Skip to main content

Mese: Marzo 2017

Nuovo Cda per Acer Ferrara

Da Direttore Generale Acer

Ferrara, 20 marzo: Nella giornata odierna si è tenuta la Conferenza Degli Enti di ACER Ferrara, per la nomina del Consiglio di Amministrazione che era in scadenza di mandato.
La Conferenza presieduta dal Presidente della Provincia Tiziano Tagliani ha proposto di rinnovare, visti i positivi risultati conseguiti, il mandato all’attuale Consiglio che è così composto: Daniele Palombo (Presidente di Acer), Piero Fabiani (Consigliere) e Giulia Bertelli (Consigliere).
I rappresentanti dei Comuni, presenti, hanno votato all’unanimità la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione esprimendo al contempo soddisfazione per il lavoro svolto fino ad ora da parte dell’Azienda Casa Emilia Romagna nella gestione del patrimonio pubblico di edilizia popolare e, più in generale, per il complesso delle attività realizzate in tema di politiche abitative nel territorio provinciale.

Mercoledì 22 marzo Oh Lady Be Good! Musica a L’Osteria in via De Romei 51 con Rossella Graziani voce e Massimo Mantovani tastiere

Da Associazione Musicisti di Ferrara

Inizia la collaborazione fra Associazione Musicisti di Ferrara e L’Osteria da 1997, uno dei locali più caratteristici del centro storico di Ferrara situato in via De Romei 51; il locale non è nuovo ad eventi culturali, ricordiamo le rassegne letterarie organizzate da Stefano Tassinari chiamate “A cena con L’Autore”.
Dal 15 febbraio inizierà una rassegna musicale denominata “Musica A L’Osteria”; in particolare, per questa prima programmazione, ci saranno una serie di appuntamenti tutti dedicati alle voci femminili chiamati “ Oh Lady Be Good!”.

Gli aperitivi musicali del mercoledì sera ai quali si potrà accedere a partire dalle ore 19,00 ad ingresso libero, vedranno l’avvicendarsi di sette mini formazioni tutte atte a mettere in risalto la vocalità femminile; mercoledì 22 marzo sarà la volta di Rossella Graziani voce, Massimo Mantovani tastiere con un repertorio di standard jazz.

Rossella Graziani
Rossella Graziani è stata allieva del M° Carmelo Caruso a Roma, allargando gli studi anche a discipline diverse,quali la danza classica ed il mimo (stage con MARCEL MARCEAU).Ha inoltre frequentato il corso per attori presso il Centro Sperimentale di Arti Sceniche di Bologna.
Ha lavorato in studio come corista per SKIANTOS, PAOLO BELLI, IRENE GRANDI,THE BLUESMEN, PIA, AEROPLANITALIANI (con i quali ha partecipato a trasmissioni televisive come Top of the pop,Quelli che il calcio,CD live).
Dal ’94 al ’98 si è esibita in vari teatri d’Italia come cantante-mimo con Vito, Malandrino e Veronica, per la regia di Daniele Sala e Francesco Freyrie.
Nel ’95 ha preso parte allo spettacolo “RUVIDO SHOW (sabato in prima serata su RAI 1), come cantante solista con Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta, Gioele Dix e Paolo Cevoli. Ha cantato allo Zelig di Milano con il gruppo musicale di Paolo Rossi.
Trascorre tre anni sotto la guida di Micheal Allen (pianista e arrangiatore dei Memphis Horns) cantando nei più importanti locali d’Italia, partecipando nel ’93 e ’94 al “Porretta soul festival” e al “Roxy Bar” di Red Ronnie. Collabora con David Hudson e Antony Bennet, cantando come voce solista con il White gospel choir all’Europauditorium di Bologna.
Lavora per varie case discografiche (DFC-EXPANDED,MERCURY) incidendo molti singoli dance tra i quali “Tell it to my heart”. Lavora anche per Black Box, Gemolotto e Sugar.
Nel ’98 ha inciso il cd “AEON”, che le ha valso la collaborazione di musicisti come Enzo Torregrossa, Renato D’Aiello, Massimo Greco ecc. Ha alle spalle collaborazioni con musicisti quali: Jimmi Villotti, Nicola Arigliano, Antonio Onorato, Francesco Villani, Achille Succi, Adriano Molinari, Fabio Testoni, Giancarlo Bianchetti, Graziana Borciani, Piero Odorici, Teo Ciavarella, Stefano Calzolari, Massimo Manzi, Enrico Lazzarini ecc..
Da alcuni anni,ha intrapreso un sodalizio artistico con il pianista Alessandro Altarocca, al quale si sono aggiunti Felice Del Gaudio al contrabbasso e Lele Barbieri alla batteria, formando il “Rossella Graziani quartet”, la formazione si esibisce nei più importanti jazz club e in numerosi festival, da citare il Bologna jazz festival nel 2009 e 2010.
Tra le attività recenti nel maggio 2009 “A LIFE ALONG THE BORDERLINE a Tribute to NICO” corista a fianco di JONH CALE (fondatore dei Velvet Underground), PETER MURPHY, MARK LANEGAN, LISA GERRARD, MARK LINKOUS, MERCURY REV, SOAP SKIN, al teatro comunale di Ferrara.
Nel 2010, ha rappresentato la città di Bologna con il suo quartetto, presentando il cd “MY FAVOURITE SONGS”, all’EXPO mondiale di Shangai.
Dal ’96 è insegnante di canto moderno alla Scuola di Musica Moderna di Ferrara.

Massimo Mantovani (piano) Si è diplomato in violino al Conservatorio “Dall’ Abaco” di Verona. Contemporaneamente ha coltivato lo studio del pianoforte, dell’arrangiamento e della composizione. Svolge da anni attività come pianista, violinista e compositore nel campo del Jazz e della musica leggera e ha collaborato con artisti di livello nazionale e internazionale tra i quali Donovan Mixon, Pedro Mena Peraza, Javier Girotto, Hengel Gualdi, Jimmy Villotti, Tom Kirkpatrick, Marco Tamburini, Equipe 84, Dirk Hamilton e Nair, contribuendo alla realizzazione di diversi CD tra i quali: “Lettere dal fronte interno” (su testi di Stefano Tassinari) con Mauro Pagani e Roberto Manuzzi, “Sunrise” con Nair, “Grupo Candòmbe” e “Grupo Candòmbe 2” con Silvio Zalambani e Grupo Candòmbe. Con quest’ultima formazione ha anche partecipato al “Festival del Caribe” tenutosi a Santiago di Cuba nel Luglio 2003 (unico gruppo europeo invitato).Insegnante di Violino in ruolo nelle Scuole Medie ad indirizzo musicale, svolge da anni attività didattica anche come insegnante di pianoforte e arrangiamento presso la Scuola di Musica Moderna di Ferrara; inizia la collaborazione con The Bluesmen nel 2005.

Questa programmazione ha l’intento di aggiungere un piccolo tassello all’offerta culturale della nostra città, cercando di contribuire ad aumentare la musica live di qualità non solo nel periodo più ricco di questi eventi come l’estate.

L’Iisap scende in pista alla Ducati di Borgo Panigale

Da organizzatori

Bellissima esperienza quella dei ragazzi delle classi prime, terze, quarte e quinte dell’ indirizzo manutenzione assistenza tecnica dell’Ipsia di Argenta presso la Ducati di Borgo Panigale.
Gli studenti accompagnati dai docenti Diego Tartari, Fabio Poletti, Nico Aguiari, Valeria Zancanaro e Sabrina Russo hanno visitato l’azienda in toto ed hanno potuto seguire dal vivo il ciclo produttivo che conduce alla creazione della prestigiosa moto Ducati.
Molto interessante anche la visita al museo Ducati, nel quale sono esposti diversi modelli datati e recenti di moto stradali e da corsa.
Terminata la visita in Ducati i ragazzi hanno potuto vedere poi il
museo della bilancia di Campogalliano, nel quale sono esposte bilance di precisione dalle più antiche alle più moderne. Qui gli alunni hanno potuto esercitarsi in laboratori didattici sulla pesatura, mettendo in pratica nozioni matematico-fisiche-tecnologiche apprese a scuola.
Ancora una volta, quindi, l’IISAP ha potuto offrire ai propri studenti un’opportunità da non perdere: vedere applicate tutte le conoscenze e competenze apprese durante le lezioni scolastiche in uno dei mostro sacri dei marchi mondiali e non solo.

Nasce Clara, nuova azienda e nuovo modello di gestione dei rifiuti a vantaggio di cittadini e ambiente

Venerdì 24 marzo nasce ufficialmente Clara. La nuova società, frutto della fusione tra AREA e CMV Raccolta, si occuperà della gestione e della raccolta dei rifiuti in 21 dei 23 comuni della provincia di Ferrara. Stakeholder e rappresentanti istituzionali si incontreranno per l’evento costitutivo, subito dopo l’assemblea dei soci che delibererà l’atto di fusione, al Palazzo del Governatore di Cento.
Alla presentazione interverranno anche Tiziano Tagliani, in veste di presidente Atersir, l’Assessore all’Ambiente della Regione Emilia-Romagna Paola Gazzolo, con le conclusioni del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.

La nascita di CLARA porterà notevoli vantaggi sia di carattere gestionale che economico per i cittadini. A partire dal miglioramento delle prestazioni relative ai servizi offerti grazie all’integrazione e alla condivisione del know how in un’unica società che si arricchisce così delle competenze maturate da entrambe le imprese costituenti. Inoltre, la condivisione del modello di acquisizione dati per la “Tariffa su misura” si tradurrà in una riduzione dei costi a favore dei cittadini virtuosi e in un miglioramento dell’impatto ambientale, grazie all’incremento della raccolta differenziata e a una corretta gestione dei rifiuti. Infine il mantenimento di un soggetto locale preposto al controllo pubblico sulla gestione dei rifiuti: i cittadini, infatti, pur relazionandosi con una nuova società potranno contare sull’impegno e sulla qualità dei servizi che hanno sperimentato già con AREA e con CMV, soggetti presenti da anni sul territorio e a loro ben noti e vicini. La prospettiva è la predisposizione di un sistema integrato in grado di favorire la creazione di un unico bacino provinciale.

In occasione dell’evento di venerdì 24 verrà illustrato il percorso di integrazione che ha portato alla nascita della nuova società, e sarà presentato il “manifesto per la rinascita dei rifiuti”, un documento che intende rappresentare un primo passo per condividere con altre aziende pubbliche linee ed obiettivi comuni, per una presa di coscienza, a livello nazionale, delle buone pratiche attuate nella gestione dei rifiuti.

