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STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
Due spettacoli di Marco Paolini, Teatro Comunale di Ferrara, dal 26 al 29 ottobre 2003

E inizia la stagione di prosa 2003-04 del Teatro Comunale. Una stagione inaugurata anche quest’anno, come per la scorsa edizione, da due spettacoli del seguitissimo Marco Paolini: “Stazioni di transito” e “Aprile ’74 e 5”, che andranno in scena alternandosi l’uno all’altro per cinque sere consecutive. Entrambi gli allestimenti sono tratti dagli “Album di storie” di Paolini: lavori composti fra il 1987 e il 1999 e in merito ai quali lo stesso autore dichiara: «Sono storie brevi per imparare a raccontare storie. Lo stesso gruppo di personaggi passa da un “album” all’altro in una sorta di iniziazione, tuttavia ogni storia (ogni spettacolo) sta per sé e può essere visto separatamente dagli altri. A ciascuno hanno collaborato per la scrittura e per la realizzazione persone diverse con i propri racconti e ricordi, gli “album” non hanno quindi un unico autore e non sono autobiografia, ma biografia collettiva».
Ed è proprio tale struttura di “biografia collettiva” che distingue gli “album”, e dunque i due spettacoli che Paolini porta a Ferrara, dai celebri “Canto per Ustica” e “Storie di plastica”, è tale impostazione storico-esistenziale che li differenzia connotandoli alla stregua di storie di tutti: nel senso di cittadini non solo soggetti pubblici vittime di drammatiche ingiustizie ma anche e soprattutto individui privati sociali.
E infatti “Stazioni di transito” si colloca fra il miglior “teatro” in senso stretto di Paolini, con le sue storie generazionali, con la sua piccola antologia composta da un numero variabile di racconti collegati da frammenti poetici, ambientati da Parigi a Treviso, dalla Jugoslavia agli Stati Uniti. Tanti luoghi dove i personaggi e i fatti della recente storia italiana si intersecano, lasciando memorabili e indelebili tracce. “Aprile ’74 e 5”, a sua volta, è un racconto articolato che condensa varie storie individuali intrecciate fra di loro. Al riguardo, lo stesso Paolini spiega: «Questa storia è inventata, ma dentro ci sono molte “cose vere”, mescolate e combinate. C’è il rugby, che mi è stato insegnato con passione da chi lo gioca, perché io non ho mai giocato. C’è la registrazione di Brescia, dell’attentato. E ci sono tante storie vere di sport, di bar, di piazza, che mi sono state regalate da amici generosi che riescono a tener acceso in testa il circuito della memoria. Io che ho la memoria corta e devo a loro la mia voglia di raccontare ancora».

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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