manzoni di Bologna, la Dee Dee Bridgewater Band

da: Associazione Bologna in Musica

Dee Dee Bridgewater, voce; Theo Croker, tromba; Irwin Hall, flauto e sassofoni; Sullivan Fortner, pianoforte; Eric Wheeler, contrabbasso; Kassa Overall, batteria

È l’icona dell’edizione 2014 del Bologna Jazz Festival: Dee Dee Bridgewater, la jazz diva assurta negli ultimi vent’anni a vertici di notorietà planetaria anche grazie alla sua lunga e fruttuosa permanenza in Europa. Particolarmente intenso è tra l’altro il suo rapporto col pubblico italiano, risalente ad anni in cui non era ancora una star internazionale: indimenticabile il suo passaggio a San Remo assieme a Ray Charles. Sabato 1 novembre Dee Dee sarà la protagonista del primo grande concerto del BJF 2014 in teatro a Bologna: in scena al Teatro Manzoni alle ore 21:15.
Dee Dee regalerà al pubblico bolognese un concerto della serie “the best of”: una selezione del suo ricco repertorio di canzoni, una scorribanda tra classici jazz e brani dei suoi progetti originali. Sarà un’occasione rara per assaporare un’antologia live della Bridgewater, che tornerà a concentrarsi su concerti strettamente a tema già nell’immediato futuro. Intanto, al Manzoni, a sostenere l’intensa vocalità della Bridgewater ci saranno Theo Croker (tromba), Irwin Hall (flauto e sassofoni), Sullivan Fortner (pianoforte), Eric Wheeler (contrabbasso) e Kassa Overall (batteria).
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Bologna in Musica con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol e del main sponsor Gruppo Hera.

Dopo anni di concerti ‘a tema’, incentrati sulle sue produzioni discografiche, Dee Dee Bridgewater calcherà il palcoscenico del Teatro Manzoni offrendo una selezione di canzoni a la carte: non più uno spettacolo ‘concept’ (come i precedenti omaggi a Billie Holiday, alla musica del Mali e alla chanson francese) bensì una libera esplorazione del suo ormai ampio repertorio, tra jazz, soul, canzoni d’autore…
Oggi unanimemente riconosciuta come una delle migliori jazz singer in attività, Dee Dee Bridgewater ha avuto una carriera in parte ‘turbolenta’, specialmente per quanto riguarda la sua affermazione sulla scena statunitense. Nata Denise Eileen Garrett a Memphis nel 1950, prende poi il cognome del noto trombettista Cecil Bridgewater, col quale fu sposata all’inizio degli anni Settanta. A quel periodo risalgono anche le sue prime prove nella ‘serie A’ del jazz americano (con l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis, Dexter Gordon, Dizzy Gillespie, Max Roach, Sonny Rollins) oltre che il suo primo ruolo in un musical teatrale.
Ma la completa maturazione artistica di Dee Dee avviene nel corso degli anni Ottanta, dopo il suo trasferimento in maniera stabile in Francia. Oltre a raffinare le sue interpretazioni jazzistiche, flirta con la musica commerciale, riuscendo così a creare un forte legame col pubblico, mai venuto meno da allora. In Italia, in particolare, ‘sfonda’ grazie al duetto con Ray Charles al festival di Sanremo del 1989 e ad altre apparizioni sempre a Sanremo nei due anni successivi.
Le poche e sporadiche prove discografiche sino alla fine degli anni Ottanta sono state probabilmente il motivo della mancata consacrazione statunitense della cantante. Le cose cambiano però improvvisamente a partire dagli anni Novanta: Dee Dee ottiene un contratto con la Verve e infila una lunga serie di dischi memorabili. Nell’ultimo decennio le sue prove discografiche si diradano, ma ogni volta arrivano coi crismi del grande evento: progetti curatissimi destinati ad avere lunga vita nelle tournée internazionali, dalle chanson francesi di J’ai deux amours (2005) alla musica del Mali di Red Earth (2007), sino a un rinnovato incontro col repertorio di Billie Holiday (Eleanora Fagan, del 2010). Con tutto ciò, Dee Dee è riuscita a stabilirsi nuovamente negli Stati Uniti, questa volta da grande diva del canto jazzistico.

Informazioni Teatro Manzoni:
Via de’ Monari 1-2, Bologna
Tel. 051 6569672
www.auditoriumanzoni.it

Informazioni Bologna Jazz Festival:
Associazione Bologna in Musica
tel.: 334 7560434 (ore 10-18)
e-mail: info@bolognajazzfestival.com
www.bolognajazzfestival.com

Presidente: Federico Mutti
Direttore artistico: Francesco Bettini

Ufficio Stampa: Daniele Cecchini
cell. 348 2350217
e-mail: dancecchini@hotmail.com

Bologna Jazz Card:
Socio: 25 euro (10 euro per gli under 30)
Socio sostenitore: 80 euro
acquistabile sul sito www.bolognajazzfestival.com

Abbonamenti e biglietti per i possessori della Bologna Jazz Card:
– sconto del 30% sull’acquisto dei singoli biglietti per i cinque concerti principali nei teatri
– abbonamento socio ai cinque concerti nei teatri di Bologna: 100 euro anziché 145 euro
– abbonamento “socio +1” (due biglietti per ognuno dei cinque concerti nei teatri di Bologna): 220 euro
– il socio sostenitore ha diritto ai posti in prima fila (fino a esaurimento)

abbonamenti per soci acquistabili sul sito www.bolognajazzfestival.com
sugli abbonamenti con Bologna Jazz Card non si applicano diritti di prevendita

Biglietti (senza Bologna Jazz Card):
concerto di Dee Dee Bridgewater (1 novembre):
intero: da 16 a 42 euro + diritti di prevendita
ridotto*: da 14 a 38 euro + diritti di prevendita
ridotto per possessori Bologna Jazz Card: da 12 a 30 euro + diritti di prevendita

*ridotto valido per: under 30; over 70; dipendenti e clienti Gruppo Hera; soci Touring Club Italiano; possessori abbonamento annuale TPER Bologna 2014; titolari abbonamenti teatri Manzoni, Duse e Arena del Sole
I biglietti ridotti sono acquistabili esclusivamente presso le biglietterie dei teatri, presentando il titolo che dà diritto alla riduzione.

Prezzo riservato agli studenti del Conservatorio e del Liceo Musicale di Bologna: 10 euro

Abbonamenti (senza Bologna Jazz Card):
– abbonamento ai cinque concerti nei teatri di Bologna: 145 euro + diritti di prevendita

Prevendite per tutti gli spettacoli nei teatri di Bologna:
on line: Circuito Vivaticket: www.vivaticket.it (accessibile anche con link dal sito del festival)
presso le biglietterie del Teatro Manzoni, Teatro Arena del Sole, Teatro Duse

Informazioni sui biglietti: e-mail: ticket@bolognajazzfestival.com

Borsa del Placement 2014: torna a Bologna il Forum sul Lavoro che quest’anno si apre anche alla città grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna

da: organizzatori

Si apre domani a Palazzo Re Enzo l’ottava edizione della Borsa del Placement (Bologna, 28-30 ottobre), l’evento internazionale dedicato all’incontro tra atenei e imprese sui temi della formazione e del lavoro, in particolare dei più giovani.

La manifestazione, che ormai da tre edizioni si svolge a Bologna, porterà come sempre in città i delegati di imprese, politici e oltre 100 atenei italiani e stranieri, provenienti soprattutto da Est-Europa e Nord-Africa ma anche Brasile, Canada e Libano.

L’evento, tradizionalmente riservato agli addetti ai lavori, si apre quest’anno alla città grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna.

“Con questa manifestazione cerchiamo, da anni, di dare il nostro contributo concreto per fare in modo che il dialogo, da più parti caldeggiato, tra Università e impresa diventi reale – dichiara Tommaso Aiello, CEO della Fondazione Emblema e ideatore del Forum – Quest’anno vogliamo lasciare un segno concreto anche alla città, ai ragazzi e alle ragazze in cerca di un lavoro, ai giovani e meno giovani. E lo facciamo con le competenze che abbiamo maturato, offrendo, a quanti vorranno iscriversi, una giornata di formazione gratuita per capire come presentarsi al meglio ad un possibile selezionatore o scoprire che forse si ha in tasca un’idea imprenditoriale di successo”.

“La difficile crisi che sta attraversando il Paese, e che colpisce in particolar modo i giovani, ha accentuato la disoccupazione. In questo contesto di critico passaggio per i giovani all’occupabilità si muove il Comune di Bologna attraverso il suo ufficio giovani Multitasking che mette in campo da vari anni interventi e progetti a favore dell’occupazione e formazione giovanile – dichiara l’Assessore alle Politiche giovanili Nadia Monti – Attraverso il sostegno a concorsi in collaborazione con associazioni del territorio; attraverso consulenze condotte in collaborazione con Associazioni e Ordini professionali, dove la redazione è rappresentata da una miscela di operatori e stagisti che fanno azioni di orientamento, informazione, consulenza in un intreccio tra cerco-offro lavoro, casa, esperienze di mobilità europea che deve necessariamente prevedere una dimensione di sportello per i giovani più disorientati e itinerari on line per quelli tecnologicamente più avanzati. Per questo motivo il Comune di Bologna accoglie con gioia la Borsa del Placement. Un’amministrazione pubblica è efficace quando riesce a registrare i continui cambiamenti della società, restandone punto di riferimento e orientamento; quando investe sul futuro dei giovani, attivando tutti gli strumenti possibili per sostenerli, soprattutto nel difficile passaggio dall’istruzione al mondo del lavoro. Con questo concreto risultato raggiunto, Bologna si pone ai massimi livelli europei per le politiche giovanili, di questo ne dobbiamo andare fieri, per dimostrare ancora una volta che se si lavora con competenza e dedizione, i frutti arrivano”.

Il 29 ottobre si svolgerà, infatti, in Sala Borsa una giornata di formazione aperta a tutti i laureati e i laureandi, che si preparano ad entrare nel mondo del lavoro o a quanti sono in cerca di occupazione e vogliono migliorare la propria presentazione. Quattro esperti guideranno i ragazzi nel processo di ricerca e selezione dei candidati, spiegando cosa fare e non fare per entrare in contatto con un’azienda e come utilizzare in modo efficace i social network.

Marco Lotito (#WCAP Accelerator), Davide Bennato (Università di Catania), Emilio Luongo (HRS) e Tommaso Aiello i quattro coach d’eccezione, che daranno gli strumenti concreti per confrontarsi con le richieste del mondo del lavoro e valorizzare le proprie attitudini: ulteriori temi di confronto saranno infatti la green economy e i green job, ma anche l’auto-imprenditoria. La giornata è organizzata in collaborazione con il Comune di Bologna e ad accesso libero, previa registrazione. Per partecipare è necessario iscriversi, inviando una mail a info@borsadelplacement.it

La Borsa del Placement è dedicata quest’anno a Garanzia Giovani, il Piano Europeo a favore dell’occupazione giovanile: si farà il punto sui risultati a sei mesi dalla partenza nel nostro Paese e verrà presentata la nuova misura governativa dedicata al tema dell’orientamento, spiegata in anteprima il 28 ottobre in apertura del Forum alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti.