 

Camera di commercio: nel 2017 3.000 controlli per prodotti sempre piu’ sicuri

Da ufficio stampa

Nel 2016 2.115 i prodotti controllati, di cui 1948 risultati non conformi. Giocattoli, prodotti elettrici ed abbigliamento per bambini quelli più a rischio

Govoni: “Dobbiamo sostenere quelle imprese che scelgono di stare dalla parte della legalità e dell’affermazione dei diritti spesso negati”

Nel 2016, sono stati 2.115 i prodotti controllati dalla Camera di commercio di Ferrara, di cui 1948 risultati non conformi: giocattoli, prodotti elettrici ed abbigliamento per bambini quelli più a rischio.
E per le imprese la contraffazione è:

– un grave danno economico, in termini di riduzione del fatturato ed aumento di costi per l’assistenza legale a scapito degli investimenti e della produzione;
– un grave danno di immagine, in quanto la circolazione di prodotti contraffatti, spesso di qualità molto inferiore ai prodotti originali, induce i consumatori inconsapevoli a confondere la scarsa qualità del prodotto contraffatto con quella eccellente dell’originale;
– un grave danno competitivo, in quanto la contraffazione scoraggia gli ideatori e gli inventori, che vedono indebitamente sottratti i risultati del proprio ingegno e della propria attività creativa. Così facendo, si soffoca la spinta innovativa delle imprese, che invece devono costantemente migliorare e rinnovare i propri prodotti e processi se vogliono conservare o conquistare quote di mercato;
un grave danno concorrenziale, perché da un lato lo sfruttamento di soggetti deboli (lavoratori senza contratto, prevalentemente cittadini extracomunitari pagati in nero e senza coperture assicurative) e dall’altro l’evasione dell’IVA e delle altre imposte (dirette e indirette) alimentano una concorrenza sleale basata sui minori costi di produzione che altera gli equilibri del mercato.

Ce lo ricorda senza tregua la Camera di commercio di Ferrara che, nel 2017, aumenterà i propri controlli sui beni di largo consumo a cominciare da giocattoli, abbigliamento, gioielli, materiale elettrico e imballaggi. Un impegno, a tutto vantaggio della tutela dei consumatori, delle imprese oneste e della regolazione del mercato, che porterà ad oltre 3.000 controlli su prodotti e strumenti metrici e 700 verifiche documentali. E’ questo il Piano approvato dalla Giunta camerale per contrastare – in collaborazione con Prefettura, Amministrazioni pubbliche, associazioni imprenditoriali e dei consumatori, forze dell’ordine – l’industria del falso che ruba al nostro Paese quasi mezzo punto di Pil e cancella oltre 100 mila possibili posti di lavoro.
“La Camera di commercio – ha sottolineato il suo presidente, Paolo Govoni – sarà sempre in movimento, facendo leva sulla forza delle Istituzioni, delle imprese e delle famiglie che operano nel rispetto delle regole, a cui va dato riconoscimento del contributo insostituibile che offrono per dare “gambe forti” ad un mercato capace di correre incontro alla crescita, stimolando la concorrenza e la leale competizione. Ciò favorirà – ha concluso Govoni – la competitività delle nostre imprese e il nostro futuro“.
Attenzione, in particolare, ai Capi di abbigliamento per bambini: i vestiti per bambini che presentano cordoncini e lacci, soprattutto quelli presenti nella zona del collo, devono rispettare rigide disposizioni normative comunitarie, per evitare che i più piccoli restino impigliati, ad esempio nelle biciclette o nelle porte. La Camera di commercio invita i consumatori e le imprese ferraresi a comunicare eventuali segnalazioni all’indirizzo di posta elettronica (metrico@fe.camcom.it).

Il Rock che ha fatto storia con gli “Ultima fermata” al RaiMbow

Da Staff del RaiMbow

Come ormai ci sta abituando, il RaiMbow Club di via Bela Bartok, 26 prosegue il programma dei sabati dedicati agli eventi musicali dal vivo: Sabato 25 marzo 2017 in cartellone è la volta della cover band Ultima Fermata.

Energia: questo è il termine adatto per definire chi siano gli Ultima Fermata.
Il gruppo ferrarese attivo da oltre due anni, è nato dall’incontro di quattro ragazzacci con la passione comune per il blues ed il rock&roll, quello vero, con la presenza fra le proprie fila di un ragazzino (questo sì) tra i più promettenti e dotati della scena musicale nostrana.
Il sound della band si muove tra nomi storici, quali Beatles e Rolling Stones, passando attraverso Queen e ZZtop, Led Zeppelin e Deep Purple, Ivan Graziani e Edordo Bennato, il tutto rivisitato in un ottica molto personale ed originale.

Fabio “Fabius” Tartarini alla voce, Claudio Bruni alle chitarre e voce, Claudio Torelli alla batteria, Federico Benini alla chitarra ritmica e il giovanissimo ed esplosivo Federico Gelmi al basso compongono la band che assicura una serata all’insegna del coinvolgimento e dell’emozione.

Il RaiMbow Club è affiliato ANSEL (Ass. Naz. Studenti e Lavoratori). In occasione degli eventi musicali il tesseramento all’entrata sarà di UN EURO e valido per tutto il 2017.

La serata non stop inizierà come di consueto dalle ore 18.00 con uscita aperitivo.

Il ciclista della Memoria – Ferrara 27 marzo ore 17

Da organizzatori

Il viaggio nella memoria di Giovanni Bloisi

L’appuntamento a Ferrara con il ciclista della Memoria è fissato per le ore 17.00 di lunedì 27 marzo presso il muretto del Castello Estense in Corso Martiri della Libertà dove, all’alba del 15 novembre 1943, Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi e Mario Zanatta furono fucilati dai fascisti.
Da Varese allo Yad Vashem di Gerusalemme, Bloisi sta per intraprendere un lungo percorso in bicicletta per ricordare la Shoah e diffondere la conoscenza di Sciesopoli, l’ex colonia fascista di Selvino (Bergamo) in cui ottocento bambini ebrei, orfani e reduci dai campi di concentramento, furono accolti e riportati alla vita tra il 1945 e il 1948.
Da Fossoli ad Arcevia, da Casoli ad Alberobello, la bike ride di Bloisi attraverserà 23 luoghi-simbolo della persecuzione nazifascista e in Israele approderà al kibbutz Tze’elim che, dopo il 1948, divenne la nuova casa dei “Bambini di Selvino”.

Interverranno:

Giovanni Bloisi, ciclista della Memoria
Massimo Maisto, vicesindaco del Comune di Ferrara
Dario Disegni, presidente del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS
Simonetta Della Seta, direttrice Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS
Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea – ISCO di Ferrara

La Famiglia Sgarbi è il Premio Stampa

Da Associazione Stampa di Ferrara.

Premio alla Carriera al giornalista Gian Pietro Testa
Cerimonia di consegna: Sabato 29 Aprile 2017 ore 11 Consiglio Comunale di Ferrara
Diretta video web al link: http://www.comune.fe.it/index.phtml?id=472

Ferrara, 21 Marzo 2017. Torna il Premio Stampa, tradizionale appuntamento dell’Associazione Stampa Ferrara, che, per il 2017, è attribuito alla Famiglia Sgarbi -con Giuseppe, padre, i figli Elisabetta, scrittrice e regista, e Vittorio, notissimo critico d’arte di fama internazionale, nella memoria di mamma Rina Cavallini-; una famiglia che non ha bisogno di particolari presentazioni.
Premio alla Carriera è Gian Pietro Testa, giornalista ferrarese, fondatore della scuola di giornalismo dell’Ordine di Bologna, che tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso scavò nel profondo delle trame più oscure della storia italiana, come la strage di Piazza Fontana e di Peteano.
L’assemblea di Assostampa ha ritenuto giusto manifestare un segno d’attenzione ad Antonio Pastore, professore emerito di otorinolaringoiatria dell’Università di Ferrara e a Romano Perdonati, maestro panificatore ferrarese, con due Menzioni speciali per il loro continuo impegno nell’università e nelle attività della società civile.
La cerimonia di consegna di premi e riconoscimenti, patrocinata dal Comune di Ferrara, è prevista per Sabato 29 Aprile 2017 alle ore 12 nel Consiglio Comunale di Ferrara.
L’incontro sarà, anche, l’opportunità per riflettere sul modo di fare giornalismo, perché, a partire dalla fondamentale “lezione di Indro Montanelli”, raccontata ai presenti da Giancarlo Mazzuca, giornalista, membro del Consiglio Amministrazione RAI, l’Associazione Stampa organizza, dalle ore 9, per colleghi e cittadini, “Lezioni di Giornalismo: Arte, Cultura, Etica” con gli interventi dei premiati, Gian Pietro Testa, Elisabetta Sgarbi, artefice della casa editrice «La Nave di Teseo» e le conclusioni di Vittorio Sgarbi, saggista e critico d’arte di livello internazionale.
Un’occasione per capire come sia possibile, oggi, diffondere cultura e arte, usando i linguaggi propri del giornalista, negli spazi dedicati alla cultura -nell’editoria, nelle testate tradizionali e non- e di come, nell’era dei social media, siano cambiati ruolo e strumenti per parlarne a cittadini e giovani, per avvicinarli ed educarli al senso del bello, alla sua scoperta e al suo disvelamento.
Intervengono: Tiziano Tagliani, Sindaco di Ferrara, Serena Bersani Presidente Aser, Antonio Farnè Presidente Ordine Giornalisti Emilia Romagna, Alberto Lazzarini Presidente Commissione Cultura dell’Ordine Nazionale Giornalisti.
La mattinata, diretta web al link: http://www.comune.fe.it/index.phtml?id=472 sarà documentata dagli studenti della redazione dello Student-TG dell’Istituto Tecnico-Professionale “Luigi Einaudi” di Ferrara.
L’Associazione Stampa è l’erede del “Circolo giornalistico ferrarese”, fondato il 22 Dicembre 1895 con funzioni sindacali e culturali, ed ha celebrato, da poco, 120 anni di vita, a volte travagliata, sempre intensa e coinvolgente;
la sezione dei giornalisti ferraresi di ASER Associazione Stampa Emilia Romagna, aderente alla FNSI Federazione Nazionale della Stampa Italiana, sindacato unitario, continua la sua attività culturale e di rappresentanza proponendo frequenti iniziative formative e culturali a cittadini ferraresi e giornalisti italiani.
Approfondimenti: www.assostampaferrara.it

Giornata in memoria delle vittime della Mafia e Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale

Da Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, intende ricordare due giornate, la prima, la Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, è stata istituita nel 1966, dalle Nazioni Unite, e la seconda, la Giornata in memoria delle vittime della mafia, creata da Libera nel 1966.

Entrambe le ricorrenze forniscono spunti e riflessioni per approfondire in classe i valori, le personalità più eminenti e le tappe storiche più importanti dei due fenomeni in oggetto.

Il razzismo ha conosciuto (e conosce) picchi di barbarie intollerabile; basti citare il massacro di Sharpeville nel 1960 in Sudafrica o i recenti rigurgiti di xenofobia da parte di alcuni leader del mondo occidentale contro i quali la Ue si fermamente espressa.

La barriera di separazione tra l’Ungheria e la Serbia costruita nel 2015, quella tra Israele e la Striscia di Gaza, edificata nel 1994 e il muro di separazione tra Stati Uniti d’America e Messico, innalzato nel 1990, costituiscono alcuni esempi di un clima politico – internazionale, che si è esacerbato e che nuoce alla pace nel mondo.

Le innumerevoli vittime delle mafie, invece, devono rappresentare un spazio di riflessione permanente nella coscienza collettiva, su cui puntellare la consapevolezza civica delle future generazioni, possibilmente informate e formate, sin dal primo ciclo scolastico, circa l’eroismo e la difesa della legalità ad oltranza.

Magistrati, giornalisti, imprenditori, sacerdoti e semplici cittadini hanno scelto con forza di rifiutare il malaffare, andando in contro a conseguenze spesso terribili. Percorrere la strada della giustizia non deve più essere un cammino solitario. Auspichiamo una presenza dello Stato, in tutte le sue manifestazioni, sempre più tangibile al fianco di tutti coloro che lottano per una società più giusta, onesta e cosmopolita.

