• Home
  • CATEGORIE
  • DIRITTO E DIRITTI
  • Di male in peggio! Il fallimento totale dei decreti antimmigrazione:
    intervista ad Anna Brambilla, avvocata di Diritto d’asilo dell’Asgi

L’avvocata di Diritto d’asilo, Anna Brambilla, parla di un fallimento totale e dettaglia i danni delle misure spot per regolare il fenomeno sistemico dell’immigrazione

di  Simona Ciamaritano
(tratto da da Collettiva del 8 maggio 2023)

“Siamo a un livello mai visto, è sconcertante. È la sconsolata conclusione che trae l’avvocata di Diritto dell’immigrazione e dell’asilo Anna Brambilla, consigliera del direttivo Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) dopo avere analizzato il cosiddetto decreto Cutro, che lei preferisce però non chiamare così, perché quanto accaduto nel mare di Calabria deve rimanere come memoria di una tragedia e non preso a pretesto per un provvedimento che non contribuisce a salvare vite umane.

Anna Brambilla cerca di contare i numerosi decreti in materia di immigrazione che si sono succeduti negli ultimi 20 anni e sono quasi una decina: quelli chiamati Sicurezza del 2008 e 2009, quello voluto da Matteo Salvini e poi modificato da Luciana La Morgese, nelle loro funzioni di ministro, e ancora altri. Tutte norme varate “sulla base di supposte necessità di urgenza, che non corrisponde alla realtà andando in direzione inversa alla logica di costruire politiche normative e di gestione di un fenomeno sistemico come l’arrivo di persone che a volte cercano asilo o protezione internazionale”. 

La politica dei decreti è quindi fallimentare e da criticarsi nella sua natura prima ancora che nei contenuti, spiega l’avvocata, perché quello che occorre è una visione d’insieme, mentre vengono usati strumenti che invece “spezzettano e frammentano il quadro normativo che ha invece bisogno di essere uniformato”. Quelli messi in campo sono poi interventi che “creano lacune e generano questioni di interpretazione, arrivando ad avere anche profili di incostituzionalità, tanto che, per l’ultimo decreto, gli uffici legislativi del Quirinale hanno fatto rilievi che renderanno necessario un correttivo”. E ancora, queste norme “appesantiscono il sistema giudiziario perché – dice – faremo molto più ricorso ai giudici, visto che il decreto, anziché fornire tutele, favorisce l’irregolarità, quindi sfruttamento, grave marginalizzazione e precarietà”.

Solleva poi un’altra questione davvero preoccupante Anna Brambilla: le norme approvate, anche con passati decreti, ricalcano “le riforme volute dall’Europa e infatti a livello Europeo alcune nostre disposizioni sono molto ben viste, perché in qualche misura rispondono a politiche migratorie più ampie. Siamo nella solita situazione di ambiguità”.

Il messaggio che lancia il governo è chiaro, dal momento in cui si aboliscono le conversioni di alcuni permessi di soggiorno, come quello per cure mediche, in permessi per motivi di lavoro e si riducono quelli per i minori non accompagnati che arrivano in Italia e poi diventano maggiorenni. Tutto questo “peserà tantissimo sulle persone che assistiamo – testimonia l’avvocata -, avremo grandi difficoltà per la tutela effettiva, avremo gli strumenti per aiutare magari 2 o 3 persone, i nostri assistiti, ma quanti saranno però coloro che non potranno avere una difesa, magari perché chiusi in hotspot per quattro settimane e poi rimpatriati velocemente senza valutare in modo effettivo il loro bisogno di protezione?”.

Nell’intervista trattiamo poi il versante che riguarda il lavoro, la concezione che sta tra le basi del provvedimento secondo la quale gli immigrati sono solamente braccia da lavoro da fare entrare in Italia secondo i bisogni degli imprenditori. Brambilla sostiene che si tratta di una visione distorta del mercato del lavoro, spiegando che ci sono due livelli di stortura: “Da una parte la precarietà, la irregolarità e la marginalizzazione dei migranti, dall’altra le richieste fatte dall’Europa che ci portano a sperimentare alcuni meccanismi, come accaduto in Grecia”.

La volontà manifestata con l’ultimo decreto è comunque quella di “evitare i percorsi di integrazione dei migranti”, così da fare venire meno i motivi per consentire la loro permanenza nel nostro Paese i e infatti “tolgono i corsi di italiano e alcuni servizi per i richiedenti asilo”. L’ultima considerazione di Brambilla è amara: “Pensiamo tutte le volte di essere arrivati al peggio e invece c’è sempre una maggiore distruzione della cultura dei diritti umani europea”.

Cover: Migranti in gabbia , foto Marco Merlini – www.collettiva.it

tag:

Scelto da periscopio

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 300.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


Ti potrebbero interessare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


QUOTIDIANO INDIPENDENTE l'informazione verticale

CONTATTI
Articoli e informazioni a: redazione@periscopionline.it
Lettere e proposte di collaborazione a: direttore@periscopionline.it
Amministrazione:
Periscopio
Testata giornalistica online d'informazione e opinione, registrazione al Tribunale di Ferrara n.30/2013
Sede
Via Borgo dei Leoni 88, 44121 Ferrara.

Seguici: