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Giorno: 24 Settembre 2015

Sabato 26 settembre, si terrà la presentazione di Cartografica 1971 – 2011, La nostra storia dal piombo al digitale

da: organizzatori

Una tipografia di provincia dello scorso millennio proiettata nel futuro

Sabato 26 settembre 2015, alle ore 17.00, presso la Sala Conferenze della Camera di Commercio di Ferrara, in Largo Castello, nell’àmbito degli eventi della XXXII Settimana Estense, si terrà la presentazione di CARTOGRAFICA 1971 – 2011, La nostra storia dal piombo al digitale (Testi di e a cura di Maria Cristina NASCOSI SANDRI, Ferrara, Cartografica, 2011, photo-editing a cura di Franco Sandri, A.I.R.F.), un testo fortemente voluto da Franco e Luciano Azzi, Lino Guandalini e Franco Tarroni, i cosiddetti Cartografici, fondatori di una tipografia divenuta poi casa editrice tra le prime in città, un pezzo di storia oggi quarantaquattrenne, tra cultura ed imprenditoria tutto ferrarese che ben si inserisce, umile ma prezioso tassello, nella storia ultra- centocinquantenaria dell’Unità d’Italia.
Il libro, che gode del patrocinio del Comune di Ferrara e della Camera di Commercio di Ferrara, è la storia, dapprima univoca, poi polifonica di una passione di quattro giovani alle soglie della vita lavorativa a cavallo tra la fine degli anni ’60 ed i primissimi ’70, quando il Sessantotto sta ancora lasciando i suoi rivoluzionari strascichi ( e stimmate) sulla gioventù del tempo.
Prende le origini dalla Città del Ragazzo ( la Villa del Seminario dove pare che la Metafisica di De Pisis, De Chirico e Savinio abbia visto, in parte, la luce) che quest’anno ha festeggiato i suoi sessantaquattranni di vita, il luogo in cui monsignor Ruggero Bovelli, l’indimenticabile arcivescovo ‘salvatore di Ferrara in tempo di guerra’, aveva creato un luogo di recupero e futuro per giovani allora ‘privi di grosse possibilità’.
L’Italia è ancor oggi, dopo il suo 150enario di Unità, un Paese tanto sofferente – ha sempre sofferto, si può dire, seppur in tanti modi, fin dall’antichità, ma ha tutti i numeri per uscirne di nuovo, dato che ‘possiede’ un patrimonio artistico di arte e cultura unico al mondo, perché giustamente, come dice Philippe Daverio, Il patrimonio artistico è la memoria della nostra storia.
Allora…narrare di un ‘mondo piccolo’ come può essere una tipografia che poi rispecchia quello più grande del luogo in cui è sorta e di cui fa parte, può risultare di buon auspicio, culturalmente ed imprenditorialmente parlando.
‘Giusta’, dunque, la presentazione del libro (e del lavoro di 40 anni e oltre di molte vite) duplicata ed esposta dal vicesindaco ed assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Massimiliano Maisto e dal past-president della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati, uno delle massime personalità ‘accreditate’ per l’ imprenditoria, poiché la Cartografica ha saputo tramandarsi generosamente alle giovani generazioni – in essa, peraltro, già attive e presenti – il nostro futuro.
Con i Cartografici, l’evento sarà coordinato dalla curatrice, Maria Cristina Nascosi Sandri, giornalista e scrittrice ed altri ospiti e testimoni, e, poiché molti libri di lingua e cultura ferrarese son stati pubblicati, negli anni, dalla Cartografica – molti facenti parte della collana di testi emanati da AR.PA.DIA., l’Archivio Padano dei Dialetti del Comune di Ferrara creato e curato dalla stessa Nascosi tra il 1998 ed il 2012 – da essi saran tratte liriche lette da Maria Fonsati, una delle migliori attrici della ottantaquattrenne Straferrara. Alcune di esse, nell’anno dell’Expo, saran riferite a due dei nostri cibi tranquillamente riferibili come patrimonio dell’Umanità quali il PANE FERRARESE e la SALAMA DA SUGO.
Last but not least, non mancherà un breve omaggio all’imminente 103° compleanno dell’internazionale regista tutto nostro, Michelangelo ANTONIONI, il 29 settembre prossimo.
Per non dimenticare di ricordare importanti retaggi della nostra Ferraresità…