Il Coordinamento propone che in ogni scuola di ordine e grado di Ferrara le aule, i corridoi e gli spazi didattici siano intitolati ai martiri dell’intolleranza razziale (Martin Luther King, Gandhi, Wangari Maathai, Nelson Mandela etc.) e ai difensori della legalità (Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Piersanti Mattarella, Peppino Impastato etc.). Gli studenti potrebbero scegliere, dopo aver approfondito le storie dei personaggi più importanti, i nominativi con cui designare i loro “luoghi”, elaborandone le targhette commemorative. In tal maniera, la scuola adotterebbe una propria fisionomia, strutturata sulle preferenze espresse dai discenti, tesa a superare l’anonimato / omologazione delle sezioni semplicemente contrassegnate dalle lettere alfabetiche e si approfondirebbero i temi civili in modo pervasivo e motivante. Per esempio: I sez. A – Giovanni Falcone, Palermo, 18 maggio 1939 – Capaci, 23 maggio 1992, martire della legalità.

Presentazione del libro di Elisa Mantovani “ Strega della nebbia “, alla libreria Feltrinelli mercoledì 22 marzo ore 17.30

Da organizzatori

La presentazione si terrà mercoledì 22 marzo alle ore 17.30 presso la libreria Feltrinelli. L’autrice è un’esordiente ferrarese che, come ama definirsi lei, ha due figli, una gatta e soprattutto un computer, su cui lascia che la fantasia prenda il largo.
Il libro è un thriller ambientato nella nostra città, dove avvengono due efferati omicidi sui quali dovranno indagare i due ispettori: Patera e Zonari, protagonisti del libro.

Inaugurata la nuova sede della Cna di Copparo. Una scommessa sulla crescita delle imprese e del territorio

Da ufficio stampa

Presenti i dirigenti della Cna, il sindaco Nicola Rossi, il presidente CCIAA Govoni e gli imprenditori associati

Inaugurare una nuova sede per le attività di rappresentanza sindacale e di servizio alle imprese di una Associazione come la Cna, in tempi odierni, costituisce un segnale preciso, visto il quadro economico certo non favorevole. Un investimento, e quindi una scommessa sul futuro, la fiducia che senz’altro le imprese ce la faranno a superare i momenti difficili, perché hanno tutte le capacità per innovarsi e tornare a crescere.

E’ con questa convinzione, che la Cna ha deciso di offrire ai propri associati una nuova e più ampia sede nel pieno centro di Copparo, in viale Carducci, inaugurata sabato mattina con la presenza del sindaco di Copparo Nicola Rossi, del presidente dell’Area Cna di Copparo Federica Bordin, del presidente provinciale della Cna Alberto Minarelli, del presidente della Camera di Commercio Paolo Govoni e del direttore provinciale Diego Benatti.

“E’ un messaggio che dà positività e sicurezza a tutta la nostra comunità locale”, ha sottolineato il sindaco di Copparo Nicola Rossi, tagliando il nastro ieri, di fronte ad una nutrita platea di imprenditori e dirigenti dell’Associazione e delle autorità. Gettare il cuore oltre l’ostacolo e puntare decisamente sulle proprie imprese l’intento di Cna, hanno sottolineato Federica Bordin e il presidente provinciale Minarelli. Ma ciò significa anche investire sul territorio – ha aggiunto Paolo Govoni – con la convinzione che il futuro si costruisce attraverso un forte impegno al cambiamento e che questo percorso, per le imprese, è già in atto. “Viviamo in un sistema competitivo – ha concluso il presidente della Cciaa – per questo, istituzioni e forze economiche del territorio debbono saper cambiare insieme”.

La settimana Cna dei “crediti in sicurezza prevenire e gestire i rischi di insolvenza dei clienti

Da ufficio stampa

E’ rivolta agli imprenditori. Dal 20 al 24 marzo, appuntamenti in tutte le sedi dell’Associazione, in collaborazione con un pool di legali

Ferrara – Nell’intento di offrire utili suggerimenti, informazioni e strumenti alle imprese che subiscono le conseguenze dell’insolvenza dei propri clienti, Cna organizza a partire da lunedì 20 fino a venerdì 24 marzo la “settimana dei crediti in sicurezza”, con il supporto di un pool di legali di fiducia, che garantiranno la loro presenza in tutte le sedi territoriali della Cna.

Di fatto, il tema della gestione dei crediti è divenuto per numerose imprese, soprattutto le più piccole, di rilevanza fondamentale, come dimostrano le ultime ricerche Cerved, secondo le quali proprio le microimprese, negli ultimi anni, si sono rivelate più fragili ed esposte al rischio di insolvibilità. Per questo, Cna promuove questa iniziativa di informazione e sensibilizzazione verso gli imprenditori associati, per aiutarli a gestire adeguatamente il nodo critico dei crediti verso i propri clienti, prevenendo eventuali rischi e mettendo a punto strategie di rientro di crediti eventualmente maturati.

Gli appuntamenti individuali assicureranno un confronto e una consulenza gratuita sulla corretta formalizzazione degli accordi per le prestazioni da eseguire e sulle misure più idonee al recupero crediti, nonché condizioni agevolate per gli incarichi affidati.

“L’esperienza della nostra Associazione – afferma Maria Emma Bolognesi, responsabile del Dipartimento Servizi Cna – ci ha spinto ha organizzare questa importante iniziativa, perché troppo spesso il mancato incasso dei beni venduti, o delle prestazioni eseguite è causa di importanti difficoltà aziendali. Auspichiamo che l’esperienza dei professionisti coinvolti possa riuscire a tutelare anche preventivamente il problema dell’insolvenza”.

Questi i legali impegnati nelle sedi della Cna, dal 20 al 24 marzo, per fornire la propria consulenza in materia di credito “in sicurezza”: Avv. Alessandro Battistello, Avv. Alessandra Caselli, Avv. Donatella Ferri, Avv. Valeria Ferri, Avv. Rosalba Giudice, Avv. Sara Gualandi, Avv. Paola Guarini, Avv. Alessandra Lanzoni, Avv. Milena Nappo, Pola, Studio Legale Neri & Associati, Avv. Paolo Scaglianti.

I prossimi incontri dell’Istituto Gramsci

Da Istituto Gramsci Ferrara

Per il Ciclo ‘I colori della Conoscenza’:
Sabina Tassinari Responsabile del Coordinamento Giovani del Comune di Ferrara
Introduce Roberto Cassoli
Come è accaduto per le generazioni precedenti, oggi sono quasi quattro milioni adolescenti italiani chiamati a un compito molto importante è sempre più difficile ovvero imparare a prendere le proprie decisioni, affrontando i rischi, gli insuccessi e le inevitabili frustrazioni che ne derivano. Crescere significa confrontarsi con la parte più faticosa della vita che riguarda l’errore, il limite, l’incomprensione, il timore di non essere stimati. L’esperienza di questo scomodo compito che pone la vita, diventa proficua se e quando viene elaborata, compresa e resa parte del proprio vissuto. Come dire, la frustrazione che può derivare dal fare scelte sbagliate di per sé non fa crescere ma la sua metabolizzazione e rielaborazione, certamente sì. E questo delicatissimo processo non può non avere il supporto degli adulti che, spesso molto più numerosi che in passato, popolano la vita dei ragazzi. A ragion veduta l’attenzione dedicata all’adolescenza deve necessariamente essere motivo di confronto non superficiale sull’educazione e sugli adulti che, a vario titolo, si occupano di giovani. E lo è oggi, più che mai, in una società dai contorni indefinibili, contraddistinta da forme di precarietà diffusa ormai accettata come condizione naturale. Una trasformazione avvenuta in modo repentino quanto apparentemente irreversibile che rende necessaria la presenza di figure competenti nei confronti delle quali i giovani possano riporre la propria fiducia.
Per il ciclo “I colori della conoscenza”, a cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

VENERDÌ 31 MARZO ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA
KANT: L’AUTONOMIA DELLA RAGIONE E L’USCITA DELL’UOMO DALLO STATO DI MINORITÀ
Relazione di Giuliano Sansonetti
Coordina Antonio Moschi
L’Illuminismo rappresenta per Kant l’uscita dell’uomo dallo stadio di minorità, ovvero dalla condizione di subalternità politica e religiosa. Tale condizione è quella propria dell’uomo capace di autonomia morale, ovvero di saper condurre la propria vita sulla base della ragione pienamente sviluppata. Questa e non altra è per Kant la condizione della vera libertà, ossia di ciò che in ultima istanza rende l’uomo diverso dall’animale. La libertà, non l’arbitrio. Per Kant infatti non c’è libertà senza moralità, ovvero senza la determinazione a fare ciò che si deve, non solo ciò che si vuole. Per Kant dunque l’Illuminismo è un movimento storico di emancipazione, che ha le proprie basi nella capacità degli uomini singoli di emanciparsi in virtù dell’autonomia morale e della libertà.
Giuliano Sansonetti è stato da ultimo professore di Filosofia morale all’Università di Ferrara. Il suo campo di ricerca è costituito soprattutto dalla fenomenologia e dall’ermeneutica contemporanee cui ha dedicato vari volumi e numerosi articoli, con particolare riferimento a Emmanuel Levinas, Hans Georg Gadamer, Michel Henry. Ha svolto altresì attività di traduttore nel campo della filosofia e della teologia francese e tedesca.
Per il ciclo “Libertà” a cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Scuola e famiglie alleate nella sfida di “educare insieme”

Da Istituto Comprensivo Perlasca

Il 24 marzo un nuovo incontro all’Istituto Perlasca

“Per poter educare, bisogna amare”, diceva Karol Wojtyla. E “Riconoscere l’amore” è il tema, profondo e ricchissimo, del nuovo ciclo di incontri del progetto “Educare insieme” dell’Istituto Comprensivo Perlasca di Ferrara.

La scuola apre la sera per accogliere il dialogo fra genitori, insegnanti ed esperti: dalle 20.45 alle 22.45, nella sede dell’auditorium della Scuola Secondaria “T. Bonati”, in via Poletti 65, riparte “Educare insieme”. Per il sesto anno consecutivo il preside Stefano Gargioni ha accolto con entusiasmo il progetto dell’insegnante Ilaria Pasti, pensato per rispondere a bisogni delle famiglie e degli educatori riguardo a temi importanti o critici legati alla crescita di bambini e preadolescenti.

I fatti della cronaca quotidiana impongono ad insegnanti ed educatori uno sguardo attento e preciso nei confronti di bambine e bambini e del loro vissuto interiore, sottolineano inoltre l’urgenza di un’alleanza educativa efficace che accompagni i più piccoli ad aprirsi al mondo, a conoscere realtà diverse dalla propria o che li aiuti a sciogliere i nodi che coinvolgono la crescita.

Gli incontri, a ingresso libero, rappresentano uno spazio ideale di intersezione tra punti di vista diversi, una zona franca nella quale è possibile porre domande e condividere riflessioni.

Il 24 marzo una serata sarà dedicata al tema “La violenza in famiglia verso donne e bambini. Gli interventi di protezione”. Su questo delicato argomento si confronteranno Elena Buccoliero, Giudice onorario del Tribunale di Bologna, Ufficio Diritti dei minori del Comune di Ferrara e il tenente colonnello Andrea Firrincieli.

“In questo spazio si vuole rendere forte la comunità dei futuri cittadini e cittadine che stiamo accompagnando nella crescita quotidiana – conclude l’insegnante Pasti -: nelle case, nella aule o nei campi sportivi”. Perché “per crescere – come ha osservato Paolo Crepet – è indispensabile sentire di appartenere a qualcosa e a qualcuno”.