“Con oltre 24 mila iscritti l’Emilia-Romagna è la regione del Nord che registra più adesioni a Garanzia Giovani ed è la più attrattiva (il 30% di coloro che hanno aderito è residente in altri territori) – dichiara Patrizio Bianchi, Assessore Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro della Regione Emilia-Romagna – Una sfida che diventa il focus dell’edizione 2014 della Borsa del Placement che abbiamo ancora un volta il piacere di ospitare nella nostra regione. Un’importante occasione per fare il punto sull’attuazione del programma e per favorire quel dialogo tra istituzioni, forze sociali e imprese indispensabile per investire responsabilmente nel futuro e fare dei giovani, delle loro aspettative e delle loro competenze, un fattore di crescita e di dinamismo sociale ed economico”.

Dopo l’apertura istituzionale, il 29 si entra nel vivo dei lavori. Nel Salone del Podestà si terranno gli incontri one to one tra atenei e imprese: oltre 1000 appuntamenti per capire quali sono le competenze che realmente le aziende richiedono ai giovani. Tra le aziende, Automobili Lamborghini, Carpigiani, CNH, Datalogic, Elextrolux, Ferrero, IBM, IMA, Johnson & Johnson, LIDL, Magneti Marelli, Maserati, SKY, Tetra Pak, Wartsila sono solo alcune delle imprese che prendono parte all’iniziativa (25% delle aziende sono emiliano romagnole). Mentre nelle sale di Palazzo Re Enzo si terranno una serie di workshop dedicati a temi specifici, come ad esempio ‘formare i formatori’ dei più giovani nelle scuole secondarie (dall’utilizzo dei social nelle scuole all’auto-imprenditoria).

Il 30 ottobre torna All Stars Meeting: 100 candidati top, quaranta ragazze e sessanta ragazzi, provenienti da facoltà scientifiche e umanistiche, avranno l’opportunità di fare una carrellata di colloqui con gli HR manager presenti in manifestazione. I 100 talenti sono stati selezionati in tutta Italia in base al curriculum, hanno un’età media di 24 anni (il più giovane ne ha 22), il 40% ha maturato un’esperienza di studio/lavoro all’estero e molti vantano anche una doppia Laurea (italiana e estera).

www.borsadelplacement.it

M.E.P. Sessione nazionale 2014: studenti da tutta italia simuleranno a Ferrara i lavori del Parlamento Europeo

da: Segreteria Affari Generali Liceo Scientifico “Antonio Roiti”

 
Il Liceo scientifico “Antonio Roiti” ha avuto il compito di organizzare una sessione nazionale del Model European Parliament (MEP) a Ferrara nelle giornate del 27, 28, 29, 30, 31 ottobre 2014. Il Model European Parliament è un progetto di simulazione dei lavori del Parlamento europeo che si rivolge agli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado; per alcuni giorni i ragazzi dell’istituto ferrarese, più volte impegnato a partire dal 2000 in queste attività, vestiranno i panni dei delegati parlamentari e dibatteranno, prima in Commissioni e poi in Assemblea plenaria, i diversi problemi relativi alla politica europea.
MEP Italia è un’associazione culturale, apolitica, senza fini di lucro, che si è costituita ufficialmente nel settembre 1996 a Modena, collegata alla Foundation Model European Parliament che opera e ha sede a l’Aia in Olanda dal 1994. Tra gli obiettivi educativi e culturali dell’iniziativa, vi sono la promozione e lo sviluppo della persona nel contesto sociale e il senso di appartenenza all’Unione Europea, l’educazione alla cittadinanza attiva, la conoscenza del pluralismo culturale del nostro continente, l’importanza del confronto democratico in una società dove la diversità culturale porta arricchimento e crescita umana.
Le delegazioni provenienti da numerose scuole italiane si ritroveranno il 28 ottobre nella Sala Consiliare del Comune di Ferrara per la cerimonia di apertura della sessione nazionale. Sono previsti gli interventi di benvenuto del Vice Sindaco Massimo Maisto, del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale dott. Stefano Versari, del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale dott. Antimo Ponticiello, della Prof. Cristiana Fioravanti delegata del Rettore prof. Pasquale Nappi, del Dirigente Scolastico del Liceo Scient. A. Roiti Donato Selleri e della prof. Marina Maja, docente di Lingua Inglese al Liceo Roiti e referente del progetto. Parteciperanno inoltre la Dott.ssa Clelia Gravina delegata del Questore di Ferrara dott. Orazio D’Anna e il Tenente Colonn. Vittorio Bartemucci, Comandante del Rep. Operativo Carabinieri di Ferrara delegato del Comandante Prov.le Carabinieri di Ferrara Colonnello Carlo Pieroni.
Dopo la cerimonia i ragazzi si concentreranno nell’attività di “team building” (costruzione del gruppo di lavoro) che li porterà a conoscere la città di Ferrara, guidati dai loro colleghi ferraresi, gli studenti del Liceo Roiti.
Nel pomeriggio e il giorno seguente (29 ottobre), gli studenti delegati lavoreranno insieme in Commissione per predisporre le risoluzioni da presentare e discutere in Assemblea Plenaria 30 ottobre 2014, a cui invece parteciperà l’europarlamentare sig.ra Cecile Kyenge.

 LA SCHEDA (A cura del gruppo organizzativo MEP Liceo Scientifico Ferrara)
 
Che cos’è il M.E.P.
Model European Parliament Italia è un’associazione culturale, apolitica, senza fini di lucro, che si è costituita ufficialmente nel settembre 1996 a Modena collegata alla Foundation Model European Parliament, creata nel 1994 a L’Aia, in Olanda. In Italia 30 scuole di grado superiore aderiscono al progetto. Il Liceo A.Roiti partecipa a questa iniziativa dal 2000. Il progetto consiste in una simulazione del lavoro dei parlamentari europei suddivisi in dieci diverse Commissioni.
 Come si svolge
Gli studenti, o “delegati”, analizzano  il tema assegnato alla propria Commissione, leggono documenti e preparano le risoluzioni. ( i temi riguardano i diritti umani, l’ambiente, la sicurezza, la protezione dei consumatori, l’agricoltura, l’istruzione, l’uguaglianza di genere, ecc…)
I delegati lavorano in gruppo, guidati da due o tre “chairs”, studenti che hanno già maturato un’esperienza M.E.P a livello nazionale.
Durante l’Assemblea generale, che si tiene  al mattino, ogni Commissione presenta la propria risoluzione che viene dibattuta e votata. I lavori sono presieduti dai Chairs. Dieci studenti, selezionati dai Chairs, parteciperanno alla Sessione Nazionale.( Si sono svolte sessioni nazionali a Salsomaggiore, Palermo, Napoli, Bassano del Grappa, Rimini, Sorrento). Gli studenti, selezionati in sede nazionale, partecipano alla Sessione Internazionale che ha luogo in una capitale europea e i cui lavori si svolgono in inglese.( si sono svolte a L’Aja, Tallin, Bratislava, Bonn, Istambul)
 
Obiettivi educativi e culturali
– promuovere lo sviluppo della persona nel contesto sociale;
– educare alla Cittadinanza attiva;
– sviluppare un sentimento di appartenenza all’Unione Europea ed una partecipazione più consapevole alla sua costruzione;
– far conoscere ed apprezzare il pluralismo culturale del nostro continente;
– accrescere la consapevolezza del valore fondamentale del confronto democratico in una società dove la diversità è portatrice di arricchimento e fautrice di autentica crescita umana.
 
Quali competenze sviluppa
– saper lavorare in gruppo;
– saper parlare in pubblico sostenendo le proprie ragioni o avanzando critiche argomentate;
– sapersi confrontare con gli altri sul piano delle idee, nel pieno rispetto delle diversità di opinione;
– acquisire consapevolezza del proprio ruolo di cittadini, non solo italiani ma anche europei.

f.to Il Dirigente Scolastico
dott.Donato Selleri

“Oggi ci pensa papà”: al via la campagna della Regione per sensibilizzare i genitori all’uso del congedo parentale per le figure paterne. Tutte le informazioni e il kit dei prodotti sull’apposito sito internet

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Non un mammo, e nemmeno un super eroe. Solo un papà che decide di vivere in pienezza il suo ruolo, all’interno di una famiglia dove i pesi sono distribuiti meglio. “Oggi ci pensa papà”: così si chiama la campagna di promozione, realizzata dalla Regione Emilia-Romagna e finanziata dal Dipartimento delle Pari opportunità (Presidenza del Consiglio dei ministri), dei congedi per i papà, per informare e sensibilizzare le figure paterne sui congedi dal lavoro retribuiti e coperti da contributi previdenziali. La campagna, lanciata in questi giorni, offre alcune semplici indicazioni alle famiglie che accolgono un bambino per nascita, adozione o affido. Al tempo stesso, vuole contribuire anche al superamento dello stereotipo di genere che vede le donne come principali responsabili del lavoro di cura, “sollecitando” le figure paterne a includere nelle proprie funzioni genitoriali anche la piena quotidianità dei figli. La campagna informativa e il kit dei prodotti (locandina e cartoline in italiano, inglese e arabo, scaricabili e personalizzabili dalle associazioni e dagli enti che vorranno farne uso per un’informazione più capillare) si trovano all’indirizzo http://sociale.regione.emilia-romagna.it/oggicipensapapa.

I congedi: come funzionano
L’istituto dei congedi, obbligatorio o facoltativo, è stato introdotto dalla legge 92/2012 (“Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”), ma è ancora poco utilizzato. Il primo tipo di congedo consiste nella possibilità, da parte dei padri dipendenti del settore privato, di avvalersi entro i primi 5 mesi dall’arrivo del bambino di un giorno di congedo obbligatorio completamente retribuito e coperto da contributi previdenziali, riconosciuto anche se uno o l’altro genitore decidono di usufruire delle altre forme di congedo previste. Per utilizzare quest’opportunità è sufficiente comunicare per iscritto al datore di lavoro la data scelta, con almeno 15 giorni di anticipo. Il congedo facoltativo, invece, può essere richiesto da un padre dipendente del settore privato e sempre entro i primi 5 mesi dall’arrivo del bambino. In questo caso le giornate sono 2, sempre retribuite e coperte da contributi previdenziali, a patto che la mamma non utilizzi per sé le stesse giornate di congedo. Anche in questo caso la scelta deve essere comunicata per iscritto al datore di lavoro con 15 giorni di anticipo indicando le date stabilite e, a entrambi i datori di lavoro, la rinuncia al congedo per quelle giornate fatta dalla madre. Ulteriori informazioni sui congedi e sulle altre forme di tutela della genitorialità sono disponibili all’indirizzo www.regione.emilia-romagna.it/consigliere-di-parita/notizie/la-tutela-della-paternita.