Raffaele Iannone: confini cromatici e geografia delle emozioni da domani al MUM di Ferrara

da: organizzatori

Potrebbe essere un invito a scoprire le alchimie dei Maestri del colore e ripercorrere la storia dell’arte classica fino a quella contemporanea, la mostra invece ci avvicina ai temi del paradigma semplicità e complessità e diventa un invito a riflettere sul significato dei confini tra colori. I concetti legati alla descrizione dei colori primari, secondari, terziari e complementari possono aiutarci ad allontanarci dalla pittura descrittiva ed introdurci al racconto cromatico ridefinendo i confini del linguaggio fino alla ricerca dell’essenziale, del monocromatismo che abolisce i confini riducendo la complessità ad uno spettro come sintesi espressiva. Ed è questa ricerca che diventa geografia delle emozioni perche propone una possibilità di risalita della frammentazione artistica contemporanea.
Uscire dal quadro (confini cromatici) per riproporre una danza libera dell’artista è una proposta culturale che si ripete nel tempo; questa volta Raffaele Iannone propone al MUM di Ferrara una rappresentazione della sua recente evoluzione, dove la geometria dei colori si mostra come ricerca della semplicità espressiva moltiplicando l’accessibilità ai temi dell’arte. Colorare i pensieri latenti fino a farli diventare pensieri desiderati, da incontrare negli spazi neutri della comunicazione visiva, è azione d’arte e d’incontro, di ricerca di necessaria reciprocità.

LA STORIA
‘Ndrangheta, il coraggio e la solitudine del ribelle

Colpito dalla ‘Ndrangheta perché si è ribellato al nodo scorsoio del pizzo. E poi, colpito di nuovo dallo Stato, quando, isolato e oppresso da debiti scaturiti anche a seguito della sua ribellione, gli è stata pignorata la casa. La storia amara del commerciante che ha pagato due volte il prezzo del coraggio è raccontata nel volume scritto da Daniela Pellicanò: si intitola “Colpito” e, quando si ascoltano le sue parole, si comprende che Tiberio Bentivoglio, negoziante dalla schiena dritta di Reggio Calabria, colpito lo è stato nell’anima. Ma i colpi, nonostante tutto, non lo hanno cambiato.

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Tiberio Bentivoglio

Il primo affondo è della ‘ndrangheta, dopo che ha deciso di non pagare il pizzo per la sua nuova attività inaugurata il 25 aprile 1992: un negozio di articoli sanitari e puericoltura. Da allora si sono susseguite “le punizioni”, come le chiama lui, perché quei criminali “si arrabbiano quando c’è qualcuno che non si comporta come gli altri e va dai Carabinieri”: atti intimidatori, incendi, telefonate minatorie, in tutto sono più di 40 le denunce che ha sporto in questi anni e sette gli attentati che ha subito, contro il negozio, il magazzino e uno anche contro la sua persona. La mattina del 9 febbraio 2011, si stava recando al suo piccolo frutteto. Quando è uscito dal furgone ha sentito “gli spari e un incredibile dolore a una gamba”, poi solo paura: ferito a una gamba, si è salvato solamente perché il proiettile che lo ha colpito alle spalle è stato fermato dal suo marsupio. Da allora vive sotto scorta, innalzata al terzo livello: persona “ad alto rischio”. Ma anche “regali, per distruggere psicologicamente il loro nemico”, come quel panettone trovato legato allo specchietto dell’auto il giorno di Natale, dentro c’era scritto “Auguri sbirro”: “preferisco essere chiamato sbirro che mafioso”, scandisce chiaro Bentivoglio.