Incontri di Economia

Da Presidente dell’Associazione Moneta Positiva

L’Associazione Moneta Positiva è lieta di invitare la popolazione a due incontri di economia che si terranno mercoledì 19 e 26 aprile 2017, dalle ore 20,45 alle ore 23,00, presso la splendida Sala della Musica in Via Boccaleone n.19 a Ferrara.

Questi eventi hanno come titolo “Sovranità monetaria e sviluppo economico”, e sono finalizzati a spiegare l’economia, per cercare di capire se possiamo uscire dalla crisi economica utilizzando la nostra sovranità monetaria e fiscale.

Nel 1° incontro parleremo della sovranità monetaria, della proprietà della moneta e del signoraggio, per cercare di capire come questi argomenti influenzino l’andamento dell’economia e come possiamo fare per sfruttarli al fine di migliorare la situazione di tutti noi.

Nel 2° incontro analizzeremo come può essere utilizzata la sovranità fiscale per creare strumenti di scambio alternativi che possano sviluppare l’economia, cercando anche di capire quali sono le eventuali possibili strategie “morbide” per uscire dall’euro e quali sarebbero le conseguenze per i cittadini.

Relatore sarà Fabio Conditi, Presidente dell’Associazione Moneta Positiva, che ha parlato di questi temi anche alla Sala dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati il 4 novembre 2016 scorso, qui trovate il video del suo intervento : https://www.youtube.com/watch?v=2JyHP1rL_yQ

Questi due incontri sono propedeutici e preparatori per approfondire gli stessi argomenti che saranno oggetto dell’evento più spettacolare del 29 aprile 2017, dalle ore 16,00, presso il Teatro Sacro Cuore di Via Storchi n.245 a Modena, dove oltre a Fabio Conditi ci saranno altri importanti relatori, del calibro di Nino Galloni, Giovanni Zibordi e Marco Cattaneo.

Inoltre ci sarà la partecipazione straordinaria del cantautore Giuseppe Povia che canterà di economia e di debito con i suoi ultimi successi musicali.

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito : www.monetapositiva.blogspot.it

Gli incontri di economia sono liberi e gratuiti, per prenotare è sufficiente inviare una e-mail a fabio.conditi@fastwebnet.it o telefonare a 335-5669634.

Ciclisti e biciclette, sanzionare va bene, ma…

Da direttivo Fiab Ferrara

Come Fiab Ferrara approviamo senza riserve la volontà dell’amministrazione comunale e della Polizia Locale di aumentare la sicurezza dei cilisti, con il controllo di luci, campanello, ecc. sanzionando chi pedala con bici prive di questi dispositivi fondamentali per la sicurezza. Siamo talmente d’accordo, che da anni, come volontari facciamo a maggio un’iniziativa, “Ciclisti Illuminati”, che mira proprio a aumentare la consapevolezza di chi gira in bici che farsi vedere è importante e “vitale”.
In questi anni, in accordo con il Comune di Ferrara e la collaborazione della Polizia Locale, abbiamo regalato e fisicamente installato sulle ruote alcune migliaia di catadiottri fondamentali per la visibilità laterale in condizioni di scarsità di luce.

La spinta mediatica dell’operazione controllo biciclette da parte dei vigili urbani è stata molto alta, con servizi sulla stampa locale e addirittura con un servizio su Rai TG3; benissimo, anche questo serve a ribadire che Ferrara è città delle biciclette.

Ma a noi di Fiab Ferrara piacerebbe andare oltre, continuando a parlare di sicurezza e di mobilità urbana.
Forse è il caso di dare delle priorità, tutto è importante, ma stabilire cosa fare prima è fondamentale.
Facciamo alcuni esempi: gli spostamenti Casa Scuola e Casa lavoro, l’ampliamento delle Zone 30, i controsensi ciclabili da estendere a molte vie del centro, il favorire i collegamenti centro periferia con piste ciclabili sicure e trasporto pubblico efficiente, avere stalli sicuri per legare le bici.
Cominciamo a parlare concretamente di questi argomenti, anche andando sui giornali e invitando le televisioni.
Un tavolo tecnico con le associazioni di categoria del commercio e le aziende di logistica per definire un piano che adotti la consegna delle merci ai necozi del centro con cargo-bike eliminando la miriade di furgoni che circolano per le ztl. Questi, secondo Fiab Ferrara, sono argomenti concreti e di peso che aumentano veramente la sicurezza dei cittadini, aumentando contestualmente anche la loro salute. Il tutto consegnando un’immagine della città sicuramente più gradevole e a misura d’uomo.

L’obiettivo di Fiab Ferrara è ambizioso, trasformare Ferrara città delle biciclette in Ferrara città dei ciclisti. Questo vorrebbe dire favorire l’uso delle due ruote, ma vorrebbe dire anche disincentivare l’uso del mezzo privato.

Di recente la Giunta Regionale Emilia-Romagna ha approvato un disegno di legge sulla mobilità ciclabile che prevede uno stanziamento di 25 milioni di euro. Contiamo che a fronte di progetti sostenibili, anche Ferrara possa usufruire di questi stanziamenti.
Discutiamo di questo, poi ben vengano le paginate sugli ombrelli di via Mazzini e sulle sanzioni alle bici, ma forse prima sarebbe il caso di pianificare argomenti più determinanti per la città e soprattutto prendere decisioni, ora e subito.

La modernità di Manet a Palazzo Reale a Milano

da Maria Paola Forlani

Manet impressionista? Una cosa è certa: che in un’epoca in cui l’apparenza prevale sulla realtà, egli si è mostrato come il precursore di una nuova ottica figurativa. Uno dei primi ad avere il coraggio di liberare la pittura da schemi fissi basati soltanto sulla convinzione di raffigurare la natura tale e quale la si veda, senza tener conto per nulla delle emozioni che essa può invece trasmettere in maniera diversa a ognuno. Senz’altro trasgressivo, per ciò, sia nella composizione che, soprattutto, nella stesura del colore, ha segnato con la sua opera un punto di partenza verso nuove soluzioni teoriche e tecniche.
Ma per quanto abbia percorso a tratti la via insieme a Monet, Renoir, Pissarro e altri artisti ‘maledetti’, per quanto abbia in certo qual modo fatto scuola e dato l’esempio di un’arte di rottura, la sua strada resta tenacemente autonoma. Basta guardare quel suo attaccamento così radicato alla tradizione, la rigida e a volte statica eleganza delle figure che, anche quando non risultano definite, vengono delineate con prudenza e mai risolte bruscamente, con pochi colpi di pennello.
Nello stesso modo i suoi bianchi tenui non hanno nessuna intenzione di provocare o inquietare lo spettatore. Vogliono solo illuminare con delicatezza l’immagine, far capire con chiarezza l’importanza di riuscire a cogliere l’attimo fuggente della luce, che tutto rischiara, tutto addolcisce.
La mostra ‘Manet e la Parigi moderna’ aperta fino al 2 luglio a Milano al piano nobile di Palazzo Reale intende raccontare il percorso artistico del grande maestro. Edouard Manet, iniziatore di una nuova pittura, scopre la “meravigliosa” modernità, in una Parigi in piena trasformazione, una città che soleva girare quotidianamente a piedi in lungo e largo, da autentico pedone e osservatore appassionato del suo tempo. Sulla scia di Baudelaire, si afferma come un “pittore della vita moderna” e sceglie di affrontare temi nuovi che osserva per la strada, al Teatro dell’Opera, nei bar e nei “caffè-concerto”. Le opere presenti in mostra arrivano dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi: un centinaio di opere, tra cui 54 dipinti – di cui 16 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri coevi, tra cui
Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 11 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.
Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, curata da Guy Cogeval, storico presidente del Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi con le due curatrici del Museo Caroline Mathieu, curatore onorario e Isolde Pludermacher, capo-curatrice del dipartimento di pittura, l’esposizione intende celebrare il ruolo centrale di Manet nella pittura moderna, attraverso i vari generi cui l’artista si dedicò: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne, Parigi, sua città amatissima, rivoluzionata a metà Ottocento dal nuovo assetto urbanistico attuato dal barone Haussmann e caratterizzata da un nuovo modo di vivere nelle strade, nelle stazioni, nelle Esposizioni universali, nella miriadi di nuovi edifici che ne cambiano il volto e l’anima.
Manet per tutta la vita coltiverà grandi rapporti d’amicizia e complicità con poeti e letterati come Charles Baudelaire, con cui sviluppa un profondo legame, Emile Zola, che prenderà da subito posizione difendendolo strenuamente dai rifiuti del Salon; Stéphan Mallarmé, che frequenta il suo atelier discutendo animatamente di pittura e poesia e in numerosi articoli lo elogia come caposcuola e maestro dell’ “atmosfera luminosa ed elegante”; la pittrice Berthe Morisot, che diventerà nel 1874 sua cognata sposando il fratello Eugéne e sarà per molti anni sua intima amica, e altri celebri artisti come Dagas, Monet, Renoir. La mostra parte dunque da intensi ritratti di Zola, Mallarmé e Morisot, realizzati da Manet tra il 1868 e il 1876, esposti accanto a quelli di altri pittori come Edgar Degas con Ritratto degli incisori Desboutin e Lepic (1876-1877), Giovanni Boldini con Henri Rochefort (1882 circa), Charles Emile Auguste Duran detto Carlus-Duran che ritrae sia Manet (1880 circa) che Fantin-Latour e Oulevay (1861).
Ѐ a Goya attraverso le Majas al balcone (1810), che Manet si ispirerà per un grande olio intitolata Al balcone, (1868/69) presente in mostra. Ѐ un’opera molto importante nell’attività dell’artista perché indica un chiaro momento di passaggio da una concezione a un’altra del dipingere. Qua difatti, grazie alla realistica rappresentazione della figura umana creata da Goya e al nuovo modo di concepire la luce degli impressionisti, Manet incomincia a staccarsi definitivamente dalla mera tradizione classica. Ne è prova la vivacità della composizione che ci fa illudere di trovarci davvero davanti a un balcone con le saracinesche aperte, faccia a faccia con le due donne e l’uomo, che sembra ci stiano guardando. Una sensazione accentuata dal senso di profondità della scena, nonché dallo splendido e ardito verde smaltato della ringhiera: uno dei tanti effetti cromatici che continuano a sbalordire. Già nella natura morta del Vaso con Peonie su piedistallo, il rosso lacca dei fiori in secondo piano lascia stupefatti per l’audacia e la modernità raggiunte.

Da un’altra prospettiva

da Marco Bonora

Si nasce sempre meno. La drammatica crisi che ha colpito le nascite in Italia in questi ultimi anni prosegue ancora nel 2017 e ci vede agli ultimi posti in Europa per natalità. Da Repubblica:

“Il fenomeno è riconducibile a due motivazioni principali. Prima di tutto bisogna considerare le difficoltà che i giovani incontrano in Italia per ottenere una loro indipendenza e mettere le basi per costruire una famiglia. Nel nostro Paese, in confronto ad altri Stati europei, ci vuole più tempo per diventare autonomi rispetto alla famiglia di origine. Si va via più tardi da casa, si entra più tardi stabilmente nel mercato del lavoro e di conseguenza si verificano più tardi le condizioni per creare una propria famiglia ed avere un figlio, di solito dopo i 30 anni. Quando poi si trova lavoro, altre difficoltà si presentano, poiché risulta problematico conciliare il lavoro e la famiglia. In Italia mancano delle adeguate politiche di conciliazione (che favoriscano una integrazione degli impegni casa-ufficio), e non ci sente abbastanza solidi da un punto di vista lavorativo e professionale per poter tirare su un proprio nucleo familiare.”