Conciliazione e lavoro, i dati Istat
Secondo un’indagine Istat del 2011 su “Conciliazione e lavoro” ogni anno, in Italia, 4 donne su 10 lasciano il lavoro per prendersi cura dei figli e una mamma occupata su 2 utilizza al congedo parentale contro il 6,9% dei papà. Quasi tre milioni e mezzo di persone occupate con figli vorrebbero cambiare l’equilibrio tra lavoro fuori casa e lavoro di cura: il 7,5% sono mamme che dedicherebbero più tempo al lavoro extradomestico, ma crescono anche i papà che desiderano trascorrere più tempo con i propri figli.

Hera: c’è tempo fino al 31 ottobre per “La Grande Macchina del Mondo”

da: ufficio stampa Hera

E’ il termine ultimo per iscriversi on line ai progetti di educazione ambientale della multiutility che lo scorso anno hanno coinvolto oltre 60 mila studenti, di cui 7 mila solo a Ferrara

Scadono il 31 ottobre i termini per iscriversi on-line alle proposte di educazione ambientale de ‘La Grande Macchina del Mondo’ Il progetto che Hera rivolge alle scuole e che è giunto alla sua quinta edizione. I percorsi propongono attività didattiche per approfondire i temi di acqua, energia e ambiente e sono interamente gratuiti.

Come si partecipa
Su www.gruppohera.it/scuole gli insegnanti possono prenotare l’adesione per la propria classe alle diverse proposte didattiche. Dopo aver consultato il catalogo formativo, con pochi clic possono richiedere la partecipazione e scegliere le proposte più adatte ai programmi.
Da quest’anno, inoltre, l’Ufficio Scolastico Regionale ha concesso il patrocinio all’iniziativa. Un riconoscimento alla qualità del progetto e all’impegno di Hera a sostegno delle scuole nel territorio in cui opera, che punta a stimolare nei cittadini del futuro una coscienza ambientale più forte aiutandoli a crescere in un’autentica cultura della sostenibilità.

I numeri del progetto
La Grande Macchina del Mondo di Hera lo scorso anno ha coinvolto oltre 60 mila studenti. Nelle scuole di Ferrara le classi che vi hanno partecipato sono state 328, per un totale di 7 mila alunni e 570 insegnanti. Il tema dell’acqua si è confermato in pole position tra quelli più scelti, mentre l’ambiente si è classificato al secondo posto seguito dall’energia, percorso in cui si trattano argomenti di attualità come le fonti rinnovabili e il risparmio energetico.

Le novità di quest’anno
La “Grande macchina del Mondo” ha a bordo diverse novità; innanzitutto due nuovi progetti dedicati al mare e, sul web, le “bacheche virtuali” con idee per tutti i professori, consultabile sul sito www.gruppohera.it/scuole.
L’ Itinherario Invisibile oltre alle tradizionali visite, da quest’anno, propone un nuovo impianto da scoprire: il Depuratore di via Gramicia, per i ragazzi delle classi 3° e 4° superiori. ‘Un Pozzo di Scienza’, importante percorso didattico di divulgazione scientifica dedicato ai ragazzi più grandi, quest’anno avrà come tema il cibo e per titolo: “Fooding Allenare la mente per nutrirsi meglio”. L’edizione dello scorso anno ha visto la partecipazione di ben 2.500 giovani ferraresi.

A Unife nuovo appuntamento della rassegna per imparare ad affrontare il lutto. Martedì 28 ottobre alla Libreria IBS.it il Laboratorio di lettura “Narrare la morte ai bambini”

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Martedì 28 ottobre dalle ore 17 alle ore 19 presso la Libreria IBS.it, (piazza Trento e Trieste, 1), si terrà il Laboratorio di lettura “Narrare la morte ai bambini”, con Marco Pellati, Bibliotecario della Sala Borsa di Bologna, rivolto a genitori, educatori, insegnanti, volontari. L’iniziativa rientra in una serie di eventi organizzati fino al 9 novembre, in concomitanza con le giornate dedicate alla Commemorazione dei defunti, promossi nell’ambito del progetto “Uno sguardo al cielo”, ciclo di conversazioni sul lutto realizzate da Università, Comune di Ferrara e Amsef.

Il ciclo di incontri prevede laboratori, seminari, (alcuni rivolti alle scuole di ogni ordine e grado, altri aperti a tutta la cittadinanza), che riflettono sul tema dell’interdipendenza tra vita e morte e sul legame che esiste tra i vivi e chi non c’è più, attraverso la ricerca e la sperimentazione delle innumerevoli possibilità espressive offerte dalle diverse forme artistiche.

Prosegue con successo l’UTEF a Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Proseguono con successo a Palazzo Bellini le attività culturali pianificate dall’Università per l’Educazione Permanente per l’Anno Accademico 2014/2015. Mercoledì 29 ottobre alle ore 15.30 nell’aula magna della biblioteca comunale “L.A. Muratori” il Prof. Aniello Zamboni terrà una lezione di storia dal seguente oggetto: “Le parole sulle pietre. Comacchio nelle iscrizioni epigrafiche”. Zamboni, co-autore con il responsabile della biblioteca comunale Davide Tomasi dell’omonimo volume pubblicato da Este Edition, prenderà in esame le 85 lapidi catalogate, schedate e trascritte, richiamandosi all’autorevole esperienza di storici ed archivisti e documentando uno spaccato storico, improntato non solo alla precisione scientifica delle fonti, ma anche alla godibilità letteraria. Come di consueto, per informazioni ed iscrizioni all’U.T.E.F. ci si può rivolgere alla segreteria della Sezione U.T.E.F. di Comacchio, sita presso la Biblioteca “L. A. Muratori” (Palazzo Bellini). L’ufficio di segreteria è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12 (telef: 0533/315882).

Vigarano suona la “prima” di A1: fondamentale successo delle ferraresi ottenuto contro la Carispezia negli ultimi due quarti

da: ufficio comunicazione Pallacanestro Vigarano

Risultato finale: 80-58 (16-23; 36-39; 58-50)

PALLACANESTRO VIGARANO: Bestagno 16 (6/8, 0/1), Moroni 6 (1/3, 1/3), Andrenacci n.e., Zara 10 (5/9, 0/1), Nako Moni Luma, Cirov 16 (2/4, 4/7), Marshal 5 (1/3, 1/3), Zanetti 5 (1/2, 1/2), Cupido (0/4, 0/1), Brunelli 4, Ugoka 18 (8/11, , Venzo n.e. All. Ravagni

CARISPEZIA VIRTUS LA SPEZIA: Canova S.(0/1, 0/1), Reke 18 (4/9, 2/7), Puliti 11 (3/6, 0/3), Donati (0/0, 0/1), Griffitts 11 (1/1, 3/8), Tava 4 (1/3, 0/2), Sant 12 (3/12, 0/4), Perini 2 (1/4, 0/1), Mugliarisi (0/1, 0/0), Morselli n.e.. All. Tommei

Arbitri: Gagno, Pilati e Furlan
Note: Spettatori: circa 350. Uscita per 5 falli: Reke (Carispezia V. La Spezia). Rimbalzi totali: 46 (Pall. Vigarano), 35 (Carispezia Virtus La Spezia). Tiri liberi: 11/18 (Pall. Vigarano); 17/22 (Carispezia Virtus La Spezia).

Primo storico successo della Pallacanestro Vigarano nella massima serie. Senza retorica è la vittoria del gruppo. Perché con Marshall e Bestagno gravate anzitempo di falli le biancorosse sono riuscite a trovare nei cambi, unitamente al controllo delle rotazione da parte di coach Ravagni, le risorse necessarie per sopperire alla situazione. Se Moroni, in aggiunta a Cupido, è già realtà – anche oggi la play marchigiana era nello starting five – il rendimento di Zanetti e Cirov è stato il valore aggiunto per il collettivo. Non solo in chiave offensiva. Perché stavolta Vigarano ha vinto il match grazie fra l’’altro alla maggior continuità nei fondamentali del gioco difensivo (35 i rimbalzi catturati contro i 23 delle ezzine) e nell’atteggiamento mentale, permettendogli di gestire il vantaggio conquistato alla fine del terzo quarto; in quei dettagli dunque che né gli aspetti tattici, né tantomeno quelli tecnici possono spiegare attraverso le statistiche. Dalle quali comunque si evince che le biancorosse rispetto al passato hanno avuto la percentuale migliore fin qui nelle “bombe” (38,9%) che nei momenti topici della ripresa hanno saputo piazzare Marshall, Moroni (con 4 palloni recuperati), Zanetti e Cirov (4/7): le ultime due abili anche a dar manforte sotto le plance: con i 9 rimbalzi difensivi della serba e i 10 conquistati anche da Bestagno (anch’ella 4 palloni strappati alle avversarie). Con Zara salita in cattedra negli ultimi due quarti come allenatore in campo e l’8/11 nel tiro da due da parte di Ugoka ecco che i due punti per la Pallacanestro Vigarano sono diventati realtà dopo l’intervallo. Inspiegabile anche per coach Tommei la prestazione offerta dalla Carispezia negli ultimi due quarti. Fra l’altro le ospiti hanno raggiunto il massimo vantaggio in doppia cifra nel secondo periodo. Con Reke e Sant a reggere l’urto sotto i tabelloni – con Tava forse non al meglio della condizione fisica – alla lunga, invece, non sono più riuscite ad essere efficaci né Griffitts (al rientro da un infortunio) con 9 palloni persi né Puliti tra le esterne. Al termine della partita l’urlo liberatorio della panchina biancorossa, quello dei tifosi che già a metà dell’ultimo quarto pregustavano il ghiotto bottino e quello delle giocatrici uscite ora dalla gabbia psicologica delle quattro sconfitte consecutive.

Risultati della quinta giornata: Lavezzini Parma-Cus Cagliari 64-68, Pall. Vigarano-Carispezia Virtus La Spezia 80-58, Gesam Gas Lucca-Passalacqua Ragusa 45-72, Ceprini Costruzioni Orvieto-Saces Mapei Dike Napoli 62-57, Tecmania Battipaglia-Calligaris Triestina 73-56, Familia Wuber Schio-Umana Reyer Venezia 74-72, Acqua & Sapone Umbertide-Fila San Martino di Lupari 66-71.

Classifica generale: Famila Wuber Schio 10, Passalacqua Spedizioni Ragusa 10, Cus Cagliari 8, Fila San Martino Lupari 6, Reyer Umana Venezia 6, Acqua & Sapone Umbertide 6, Gesam Gas Lucca 6, Techmania Battipaglia 4, Lavezzini Parma 4, Pallacanestro Vigarano 2, Calligaris 2, Ceprini Costruzioni Orvieto 2, Saces Mapei Dike Basket Napoli 2, Carispezia Virtus La Spezia 2.