Colpito
Il volume Colpito, di Daniela Pellicanò

All’incontro organizzato a “La Casona” di Cassana, parla a testa alta, con la dignità di chi sa in fondo al suo cuore e alla sua coscienza di aver fatto la cosa giusta, il suo tono è solenne nonostante tutto. Nonostante “la rabbia” e “le lacrime” che ha ingoiato in questi anni.
Sì, perché chi fa questa “scelta di vita”, come la definisce Bentivoglio, i colpi della ‘ndrangheta se li può anche aspettare, anzi. Quella che non ci si aspetta e non si comprende mai a pieno finché non la si prova sulla propria pelle è la solitudine, la ‘terra bruciata’ che all’improvviso si fa intorno. Ecco gli altri colpi subiti in questi anni da Tiberio Bentivoglio: l’indifferenza, quando non il disprezzo, di una società che evidentemente non può ancora dirsi poi così civile, e l’inerzia e i ritardi della macchina burocratica statale.
Gli amici lo hanno abbandonato, i clienti sono diventati sempre più rari: “nel quartiere dove abito non mi saluta più nessuno, tranne due persone, una carissima amica di mia moglie e la moglie di un poliziotto”. Non solo, quando passa con l’auto di servizio della polizia, “tanti fanno finta di tossire pur di sputare per terra”. Ci ha messo otto mesi per trovare un avvocato, non è facile trovarne uno che ti difenda “quando decidi di denunciare in capobastone”, alla fine un poliziotto gli ha dato un nome: “è stata una donna, una mamma con quattro figli, a dirmi finalmente sì”. “Ti arrabbi” perché “c’è un pezzo d’Italia che non funziona” se “le etichette degli estintori del tribunale di Reggio hanno il nome di una ditta inquisita o se il cemento per il nuovo museo viene trasportato con camion di un’impresa che fa capo a un condannato”.
Infine è arrivato il tracollo economico. Nel 1992 aveva sette dipendenti, ora sono rimasti solo lui e sua moglie Vincenza e anche così fanno fatica a pagare i conti: “prima facevo almeno novanta scontrini al giorno, ora devo ringraziare il cielo se arriviamo a cinque”. Come se ciò non bastasse, Tiberio non è più riuscito a pagare i contributi ai suoi collaboratori perché i risarcimenti, che pure gli spettavano come ‘vittima di mafia’, arrivavano tardi e non erano sufficienti. Si è autodenunciato e per tutta risposta “Equitalia mi ha ipotecato la casa”.

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Il logo dell’associazione Reggio Libera Reggio

Poi nel 2005 arrivano Libera di don Ciotti e il suo referente regionale Mimmo Nasone e la speranza, che Tiberio aveva trovato solo negli occhi dei suoi figli e nel coraggio di sua moglie Vincenza, si trasforma in condivisione di un impegno per la legalità. Il 22 aprile 2010 nasce “Reggio Libera Reggio”, un’associazione per il consumo critico che raggruppa 51 realtà commerciali: “per sensibilizzare le persone a fare i propri acquisti nei negozi che ci hanno messo la faccia contro il pizzo”. Ma anche questa iniziativa non ha vita facile perché “a Reggio il 60% dei negozi o sono affiliati oppure sono attività lavatrice” per i soldi sporchi della criminalità, “in più è arrivata la crisi”.
Tiberio Bentivoglio però non demorde, a ogni colpo si rialza, va avanti nonostante tutto perché “non ho ancora avuto la giustizia che merito”. Il suo monito, la sua preghiera, è di non lasciare solo chi denuncia, chi infrange l’omertà, ma anzi di “aggrapparci” a queste persone, non voltare la testa dall’altra parte, ma sentirci corresponsabili.

EVENTUALMENTE
Alla Mlb Home Gallery le pietanze stravaganti di Marcello Carrà

Nell’immaginario collettivo la dispensa della nonna, piena di prelibatezze e manicaretti, rappresenta un luogo incantato al quale hanno accesso solo i bambini meritevoli. Marmellate, conserve e dolci di ogni sorta nascosti dalle ante di un antico mobile cigolante, riposte in attesa delle manine dei nipoti più golosi. Una credenza, che potrebbe benissimo essere arrivata da una vecchia casa di campagna, è esposta nella sala principale della MLB Home Gallery, in Corso Ercole I d’Este; è spalancata, quasi a invitare i curiosi a spiare ciò che custodisce: elisir di pesce pietra, infuso di armadillo gigante, essenza di tigre del bengala ed estratti di altre specie in via d’estinzione. I colorati intrugli sono riposti in bottiglie trasparenti e l’animale da cui proviene il contenuto è illustrato con i tratti precisi che contraddistinguono le opere di Marcello Carrà. L’artista ferrarese, in questa personale “Ricettario Visionario” come in esposizioni precedenti, richiama l’attenzione sulla salvaguardia della biodiversità e sulla caducità della vita.

