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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno

Fabio Bergamini, Stefano Ansaloni ed il Cavaliere Edmo Mori ripercorrono le tappe che hanno fatto grande il corpo degli Agenti di Polizia Locale.

Correva il 6 novembre 1869. Le cronache non riferiscono se il clima fosse più o meno simile a quello infausto di ieri mattina, ma quello che è certo è il fatto che la storia della polizia locale di Bondeno incominciò lì. Da quel documento approvato dal consiglio comunale, che sancì lo stanziamento di 970 lire per il nascente corpo dei vigili urbani di Bondeno. Sia chiaro, gli agenti preposti alla sicurezza urbana delle varie città esistevano dal 493 a.C., come ha ricordato ai presenti il sindaco Fabio Bergamini. Ovvero, da quando l’antica Roma capì che la materia della prevenzione della criminalità, dell’ordine pubblico, persino della quiete pubblica erano una faccenda seria. Il fatto poi che il compito si sia specializzato sino al punto di occuparsi in seguito di una miriade di temi è stato oggetto di confronto, ieri mattina, durante la cerimonia del 150° anniversario della fondazione del corpo degli agenti. Il tutto dopo un doveroso minuto di raccoglimento dedicato alla memoria dell’ex sindaco Ettore Campi, scomparso nei giorni scorsi. Erano presenti il sindaco di Terre del Reno, Roberto Lodi, l’assessore estense, Cristina Coletti, l’assessore poggese Piergiorgio Brunello, e quello matildeo alla Protezione civile, Francesca Piacentini, oltre al vicesindaco Simone Saletti. Inoltre, c’erano il comandante dei carabinieri di Bondeno, Abramo Longo, i rappresentanti delle forze dell’ordine del territorio, il parroco don Andrea Pesci, il segretario Pd Tommaso Corradi, e gli ex sindaci Davide Verri e Bracciano Lodi. «Il presidio del territorio – ha spiegato ai presenti il sindaco Fabio Bergamini – avviene in maniera trasversale, miscelando competenze di Protezione civile, che sono condivise con le forze volontarie e associative (per esempio, il nostro Radio Club Contea Nord). Una dimostrazione di efficienza la si è avuta durante l’emergenza sisma, ma anche nelle frequenti emergenze provocate dal maltempo e dalla piena dei nostri fiumi. Recentemente, l’apporto dei nostri agenti è stato fondamentale nella gestione del fenomeno e nell’evacuazione di alcune persone in località Gamberone». Edmo Mori, nella duplice veste di ex comandante e storico, illustra con dovizia di particolari tutte le fasi dell’evoluzione del corpo unico. Passando dal ‘900: negli anni Cinquanta, infatti, «il corpo fu ridotto di un’unità che servì a gestire la nettezza urbana», ma gli agenti si occupavano allora anche del monitoraggio dei numerosi caseifici della città e delle frazioni. «Nel 1960 – ha detto Mori – il comando si occupò dell’acquisto e predisposizione della segnaletica, per migliorare la viabilità. Successivamente, quando venne studiata la circonvallazione che aveva il compito di togliere il traffico dal ponte di San Giovanni, ci si incaricò di superare le divergenze per posizionare il semaforo di Ponte Rana». Nel 1992, gli agenti gestirono anche l’allarme “atrazina” nell’acqua pubblica, ma sono numerosi gli interventi nella gestione dell’ordinario e straordinario: per esempio, le recenti emergenze delle piene dei fiumi del territorio, con la Protezione civile. «Sappiamo da dove veniamo – ha aggiunto il comandante Ansaloni – ma non dove ci porterà l’evoluzione dei nostri compiti. Lavoriamo con dotazioni di mezzi e tecnologie diversi e avanzati, con differenze tra piccoli e grandi centri, ma tutti con la stessa dedizione nella prevenzione dei reati comuni. Il 20 maggio del 2012, alle 5,02, eravamo sul territorio in aiuto alla popolazione colpita dal sisma», porta l’esempio Ansaloni. Il quale rivendica il ruolo degli strumenti di rilevazione di velocità nel contrasto delle morti sulle strade. «Non siamo semplicemente agenti che “fanno le multe” – ha concluso – ma persone al servizio dei cittadini».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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