Il governo italiano tenta di arginare questa drammatica situazione con aiuti tampone fra bonus mamme e bebe’. Certamente i fattori economici e sociali sopra elencati hanno reso strutturale questa drammatica situazione e l’impatto sul nostro sistema previdenziale/pensionistico si prevede catastrofico a breve. Ma vi è un’altra prospettiva che va considerata, ancora piu’ invasiva se possibile perchè é dentro di noi, è parte di noi, inesplorata e in incubazione fino all’evento: é l’amore negato che tanti nonni sono generosamente disponibili a donare e a ricevere dai desiderati nuovi arrivati che non arriveranno, e perchè no, con una punta di vitale orgoglio e sano egoismo un vero toccasana rivitalizzante per loro stessi.

Ci si chiederà perché questa riflessione? : da circa un mese, prima del tempo, è arrivato Gregorio, primo nipote, dopo una gravidanza molto tormentata. Un’esplosione, in questi ultimi mesi, di altalenanti stati d’animo e un accavallarsi di emozioni di intensità superiore all`attesa dei figli di molti anni prima: felicità, ansia, preoccupazione, avvilimenti quando tutto sembrava perduto, poi speranze e giuramenti che se tutto fosse andato bene avrei cambiato il quotidiano, la mia vita professionale fatta di aerei, aeroporti, alberghi, incontri nazionali e internazionali, e poi… e poi arrembante arriva questa creatura piccola, indifesa che deve conquistare la sua vita appieno e lottare con tutte le forze in questi giorni sostenuto dall’amore di mamma e papà e dall’aiuto encomiabile e concreto delle strutture ospedaliere.
Una nuova vulcanica presenza che davvero sospende il pensiero corrente e tutto il resto appare in una luce diversa. Si rinasce veramente a nuova vita, cambia la prospettiva.

Si cambia paradigma le famiglie si mobilitano, i nonni e i bisnonni insieme che rivedono la propria carne, le proprie aspirazioni rivitalizzate, la storia delle propria vita proseguire e forse perpetuarsi nei secoli o perlomeno tanto quanto la visibiltà del tempo che il destino loro riserverà.
Poi nel breve tutto probabilmente tornerà routine? La realtà si riprenderà il suo spazio e si ricomincerà?
Si racconta che per la prima volta nell’evoluzione dell’uomo, in questo terzo millennio i figli insegnano ai genitori, figurarsi quanto i nipoti avrebbero da insegnare ai nonni!
Chi risarcirà quei nonni mancati per tanto amore scippato che mai potranno donare al loro vivace futuro? Una crudele e imperdonabile colpa da addebitare totalmente ai gestori della nostra vita, a quegli amministratori e politicanti incapaci che hanno causato questo incalcolabile debito di umanità verso le donne e verso gli uomini che non vedranno mai il loro sorriso riflesso.
In attesa del giovane prodiere: Buon vento Gregg.

Riaperture, a spasso per Ferrara tra foto e fotografi

La cosa più bella di “Riaperture Photofestival” – a Ferrara da venerdì 17 a domenica 19 marzo 2017, ore 10-19 – è vedere in faccia i fotografi e sentirli parlare delle loro foto e della loro scelta di fare questo mestiere. E poi è una grande occasione per guardare fotografie, sbirciate magari su blog o pubblicate sui giornali, che ora sono esposte qui, in spazi riaperti di Ferrara e altrimenti inaccessibili perché ci sono lavori in corso o perché sono negozi dismessi, uffici da affittare, palazzi e aree storiche in abbandono. L’aspetto negativo è che in alcuni di questi luoghi le foto non sono ben fruibili. A Palazzo Prosperi Sacrati di corso Ercole d’Este e nell’Auditorium del Conservatorio di piazzetta Sant’Anna, ad esempio, l’illuminazione è praticamente assente. Resta il bello di una sfilata di fotografi che attraversa gli spazi riaperti di una manifestazione che vuole invadere Ferrara un po’ alla maniera di Reggio Emilia e del suo festival di “Fotografia europea”. Ecco allora i luoghi e i protagonisti che ci sono dentro, attraverso le immagini appese in parete e, in diversi casi, attraverso gli autori che ti raccontano le foto che hanno fatto.

Un’immagine della serie “Monia” di Giovanni Cocco nel giardino segreto di Casa Romei a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
Giovanni Cocco (foto Giorgia Mazzotti)

Giovanni Cocco, il più emozionante. Composizioni quasi pittoriche, forti contrasti di luci e ombre, la materia sulla carta delle sue stampe così vera che ti sembra di poterla toccare. A Ferrara, Cocco espone le immagini del reportage dedicato alla sorella disabile “Monia”, un progetto che porta avanti da anni e che dà il titolo alla sua mostra allestita nel giardino segreto di Casa Romei, in via Savonarola 30. Lo spazio all’aperto del museo statale è perfettamente tenuto e curato, con due loggiati attorno al riquadro di prato con il classico pozzo in mezzo, ma di solito inaccessibile ai visitatori. Giovanni Cocco, nato 44 anni fa a Sulmona in Abruzzo, racconta che alle macchine fotografiche si avvicina già da bambino, perché il padre è un appassionato di fotografia. Così inizia usando la Canon di papà e impara presto a sviluppare in camera oscura i suoi lavori. Dalla Canon passa alla Nikon, ma comunque – racconta – “ancora adesso preferisco usare la macchina analogica. È un approccio diverso, più selettivo, quello della macchina con la pellicola, che scelgo soprattutto per i progetti di riscoperta di alcune città che sto portando avanti: a Venezia alla ricerca dei suoi luoghi solitari e non turistici, all’Aquila sventrata dal terremoto, ma anche a Berlino e Barcellona”. La scelta di diventare fotografo per professione, invece, la racconta ridendo: “A 25 anni l’ho scelto perché faceva figo! Poi è diventato il mestiere ideale perché in questo modo riesco a esprimere quello che non sono bravo a dire in altro modo, con le parole e nemmeno con la scrittura”.

Sara Munari racconta la sua mostra di foto allestita nell’ex Clandestino pub, in via Ragno a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
Sara Munari (foto Giorgia Mazzotti)

Sara Munari, la più comunicativa. Famosa per il suo blog di fotografia, oltre a scattare foto per progetti che le stanno a cuore, è docente all’Istituto di fotografia di Milano. A Ferrara espone nell’area dove fino a qualche anno fa aveva la sede il Clandestino pub, in via Ragno 37, immagini scattate in Israele e Palestina. Se non ci fosse la spiegazione, risulterebbe difficile riconoscere i luoghi, perché la scelta – spiega Sara stessa – è stata proprio quella di fare panoramiche di spazi che potrebbero essere ovunque (campi da calcio, un’arena, viali, marciapiedi), aggiungendoci l’espediente di colorare l’area vitale delle persone che ci sono dentro, in modo da evidenziare lo spazio di distanza minima che di solito si tiene con gli estranei e che qui separa o unisce i diversi abitanti. Curioso il fatto che anche lei racconta l’approdo a questo mestiere quasi come un fatto casuale. “Mio padre è pittore e quindi cercavo di tenermi alla larga da mestieri artistici, perché sapevo quanto sarebbe stata dura. Poi, però, siccome lavoravo in negozi e attività stagionali estive, mi ritrovavo sempre senza nulla da fare nei mesi invernali e così ho deciso di impiegare quel periodo per studiare. Avevo pensato di seguire un corso di restauro. Invece poi ho scelto il corso di fotografia, semplicemente perché a restauro le iscrizioni erano già chiuse e ho iniziato a frequentare le lezioni senza neanche possedere una macchina fotografica. Dopo un anno qualcosa in me è scattato, ho comprato la macchina fotografica e da quel momento non faccio che usarla: fotografo, insegno fotografia e tengo un blog per parlarne”.

La mostra “What?” di Danilo Garcia Di Meo in via Garibaldi 1 a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
Danilo Garcia Di Meo (foto Giorgia Mazzotti)

Danilo Garcia Di Meo, il più empatico. Un foto-racconto dedicato a una ragazza che diventata quasi completamente sorda, quello allestito nel negozio vuoto di via Garibaldi 1. Delle cuffie sono a disposizione del pubblico. Ma se le indossi non senti nulla. “Servono proprio a sentire il silenzio – spiega Di Meo – così hai una sensazione di mondo ovattato molto simile a quella che circonda la vita di Ambra”. Non ha ancora 30 anni Di Meo, ma già parecchi lavori e riconoscimenti per un’attività a cui si è avvicinato da bambino. “Mio padre aveva una Rolleiflex, sì quella macchina a forma di scatola che guardavi dall’alto” (come quella di Vivian Maier, ndr). All’inizio dice che faceva soprattutto scatti di paesaggi e cose inanimate. “Una volta superata la barriera della timidezza, ho iniziato a fotografare le persone e a raccontare le loro storie.  E da quel momento non ho più smesso…”.

Gabriele Basilico, quello che manca di più. La mostra dedicata al reportage nelle discoteche è allestita all’Auditorium del Conservatorio di Ferrara, in piazzetta Sant’Anna. Basilico è uno dei maestri della fotografia italiana (milanese classe 1944, morto nel 2013) che firma reportage memorabili su architetture, persone, realtà sociali. Di suo, in mostra, c’è un’unica bellissima fotografia in bianco e nero di grande formato della serie “Dancing Emilia” del 1978: il ritratto a figura intera di una coppia d’altri tempi, pronta a esibirsi su una pista da ballo. Per il resto sono tutti scatti di fotografi che hanno voluto proseguire idealmente questa indagine (Andrea Amadasi, Hyena e Arianna Lerussi), e che hanno rinchiuso le loro immagini catturate tra le luci bluastre di discoteche dentro a plexiglass riflettenti, appesi nella penombra un po’ catacombale del teatro in rifacimento.

Gabriele Basilico, foto della serie Dancing in Emilia del 1978 in mostraa Ferrara per Riaperture Photofestival

Fotografi-visitatori li trovi anche tra il pubblico qua e là, in giro per la mostra diffusa. Nel cortile della factory Grisù-ex caserma dei vigili del fuoco di via Poledrelli 21, c’è il grafico e responsabile del periodico online Listone mag Eugenio Ciccone. In sella alla bicicletta e con mega macchina fotografica Canon al collo: è autore di diversi scatti di documentazione del festival “Riaperture” diffusi e postati sui social. Nelle vecchie aule-ambulatori di corso Isonzo 21 il fotografo professionale Luca Pasqualini si aggira tra i ritratti saturi di colore e oggetti degli ambulanti del luna-park ritratti da Barbara Baiocchi. A vedere e ascoltare Sara Munari ci sono la fotografa Jessica Morelli, titolare di uno studio fotografico aziendale-industriale ferrarese, l’appassionato ed esperto di fotografia Paolo Soriani e l’autore presente in mostra Danilo Garcia Di Meo. Fotografo per passione, grafico e tra gli ideatori della bellissima iniziativa “Interno verde” che ha riaperto e presto riaprirà giardini pubblici e privati di Ferrara è Francesco Mancin, in giro tra le mostre diffuse insieme con Martina Stevoli, altra anima della manifestazione che tornerà a Ferrara in maggio.