Nell’anno dell’alimentazione, in cui siamo stati bombardati dallo slogan dell’Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, dal quale derivano gli obiettivi della manifestazione internazionale milanese – educare a una corretta alimentazione, innovare la ricerca e risolvere i problemi della fame del mondo – Marcello Carrà spinge a soffermarsi su cosa, o chi, mangiamo e sul processo che l’ha portato fino alla nostra tavola. Proprio da una visita all’Expo nasce la voglia di soffermarsi a riflettere su come le nostre abitudini alimentari stiano contribuendo alla distruzione dei territori coltivati e all’estinzione di molte specie animali. Decide perciò di proporre una versione personale e ironica della mascotte Foody, la composizione di frutta e verdura che forma un volto sorridente: l’artista lo immagina triste e incravattato, un ibrido rappresentate del business e dell’economia mal nascosta dietro l’evento. La ridistribuzione del cibo, tra i principali messaggi dell’esposizione milanese, non è sfuggito all’artista che lo reinterpreta senza perbenismi e ipocrisie. Ispirandosi alla “Parabola dei Ciechi” di Bruegel, evidenzia con humor nero la cattiva distribuzione delle ricchezze, facendoci assistere a un goffo scontro in “Miseria ed Opulenza”: un levriero scheletrico tenta, inutilmente, di strappare un panino dalle zampe di un grasso maiale, entrambi inconsapevoli che questa lotta li porterà a precipitare in un burrone.

È giusto sottolineare che il messaggio non è un sostegno indiretto per una dieta priva di carne e derivati, piuttosto le opere vogliono essere uno spunto di riflessione sullo sfruttamento degli animali e del territorio. La carne e i vegetali arrivano sugli scaffali del nostro rivenditore di fiducia passando attraverso allevamenti intensivi, acque inquinate, disboscamenti e sprechi. L’artista vuole renderci consapevoli di questo percorso e, con le sue penne biro e i suoi pennini a china, raffigura animali ormai quasi scomparsi a causa nostra. Non solo specie in via d’estinzione, Carrà prepara fantasiose pietanze in cui l’ingrediente fondamentale è introvabile: un dodo decorato come un tacchino il giorno del Ringraziamento, una testa di varano gigante con ciliegine e un enorme arrosto-mammut. Originale l’abbinamento opera-ricetta che spiega nel dettaglio come preparare questi piatti, indicando tempi di cottura e difficoltà: preparatevi cuochi provetti, di questi tempi non è molto facile recuperare un dodo! L’occhio ancora vigile del mammut osserva i visitatori che si muovono nella sala e che, a loro volta, si avvicinano e ricambiano lo sguardo attratti dalle dimensioni dell’opera, soffermandosi sulle ombreggiature e sui singoli tratti neri, colpiti dalla realizzazione precisa e pulita di ogni dettaglio. La decisione di produrre le sue opere direttamente con l’inchiostro è la messa in pratica di un concetto astratto: come si affrontano le conseguenze di un’azione compiuta, non si possono cancellare i segni dopo averli prodotti, rendendo così il lavoro lento e ponderato.
La riflessione non è solo sulle specie animali, ma anche sulla distruzione dei terreni usati per le colture, sull’utilizzo di prodotti chimici e sulla tossicità delle acque, tinte con colori accesi, innaturali. Le carote e i cavoli in vetrocamera affondano le loro radici in questi liquidi nocivi, per ricordarci che anche gli alimenti che consideriamo sani possono essere dannosi per la nostra salute a causa dell’inquinamento, che sta avvelenando il pianeta.

“Ricettario Visionario”, a cura di Eva Beccati, è stata inaugurata domenica 20 settembre e rimarrà aperta alla MLB Home Gallery, in via Ercole d’Este, fino a domenica 8 novembre 2015.