Watercolor-Laboratorio di Acquerello con Emanuele Taglietti e Matteo Minzoni

da: Associazione Culturale Officina Dinamica

Martedì 11 e martedì 18 novembre dalle 18.30 alle 20.30 presso la Galleria del Carbone in Vicolo Carbone 18 Ferrara

E’ tempo di arte e di pittura per Officina Dinamica, associazione culturale ferrarese. A inaugurare il primo laboratorio di acquerello, che si terrà nella suggestiva, sarà Emanuele Taglietti che con il suo allievo Matteo Minzoni condividerà la sua esperienza artistica e le sue capacità tecniche a coloro che vorranno introdursi nel mezzo espressivo dell’acquerello per apprenderne le tecniche e a chi già pratica e che desidera trovare una nuova occasione di ricerca. A ospitare il corso, sarà anche questa volta, la Galleria del Carbone, grazie alla collaborazione con il gallerista Paolo Volta, socio onorario di Officina Dinamica,

Imparare ad osservare, a cogliere la realtà in modo diverso, saper guardare con nuovi occhi ciò che ci circonda. Rappresentare immagini per arrivare a poco a poco a saper trasporre la realtà in termini di colore, di luci, di ombre. Di segno in segno, di pennellata in pennellata, i partecipanti potranno scoprire la propria capacità espressiva attraverso la guida dell’artista Taglietti
Gli incontri permetteranno ai partecipanti di sviluppare le proprie inclinazioni e di individuare la tecnica più adeguata ad ognuno.
Sarà una nuova occasione voluta da Officina Dinamica per contribuire alla creazione di nuove prospettive.
La scoperta delle luci di Ferrara dei suoi colori e dei suoi scorci: un nuovo modo per ritrovare questa città e coglierne una essenza del tutto personale.

Emanuele Taglietti scenografo, illustratore e pittore ferrarese, studia scenografia al Centro sperimentale di scenografia a Roma e lavora negli anni ’60 in numerosi film di Federico Fellini, Ettore Scola, Francesco Nuti. Dal ’70 all’80 lavora come copertinista di albi a fumetti erotici per l’Edifumetto. Negli anni seguenti insegna pittura nell’istituto d’arte di Ferrara, dedicandosi al restauro di quadri antichi e collaborando come illustratore per le case editrici Mondadori e Rizzoli.
Negli ultimi anni, il maestro ama dedicare tempo ai viaggi, ritraendo scorci di luoghi secondo il suo personale e unico punto di vista, realizzando splendidi acquerelli.

E’ prevista la possibilità di avviare successivamente un corso di maggiore durata, per approfondire l’uso dell’acquerello

IL CORSO E’ RIVOLTO AI SOCI DI OFFICINA DINAMICA

per informazioni e iscrizioni
Roberta Lazzarini 3386545066
http://www.officina-dinamica.org/watercolor-laboratorio-di-acquerello-a-ferrara

Paolo Melandri e il Mozart ritrovato

da: ufficio stampa La Carmelina

Paolo Melandri. La cetra scordata. Due secoli di dissonanze. La morte di Mozart… (La Carmelina edizioni, ebook, Ferrara-Roma, 2014) collana Futurismo Oggi 2000 n. 4, a cura di Roby Guerra).

Dopo un cartaceo del 2013, nuova analisi di Paolo Melandri, musicologo e scrittore, sul genio di W.A. Mozart: una ricognizione ulteriormente ampliata, ora focalizzata sul cosiddetto mistero della morte di Mozart. Saggio di rara scorrevolezza sintetica e danzante diviso in 3 scansioni, tutte sorta di ouverture, dove la parola stessa letteraria dell’autore si trasforma in musica.
Un saggio – come accennato- sulla vita musica opera d’arte di Mozart, liberato da certi stereotipi cari al mito e invero anche a certa critica deja vu: Mozart quasi supernormale, al contrario, oltre che prototipo della Creatività umana. Poi il saggio forse piu dirompente, appunto, sulle dinamiche reali della scomparsa del grande musicista: mistero poi a metà, in quanto, certe origini fin troppo terrene (pare una banale vendetta per storie di corna…), sembrano già note ai contemporanei del musicista. In seguito un omertà non stop, propagandata anche dai soliti esperti presunti.
Infine, ecco il Melandri poeta (già vanta collaborazioni in tal senso con Cesare Reggiani per Moby Dick), lanciarsi a suo modo nel futuribile, con una sorta di futurismo rococò originale e neocosmico. Conributi di Melandri sulla musica ecc. anche nei volumi Per una nuova oggettività (Heliopolis), e Urfuturismo (ebook La Carmelina) per il movimento culturale Nuova Oggettività (Roma, Milano, Ferrara).

INFO
http://www.ultimabooks.it/w-a-mozart-e-la-cetra-scordata-due-secoli-di-dissonanza
Paolo Melandri

L’INTERVISTA
Entrano in scena gli aspiranti attori. Malucelli: “Puntiamo su comicità e commedia dell’arte”

“Dalla commedia dell’arte alla comicità contemporanea”. Il nome dell’iniziativa promossa da Fonè Teatro parla chiaro e, a partire dal prossimo giovedì, accenderà i riflettori sul panorama teatrale ferrarese attraverso un’operazione coordinata e innovativa. Un’operazione che, selezionando gli iscritti attraverso il provino che si terrà il 30 ottobre 2014, si articolerà in un laboratorio dove archetipi rappresentativi della condizione umana e canovacci contemporanei formeranno la compagnia “I Buffoni Divini”, pronta a diventare un organismo indipendente e di rilevanza nazionale. L’iniziativa, che garantirà una borsa di studio per il partecipante più meritevole, punterà alla creazione di uno spettacolo replicato in varie situazioni e, come si evince dal programma, prevede due incontri serali a settimana.
A intrattenere i dodici attori che supereranno il provino saranno alcuni temi fondamentali per la formazione di chi giudica il teatro non un semplice hobby: dalle tecniche di improvvisazione alla drammaturgia di personaggi intramontabili, come Innamorati e Capitano, Fonè Teatro ha stilato un programma ricco e dinamico, il quale, diviso in due parti, approfondirà anche la situazioni drammaturgiche contemporanee e i processi creativi di un teatro che “apre il cuore dello spettatore”. Così ha dichiarato a FerraraItalia Massimo Malucelli, direttore dell’iniziativa, rimarcando la valenza sempre attuale dell’intramontabile commedia dell’arte, un genere destinato a smuovere l’animo del pubblico per condurlo nelle infinite varianti del mondo del teatro e della recitazione…

Diamo uno sguardo alle origini dell’iniziativa promossa da Fonè Teatro. Da dove nasce questa idea? Quali altre attività realizzate dalla scuola l’hanno preceduta?
Fonè Teatro racchiude 25 anni d’esperienza a Ferrara. La commedia dell’arte e altri generi affrontati dalla scuola hanno arricchito il panorama ferrarese nel corso di questi anni e rafforzato i rapporti con i Paesi stranieri, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, alla Spagna, Fonè ha avuto modo di affrontare già altre volte la commedia dell’arte attraverso provini, attività e corsi teatrali.

Quali sono gli elementi che rendono la commedia dell’arte ancora attuale?
La commedia dell’arte è il fondamento del teatro occidentale. Grazie a essa, il teatro contemporaneo è in grado di aprirci il cuore con le risate e la capacità di immaginare una comune condizione umana condivisa da tutti, come hanno fatto Stanlio e Ollio. Il carattere attualizzante della commedia sta dunque nella sua universalità e nell’universalità dei suoi archetipi, che ribaltano le coordinate del reale per trasformare la drammaticità in comicità. Prendete un tema difficile come la morte: è affrontato con quella risata e quella fantasia che, in ogni epoca, ci aiutano a sopravvivere.

Ci sono opere che porrà al centro dell’attenzione durante le lezioni del corso?
Più che le opere, mi concentrerò sullo spettacolo. D’altronde, alla commedia non interessa il testo: preferisce basarsi sul canovaccio. Nel corso dell’iniziativa, cercherò di adottare le stesse modalità di lavoro adottate dall’autore inglese, dando io stesso una forma al percorso della compagnia. Sono gli attori a diventare gli autori. Molière si avvicina alla commedia dell’arte, ma la nostra attività procede in modo indipendente dai grandi del passato.

Quanto conterà il percorso storico teorico della Commedia dell’Arte alla comicità contemporanea? Come si svolgeranno le lezioni?
Non bisogna dimenticare che l’attività si incentra sul lavoro di un teatrante, non su quello di un professore. Certo, la teoria è importante e il corso vi dedicherà alcune parti della lezione, ma il teatro, più che studiarlo, lo si deve fare. Senza conoscere il palcoscenico, l’attore è come un medico che non ha mai sezionato un cadavere: un’incompletezza che, oggi, rende imperfetto il teatro occidentale e che limita la preparazione di chi si è iscritto al Dams. Proprio per offrire agli attori l’opportunità di fare teatro, ho previsto 80 ore da dedicare al corso a cui si aggiungeranno le ore incentrate sulla messa in scena. A ciò seguirà il tour nazionale de “I Buffoni Divini”, portati in giro da Fonè Teatro il prossimo anno. La nuova compagnia potrà quindi decidere se proseguire collettivamente oppure se scindersi in percorsi individuali, affrontati dagli attori autonomamente.

Di certo, la partecipazione di Giffoni Film Festival sarà una rampa di lancio da non sottovalutare…
Fonè ha instaurato con Giffoni un fortissimo legame, che offrirà prestigio e pubblicità all’iniziativa. E’ il più grande Festival del cinema giovanile, che si sta espandendo in tutto il mondo. Ma se lo merita: è una multinazionale che lavora sulla qualità. Non è un caso che Truffaut l’abbia descritta come quell’occasione destinata a creare il nuovo pubblico, le “nuove leve” del teatro.

Il programma del corso esalta la contemporaneità. Attraverso quali tecniche verranno adattati personaggi tipici, come Pantalone e Zanni, alle situazioni attuali?
Più di tecniche, che vengono solo applicate, parlerei di processi creativi. Variano continuamente e consentono di sfruttare il materiale sotto una luce diversa. Per farle capire questo processo, le ricordo una scena de “La vita è bella”. Quando Benigni si offre di tradurre gli ordini del militante tedesco e trasforma il suo discorso in un gioco innocente e terribile al tempo stesso, la regia ha applicato la medesima tecnica che attueremo noi nel corso del laboratorio: adatteremo i personaggi alla vita contemporanea attraverso la nostra creatività, esattamente come Benigni ha trasformato il dramma più profondo in poesia e divertimento. La commedia lo faceva 400-500 anni fa, il cinema lo ha fatto con Chaplin, noi ci proviamo nel corso del laboratorio.

