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Tanto tempo fa mi fu chiesto di scrivere un pezzo su Giorgio La Pira, avendolo studiato come tra i padri costituenti, ed oggi mi sento spinto a richiamarlo anche perché il nostro Presidente del Consiglio su La Pira ci ha scritto la sua tesi di laurea.
Sappiamo tutti che stiamo vivendo un periodo complesso e complicato e che gli ultimi anni non ci hanno aiutato ad uscire dalle nostre criticità. Un Paese ancora bloccato sulle sue contraddizioni,  chiamato ad un “cambiare verso“ in un percorso che però si mostra pieno di resistenze, in cui poteri e lobby trasversali impediscono quel necessario processo di ammodernamento. L’Italia, e l’Europa a cui siamo fortemente legati, non potrà più continuare a farsi trascinare nella palude degli eterni conflitti.
Se questo è, e non appare solo in superficie, serve un supplemento dell’anima, e cioè serve entrare dentro ai problemi, inserirsi nel tessuto sociale, quello vero, che vive la dura quotidianità famigliare; occorre capire e coglierne i sentimenti, le passioni, i dolori, le tribolazioni, ma anche le speranze di nuove generazioni che si sentono lontane ed abbandonate. Ricordare chi sta ai confini della convivenza civile o chi ci può cadere, chi ha sì il lavoro ma precario, frammentato, turbato e quasi senza una visione. Oggi serve capire queste condizioni difficili del vissuto e insieme riportarle alla dignità della persona umana.
Consigliare a Matteo Renzi di rileggersi la sua tesi di laurea, potrebbe forse rinvigorire il suo pensiero e rafforzarne le motivazioni, per condurci finalmente fuori dal guado. Ciò non impedisce di essere severi e severissimi con i privilegi, la corruzione, quelle governance diffuse e moltiplicate, piene di intrallazzi, di costi impropri, di continue diseconomie e di carsiche minacce a tagliare i servizi, che si possono e si debbono evitare rimodellando le organizzazioni e riallocando le risorse.
C’è un passaggio storico tra La Pira e Mattei su una difficoltà aziendale a Firenze che potrà essere di aiuto, un esempio; ma anche tanti altri aspetti che forse si ritrovano in quella accennata tesi di laurea.
Lasciamo questa proposta e questa possibilità al nostro Presidente e forse, partendo da qui, quel cambiare verso troverebbe un sentimento che a volte la politica dimentica con estrema facilità; ciò dovrebbe servire anche per gli altri interlocutori che spingendo troppo non aiutano ad uscire dal guado dove ci siamo fermati per troppo tempo.

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Enzo Barboni


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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