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Ricettario visionario
Foody reinterpretato da Marcello Carrà
Ricettario visionario
Arrosto Mammmut con Maria Livia Brunelli, Marcello Carrà ed Eva Beccati
Ricettario visionario
La ricetta “Dodo in casseruola”
Ricettario visionario
La ricetta “Dodo in casseruola” e l’opera che la raffigura

BORDO PAGINA
Noir and Robot: il mondo di Maurizio Ganzaroli

Maurizio, artista ferrarese, tra avanguardia e letteratura, uno zoom generale?
Tutto ciò che è creatività diventa energia per me, e ogni motivo è buono perché mi ci butti a capofitto fino alle ore tarde del mattino.

Ganzaroli, più nello specifico, il noir oggi secondo te?
Credo che il noir oggi, abbia in qualche modo perso la sua “personalità”, ha soppiantato il giallo per qualcosa che ha delle sfumature più sanguigne in tutti i sensi, creando un genere nuovo, ma forse sta diventando abusato.

Maurizio, la fantascienza, oggi?
La fantascienza, invece, ha smesso da parecchio di sfornare geni della letteratura, essendo già morti molti dei grandi come Asimov e Clarke. È diventata per la letteratura qualcosa di indefinito, che è un po’ fantasy, ma anche un po’ robotesco, e tanto altro, tutto frullato assieme. Mentre per i film c’è la riscoperta dei capolavori e la riproposizione in noiosi remake, piuttosto che ardite nuove produzioni. Forse si distingue il figlio di Bowie, Brandon, che ha davvero spiazzato con la sua fantascienza personale e onirica.

Maurizio Ganzaroli, tra i tuoi lavori, anche saggi futuribili su alcune dinamiche post-umane: uomo o robot nel futuro prossimo?
Credo che le due entità si fonderanno assieme, ma la strada umana e quella robotica correranno anche in parallelo. Quando la razza umana avrà smesso di combattere, ci sarà il bisogno di creare macchine laddove l’uomo non voglia più fare molte cose alienanti e distruttive; quando avrà qualche pezzo del proprio corpo che non funziona, ricorrerà alle parti bioniche. La paura di morire senza lasciare una traccia di sé spaventa da sempre l’uomo. Più sarà lunga la vita e più le persone si accorgeranno tardi di non aver fatto nulla per lasciare un segno, così la bionica permetterà loro di avere una seconda possibilità e diventare qualcosa di diverso, ma molto longevo; prima o poi, i robot diverranno i compagni, gli aiutanti e i badanti di questi umani ultracentenari.

maurizio ganzaroli con il maestro Franco Farina
Maurizio Ganzaroli con il maestro Franco Farina

Pubblicazioni di Maurizio Ganzaroli: “Nebbie d’altri mondi” (Ibiskos editrice, 2000), “Ombre di Metallo” (eBook, Futurist editions, 2010); “Buoni motivi per non dormire” (2015, Ferrara);   AA.VV. “Schegge di utopia. 37 scrittori ferraresi” (La Carmelina, 2006). Nel 2010 pubblica gratuitamente sul web un e-book dal titolo “Ombre di metallo”; nel novembre 2011 esce il libro manifesto di Sandro Giovannini “Per una nuova oggettività” (Heliopolis, 2001). Inoltre: AA.VV. “Al di là della destra e della sinistra” (La Carmelina, 2014); AA.VV. “Poshuman Time. Il futuro presente” (La Carmelina, 2015).

Segnalazioni su Metal Maniac a cura di D. Sixx e Future Shock, Radio M20, Transvision 2010. Diverse mostre multimediali personali e collettive dagli anni Novanta a oggi: Personali: “Nero Grigio, A/mici, La Forza espressiva”, Galleria Primaluce, Ferrara, 2015. Collettive: “Futurismo Renaissance” (Ferrara); “Danza de Broglie” (Milano), a cura di A. Brugnoli, “O-live” (Roma); “Mozzafiato 2”, Galleria del Carbone, Ferrara, 2015. Ha collaborato con Claudio Simonetti, Dave Sixx, Wireframes, Ataraxia, Magdalen Graal, Dhyamara, Margherita Pasetti, Francesco Barigozzi, R.Guerra e altri.