La fotografa Jessica Morelli (foto Giorgia Mazzotti)
Luca Pasqualini guarda le foto di Barbara Baiocchi (foto Giorgia Mazzotti)
Eugenio Ciccone nel cortile della Factory Grisuù (foto Giorgia Mazzotti)
Francesco Mancin e Martina Stevoli in giro per Riaperture Photofestival
Sara Munari fuori dall’ex Clandestino pub (foto Giorgia Mazzotti)

Un pipistrello non fa primavera

Senza calcoli astronomici, domani – anche se non ci sono più le mezze stagioni (cit.) – dovrebbe arrivare in tromba magna (cit.) proprio lei, la mezza stagione più attesa.
Non ho capito bene perché ma a me quest’anno è sembrata un po’ in anticipo.
Così, a pelle, l’ho sentita bussare tipo il 7 marzo, più o meno.
Sarò io che sono un ceffo ma quel giorno lì mi sono svegliato con l’impellente bisogno di rimettere su “Forever Changes” dei Love, un disco “primaverile” sì ma primaverile come una rondine.
Quindi se non ci sono più le mezze stagioni (cit) e una rondine non fa primavera (cit.) dovrei essere perfettamente in regola.
Così in regola che poi, proprio quel 7 marzo, mi sono ricordato che Arthur Lee, il lider maximo e cantante dei Love, ne avrebbe fatti 72.
Tombola.
Anche perché quest’anno “Forever Changes” ne fa 50, cifra tonda che è una scusa perfetta per attaccare una pezza su ‘sto disco assurdo.

Un disco che è – più o meno a detta di tutti – Il Capolavoro Assoluto dei Love e a detta di molti – così, fuori dai denti – è anche uno dei dischi più belli in assoluto della storia della musica pop o rock o come la vogliamo chiamare.
Stranamente, per una volta, non mi posso proprio lagnare perché sono d’accordo con entrambe le fazioni.
“Forever Changes” è una masegna bianca e leggerissima, una specie di masegna ripiena di fiorellini che manda un po’ in palla le nostre variegate, soggettive concezioni di “masegna.
E’ un caso abbastanza unico nella musica pop-rock-boh e per come la vedo io c’è un solo altro disco che gli somiglia almeno vagamente ed è, forse, il suo unico figlio: “Ocean Rain” degli Echo & The Bunnymen.
Ovvero un altro disco che se lo metti su non fa scancherare più o meno nessuno perché non ti taglia le vene per lungo come un “Berlin” di Lou Reed anche se sotto sotto fa abbastanza scago.
Ma “Forever Changes”, almeno a me, fa anche più paura.
Perché Arthur Lee, su quegli arrangiamenti per archi/fiati/ottoni ecc. e su quelle canzoni perfette, canta delle cose terribili.
Terribili e parecchio lungimiranti per un disco californiano del 1967.
Perché blah blah blah gli hippy e i fricchettoni e tutta quella roba che poi avrebbe portato a Charles Manson e a tanti altri piccoli Charles Manson qua e là ma Arthur Lee, forse, con questa sua candida masegna ripiena di fiorellini, aveva cercato di dire – in tempo reale – che in realtà, forse, tutti quei fiorellini addosso a tutti quegli hippy erano un modo per camuffare delle gran masegne.
Masegne che poi infatti sarebbero esplose appestando l’aria e le auree di tutti.
Triste, terribile ma alla fine ha avuto ragione, anche due volte.
Una perché l’ha detto subito e due perché l’ha detto con educazione, buttandocisi in prima persona e stando in mezzo a tutti quei personaggi ricoperti di fiorellini.
Un po’ come quella rondine che non fa primavera (cit.) e un po’ come ho accolto io questa primavera che inizia ufficialmente questa settimana.
Quindi, per tutti quelli che non hanno mai sentito i Love e/o “Forever Changes”, buona primavera, buon pezzo della settimana, buon compleanno in ritardo ad Arthur Lee e buoni 50 – con un po’ di anticipo – a questo disco spaventoso.
E allora va mo’ che carino ‘sto pipistrello che cinguetta travestito da rondine.

A House Is Not A Motel (“Forever Changes”, Love, 1967)

L’anima ecologista di Ferrara…

Recentemente, la prestigiosa rivista “National Geographic De Noantri” ha pubblicato alcuni pregevoli esempi di destinazione d’uso di importanti complessi architettonici. Tra essi, sono stati presi in esame e confrontati due edifici di fama internazionale: una nota sede istituzionale americana e un’altrettanto nota opera edilizia ferrarese.

Il Palazzo di Vetro di New York:

Palazzo di Vetro

E’ la sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e si trova nella parte orientale dell’isola di Manhattan, affacciato sull’East River, nel pieno centro della città di New York.

Il Palazzo degli Specchi di Ferrara:

Palazzo degli Specchi

E’ la sede dell’Istituto di Riproduzione e Ripopolamento del Tritone Padano (Triturus Naomo Lodis Cristatus Estensis Urodeli), anfibio autoctono diventato in breve tempo un’attrazione internazionale. Il rinomato complesso edilizio, meta di appassionati studiosi extracomunitari, è situato nella parte sud-occidentale della città di Ferrara…

Nessun selfie sulla mia lapide!

Per molti esiste qualcosa di assai peggiore della morte stessa: l’annichilimento della propria esistenza! Ovvero, la definitiva cancellazione di ogni residua traccia di sé dalla memoria dei posteri.
Ma se ci pensate bene, ciò non è altro che l’inevitabile epilogo di noi tutti, a meno che non ci chiamiamo Michelangelo, Leonardo, Napoleone, Papa Giovanni, Totò, John Lennon, eccetera, eccetera. E dopo che abbiamo lasciato questo mondo, quanto tempo ancora mai potrà resistere l’impronta del nostro passaggio, le sue immagini sempre più sbiadite, nei sogni e nei ricordi dei nostri eredi? una manciata di generazioni? Molto meno!
Che sia per questo che siamo così ossessionati dai selfie? Siamo veramente sicuri che basti riempire gli archivi digitali di facce con espressioni da ebeti per conquistare l’immortalità?

“L’oblìo è una seconda morte, che le anime temono più della prima.”
Stanislas de Boufflers

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

L’APPUNTAMENTO
Il ritorno della Balena Bianca: “Chiavi di lettura” sulla ‘pol-ittica’ italiana

La Balena Bianca era un grande cetaceo che, fra il Dopoguerra e Tangentopoli, ha solcato con destrezza i mari della politica italiana. Qualcuno crede che si sia estinto, altri sostengono che si è semplicemente clonato e riprodotto in vari esemplari che ne rinverdiscono le gesta. A discutere di pol-ittica attorno al tavolo delle idee imbandito dal quotidiano online Ferraraitalia saranno Enzo Barboni, presidente Unpli Pro Loco ferraresi ed ex segretario provinciale della Democrazia cristiana, Marco Contini, giornalista di Repubblica, Luigi Marattin consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessandro Somma, collaboratore di Micromega e docente di diritto comparato all’Università di Ferrara. Modererà (ma non troppo!) il direttore di FerraraItalia, Sergio Gessi.

L’appuntamento per il dibattito previsto nell’ambito del ciclo Chiavi di lettura, opinioni a confronto sull’attualità, dal titolo “Moriremo moderati? Il ritorno della Balena Bianca” è per lunedì 27 marzo alle 17, come sempre alla sala Agnelli della biblioteca Comunale Ariostea

‘E’ la memoria che ci ricorda chi siamo’: Paola Bassani presenta l’audiolibro ‘La notte del’43’

“Mio padre ha fatto una fatica terribile a scrivere questo racconto – confida Paola Bassani, figlia di Giorgio – Ha impiegato anni a scrivere ‘Una notte del ’43’, forse perché per lui era il racconto più importante di tutti. Se l’è portato dentro finché non ha trovato il coraggio di distaccarsi da una materia tanto dolorosa, di oggettivarlo artisticamente”. Nella sala gremita della libreria Ibs+Libraccio, in occasione della presentazione dell’audiolibro “Una notte del ’43” (edizioni Emons, ideato e curato da Stefano Muroni), Paola Bassani ha raccontato la sofferenza del padre, un giovane Giorgio scampato per miracolo all’eccidio del 15 novembre 1943: “Erano andati a cercarlo in casa per fucilarlo, ma non l’hanno trovato perché lui si trovava a Firenze. Si è salvato, ma ha patito molto per gli amici. Un’angoscia da cui ha provato ad affrancarsi attraverso la scrittura.

Da sinistra Eleonora Rossi, Massimo Malucelli, Paola Bassani, Stefano Muroni, Giuseppe Muroni, Anna Maria Quarzi, Monica Chiarabelli

‘Una notte del ’43’ è l’ultima delle cinque storie ferraresi, quella a cui mio padre teneva di più, tanto che la dedicò al suo maestro Roberto Longhi. Per questo motivo ho accolto con entusiasmo l’idea di Stefano Muroni, che ringrazio per questo risultato bellissimo: ho capito è un ragazzo molto intelligente, pieno di passione e di slancio. L’audiolibro Emons è un progetto nuovo, di prospettiva, è un atto critico importante poiché riunisce voci e angolazioni diverse. Ho apprezzato la scelta di una storia narrata ad alta voce; ho pensato alle mie nipotine, che sono francesi ma che parlano anche l’italiano: ascoltare per loro sarà più facile”. Le parole sincere della figlia di Bassani, presidente dell’omonima Fondazione e ospite d’onore alla presentazione in libreria, sono arrivate a suggello di un incontro sentito, con la partecipazione di tanti ferraresi interessati a quella notte che ha squarciato la coscienza di una piccola città.

“Una notte del ’43”, narrando un eccidio emblematico della guerra civile italiana, offre una lucida lettura del ventennio fascista e del conflitto interiore di una provincia. Il racconto denuncia coloro che preferirono il conforto e la sicurezza del conformismo al coraggio della parola e dell’azione. Tra gli uditori, una presenza straordinaria: MarioVita Finzi, figlio di Alberto – rappresentante di commercio molto conosciuto in città – uno degli undici martiri dell’eccidio ferrarese. Alla direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Anna Maria Quarzi, il compito di introdurre la presentazione: “Ho da subito creduto nell’iniziativa di Stefano, perché questo cofanetto valorizza l’opera di Bassani, uno scrittore che come nessun altro ha saputo raccontare Ferrara e farla conoscere nel mondo.

E in questa storia Bassani descrive una città nascosta, impaurita, che si cela dietro le persiane socchiuse: tutti guardano, tutti sanno, ma nessuno si fa vedere”. La parola è passata quindi a Stefano Muroni, ideatore e curatore del progetto. L’attore e autore ha descritto il cofanetto, ringraziando tutti coloro che ne hanno resa possibile la realizzazione, a partire da Emons, casa editrice leader nella produzione di audiolibri, rappresentata per l’occasione da Francesca Tabarrani, referente dell’Ufficio Stampa Emons, poi ha commentato: “Da qualche anno molti dei miei sogni di bambino si stanno realizzando: io sono cresciuto con i libri di Giorgio Bassani, con i film di Michelangelo Antonioni e Florestano Vancini. Questi autori fanno parte di me. Credo che il compito dell’attore sia raccontare storie e io sentivo l’esigenza di far conoscere ‘Una notte del ’43’, che amo profondamente e che considero uno dei racconti più belli della letteratura italiana”. Un progetto artistico di qualità, tutto ferrarese – registrato a Sonika e realizzato con il patrocinio della Fondazione Bassani, dell’Istituto di Storia Contemporanea e del Comune di Ferrara – ma di portata nazionale.