Nel programma si legge che il corso è rivolto ad attori, registi e studiosi di teatro. Quanto sarà importante la preparazione ricevuta e l’esperienza nelle attività promosse dal laboratorio?
Ovviamente devono esserci delle potenzialità a livello avanzato.

Archetipi e attori. Quanto conterà l’indole dei partecipanti per l’esercizio di questi ruoli?
Sarà importante, ma le possibilità sono diverse. Ho conosciuto persone estroverse che, pur essendo apparentemente avvantaggiate, si sono mostrate superficiali e inadatte a personificare un certo personaggio. Altre, invece, più timide, hanno evidenziato una creatività del tutto inaspettata. Ma molto dipende dal ruolo con cui si ha a che fare.

Tra le materie trattate durante il corso spiccherà il rapporto con il pubblico. Quali sono i mezzi che sfrutterà per metterlo in pratica? Non ritiene che, in una realtà dove il “filtro” dello schermo divide attore e spettatore, questo legame sia più difficile da realizzare?
Sì, ritengo che sia un grande problema, poiché, oggi, si dà sempre meno importanza al teatro. Ma, allo stesso tempo, penso che la gente continui ad aver bisogno del contatto fisico e, per rivitalizzare questo settore, è necessario capire che il teatro è un’occasione per esserci. Un’occasione che deve conquistare il pubblico senza annoiarlo, come accade in gran parte delle rappresentazioni odierne. Il teatro non deve essere una pizza, ma, riprendendo le parole di Bertolt Brecht, deve divertire. Per farlo, dobbiamo puntare alla comicità, uno dei pochi mezzi che ci permettono di uscire dallo schermo.

L’iniziativa è volta a rilanciare l’esperienza teatrale. Com’è stata accolta? Ha notato interesse fino a oggi?
Assolutamente sì. La pagina Facebook dedicata all’iniziativa gode di grande attenzione. Ma i bilanci si trarranno alla fine, anche se speriamo di mantenere alto l’interesse finora mostrato.

Ma guardiamo al teatro sotto una luce più ampia. Come giudica una città come Ferrara che, in passato, ha lanciato non pochi attori?
Il panorama teatrale ferrarese, negli ultimi 25 anni, si è molto ampliato. Nel 1990, quando cominciai a impegnarmi in queste attività, la città era vuota e solo a Pontelagoscuro si poteva scorgere un po’ di movimento. Oggi, le cose sono cambiate e, grazie a interazioni con l’università e il territorio esterno, Ferrara ha fatto molta strada. Ma continuo a lavorare per creare una culturale “generale”, in grado di conquistare anche l’interesse della Provincia.

Quali altre iniziative sta progettando? Cosa dovremo aspettarci?
Ci sono tante idee in cantiere. Oltre ad arti corsi attivati in città, ricordo l’inaugurazione della stagione teatrale a Tresigallo, dopo che, per molti anni, è stata interrotta. Inoltre, puntiamo alla realizzazione di festival e di iniziative nei territori provinciali più lontani, mantenendo i contatti con i nostri Paesi gemellati, come Spagna e Scozia.
Infine, ricordo l’inaugurazione della nuova sede di Fonè Teatro, programmata per il 25 novembre prossimo. Vi parteciperà anche il Presidente del Giffoni Film Festival e ve lo posso assicurare: sarà un evento che non passerà inosservato. Incrocio le dita e spero di riuscire a coordinare il tutto!

LA SEGNALAZIONE
Ferrara e la Grande Guerra, manifesti che hanno fatto la storia

Una mostra per ripercorrere la Grande Guerra nella nostra città che, forse non tutti lo sanno, durante il primo conflitto mondiale è stata dichiarata non solo ‘zona di guerra’, ma addirittura ‘zona di operazioni militari’. L’esposizione “Sui muri di Ferrara. La prima guerra mondiale attraverso i manifesti” è curata da Enrica Licci e Dolores Daghia, docenti del Laboratorio per la Didattica dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara: “Come insegnanti abbiamo pensato prima di tutto ai ragazzi e abbiamo voluto mettere in luce aspetti poco conosciuti della I Guerra Mondiale, temi che in classe spesso non si affrontano, cercando anche di dare la prospettiva di chi ha vissuto questi eventi”.

Fra le tante discontinuità segnate dalla prima guerra mondiale c’è anche quella della comunicazione: in questo campo la modernità del primo conflitto novecentesco segna un salto di qualità grazie all’uso di nuovi strumenti come la macchina fotografica, la radio, il cinema e i manifesti, utilizzati per informare, ma soprattutto per mobilitare quelle che sembrano essere le protagoniste del nuovo secolo, le masse. Nella mostra curata da Enrica Licci e Dolores Daghia ci si concentra sui manifesti originali scelti dalle delle collezioni del Museo del Risorgimento e della Resistenza per evidenziare come lo stile e il linguaggio cambino nel corso delle fasi conflitto e a seconda dello scopo del documento: “Abbiamo voluto far parlare questi manifesti, perché sono interessanti sì dal punto di vista storico, ma anche dal punto di vista linguistico”. A spadroneggiare è naturalmente il tono magniloquente e retorico della propaganda nazionalista: dal “decalogo dell’italiano” all’annuncio che “il contegno dell’Austria ha trascinato anche la patria nostra nell’immane conflitto che insanguina tutta l’Europa”. Al suo servizio vengono messe anche le arti grafiche e così le forme eleganti e nobili del liberty passano dalle illustrazioni per i manifesti pubblicitari delle grandi esposizioni internazionali a quelle per i manifesti e le cartoline per il prestito nazionale. Dopo Caporetto, invece, il messaggio predominante è l’appello all’unità e alla solidarietà. I manifesti vengono utilizzati però anche per informare la popolazione, per esempio sugli sviluppi delle trattative di Versailles: proprio il proclama del Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando sugli sviluppi al tavolo della pace è, fra quelli esposti, uno dei migliori esempi di un nuovo stile comunicativo che si potrebbe definire ‘poco diplomatico’.

Sui muri di Ferrara. La prima guerra mondiale attraverso i manifesti rimarrà aperta fino al 9 novembre nella Sala Mostre del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara e sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Ecologia del web

Vorrei proporre una riflessione sull’ansia da web, cercare – anche personalmente – qualche spazio per una sorta di ecologia del web, si potrebbe dire riprendendo il vecchio e autorevole titolo di Bateson “L’ecologia della mente”. Non mi riferisco tanto alla perpetua connessione, al fatto che controlliamo di continuo i messaggi ricevuti, che rispondiamo alle mail di lavoro anche la domenica mentre stiamo parlando con amici, non mi riferisco solo al senso di spaesamento che avvertiamo se il nostro operatore ci disconnette momentaneamente. Sarebbe relativamente facile trovare una disciplina per tutto questo.
Mi riferisco, soprattutto, all’ansia da prestazione che ci prende quando navighiamo in rete, al senso di inadeguatezza sollecitata dall’abbondanza di articoli interessanti relativi al nostro campo di interesse, alla sensazione continua di non essere abbastanza aggiornati, di avere perso questa o quella importante ricerca, e così via. Eppure è un enorme vantaggio poter consultare articoli scientifici dalla propria postazione, scorrere i titoli dei più prestigiosi giornali internazionali, verificare lo stato dell’arte nel nostro ambito di lavoro. Ma poi, quando leggiamo tutto questo? Dove mettiamo la carta stampata sui contenuti che ci sembrano irrinunciabili? Dopo quanto tempo dimentichiamo il nome del file in cui abbiamo archiviato il succulento frutto di una fortunata ricerca di nuovi materiali? Il Web si muove ad un ritmo incredibile e media un numero crescente di servizi; enfatizza la velocità e la volatilità di ogni informazione, diffusa e bruciata nello stesso tempo. Gli utenti si aspettano in tempo reale (o quasi) le risposte. Siamo sommersi da notifiche e ci pentiamo di avere chiesto informazioni perché non ci liberiamo più delle proposte che ne seguono.
Tutto il sovraccarico che ne scaturisce non è sano e allora emerge l’idea dello “slow web”. Su questo obiettivo nasce il sito theslowweb.com [vedi] che propone idee per non essere sopraffatti dalle tecnologie. La pagina intende fornire buoni esempi, tentare di elaborare linee guida, esplorare ulteriormente la psicologia e le ragioni per una lentezza del web.
In definitiva, la filosofia che anima il movimento Slow Web non è improntata a nessun rifiuto, ma propone una sorta di autodifesa da rischi di schiavitù. D’altra parte, rapidamente una pratica così pervasiva diviene un’abitudine che può essere malsana e che forse limita, piuttosto che accrescere, la nostra capacità di informarci, di metterci in relazione, di capire meglio il nostro tempo e così via. Un’abitudine che forse abbassa, piuttosto che elevare, la nostra efficienza e produttività, poiché le ore spese in rete sono sottratte al lavoro, allo studio, al sonno e al riposo. Ognuno lamenta questo problema rispetto al proprio lavoro: il fatto di essere sommerso da un flusso costante di informazioni e di essere sotto pressione per rispondere immediatamente. Alcuni software stanno cercando di risolvere il problema di questa sovrabbondanza di informazioni, per evitarci tra l’altro le improbabili risposte che talvolta capita di dare a chi ci scrive, come “la mail non funziona bene”, o “forse il messaggio è finito nello spam”. Ma al di là dei dispositivi, sarebbe meglio riflettere sulle ragioni che inducono dipendenza e magari trovare il modo di trovare il modo migliore di sfruttare un’opportunità, senza che diventi un vincolo. Ciò vale per le persone come per le organizzazioni.