INFO: Maurizio Ganzaroli su Facebook

Stasera alla Città del Ragazzo “Il Filosofo di Campagna”

da: organizzatori

DRAMMA GIOCOSO in tre atti di Carlo Goldoni, musica di Baldassarre Galuppi

Esecuzione a cura degli allievi del programma internazionale di formazione in musica FronterasmusicalesAbiertas, direttore artistico Francesco Grigolo, produttore esecutivo José Luis Rhi-Sausi.
FronterasmusicalesAbiertas è promosso da:
DGCS – MAECI / Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
IILA / Istituto Italo-Latino Americano
CeSPI / Centro Studi di Politica Internazionale

Personaggi e interpreti
Eugenia, figlia nubile di Don Tritemio: soprano Silvia Brizuela (Mexico)
Rinaldo, amorevole gentiluomo di Eugenia: tenore Jorge Chinolla (Mexico)
Nardo, ricco agricoltore, chiamato “Filosofo”: baritono Eduardo Fernández (Paraguay)
Lesbina, cameriera della casa di Don Tritemio: soprano Angelica Rodríguez (Paraguay)
Don Tritemio, cittadino che abita in Villa: basso – baritono Alan Chomik (Argentina)

La compagnia di canto è composta da 5 giovanissimi cantanti selezionati da Fronteras Musicales Abiertas nei suoi laboratori 2015 in Bassa California – Messico e a Misiones – Paraguay e Argentina.
L’Orchestra di Fronteras Musicales Abiertas 2015 è composta da 20 giovani e giovanissimi musicisti provenienti dalle città di Tijuana, Mexicali e Ensenada in Bassa California – Messico, da San Ignacio Guazú e Encarnación in Paraguay, oltre che da Posadas in Argentina.
La prima rappresentazione de “Il filosofo di campagna” data 26 ottobre 1754 a Venezia, presso il Teatro San Samuele. In questa opera, di squisita fattura, il tema della saggezza del filosofo si impone come una nuova figura nell’opera del secolo XVIII°. Sono molte le versioni di questa opera, a causa del grande successo avuto al tempo. Nel 2012 Francesco Grigolo ha realizzata una versione in due atti de “Il filosofo di campagna”, basata sulla copia manoscritta datata Venezia 1754, conservata nella Bibliothèque Nationale de France.
Baldassare Galuppi (1706-1785) è considerato il più ispirato fra i compositori veneziani del suo tempo. Inizialmente clavicembalista nei teatri d’opera, fu poi direttore del coro della Cattedrale di San Marco a Venezia e Maestro presso l’ospedale della Incurabili. Fu amico di Carl Philip Emanuel Bach e Johann Adolf Hasse, ed ebbe l’onore di ricevere la visita del futuro zar di Russia, Paolo. Galuppi fu anche parte di una piccola cerchia di compositori italiani che regolarmente Caterina la grande chiamava in Russia, dove le sue opere teatrali e le sue composizioni sacre erano molto popolari.
Carlo Goldoni (1707-1793) è stato il più regolare collaboratore artistico di Galuppi, e fu un rapporto proficuo per entrambi: Goldoni guadagnando un pubblico internazionale per il suo lavoro, che altrimenti sarebbe stato limitato dalle barriere linguistiche (nel teatro di prosa europeo dell’epoca si sostenevano già molto le lingue nazionali, a differenza che nel teatro musicale), e d’altro canto Galuppi divenne il compositore operistico più popolare del momento in Europa anche grazie alla qualità dei libretti di Goldoni. Attualmente Goldoni è considerato un caposaldo del teatro di prosa italiano, e meno si conosce la sua opera nel teatro musicale, ma le sue commedie sono essenziali per il teatro italiano ed europeo. Galuppi, a sua volta, utilizza tutte le risorse musicali che l’opera buffa italiana del momento mette a disposizione, con grande attenzione ai dettagli di carattere. Nella tecnica di gestione drammaturgica possiamo affermare, a posteriori, che l’esperienza Goldoniana differisca significativamente dall’esperienza successiva di Da Ponte, librettista italiano di Mozart. Mentre questi bada soprattutto allo sviluppo rapido dei soggetti, alle complicazioni umoristiche, Goldoni si concentra sulla caratterizzazione del personaggio; questo fa sì che i recitativi acquisiscano ne “Il filosofo di campagna” una importanza fondamentale per lo sviluppo della commedia. Galuppi asseconda