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da: ufficio stampa “Gruppo del Tasso”

Dopo le recenti festività imbandite, proseguono a gran richiesta “I giovedì diCibo”, organizzati nell’omonimo ristorantino, in via Carlo Mayr 4, e curati da Matteo Bianchi. La rassegna, volta a promuovere le tradizioni della cucina italiana grazie alla buona letteratura, giovedì sera, alle 20, ospiterà Salvatore Gelsi, docente e critico cinematografico, nonché tra gli ideatori del Mantova Film Festival. L’autore, che per anni ha insegnato alla Facoltà di Architettura Sociologia dell’Arte e dello Spettacolo, tornerà a Ferrara per presentare in anteprima l’edizione ampliata di Ciak, si mangia! (Tre Lune), il dizionario del cinema dietro i fornelli, insieme all’editore mantovano Luciano Parenti. «A mio avviso – ha affermato Gelsi – il poker dei nostri registi amanti del cibo è Scola, Ferreri, Fellini e Ozpetek; in ogni loro titolo c’è un riferimento esplicito. Mentre il poker di attori è Tognazzi, Fabrizi, Totò, più la coppia Bud Spencer – Terence Hill per esigenze di sceneggiatura. I big internazionali che hanno dato senso all’atto del mangiare sono Chaplin e Hitchcock», che per la stessa casa editrice ha approfondito nei saggi Lo schermo in tavola (2002) e A tavola con Hitchcock (2004), l’eco dei quali si è diffusa dovunque.

Tra un aneddoto e una portata della chef Maya, la cena coinvolgerà i commensali intorno a un tavolo, proiettandoli dietro le quinte delle pellicole che hanno insaporito la storia del nostro Paese, dalle penne di Aldo Fabrizi ai bucatini di Alberto Sordi, con di fronte un piatto fumante e un fiasco di rosso. Al grido di «Maccarone, m’hai provocato… e io me te magno..!», il volume passa in sequenza più di 500 voci, da Abbacchio a Zuppiera, tra ricette, ingredienti e comportamenti osservati sullo schermo in oltre 6mila film. Una dispensa ricca di battute, dialoghi, affermazioni, atteggiamenti in grado di costruire ed esaltare il legame tra cinema e cucina dalle prime proiezioni Lumière all’ultimo Stanley Kubrick, passando attraverso tutti i generi: western, commedia, horror, giallo, sino al fantasy. Nemmeno mancherà una spolverata di filosofia, che il docente ha ripreso dall’eroico Richard, ne Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989) di Peter Greenaway, costretto ad accontentare clienti insensibili come il rozzo e terribile Albert Spica: «Io chiedo di più per tutto quello che è nero: uva nera, olive nere, ribes nero. La gente in genere ama ricordarsi della morte. Mangiare pietanze nere è come consumare la morte. È come dirle, morte ti sto mangiando. Il tartufo nero è la cosa più cara insieme al caviale; morte e nascita, la fine e il principio». Per prendere parte alla serata è consigliata la prenotazione allo 0532/765997, www.dicibo.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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