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Da: Confagricoltura

“Oggi in agricoltura corriamo il rischio di assistere ad una riduzione della propensione assicurativa, proprio in un momento di profonda crisi e in un contesto atmosferico caratterizzato dall’aumento di frequenza e di violenza degli eventi dannosi”. Lo afferma Danilo Tamisari, componente della Sezione Frutticola di Confagricoltura Ferrara, oltre che componente del Consiglio di Amministrazione del Condifesa Bologna-Ferrara. “Oggi l’erogazione dei contributi pubblici sull’assicurazione contro le avversità atmosferiche avviene mediante la predisposizione del PAI (piano assicurativo individuale), una mostruosità burocratica che Confagricoltura contesta da sempre, e che prevede l’individuazione di una resa produttiva calcolata sugli ultimi cinque anni. Come risaputo, nel 2019 nel settore frutticolo si sono registrate rese per ettaro molto basse in conseguenza dei danni da cimice, da maculatura bruna, sbalzi termici, grandinate. Nella stragrande maggioranza dei casi – prosegue Danilo Tamisari – questo risultato produttivo scadente si va a sommare a quello di altri anni precedenti, ricompresi nell’ultimo quinquennio, dovuto alle frequenti avversità atmosferiche che sul nostro territorio provinciale si verificano con sempre maggiore frequenza e violenza e questo determina una resa media PAI molto bassa. Siccome l’agricoltore assicura la resa produttiva che auspica di poter ottenere, ovvero quella “normale”, ciò determina che il differenziale tra resa PAI e resa assicurata sia sempre più elevato. Aumenta così la parte di produzione assicurata esclusa dall’aiuto comunitario (chiamata extra resa) e conseguentemente aumenta il costo assicurativo di cui deve farsi direttamente carico l’azienda. Se si considera inoltre che il 2020 fa registrare un aumento dei tassi assicurativi, non è difficile immaginare che sempre più aziende non saranno in grado di assicurare le proprie produzioni. Ecco perché è indispensabile introdurre una modalità semplificata per calcolare le rese aziendali e nel contempo non penalizzante sotto il profilo economico per le aziende a tal punto da indurle a non assicurarsi più; ecco perché è necessario introdurre lo “standard value”, ovvero uno valore medio di riferimento per ogni singola produzione, calcolato da Ismea e approvato con decreto dal Ministero delle Politiche Agricole. Una risposta a questi problemi deve essere data infatti dal Ministero – conclude Tamisari – se reputa strategico salvaguardare le produzioni agricole in generale, in particolare quelle ortofrutticole. Lo standard value può essere una opzione in questo senso”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it