Con l’audiolibro, ha spiegato Muroni, “si chiude un cerchio: dal fatto storico alla trasposizione letteraria, dal racconto al film. Mancava solo la storia letta ad alta voce, da ascoltare, per rendere quella notte indelebile. L’audiolibro ha visto la luce nel 2016, un anno di ricorrenze e intersezioni memorabili, a cento anni dalla nascita di Bassani, a 60 anni dalla vittoria del Premio Strega, 90 anni dalla nascita di Florestano Vancini”. Il celebre racconto rivive nella voce di cinque attori, che interpretano altrettanti capitoli: Monica Chiarabelli, Massimo Malucelli, Fabio Mangolini, Stefano Muroni, Marco Sgarbi. Accompagna il cd un volumetto con tre saggi di Giuseppe Muroni (“Ferrara in grigio”), Anna Maria Quarzi (“La lunga notte del ’43”) e Eleonora Rossi (“La storia in una boule de neige”). I tre saggisti hanno illustrato i propri testi che offrono un’analisi del fatto storico (un vero e proprio “giallo”), della sua rappresentazione letteraria, della trasposizione cinematografica operata da Vancini (“Dovevo fare quel film”).

I tre attori presenti – Monica Chiarabelli e Massimo Malucelli, oltre a Stefano Muroni – hanno letto brani del racconto, offrendo un appassionato assaggio dei contenuti dell’audiolibro. “Tengo molto a questo cofanetto – ha concluso Stefano Muroni – anche perché è legato al senso della memoria. La nostra generazione dimentica troppo facilmente il passato. È la memoria che ci ricorda chi siamo. Grazie alla memoria creiamo un ponte tra passato, presente e futuro. Le società che fanno memoria del proprio passato, rielaborando anche i traumi vissuti, hanno la possibilità di essere felici. Io credo che ogni opera d’arte, anche un cofanetto semplice come questo, possa essere una briciola per contribuire alla felicità”.

 

BORDO PAGINA
Il musicista e scrittore Carlo Zannetti, originario di Ferrara

In “Love Writers” ebook collettivo a cura della scrittrice di Milano, Stefania Romito (edito dalla ferrarese Libri eBook Asino Rosso, piattaforma il network Street Lib) anche Carlo Zannetti, noto musicista e collaboratore (anche letterario) con figure storiche della musica pop italiana quali Eugenio Finardi, Enrico Ruggeri e Red Canzian (Pooh). L’abbiamo intervistato (si veda anche in appendice il racconto da Love Writers “Lavorare, mangiare e dormire”, ambientato anche a Ferrara e nel ferrarese.
D- Carlo, originario di Ferrara e in Love Writers, un ritorno a casa con un racconto…. un approfondimento “biobliografico”?
R- Sono nato a Ferrara e ho giocato da bambino nel Parco Massari, tanti anni fa. E’ vero é stato un po’ come tornare a casa dopo tutto questo viaggiare. Nel frattempo ho vissuto a Bologna, Padova, Milano, ultimamente anche in Francia e Olanda. Il racconto “Lavorare, mangiare e dormire” presente nella preziosa raccolta “Love Writers” e firmato da me, in effetti mi ha fatto respirare un po’ della nebbia ferrarese, facendomi ricordare gli spigoli del Palazzo dei Diamanti ed i pesci che cercavo con lo sguardo nell’acqua, sporgendomi dal muro del Castello Estense. E’ stata una grandissima soddisfazione per la quale ringrazio l’amica Stefania Romito di Ophelia”s Friends e la casa editrice dal nome simpaticissimo , “Asino Rosso” . Soddisfazione perché mi sono trovato catapultato tra scrittori di livello nazionale e di spessore. Non vi nascondo che questo regalo ovviamente mi ha consegnato un po’ di entusiasmo in più. Non é cosa da poco. C’é una frase molto bella della famosa attrice Whoopi Goldberg che recita così: “Per qualche ragione, tutti gli artisti hanno problemi di autostima”. Credo che sia verissimo. Io provo una grande ammirazione ed una profonda gratitudine nei confronti di quelle persone che sono riuscite, anche solo per un attimo, ad accantonare le proprie mire di protagonismo personale dimenticando l’individualismo, l’egoismo o l’egocentrismo. Quelle persone che hanno cercato di portare avanti in maniera semplice e nobile la cultura con belle idee originali e che sono riuscite di fatto ad infondere una goccia di entusiasmo in più al prossimo. Ricordo un grande della musica italiana, che insegnò ad un impacciato ragazzino con la chitarra gli accordi per suonare una sua canzone famosa. Quel ragazzino ero io! Forse i veri messaggi di “Love Writers” sono due ed entrambi nati in una mente raffinata e delicata come quella dell’ideatrice della raccolta : “ Unire le persone e non dividerle” e “ La magia dell’incontro come comune denominatore dell’amore unito ad un coro di artisti che insieme celebrano il più forte dei sentimenti” .
Oltre a queste emozioni, ci sono altri due libri miei che ho scritto e che sono stati pubblicati nel 2015 e 2016. “Il paradiso di Levon” é la descrizione del paradiso che vorrei un giorno incontrare, con i miei più cari amici, con i miei miti della musica ed i miei amatissimi cani. “La giravolta di Loris” invece é un romanzo che narra le coincidenze della vita che possono cambiare il tuo percorso esistenziale.
In novembre cercherò di dare alle stampe un nuovo libro, composto da miei articoli che parlano di musicisti ed il loro amore per gli animali, da appunti presi in giro per il mondo e da mie interviste a persone conosciute casualmente in contesti molto diversi tra loro.
Concludo con le parole di una canzone dei Depeche Mode dal titolo “Home” : “ E ti ringrazio per avermi portato qui, per avermi mostrato la mia casa, per avere cantato queste lacrime, finalmente ho scoperto di appartenere a questo posto”

Info: Carlo Zanetti – wikipedia “Love Writers” “Meteoweb”

da Love Writers di Carlo Zannetti – “Lavorare, mangiare e dormire”

Lucia si ingozzava di quella fitta nebbia, mentre in quel silenzio di cotone, camminava veloce per raggiungere al più presto la sua casa. Era appena scesa da quell’autobus, sempre lo stesso, dove nessuno parlava e soprattutto dove nessuno guardava fuori dai finestrini, i quali in inverno si presentavano sempre appannati e tristemente “decorati” da alcuni disegni dai tratti infantili, eseguiti con il dito sul vetro da qualche passeggero annoiato. Come rivedere lo stesso film ogni giorno , l’assuefazione totale alla monotonia di quella strada di ritorno che era sempre uguale. Lucia finalmente arrivò alla sua fermata e scese. La donna in quel frangente si poneva sempre le stesse domande : “ Chissà se rimane qualcosa del nostro vissuto dopo che abbiamo camminato tutte queste volte su queste stesse lastre di porfido? Chissà se qualche nostro pensiero riesce a rimanere sospeso nell’aria? Chissà se i nostri sogni possono così resistere nel tempo svolazzando tra questi palazzoni, alla ricerca di qualcuno che possa catturarli un domani con un meraviglioso slancio di sensibilità in più ?”
Lavorare, mangiare e dormire diceva a se stessa.
Lucia non era per niente felice della sua vita, era sempre sola. Entrò nell’androne del condominio dove viveva. In un angolo c’era una pianta finta, in alto una luce al neon e di fronte alla porta uno zerbino ormai consumato e perennemente storto. Lucia, una delle tante vite difficili. Lei si era innamorata una sola volta, lui si chiamava Franco. Si erano frequentati per quasi quattro anni, poi lui era partito per andare in Polizia e si era trasferito a Roma. Così il cuore di Lucia si era spezzato per sempre e da allora non aveva più cercato nessuno. Lei si era molto chiusa in se stessa, forse incapace, forse fragile e forse piegata di fronte alla difficoltà di trovare una soluzione.
Lavorare, mangiare e dormire.
Prima di andare a letto, osservava dall’alto del sesto piano, la sua città. Ferrara non era la Ferrara di quando lei era bambina. I suoi genitori erano morti, i suoi amici d’infanzia si erano persi per la strada. Si ricordava la fanciullezza, di quando girava come una trottola vicino al Duomo il giorno della festa di S. Lucia. Quel giorno la città era tutta illuminata dalle luci di quelle bancarelle imbandite di dolciumi, vestiti colorati e tanti giocattoli. Allora era felice ed amava ancora sognare. Camminava con i suoi genitori in mezzo a tutta quella gente con i volti nascosti da quelle grosse sciarpe bianche, con le mani piene di sacchetti ricolmi di regali.
Adesso era tutto cambiato, si avvicinava il Natale ed il famigerato ultimo dell’anno. Erano i due giorni che più di tutti le incutevano il maggior terrore ed avevano il potere di peggiorare ancora di più il grado della sua malinconia. “Cosa fare? Chissà Franco? Si sarà sposato? Dove vivrà?” A volte c’è bisogno di alcuni interrogativi come questi, anche per sentirsi un po’ meno soli. Lucia aveva dieci giorni di vacanze. Quando non sapeva cosa fare, prendeva la sua piccola automobile e girava intorno alla città per dieci o anche quindici volte , osservando i luoghi che conosceva molto bene e dove era stata da piccolina. Un po’ come al cinema rivedeva il film della sua vita, riusciva con i suoi ricordi e con un po’ di immaginazione, a rivivere i momenti passati come se non fossero mai passati. Che altro si può fare? Quel giorno però decise di uscire da quella circonvallazione e di andare verso Bondeno, una simpatica cittadina vicino a Ferrara. Lucia voleva passare davanti alla casa dove abitava Franco quando i due stavano insieme. Ricordi arrugginiti . Dopo alcuni chilometri però incappò in un posto di blocco della Polizia e si ritrovò una paletta davanti al parabrezza . Sul lato della strada c’erano due auto della Polizia Stradale, un furgone bianco fermo, quattro agenti e due ragazzi un po’ malvestiti . Appena scesa dalla macchina, Lucia riconobbe subito la voce di Franco che con tono perentorio diceva ai due giovani del furgone che avrebbe sequestrato il loro mezzo, i cani e che sarebbero stati denunciati per traffico illegale di animali. Lucia istintivamente si sporse all’interno del portabagagli del furgone e vide una trentina di meravigliosi cuccioli di cane molto piccoli, probabilmente di appena una quarantina di giorni; alcuni erano morti. “Che delinquenti!” pensò subito. Franco vide Lucia ed una volta superata un certa perplessità iniziale, abbracciò la donna dopo averla raggiunta con passo veloce. Lei si sentì quasi male perché era da circa dieci anni che non riceveva attenzioni di questo genere.
Lavorare, mangiare e dormire.
I due riuscirono a scambiare qualche parola. Franco si era sposato, aveva due figli ed era da poco tornato a Ferrara dopo vari trasferimenti in tutta Italia. Lucia era molto agitata perché ormai non si aspettava più niente dalla vita e questo incontro inatteso aveva scombussolato il suo stato d’animo. Dopo poco, Franco senza essere visto, chiamò Lucia e le infilò nella giacca un cucciolo di Bouledogue Francese bianco e nero, quasi per aiutarla ad uscire da quell’evidente stato di confusione. Subito dopo i due si congedarono con alcune frasi banali che non avevano nulla a che fare con quello che si dicevano una volta. Un attimo più tardi , Lucia rientrò a casa sua con questa meravigliosa ed innocente creatura che nel frattempo si era addormentata vicino al suo cuore. In quella giornata strana era riuscita a dare una risposta a tutte quelle domande che da anni le facevano compagnia alla sera; ora si trovava con questo piccolo angelo sul divano. Alla donna bastava solo guardare il suo nuovo amico finché respirava e dormiva per sentirsi più felice. “Forse la vita toglie per poi restituire” pensava Lucia mentre osservava quel cagnolino che sembrava un bambino. Proprio dal suo Franco era arrivato questo dono. Il giorno successivo un veterinario visitò il cucciolo e una volta verificato il suo buono stato di salute concordò con la nuova proprietaria una serie di appuntamenti per sistemare ogni cosa relativamente alle vaccinazioni. Con l’occasione diede a lei ottimi consigli su come educare e nutrire il cagnolino. Il veterinario salutando la nuova cliente le disse : “ Le raccomando molto di seguire con amore e dedizione questo meraviglioso cucciolo, non lo lasci troppo tempo da solo in casa e lo accudisca per tutta la sua vita con lo stesso affetto.”
Lucia tornò a casa pensando al nome giusto da dare al nuovo arrivato. Alla fine dopo avere osservato il calendario e tutti i nomi dei Santi decise di chiamarlo Gino, un nome che da bambina la faceva ridere.
La donna cominciò a sistemare la casa, che da molto tempo risentiva di una sua svogliatezza dovuta alla sua mesta inquietudine.
Ogni dieci minuti controllava il suo Gino. Lucia non si sentiva più sola.
Lavorare, mangiare, dormire, amare ed essere amata dal primo fino all’ultimo respiro.