Maura Franchi – Laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand. maura.franchi@gmail.com

LA RIFLESSIONE
Oltre la protesta: l’orizzonte della sinistra

La Cgil e la sua manifestazione di Roma sono roba vecchia, il Pd della Leopolda è il nuovo. Tra futuro e passato volete restare ancorati al passato? Fatti vostri, il mondo è cambiato, il posto fisso non c’è più, noi andiamo avanti. Questo è stato il messaggio di Matteo Renzi concludendo la kermesse di Firenze.
In realtà le cose escono dalle metafore usate ad effetto dal premier – quelle ad esempio del “pensionato che pensa non finiranno mai i lavori nella stradina sotto casa sua”, o di chi “si ostina a rimanere aggrappato all’articolo 18, che è come azionare lo smartphone con un gettone” – e investono ben altri terreni. Per esempio, se abbiano ancora cittadinanza i partiti nel senso tradizionale, o se siano inutili orpelli del passato. Chi sia oggi e cosa sarà domani la sinistra. Perché ci si ostina a combattere la precarietà con le manifestazioni di piazza. E tralasciamo le battute (“non lasceremo riportare il Pd al 25%” o “non consentiremo di fare del Pd il partito dei reduci”) che fanno parte dell’armamentario polemico del momento.
Le questioni fondamentali che stanno sotto la pelle del discorso di Renzi suscitano interrogativi importanti. Provo ad evocarne tre. Primo: chi è chi lavora? Una persona o una merce? Deve avere dei diritti, oltre che dei doveri? Deve essere tutelato o una volta stipulato un contratto va tutelato a discrezione di chi gli dà lavoro? Secondo. Cos’è un sindacato? Un organismo che esercita delle tutele e difende dei diritti collettivi oppure un soggetto che sarebbe meglio eliminare perché con la sua azione inceppa lo sviluppo di un Paese? Terzo. Deve ancora esistere una sinistra che stia dalla parte delle persone più deboli e meno garantite, quando invece oggi la dinamica sociale ed economica offre tantissime opportunità solo a chi voglia provarci?
Renzi è abile, sa quando accelerare e quando frenare. Vuol far passare l’idea che è investito di una missione (“ce la siamo cercata noi la bicicletta” “farò al massimo due legislature” vuol dire, si badi, che il potere politico uno se lo prende e se lo mantiene finché vuole, a meno di sconquassi). Conta sulla superficialità dell’opinione pubblica, che bisogna folgorare con battute e slogan efficaci.
Tutto questo però non significa commettere l’errore di liquidare il premier e le sue idee in modo semplicistico, affermando, come si sente dire, che ha rimesso a nuovo e sta realizzando le idee di Berlusconi. Potrebbe essere vero, ma sarebbe troppo poco. Poco per il sindacato – penso ovviamente alla Cgil – che deve ripensare le proprie strategie e sburocratizzarsi, riorganizzarsi in una situazione sociale ed economica in vorticoso cambiamento, assumendo l’orizzonte europeo e internazionale come una costante della propria azione, non mantenere rendite di posizione e non perdendo mai il legame con i soggetti che intende difendere (tra i quali i tantissimi giovani che ho visto a piazza San Giovanni). Poco per la sinistra, che deve riposizionare in fretta idee e concetti nel XXI secolo, senza dimenticare mai che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla donna, nelle sue diverse varianti, purtroppo esiste ancora.

IMMAGINARIO
Musica al jazz club.
La foto di oggi

Non solo jazz. Una commistione di suoni riconducibile a più generi musicali quella che riempirà la sala del Torrione di San Giovanni stasera con la formazione Luz. Il gruppo è composto dal chitarrista Giacomo Ancillotto, dal contrabbassista Igor Legari, dal batterista Federico Leo e dalla violoncellista americana Tomeka Reid. Alle 21,30 al Jazz Club Ferrara in via Rampari di Belfiore 167. Ingresso a pagamento.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

Luz fLuz-Tomeka-Reid-jazz-club-Ferrara
Luz featuring Tomeka Reid stasera al Jazz Club Ferrara

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

Concorso a tema: Cyberbulling? No like it – immagini e parole… Per prevenire il bullismo e promuovere la sicurezza nell’uso delle nuove tecnologie da parte dei ragazzi

da: Associazione di Volontariato “Oltre i Muri”

Scopo dell’iniziativa: sensibilizzare in modo incisivo e fornire la consapevolezza dell’esistenza del fenomeno del Bullismo; educare al rispetto e ad un corretto utilizzo delle nuove tecnologie.
Vogliamo porci a fianco degli insegnanti per fornire loro un sostegno concreto nel loro difficile compito di far crescere i nostri ragazzi sul piano conoscitivo, culturale e personale.
Si tratta di un problema spesso sottovalutato, dai risvolti a volte tragici e dalle devastanti conseguenze fisiche e psicologiche.
Il bullismo trova oggi nell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, in particolar modo nella telefonia mobile e nel web, un palcoscenico ulteriore di diffusione. La convergenza tra web e telefonia mobile sta infatti ridefinendo le modalità di gestione delle relazioni sociali e le enormi potenzialità messe a punto dalla tecnologia implicano numerosi rischi, tra cui quello, oggi molto diffuso, del cosiddetto “cyberbullismo”.
Ecco che l’Associazione “Oltre i Muri” con i suoi volontari, in collaborazione con l’Associazione Michelangelo Antonioni, Fondazione San Giuseppe (CESTA), Fondazione Don Calabria (Città del Ragazzo), “La Voce di Ferrara-Comacchio”, mossi dalla necessità di far fronte al bullismo e di educare all’uso consapevole della rete Internet e del telefonino: ha indetto un Concorso rivolto alle Scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado della provincia di Ferrara.
I partecipanti saranno chiamati a raccontare una storia, reale o immaginaria, che dica “NO AL BULLISMO”, proprio attraverso l’uso delle “NUOVE TECNOLOGIE”, realizzando un VIDEO, scrivendo un “MESSAGGIO PER UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA” attraverso il DISEGNO, un RACCONTO BREVE, una POESIA o mediante il linguaggio degli SMS.
Periodo del Concorso: 5 novembre 2014, consegna elaborati presso le segreterie scolastiche entro il 7 marzo 2015.
Premiazione sabato 18 aprile 2015 Premi a Cura di “Panini”

Tre giovani cantanti ferraresi all’Ariston per le finali nazionali
di una voce per Sanremo

Alice Guerzoni ferrarese di 29 anni, Denis Mazzini 21 anni di Portomaggiore e Noemi Ragazzi 18enne di Bondeno sono i giovani cantanti ferraresi che sfideranno un centinaio di promesse canore provenienti da tutta Italia al centro Roof dell’Ariston di Sanremo, per le semifinali e finali nazionali di “Una Voce per Sanremo 2014 – sezione editi”. L’obiettivo e quello di piazzarsi nei primi 15 che darebbe loro la possibilità di tentare il passaggio alla fase delle selezioni di Sanremo Giovani. L’associazione ferrarese Merkaba Eventi mandataria del concorso per Emilia e Veneto ha selezionato durante il tour invernale 13 talenti, che si dovranno presentare alle ore dieci all’Ariston, per compiere le procedure amministrative laddove successivamente sarà comunicato l’ordine di entrata dei partecipanti e in seguito (dalle ore 11 alle ore 20) si aprirà la competizione. I semifinalisti presenteranno un brano edito in lingua italiana, della durata massima di tre minuti e mezzo, poi, il giudice unico Grazia Di Michele – vocal-coach della trasmissione Amici di Maria De Filippi – elencherà i nomi dei 30 cantanti finalisti. Alle ore 21 i ragazzi riproporranno la canzone e tre ore dopo si svolgerà la cerimonia di premiazione che stabilirà ufficialmente chi saranno i 15 cantanti nominati a partecipare, tramite la casa discografica “Bao Bello Music” di Fabio Ciacci, il “patron” della manifestazione, alle selezioni discografiche “giovani” per la 65esima edizione Festival della Canzone Italiana di Sanremo.

alice-guerzoni-ferrara
Alice Guerzoni di Ferrara
Noemi-Ragazzi-Bondeno
Noemi Ragazzi di Bondeno
denis-mazzini-portomaggiore
Denis Mazzini di Portomaggiore
denis-mazzini -mimmo-turone
Il ferrarese Denis Mazzini con Mimmo Turone
Berneschi-Ragazzi-Menarini
Martina Berneschi (assessore di Portomaggiore), Noemi Ragazzi e la vocalist Iskra Menarini

L’INTERVISTA
Rinaldi tra Don Chisciotte, Gramsci e Sancho Panza: “Al fondo di tutto c’è la persona”

Il “potere” è l’immondizia della storia degli umani
 e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte:
 siamo i “Grandi della Mancha”,
Sancho Panza… e Don Chisciotte! (Don Chisciotte, Francesco Guccini)
Sono fortunata, è un pomeriggio tranquillo nell’ufficio di via Mambro, da dove Raffaele Rinaldi coordina i servizi dell’Associazione Viale K, con cui collabora dal 2002 e di cui è direttore dal 2012. Raffaele ha tempo per quella che diventerà una lunga chiaccherata ed è di buon umore perché in mattinata sono passate a salutarlo alcune persone che sono state al centro di accoglienza e ora, passo dopo passo, stanno riemergendo da quella che lui chiama la “Ferrara di sotto, una Ferrara che non vede nessuno”.
Inizia così la nostra conversazione, e subito mi rendo conto che Raffaele nutre una passione profonda per ciò che fa, a differenza di molti ha trovato non un modo ma il suo modo di contribuire alla costruzione di una società fondata sulla persona: “Il fondamento di tutto è la persona, ognuno nel suo lavoro è chiamato a umanizzare il mondo”. Per questo la prima cosa di cui mi parla è proprio il suo lavoro: “E’ vedere i numeri, le statistiche diventare carne e ossa, uomini, donne, famiglie, giovani coppie, la faccia scavata dall’angoscia di cadere in uno stato di povertà, oppure di non riuscire più a risalire la china. Vedo volti, ascolto storie, biografie, non c’è spazio per l’omologazione. Il problema si pone dopo aver dato loro un pasto caldo e un posto dove dormire, cosa faccio ora? Bisogna lavorare sulla promozione della persona, ma prima la devi riconoscere come persona: non c’è la categoria degli immigrati, quella dei poveri, devi saper guardare in faccia le persone per accorgerti veramente della profondità del disagio”.

