Skip to main content

Io e Silvia Guerini ci siamo incontrate sul tema della maternità surrogata.
Lei da tempo si occupava di tecnoscienze e di come queste teconolgie, al servizio della scienza, alterino profondamente la realtà e il senso stesso di umanità attraverso una trasformazione del linguaggio che cambia le parole e i loro significati fino a rendere accettabile ciò che non lo era. Io mi ritrovavo a riflettere sulla maternità surrogata perchè l’impatto di questo tema ha avuto su di me un effetto profondo, viscerale direi. Sentivo che era una pratica aberrante ma dovevo elaborare argomenti che spiegassero la mia reazione. Ho scritto un romanzo, appunto, per giungere a comprendere a fondo il mio no di pancia a questa pratica.

E dal nostro incontro è nata un’amicizia profonda.
Ci siamo scambiate idee e pensieri a partire da due storie apparentemente distanti ma che in realtà avevano in comune un profondo sentire : la difesa della sacralità della vita e del suo mistero e il valore del senso stesso di umanità.
Perché dico lontane: perchè veniamo da mondi e storie molto diverse. Lei  bergamsca, anarchica, femminista radicale, atea, studiosa appunto di tecnoscienze e del transumanesimo, da sempre attivista politica. Io invece, genovese,  borghese, cattolica  che però a 40 anni ha sentito l’esigenza di dirsi femminista e di iniziare una forma di attivismo politico su temi che riguardavano la donne per poi capire che altro non era che la difesa strenua di uno sguardo sul mondo in opposizione  allo sfruttamento estrattivo capitalista della natura e degli esseri umani, un sistema che affonda le sue radici nel patriarcato.

Silvia mi ha introdotto nel mondo delle tecnoscienze, mi ha fatto riflettere sulle trasformazioni e sull’impatto che queste avevano sulla realtà che ci circondava.
Un impatto  potente che avveniva nel silenzio generale dell’opinione pubblica, senza alcun dibattito pubblico e intellettuale,  e che trasformava anche profondamente i valori etici che da sempre sono stati a fondamento della nostra società. E’ la prima che mi ha introdotto nel mondo del transumanesimo, ideologia di cui non avevo mai o, quasi mai, sentito parlare ma che affonda le radici nel secolo scorso e con molta pazienza mi ha aiutato a unire temi apparentemente molto distanti fra  loro aiutandomi a vedere come e quale era il disegno che stava dietro a chi vuole realizzare una società post umana, transumanista appunto.

È come se Silvia , con tutti i suoi numerosi studi, avesse reso possibile dare un nome alla verità che usciva dalla mia pancia.
Tutte quelle motivazioni che mi avevano spinto a scrivere un romanzo, una storia che parlasse di umanità ma anche di natura, di quella arcaica che in qualche modo ci parla ancora e fa  parte delle saggezze ancestrali, trovavano una spiegazione razionale nella scoperta di tutti quei passaggi che lei così sapientemente e instancabilmente evidenziava nei suoi studi. Studi difficili faticosi che trovavano resistenza in ogni dove perchè la tesi andava in senso ostinato e contrario a quanto era percepito come vero progresso! Non a caso la mia protagonista che vive a Los Angeles, il mondo così detto” primo”, scoprirà il senso stesso di maternità sotto la cupola argentea della foresta amazzonica, a contatto con le popolazioni indigene ye quana, e non nelle super cliniche della fertilità.
Il mio rifiuto istintivo a certe pratiche avevano una spiegazione logica, bisognava solo avere il coraggio di cambiare prospettiva e di riguardare a quanto ci veniva detto e a quanto avevamo studiato da un’altra prospettiva, avendo il coraggio di accettare che molte credenze, sulle quali avevamo poggiato il nostro sapere si sgretolassero al suolo.

Da allora si è aperto un mondo di passaggi che non avevo compreso e che mi hanno obbligata a riguardare alla storia del progresso occidentale , da un punto di vista  critico,  e provare a disvelare quei meccanismi di linguaggio che avevano reso eticamente accettabile ciò che non lo era mai stato senza che nessuno (ovviamente non Silvia e molti suoi compagni che gridano nel deserto da decenni),  opponesse resistenza.

E arriviamo a oggi, all’accelerazione di certi processi, che sono avvenuti proprio durante la pandemia e che in molti di noi hanno invece creato una reazione potente. Se prima non ci accorgevamo delle trasformazioni profonde che stavano avvenendo, che stavano modificando persino il concetto di bene e di male, di senso del limite etc, durante la pandemia, per molti c’è stato un risveglio di pensiero critico.

Davvero il limite è stato superato in molte occasioni e il senso che certa scienza si occupi dell’umano come di una macchina e solamente di una macchina, che non si interessa più alle sue differenze, persino ontologiche, penso al postumano neutro , no femmina no maschio semplicemente quello che uno vuole sentirsi, e fa dei corpi e delle cure solo mercato svincolando il senso della materia dallo spirito in modo definitivo, è parso evidente a una minoranza che però con il passare del tempo si fa sempre più ampia.

Il successo della proiezione di Invisibili, il documentario che parla dei danni collaterali dal vaccino anti covid e che sta facendo il giro delle città italiane, ne è un segno tangibile. La cura ,quella umana ,quella basata sulla relazione tra medico e paziente, sembra un ricordo lontano e questo ha innescato un pensiero critico non solo in chi ha subito danni collaterali da vaccino ma in molti di noi che non li abbiamo subiti ma che abbiamo iniziato a riflettere sulla direzione che ha preso certa medicina, certe scelte politiche, certa economia, certa scienza e  la stessa filosofia.

Ecco perché oggi è così importante leggere il libro di  Silvia Guerini DAL CORPO NEUTRO AL CYBORG POST UMANO perchè diventa possibile provare a tracciare quel filo rosso che unisce molte delle scelte che sono state fatte nei vari campi , politico, economico, medico scientifico etc e disvelare il disegno che si cela dietro a queste scelte.
Provare a chiederci in che direzione siamo diretti e se è questo quello che vogliamo.
Siamo a un bivio epocale, è bene approfondire e ascoltare anche nuove voci, nuove visioni per fare in modo che non scelgano per noi!

Intervista di Roberta Trucco a Silvia Guerini

 

tag:

Roberta Trucco

Classe 1966, genovese doc (nel senso di cittadina innamorata della sua città), femminista atipica, felicemente sposata e madre di quattro figli. Laureata in lettere e filosofia con una tesi in teatro e spettacolo. Da sempre ritengo che il lavoro di cura non si limiti all’ambito domestico, ma debba investire il discorso politico sulla città. Per questo sono impegnata in un percorso di ricerca personale e d’impegno civico, in particolare sui contributi delle donne e sui diritti di cittadinanza dei bambini. Amo l’arte, il cinema, il teatro e ogni tipo di lettura. Da alcuni anni dipingo con passione, totalmente autodidatta. Credente, definita dentro la comunità una simpatica eretica, e convinta “che niente succede per caso.” Nel 2015 Ho scritto la prefazione del libro “la teologia femminista nella storia “ di Teresa Forcades.. Ho scritto la prefazione del libro “L’uomo creatore” di Angela Volpini” (2016). Ho e curato e scritto la prefazione al libro “Siamo Tutti diversi “ di Teresa Forcades. (2016). Ho scritto la prefazione del libro “Nel Ventre di un’altra” di Laura Corradi, (2017). Nel 2019 è uscito per Marlin Editore il mio primo romanzo “ Il mio nome è Maria Maddalena”. un romanzo che tratta lo spinoso tema della maternità surrogata e dell’ambiente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it