Risparmi a rischio, la grande paura non è finita

di Alice Ferraresi

Nove euro per azione offerti all’azionista di Popolare Vicenza (circa il 15% del prezzo massimo raggiunto dall’azione). Il 15% del prezzo di acquisto offerto all’ azionista di Veneto Banca. In cambio l’azionista deve rinunciare alle azioni legali. Insomma, chiamarsi contento di portare a casa una perdita dell’85%.
Detta così, uno non aderirebbe mai. Piuttosto mi tengo aperte le porte dell’azione legale, vediamo intanto che succede. Perché dovrei portarmi a casa un misero 15%?
Il perché si capisce guardando non il proprio particolare nel ritratto, ma il quadro complessivo. Se almeno l’80% degli azionisti non aderisce all’offerta, non si fa nulla. E se non si fa nulla, la prima alternativa è: bail in. Infatti la DG competition (Unione Europea) potrebbe non autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale già varata per Monte Paschi. Non prima, si intende, di una dimostrazione di solvibilità delle due banche fornita prima ed indipendentemente dalla ricapitalizzazione. Rischia quindi di essere un casino a cascata se gli azionisti (almeno in misura pari all’80%) non aderiscono all’offerta, perchè stavolta le dimensioni delle due banche sono talmente grandi che, se il loro capitale non viene considerato sufficiente a fronteggiare il rischio delle cause legali, va a finire male anche il fondo Atlante, nato (oltre che per assorbire i crediti deteriorati del sistema) proprio per ricapitalizzare le due banche venete – di cui attualmente è proprietario pressochè totale.

L’ipotesi del bail in appare quindi folle, scellerata, ma non impossibile. In questo caso, andrebbe zero a tutti. Non solo (ovviamente) agli azionisti, ma zero agli obbligazionisti subordinati, zero agli obbligazionisti senior e zero anche, se necessario per recuperare valore dalla svalutazione degli attivi marci(o crediti inesigibili), sui saldi di conto corrente sopra i centomila euro. Tradotto in parole povere, un esproprio tale da far collassare l’economia dell’intero nord est. Una Cassa di Ferrara, Marche, Etruria e Chieti moltiplicata per dieci se si guarda ai singoli istituti (qui hanno pagato “solo” azionisti e subordinatisti), moltiplicata per mille se si guarda al sistema, date le dimensioni delle due banche venete. L’effetto che viene in mente è quello di una bomba atomica economica.

La cosa grottesca, se la si guarda dalla prospettiva della provincia di Ferrara, è che ci sono clienti anche importanti che sono scappati da Carife a Veneto Banca per la paura del fallimento della banca ferrarese, e che adesso non sanno più dove scappare. Molti potrebbero tornare all’ovile abbandonato, ora sotto l’ombrello della Popolare Emilia Romagna (dopo un’agonia di tre anni e mezzo). Ma non è così semplice: l’unica liquidità realmente trasferibile in tempo reale è quella sul conto corrente. Il resto è illiquido.

Nessuno può permettersi di dare suggerimenti a cuor leggero, e chi li dà in finanza spesso è interessato, per cui è difficile trovare un operatore realmente indipendente dalle commistioni di affari (in questo ragionamento inserisco anche alcune associazioni di “tutela dei consumatori” che si buttano come sciacalli sul cadavere per fare soldi con le adesioni, garantendo molto fumo e poco arrosto). Tuttavia, in questa situazione di autentica emergenza nazionale del risparmio, che diventa ed è già emergenza dell’economia produttiva, un istinto di sopravvivenza globale spingerebbe a dare un sommesso ed accorato suggerimento: quello di aderire all’offerta (il termine è il 22 marzo). L’alternativa potrebbe essere quella di precipitare in un burrone, e siccome l’economia del nordest è strettamente intrecciata con quella del resto d’Italia, nel burrone rischiamo di finire tutti, esattamente come una locomotiva che trascina con sé nel baratro i suoi vagoni.

Prescrizioni paracadute e appelli senza rischio: per questo la Giustizia non è tale e i furbi se la cavano

di Federico Pulga *

17 febbraio 1992. Milano. Il presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, esponente socialista, è arrestato dopo aver ricevuto una tangente di 7 milioni di lire. “È un mariuolo isolato”, afferma immediatamente Bettino Craxi, segretario del Psi. Tuttavia Chiesa, sentendosi tradito dal suo partito, fa i nomi di altri esponenti socialisti corrotti, provocando una reazione a catena. È l’inizio di “Mani Pulite”.

Venticinque anni dopo, le speranze dell’epoca sono stroncate, uccise da quella corruzione che ha trasformato la criminalità in routine e gli scandali in ordinaria amministrazione. Il 2017 si apre con lo scandalo Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione) iniziato con la gara d’appalto Facility Management (Fm4), il cui valore è di 2,7 miliardi di euro, divisi in lotti, assegnati irregolarmente.
Protagonista di questa inchiesta è l’imprenditore Alfredo Romeo, accusato di aver consegnato a Marco Gasparri, dirigente Consip, 100mila euro in tangenti per facilitazioni nell’assegnamento dei lotti dell’appalto Fm4.
E lo scandalo Consip è tutt’altro che un caso isolato. L’Italia versa in una condizione critica: “le opere pubbliche costano più del doppio di quanto costano all’estero”, afferma il presidente dell’Anm ed ex Pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo a “Quante Storie”, su Rai 3, il 23 febbraio. La causa è la corruzione dilagante, che divora l’economia con un sistema di tangenti che non è morto dopo Mani Pulite, bensì è diventato più vigoroso.

I criminali non temono la pena, infatti, continua Davigo, “le corti d’appello sono piene di processi. Non sanno nemmeno quanti processi hanno, perché in Italia appellano tutti.” La domanda è legittima: perché appellare? Semplice: in Italia la pena può solo diminuire, a differenza di quanto avviene in ogni altro paese dell’Unione europea (Grecia esclusa).

“Non riusciamo ad ottenere neppure la riforma della prescrizione nonostante le pressioni internazionali”, afferma ancora Davigo, lapidario. L’Unione Europea infatti ce la richiede da tempo, ma senza ottenere risposte. L’articolo sulla prescrizione dev’essere modificato, poiché il termine è troppo breve e sussiste anche in caso di condanna di primo grado, finendo così per favorire le azioni dilatorie dei difensori. Ma la proposta è bloccata in parlamento da tre anni.

Taglienti le affermazioni del magistrato: “il codice di procedura penale è stato scritto per farla fare franca ai farabutti”. L’immagine donataci è quella di una legalità violentata, che muore lentamente sotto il peso della corruzione.

E l’eredità di Tangentopoli è pesante se si pensa che Primo Greganti, ex cassiere di Pci e Pds, già arrestato per corruzione nel 1993, è stato di nuovo arrestato durante Expo 2015, per lo stesso motivo. E questa non è che un’infima goccia nell’immenso oceano della corruzione.

Dal caso Marra agli scandali delle cooperative che fanno business sulle spalle dei migranti e dello stato, passando per Mafia Capitale fino a giungere alla recente condanna del noto deputato Ala, Denis Verdini, l’Italia non sembra pronta a voltare pagina.

* studente iscritto al liceo G. Cevolani di Cento

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Qualcosa di troppo e bisogno di niente, la favola di Chiara Gamberale

Tra voglia e bisogno c’è di mezzo il niente. Lo imparerà, dopo avere avuto bisogno di molto e paura del niente, la Principessa Qualcosa di Troppo, la protagonista di Qualcosa, l’ultimo libro di Chiara Gamberale (Longanesi 2017), una favola, o forse un dialogo tra la ricerca mai paga che abbiamo e la verità a cui possiamo arrivare: il niente fa parte di noi, riconoscerlo è una conquista, arrivare ad accarezzarlo è pura libertà.
La Principessa Qualcosa di Troppo ha un vuoto che pesa tra la pancia e il cuore e non lo vuole più sentire, smania di salvarsi riempiendosi d’amore, ingannandosi che qualcun altro da accudire, da seguire, con cui ridere o perdersi sia il contenuto giusto per quello spazio dentro che più si riempie e più si fa abisso profondo. Il vuoto sembra non avere pareti, eppure è nella pancia, non può tenere tutta quella roba, tutti quei fidanzati che però non vanno mai bene fino in fondo.
La Principessa Qualcosa di Troppo trabocca e quel maledetto buco è sempre lì perchè il troppo non salva, ma il niente sì. Il Cavalier Niente è il nemico-amico dalle mani vuote che fa vedere dove sta la verità, smaschera il bisogno, richiama l’essenziale, dimostra che il non fare è l’unica strada.
Il bisogno è illusione, la voglia è autenticità, anche il vuoto è autentico, se non ci fosse non potremmo accogliere e lasciare entrare, che è diverso dal buttare dentro. Il vuoto è lì apposta, come una bottiglia, dice il Cavalier Niente, la sua funzione è contenere, ma se è sporca, tutto ciò che entra sarà sporco.
La Principessa Qualcosa di Troppo questo non lo sapeva, confondeva voglia e bisogno, eccedeva nella ricerca degli altri fino a essere schiava della paura del buco. Ma il buco, se impari a guardarlo dal verso giusto, è anche un passaggio, diventa utile e fa parte di te. Non servono tanti fidanzati, a salvare la Principessa Qualcosa di Troppo non è quello che crede amore e che ogni volta si fiacca nel giro di troppo poco, ma è Niente. “Sogno per te un marito che non ti dia qualcosa di troppo. Ma che ti dia un po’ di tutto. E senza però toglierti niente”, le augura il Cavaliere che l’ha vista affannata e infelice. Il Cavaliere sta per andarsene, il suo non-fare ha lasciato qualcosa nella Principessa, qualcosa di bello.

E a voi è mai successo di scoprire e ammettere i vostri troppo? Troppa attenzione, troppo amore, troppe parole o troppo niente?

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com