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Natale da credenti che celebra la Natività di Cristo, o Natale da laici, senza il festeggiato, che abbandonano l’aspetto sacrale per i tratti caratteristici del folklore tradizionale. In fondo, ricorda qualcuno, il Natale fu istituito dall’imperatore Costantino nel IV secolo, dopo la sua conversione oppure, verosimilmente, è la riappropriazione cristiana dei Saturnalia, feste pagane dell’antica Roma, piuttosto che quelle legate al solstizio, denominate Sol Invictus, nei Paesi Nordici conosciute come Yule.

Comunque sia, il Natale rimane l’icona della magia invernale attorno alla quale si riuniscono le famiglie e le comunità in una sorta di status dal sapore particolare. E’ il tempo dell’albero decorato, del presepe, delle sitcom e dei vecchi film ai quali non si può rinunciare, perché ‘Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato’, versione originale, è un must come lo speciale dei Muppets, ‘Miracolo nella 34^ strada’, ‘Canto di Natale’, ‘Mary Poppins’ e i ‘Gremlins’.
Natale è la sospensione delle tensioni, dell’acrimonia, delle tortuose elucubrazioni che avvelenano la quotidianità; è l’odore delle mele e della cannella, della resina degli abeti e delle candele accese, della neve, perché anche la neve ha un suo odore; è il sapore degli agrumi e dello zenzero, del zelten, del panpepato. Natale è solidarietà con chi non festeggia perché non ha nulla da festeggiare, anzi, non ha nulla; è un pensiero, almeno un pensiero per coloro che vivono drammi e difficoltà, anche se è vero che un solo pensiero a Natale è ben poca cosa. Ma almeno quello, per ricordarci che non ci stiamo imbarbarendo e assuefando al dolore degli altri.

La storia poi ci ricorda che il 25 dicembre non sempre rappresenta una giornata di pausa festosa e i grandi avvenimenti non conoscono e non rispettano rigorosamente il calendario. E’ stato il giorno di grandi incoronazioni, come quella di Carlo Magno (800) come Imperatore dei Romani a Roma, da parte di Papa Leone III; quella di Santo Stefano di Ungheria (1000); quella di Guglielmo il Conquistatore (1066), incoronato re d’Inghilterra; e ancora, Hirohito (1926) è diventato imperatore del Giappone, succedendo a Yoshihito. Il giorno di Natale è diventato giorno di indulgenza quando, nel 1551, Edoardo VI d’Inghilterra ha rinviato l’esecuzione del duca di Somerset nel rispetto della festività e nel 1868 il presidente Andrew Johnson ha concesso la grazia a tutti gli ex combattenti degli Stati confederati d’America nella Guerra di secessione americana. Nessuna clemenza e nessuna pietà, invece, per Nicolae Ceausescu dittatore della Romania, che con la moglie Elena viene condannato a morte dopo un processo sommario.
Il giorno di Natale può essere anche il giorno delle ‘prime volte’: nel 1818 avviene la prima esecuzione di ‘Stille Nacht’ a Oberndorf in Austria; nel 1038 l’espressione ‘Cristes Maessam’ (Christmas) viene usata per la prima volta in una cronaca anglosassone in riferimento a questo giorno; nel 1223 Francesco d’Assisi allestisce a Greccio il primo presepio vivente; nel 1939 Canto di Natale di Charles Dickens viene letto alla radio CBS; nel 1521 i riformatori luterani celebrano a Wittemberg la prima messa natalizia in lingua tedesca.
Il giorno di Natale piange anche i suoi morti nella storia: nel 1996 a Portopalo, tra il 25 e il 26 dicembre, affonda un battello di immigrati che cercavano di raggiungere le coste siciliane. Viene ricordata come ‘la strage di Natale’, con le sue 283 vittime. Nel 1932, a Gansu in Cina, a causa del terribile terremoto di magnitudo 7.6 i morti sono 70.000, mentre nel 2003, proprio a Natale, si ricorda il disastro aereo in Benin, Africa, con 113 vittime.

Fatti gloriosi legati al Natale, fatti tragici, fatti curiosi come la scoperta nel 1938, nelle reti di alcuni pescatori sudafricani, di una specie di pesce chiamato in seguito ‘celacanto’, ritenuto estinto da milioni di anni. Ma uno dei più significativi Natali rimane quello che passa alla storia come ‘Tregua di Natale’. Il Natale del 1914 segna una grande festività trascorsa in guerra, ma ricorda anche un piccolo miracolo avvenuto nei pressi di alcuni villaggi delle Fiandre, sull fronte Occidentale, luogo di grandi combattimenti e tomba di un impressionante numero di caduti. Il fronte Occidentale fu teatro degli inizi della Prima Guerra mondiale e venne aperto nell’agosto del 1914, quando l’esercito tedesco invase Lussemburgo e Belgio, occupando importanti zone minerarie e industriali della Francia nordorientale.
Già alcuni giorni prima del 25 dicembre, alcuni ufficiali avevano messo candele sull’orlo delle loro trincee e su alcuni alberi, a ricordare questa grande festività lontani dalle loro famiglie. Un gesto del tutto insolito, che rompeva il clima infernale della linea bellica. Venne seguito un ‘cessate il fuoco’ nello stesso periodo e nel giorno di Natale, anche se non in tutte le zone di fronte, dove i combattimenti erano continuati incessantemente.
Gli uomini delle truppe tedesche e inglesi decisero di lasciare le rispettive postazioni per incontrarsi nella ‘terra di nessuno’ che separava gli schieramenti in guerra, tra una trincea e l’altra; qualche soldato iniziò a intonare canti natalizi e ‘Stille Nacht’ in tedesco, diventò ‘Silent Night’ per gli inglesi e i canti siglarono il momento eccezionale. Quegli uomini sporchi di fango, stremati, sofferenti, quotidianamente e drammaticamente a contatto con la possibile morte lontani da casa, si scambiavano gli auguri e qualche dono fatto di bottoni delle divise, berretti, cibo. Qualcuno iniziò a giocare con un pallone fatto di stracci emerso improvvisamente da un camminamento e quel momento del tutto spontaneo di distacco dal pensiero di pericolo e morte, diventò una partita di calcio vera e propria tra una squadra inglese e una tedesca, con il risultato finale di 3-2 per i tedeschi. Difficile immaginare quest’oasi di spensieratezza in un momento così grave, ma eravamo agli inizi di una guerra che solo successivamente manifestò tutta la sua devastante portata. L’episodio fu mal tollerato dagli alti comandi militari e difatti, negli anni successivi, non ci fu più nessuna tregua natalizia. In quel Natale del 1914 vennero lanciati altri segnali di pace: le suffragette britanniche scrissero una lettera aperta (‘Open Christmas Letter’), indirizzata “alle donne della Germania e dell’Austria”, offrendo un messaggio di pace, mentre Papa Benedetto XV chiedeva che “i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”. Richiesta ufficialmente respinta dai governi e dagli alti presìdi militari.
Eppure, quel breve ma intenso momento di fraternizzazione che superava le dichiarazioni di guerra, la volontà dei governi e le pianificazioni strategiche dei comandi militari, aveva per un attimo illuminato le trincee e i fossi, superato i cavalli di frisia e le mine.

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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