raffaele-rinaldi
Raffaele Rinaldi direttore dell’associazione Viale K

La sua collaborazione con l’associazione di don Bedin è cominciata quando ha raggiunto la sua famiglia a Ferrara dalla Puglia, più precisamente da Monte Sant’Angelo. Chiuso lo stabilimento petrolchimico di Manfredonia, il papà fra Milano, Marghera, Gela e Ferrara – queste le possibili mete messe a disposizione dall’azienda – sceglie quest’ultima perché “è una città a misura d’uomo e l’Emilia è una regione accogliente”. Raffaele si paga la specialistica di filosofia con un lavoro stagionale allo zuccherificio, con la speranza di diventare insegnante. Nel frattempo continua l’esperienza di volontariato che ha già iniziato in Puglia. “Quando hai deciso che questo sarebbe stato il tuo lavoro?”, gli chiedo. “Quando il responsabile è stato trasferito nella nuova struttura di Sabbioncello don Domenico mi ha accennato alla possibilità di prendere il suo posto. Devo essere sincero, prendermi la responsabilità di coordinare le strutture, mettermi in contatto con le istituzioni, con i servizi sociali, non mi sembrava ancora alla mia portata. Poi la cosa ha preso piede e mi ha appassionato, soprattutto quando mi sono reso conto che non è solo questione di assistenza, si tratta di costruire dei percorsi per fare in modo che, insieme o dopo l’accoglienza, si possano dare ai ragazzi gli strumenti per riuscire a venire fuori dalle situazioni di bisogno. E questo lo puoi fare solo insieme alle istituzioni”. La cosa più stimolante per Raffaele sembra essere “rispondere ai bisogni che di volta in volta arrivano dal territorio articolando la prassi della solidarietà: noi rispondiamo al bisogno della persona, non alla categoria”.
Tante le fonti da cui trae l’ispirazione per questo suo impegno quotidiano: il personalismo comunitario di Mounier, per cui esistono una trascendenza verticale e una “trascendenza orizzontale”; Dante, che non reputa gli ignavi degni neppure dell’Inferno, “sciaurati, che mai fuon vivi”; Gramsci, per il quale “chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”. E poi l’articolo 3 della Costituzione, che al comma 2 recita “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica”. “La lotta alla povertà – chiosa Raffaele – non può essere lasciata al buon cuore delle anime belle, bisogna restituire libertà alle persone escluse, dando loro dignità, ognuno deve potersi esprimere e partecipare alla vita della comunità: se io non ho diritti, come posso partecipare?”. Infine il Vangelo, in particolare la parabola del buon samaritano: “la domanda – mi spiega Raffaele – non è chi è il mio prossimo, ma a chi tu ti fai prossimo: non è tanto avvicinarsi a chi ti è lontano, ma non allontanarti da chi ti è vicino, chinarti su quei volti, e accompagnarli in un percorso di vita”.
Ora, gli dico scherzando, passiamo alle domande difficili: cos’è per te la povertà oggi? “È non saper riconoscere la povertà come tale, ma soltanto come disordine dell’arredo urbano. Non c’è più la persona: nell’odierna cultura dello scarto se lavori e produci bene, altrimenti non sei niente, anzi devi toglierti dai piedi perché dai fastidio. Danno fastidio i senza fissa dimora che dormono sulle panchine, ma non per la loro situazione, perché sono brutti da vedere. Viviamo in una bolla di sapone, bella ma effimera, abbiamo perso l’esperienza della relazione. Come diceva don Tonino Bello, la povertà è il sacramento delle nostre miserie, cioè non la vogliamo vedere perché rimanda alla miseria che abbiamo dentro”. Per non parlare poi della strumentalizzazione della povertà: “La cultura dello scarto, come la chiama Bauman, produce una rappresentazione sociale dei poveri, degli immigrati fondata sulla paura per raccogliere consensi e distrarre dai veri problemi come il lavoro o la giustizia sociale”.
Le ultime domande sono per la sua esperienza politica come candidato di Sel, a maggio scorso alle amministrative e ora alle regionali. “Ho sentito parlare Nichi Vendola negli anni ’80 quando non ero ancora maggiorenne e il progetto di Sel mi è piaciuto in quanto marca molto sul discorso della giustizia sociale, un’alternativa per la costruzione di un welfare forte, ma fino a quando mi hanno chiesto di candidarmi sono rimasto solo un simpatizzante”. “Il mio lavoro ha già una sua forte dimensione politica, quello che vorrei fare è dare un contributo per ottenere il passaggio dalla carità alla giustizia, non più dare qualcosa per carità quando spetterebbe per giustizia. Vorrei che questa fetta di popolazione di cui mi occupo avesse una voce nelle istituzioni, perché il terzo settore può dare un grande contributo alla costruzione di una società più giusta, anzi lo sta già facendo”.

don-Chisciotte-Dalì
Il Don Chisciotte di Salvador Dalì

Secondo Raffaele il punto da cui partire è il passaggio dall’assistenza al “welfare generativo” cioè “l’assistenza non come un costo, ma come un investimento sulle persone che poi con le loro capacità e per quello che sono in grado di fare a loro volta fanno qualcosa per gli altri, restituiscono l’aiuto offerto loro. Ad esempio attraverso micro-comunità che possano avere una funzione di incubatori, moltiplicatori, delle capacità e della solidarietà”. Ma Raffaele non è solo un utopista, un idealista alla Don Chisciotte, personaggio che pure ama molto, in lui c’è anche un sano realismo alla Sancho Panza, che sicuramente gli deriva dal suo lavoro. Quando parla della “macchina della politica” afferma, citando don Milani, che “è inutile avere le mani pulite se le tieni in tasca”, e aggiunge “in politica devi operare delle scelte difficili, si fa presto ad andare fuori in piazza, il difficile poi è cambiare le cose da dentro il sistema: le scelte, gli sbagli, le alleanze, però stai dentro il gioco della politica e non ti puoi sottrarre”. Insomma “le impennate utopiche” vanno bene, ma poi si ha a che fare con la sofferenza reale qui e ora: “I bei sogni senza politica rimangono miraggi, e la politica senza sogni è solo amministrazione. La politica, pur se difficile e deludente a volte, rimane l’unica strada per realizzare quei progetti a servizio dell’uomo”.

L’OPINIONE
Le belle bandiere
e gli ideali
che meritano rispetto

Ieri, nel guardare le immagini in televisione della bella manifestazione sindacale, il mio animo profondamente malinconico, per un attimo, ha rivissuto altre manifestazioni altrettanto partecipate, ho cantato con il silenzio del pensiero canzoni di lotta operaia, ho alzato il pugno sinistro chiuso ed ho aperto e sventolato la mia bandiera rossa… E’ vero, noi ex comunisti siamo così, nonostante tutto ci emozioniamo nel vedere un popolo unito in una missione di lotta, nel vedere le bandiere rosse sventolare all’unisono, si, lo ammetto, anche io, malinconicamente, lascio correre la mia anima all’emozione. In fondo non c’è niente di male, anzi, è bello essere parte di una storia condivisa ed avere condiviso con tanti compagni momenti di lotta, quindi al bando tutti coloro che guardano ciò con il disgusto del ben pensante borghese e radical chic. Poi, però, con il raziocinio dei miei 58 anni, con il peso sulle spalle della crisi economica che ha distrutto le mie certezze e che ha minato le mie residue speranze, ho lasciato in disparte la passione, ho ridotto le mie emozioni ed ho lasciato spazio ai numeri della razionalità.
Così, dopo gli attimi di pura irrazionalità mi sono ritrovato ad analizzare freddamente quanto vedevo, ma quanto, sopratutto, ascoltavano le mie orecchie, ed allora, solo allora, ho compreso che l’elemento scatenante le mie emozioni erano le stesse parole usate negli anni, gli stessi slogan, e, quasi, gli stessi visi incazzati (aggiungo giustamente incazzati), ed è stato nel duro risveglio alla realtà che ho veramente compreso la mia distanza da ambedue le manifestazioni che si sono svolte ieri, da una parte quella marea di compagni che chiedevano, magari usando parole desuete, solo di modificare un decreto pur necessario, e dall’altra quella sorta di manifestazione autocelebrativa del leader che vuole cambiare il Paese, ma che, sino ad ora, è riuscito solamente a convincere parte degli italiani che lo ha cambiato attraverso i suoi spot proclami.
Nella mia totale solitudine e senso di abbandono ho compreso come sia davvero giunto il momento di cambiare, rendendole più aderenti alla realtà odierna, le regole del lavoro, come sia necessario che tutti, e sottolineo tutti, partecipino alla stesura di una politica industriale di largo respiro, e che segni una strada da seguire per dare all’Italia ed ai suoi cittadini provati, uan prospettiva di crescita, che sia ormai urgente che persino il sindacato analizzi meglio il proprio ruolo modificando messaggi e linguaggi, proprio per evitare di essere schiacciati da questo nuovo leader schiacciasassi che vuole lasciare vittime sul suo percorso. Ora non so esattamente cosa si debba fare, ma certamente, dopo la manifestazione di ieri, il nostro segretario, premier, non può più irridere un sindacato che fa il suo mestiere (magari usando metodi e parole superate) ma sopratutto non può fingere che tutti quei suoi concittadini hanno deciso di andare a Roma a manifestare il proprio dissenso, sopratutto non può farlo utilizzando la comunicazione tipica del tycon di Arcore (lui ha a cuore 60 milioni di italiani non un milione), è giunto il momento in cui Renzi debba dimostrare di essere un vero leader e non solo un bravo piazzista, deve comprendere le ragioni della piazza e incontrare i suoi rappresentanti per vedere di trovare un compromesso al rialzo alla sua legge delega.
Vedremo se tutto ciò accadrà, vedremo nelle prossime settimane, l’unica certezza è che questo orso cinquantottenne ormai è orfano di quello che per tanti anni è stato il partito per cui ha lavorato nel tempo libero. Ma non è solo.

