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di Maria Cristina Nascosi Sandri

Domenica scorsa 18 gennaio, alla Sala Estense di Ferrara, si è potuto gustare quello che T.S.Eliot definiva’un classico’, cioè un qualcosa – in questo caso una performance drammatica – che non si esaurisce, non si perde e non passa di moda, nonostante gli anni, ma, anzi, acquista più verve, forza e diviene puro divertissément , se ad interpretarla è una compagnia teatrale consolidata negli anni – 83 per la precisione – come la Straferrara.
Il ‘classico’era Sal e pévar di Alfredo Pittèri, classe 1902, forse il migliore tra i drammaturghi ed intellettuali della sua epoca, una commedia tradotta, peraltro, ed adattata in ‘tutti i dialetti’ settentrionali, dal bolognese al veronese al forlivese.
Cavallo di battaglia della compagine dialettale più antica nostra e portato sulle tavole dei palcoscenici di Ferrara e provincia decine, forse centinaia di volte, Sal e pévar si è avvalsa stavolta di una regia rinnovata, rinfrescata, si sarebbe tentati di dire: uno spirito nuovo, più vivo ha percorso dall’inizio alla fine la collaudatissima eppur originale attorialità dei vari componenti, stavolta in stato di grazia, coordinati, come sempre, da Cici Rossana Spadoni, figlia del fondatore, il cav. Ultimo Spadoni.
Facili i rimandi stilistico – scenici di un’ottima recitazione che, seppur formalmente popolare, non ha scordato ma conservato, nel soggetto e nella direzione, la lezione goldoniana e, forse, ancor più, la shakespeariana, mutatis mutandis, si capisce: ancora e più che mai ‘classici’ e ben noti all’Autore ed ai protagonisti della mise-en-scène.
Mancava uno solo sulla scena, ma era ‘presente’, c’è da giurarlo, nel cuore di quel pubblico fedele, mai venuto meno, che li segue da anni: Beppe Faggioli, compagno di una vita e sulle scene di Cici, indimenticato capocomico e successore di Spadoni dal 1967, che c’ha lasciato nel settembre del 2013.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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