Arzèstula, evocando il futuro anteriore dal limitare del bosco

San Vito, 22 novembre, di nuovo verso Bologna (seconda parte) by Wu Ming 1

Agguato di un predone solitario, nascosto tra gli arbusti della pieve di San Vito. Due centimetri più a destra e mi avrebbe spaccato il naso, ma già mi spostavo all’indietro e il bastone mi ha sfiorato. Ci aveva messo tutta la forza, e ha perso l’equilibrio.
L’ho visto cadere male e battere un gomito su un sasso.
Ouch! – ha fatto, come nei fumetti che trovi nei fossi, mezzi sciolti. Storie imputridite. Ho trovato anche mazzette di euro. Consumate, e comunque inutili. Almeno qui.
Si è rimesso in piedi, ora mi fissa curioso. E’ magro (chi non lo è?), ha occhi verdi e capelli incolori. I cenci che indossa mi ricordano qualcosa. Li riconosco: divisa e pastrano da
carabiniere.
– Non sei di queste parti, si vede.
– E da cosa? Io sono nata qui, anche se adesso vivo lontano.
Sente la voce e come coniugo il verbo, s’illumina: – Ah, ma sei una donna! Non si capiva mica!
Alzo il cappuccio e abbasso la sciarpa. Vede che ho una certa età, vede le rughe e il suo sorriso un po’ si attenua, ma non scompare.
– Vivi lontano? E cosa sei tornata a fare?
– Potrei risponderti che sono affari miei. – rispondo, ma lieve, senza metterci ostilità.
Ridacchia. – Sarebbe più che lecito. E se ti chiedo come ti chiami? Va bene anche un nome qualsiasi.
Gliene dico uno, il mio. Mi porge la mano, la stringo, è fredda.
– Io sono Matteo. – mi dice.
– Sei un predone, Matteo?
Moche moche! Io pensavo che c’eri tu, predone! Proprio perché non ti ho mai vista prima.
– Sono solo una che passa.
– Viaggi da sola. Non hai paura?
– Come tutti. Né di più, né di meno. Ma tu cosa facevi tra i cespugli?
– Andavo di corpo. – risponde pronto, senza esitare. – O meglio, non avevo ancora cominciato. E adesso m’è andata indietro.
Comunque, tornerà. – E ride ancora, stavolta più sonoro.
Per un po’ stiamo in silenzio. Ci guardiamo intorno. Lungo via Ferrara non più asfaltata, i platani sono immensi. Grandi rami che nessuno ha più potato s’intrecciano ovunque e formano un tetto, là in alto. La vecchia statale sembra ormai una galleria. In basso, qualcuno continua a estirpare le erbacce, sposta i rami caduti, riempie le buche più grosse. La carreggiata è sassosa ma percorribile.
– Già che ci sono ti chiedo un’altra cosa, prometto che non ti fa incazzare, va bene?
Gli offro un cenno d’assenso.
Bon. Cosa fa il governo? Ce n’è ancora uno, dove stai tu?
– No. Lo spettro del governo è sempre a Sud.
– Lo immaginavo. Qui si fa viva solo la Commissione. – L’ex carabiniere che credevo un bandito alza le spalle. – Ci aiutano, per modo di dire. Vai a capire il perché.
– Lo fanno in cambio dei servizi che rende il governo. Dormi dentro la chiesa? – gli domando.
– Dormo dove decidono i piedi. E cos’è che fa il governo, esattamente?
– Pattuglia le coste, i confini d’Europa. Lo Ionio, il Tirreno… Ferma e respinge gli illegali.
– Cioè li ammazza. Io lo so come vanno certe cose, c’ero in mezzo. – E a questo punto ci vorrebbe una pausa, un momento pensoso, ma l’uomo tira diritto: – Pazzesco, c’è ancora qualcuno che vuole venire in ‘sto pantano?
– Parti d’Italia tirano avanti, e comunque in Africa è peggio. Ma sai, molti non lo fanno per fermarsi qui, è che l’Italia è l’anello debole. Loro arrivano, se ci riescono, e salgono, se ci riescono.
Vanno su in Europa.
– A far che? C’è ancora del lavoro? – mi chiede.
– Penso di sì, qualcosa del genere.
Poi una domanda la faccio io: – Ogni quanto si fa viva la Commissione? Sono giorni che attraverso la provincia e non ho ancora visto un funzionario.
– Dipende. Arrivano in elicottero. Sono gli unici ad avere carburante. Alcuni sembrano cinesi.
In elicottero? In questi giorni ho visto alianti e deltaplani, ho visto mongolfiere e perfino un dirigibile, ma nessun elicottero, mai. E col rumore che fanno, non mi sarebbero sfuggiti.
Forse, ho pensato ad alta voce, perché Matteo ribatte: – Ne arrivano, ne arrivano. Atterrano nelle piazze dei paesi, consegnano le razioni, fanno riunioni coi consigli comunali…
– Consigli comunali? Sono ripartite le elezioni?
– Beh, per modo di dire… I commissari non volevano, ma la gente s’organizza. Io lo so bene, son consigliere pure io.
– Ah, sì? E di quale comune?
– Gambulaga.
– Non faceva comune, ai miei tempi.
– Tutto cambia. Soprattutto i tempi. Hai qualcosa da mangiare?
Nella sacca ho le rane pescate ieri. Sono tante, le ho cotte allo spiedo, carne sciapa ma croccante. E ho un mazzo di radicchio selvatico. Matteo mi mostra una borraccia amaranto. – C’è anche da bere. Acqua pulita, depurata con l’allume della Commissione.

E così mangiamo insieme, sul limitare del boschetto dietro la pieve.
– Tira vento. – dico. – Perché non entriamo in chiesa?
– E’ pericoloso, là dentro. C’è Dio. Qui fuori siamo al sicuro.
Accetto la risposta, senza chiedere ulteriori spiegazioni.
– Stai tornando a casa tua? – domanda Matteo. Il consigliere comunale che stava per uccidermi ha voglia di parlare.
– Sì. Vicino a Bologna. Casalecchio.
– Fino a Casalecchio a piedi?
– Dopo Ferrara circola qualche mezzo. E tanti cavalli. Chiederò un passaggio, come per venire qui. In un campo ho visto mongolfiere ancorate. Vedrò se si possono usare, sarebbe ancora meglio.
– Non c’è più nessuno che spara ai palloni?
– Penso di no. Succedeva solo ai primi tempi.
– E hai soldi per il passaggio?
– Quelli ormai servono a poco. La Commissione li cambia in voucher, ne ho qualcuno. Per un po’ ci concentriamo sul cibo, le mandibole lavorano, la lingua mescola, si attivano i succhi gastrici.
– Per Ferrara sei passata?

Il sogno di qualche notte fa. Città irreale. In mezzo alla nebbia scura di una mattina d’inverno, un fiume di gente passa sulle Mura e sono davvero tanti, più di tutti i morti di ogni tempo. Tengono bassi gli sguardi e ogni tanto sospirano. Cavalcano il
Montagnone e poi giù per Alfonso d’Este, fin dove il Po di Volano passa sotto il ponte. Vedo uno che conoscevo, e lo chiamo: “Rizzi! Tu eri con me a Udine, davanti al monumento ai caduti. Il cadavere che hai sepolto nell’orto ha cominciato a buttare le gemme? Secondo te farà i fiori, quest’anno? Oppure la ghiacciata ha rovinato il giardino? Mi raccomando, tieni lontano il cane. Quello scava, gli uomini gli piacciono!”
– …per Ferrara sei passata? Io non ci vado da otto anni, e sono solo venti chilometri.
– Sì, ma non mi sono fermata. Mi hanno detto che è pericolosa.
– L’ultima volta che ci sono stato, – riattacca Matteo – la Crisi era molto recente. Al mercato nero, benzina ne trovavi ancora, e sono andato in motorino a vedere il Petrolchimico. Era tutto un viavai di funzionari della Commissione, capirai, tutte quelle sostanze tossiche, pronte a sversarsi e far morire tutto… Gli impianti reggevano, e ho sentito che resistono ancora oggi. Un po’ di produzioni erano già dismesse prima della Crisi, e quella
volta mancavano già un tot di silos, pieni di ammonio o non so che. Portati via, chissà dove.
– In Africa, mi sa.
– Eh, già. – dice, ma non aggiunge nulla.
Seguono minuti di pace, dai pori essuda la stanchezza, i muscoli spurgano tossine, e anche la mente si ritempra. La vista si aguzza e le orecchie cessano di ronzare. Il compagno di pranzo mi lancia occhiate, ma sono io la prima a riprendere il discorso.
– Hai detto che qui la gente si organizza. Raccontami: cosa fa un consiglio comunale?
Bah. – dice in un piccolo scoppio. – Non molto. Decide come distribuire gli aiuti, raduna i volontari per estirpare le erbacce dai campi… Scrive ai parenti dei morti… Io facevo il carabiniere, si vede, no? Quando è scoppiata la Crisi ero a Cosenza. Per tornare
ho preso un treno come quelli che vedevi nei documentari, tipo in India, con la gente anche sul tetto… Ci ho messo due giorni, si fermava in paesini che non avevo mai sentito nominare… Tu che lavoro facevi?

L’altro sogno ricorrente. Ho ventotto anni, sto scrivendo il mio primo romanzo. Racconta la vita di giovani seminaristi negli anni del Concilio Vaticano II. I loro amori proibiti, le dispute
teologiche, i loro conflitti, la morte di uno di loro. Vengono da famiglie contadine, devote ma non troppo, e devo dipingere uno sfondo di religiosità popolare. Mi serve la dimensione
“antropologica” dei cambiamenti avvenuti allora. In realtà sto prendendo due piccioni con una fava, perché uso i materiali della mia tesi di laurea. Non si butta mai via niente.
Nel sogno, chissà perché, incontro le persone intervistate tre anni prima. Mi raccontano tutto, di nuovo, da capo, contente come sono di vedermi. Mi congedo da loro soddisfatta, conscia che sarà un bel libro, poi… Scopro che, dietro di me, ogni volta arranca lei, la Storica. Morde la mia polvere, ma sono sempre io. Ho ancora venticinque anni e sono indietro con la tesi. Arrivo tardi e nessuno vuol più parlare con me, perché sono gia stata li.
– …lavoro facevi?
– La scrittrice. – rispondo a Matteo.
– La scrittrice? E cosa scrivevi?
– Romanzi. O almeno li chiamavano così.
– Romanzi. – E si ferma a pensare. – Ne leggevo anch’io, ma scritti da donne mi sa di no. Leggevo polizieschi, roba così.
– Sì, prima della Crisi andavano molto. Ma oggi, chi li leggerebbe?
– E’ vero. Adesso cosa fai?
Le parole precedono il pensiero: – Faccio ancora la scrittrice, in un certo senso, però non scrivo più.
– Che strana frase. Cosa vuol dire?
– Che oggi non scrivo: vedo.
– In che senso?
– Il futuro. Vedo il futuro.
Pausa.
– Sei… com’è che si dice… un’indovina?
– Non so se è quella la parola.
– Però vedi il futuro. E’ per quello che hai evitato la randellata?
E allora sai dirmi cosa ci aspetta?
– No. No a entrambe le domande. Non mi occupo di futuro spicciolo.
– “Spicciolo”. Tu parli e io non ti capisco. E che strano verbo, “occuparsi”… Non lo sentivo da un sacco di tempo.
– Sì, mi occupo di qualcosa. Del futuro anteriore. Quello che viene dopo il futuro spicciolo. Lo vedo e lo racconto.
– A chi?
– Ho una famiglia, e molto numerosa. Racconto il futuro anteriore, insieme lo vediamo, e tutti stiamo meglio. Dipendono da me, e sto tornando da loro.
– Mi sembra giusto. – commenta. – Insomma, ti sei presa, mmm, una vacanza. Lo so che la parola non è quella, voglio dire che avevi bisogno di staccare un po’, di vedere il posto dove sei nata, è così?
La semplicità che era difficile a dirsi.
– Sì. E’ proprio così. – Poi, saltando mille passaggi: – Ti ricordi come si dice in ferrarese “cinciallegra”?
Matteo non sembra sorpreso. Tace, si concentra. Guarda i rami degli alberi e il tetto della pieve. Si alza in piedi, beve un sorso dalla borraccia e cammina in tondo, lento. Lentissimo. Io non ci sono più, è perso nei ricordi d’infanzia. Nemmeno i suoi, probabilmente: quelli di sua madre. Quelli di sua nonna, e più in là. Infine si blocca e spalanca gli occhi. Punta in alto l’indice della destra, rigido e diritto come l’asta di una bandiera. Si gira verso di me ed esclama:
Arzestula! Ma perché me l’hai chiesto? C’entra col futuro anteriore?
E in quel momento la sentiamo, l’Arzèstula, e la vediamo anche, sul ramo di un frassino spoglio dietro la pieve. Gialla e nera, perfetta nella forma, struggente meraviglia dell’Evoluto.
Restiamo a bocca aperta, qui, adesso.

Racconto apparso nell’antologia “Anteprima nazionale. Nove visioni del nostro futuro invisibile.” A cura di Giorgio Vasta, Minimum Fax, Roma 2009.
© 2009 by Wu Ming 1, [vedi]