questa tendenza sostenendo dinamicamente lo svolgersi musicale delle frasi parlate. L’umorismo è nei caratteri e si esprime nelle conversazioni. Nulla a che vedere fare con le posteriori figure congelate di un Così fan tutte: i caratteri dei libretti di Goldoni, come pure delle sue opere in prosa, sono ispirati alla vita reale. Don Tritemio, vecchio Borghese, è un guardiano attento dei suoi averi e della sua famiglia, ma si esprime anche con un divertito umorismo, una libido attiva e un senso spiritoso delle relazioni interpersonali. Lesbina, cameriera ambiziosa, governante cinica, nel modello delle Serpine e delle Despine, ironicamente cade nella trappola dell’amore. Il filosofo a cui fa riferimento il titolo, Nardo, è un ricco agricoltore, che parla decentemente, ma è anche sentimentale e un po’ misogino. L’origine della coppia di amanti, Rinaldo e Eugenia, potrebbe risiedere nella tradizione della Commedia dell’Arte, ma l’inventiva che caratterizza il lavoro e l’intrusione occasionale di luoghi comuni e tragici ci ricordano persino Molière:
“Mi concederà quindi la mano (di sua figlia)? – Chiede Rinaldo – “No, signore”, – risponde Tritemio “Oh! Muoio!” – esclama il giovane – “Per favore, non venite a morire in casa mia!” – risponde Tritemio, che pretende di essere serio.
La maggior parte della musica di Galuppi è emotivamente sensibile, e mette in evidenza i momenti di dramma come quelli estatici. Il compositore si sforza a caratterizzare musicalmente ogni personaggio nelle sue emozioni. Ad esempio, l’aria di Lesbina del secondo atto, Compatite signor, è molto raffinata: caratterizzata da una apertura frenetica e travolgente, a questa segue immediatamente un ritmo ternario di gusto civettuolo; l’alternanza con il ritmo binario nella sezione centrale, riflette brillantemente il travaglio di una giovane donna che non conosce l’amore come sentimento. La mia ragion è questa (Don Tritemio, atto primo) è una meravigliosa ed esilarante descrizione del nulla, sostenuta da Don Tritemio con indifferenza.
Se forse i due amanti sono, almeno presi singolarmente, meno interessanti come personaggi, Galuppi compensa questa debolezza con una serie di melodie che evocano la magia della musica lirica di peso; l’aria di questa poveretta (Eugenia, atto primo) ne è un esempio toccante, mentre nel duetto d’amore se voi m’amate sono evocate melodie quasi infantili, molto vocali anche nella parte orchestrale. Il brillante concertato finale è una serie di veloci e intelligenti melodie, incroci scenici e accenti drammatici per creare più interesse, un prototipo per un finale a sorpresa “alla Rossini”, anche se di gusto squisitamente settecentesco.
La vicenda: Tritemio, ricco vedovo, vuole sposare sua figlia Eugenia ad un ricco contadino, Nardo, ma lei è innamorata di un giovane esponente della locale piccola nobiltà, Rinaldo. Dopo alcune complicazioni, e con l’assistenza della serva Lesbina, Eugenia finisce per sposare Rinaldo, mentre la stessa Lesbina si accasa con Nardo. Tritemio, frustrato come amante, dovrà accontentarsi della progenie.
Il libretto ci racconta della vita emotiva di Lesbina e Don Tritemio, Rinaldo e Eugenia e del “filosofo” Nardo, tra scoppi d’ira, patetici problemi, brevi arie, aggraziati duetti e brillanti concertati.
Personaggi: Lesbina, che si esprime con semplicità nelle parole, rivela il suo istinto nell’azione drammatica. La parte di soprano richiede una buona emissione nel registro medio e basso. Eugenia, meno marcata come figura drammatica, canta in un modo più classico rispetto all’epoca di composizione dell’opera. Le due parti hanno bisogno di mettere senso femminile nelle parole, più di ogni altra cosa, come richiesto in una commedia. Le linee melodiche chiedono di eseguire sospensioni occasionali e cadenze vocali in pianissimo, come d’uso del 1700. Notevole l’incipit musicale assegnato al duo, candidetto gelsomino, nel quale la giovane Eugenia si manifesta candida ma non troppo, e Lesbina si mostra razionale e disincantata. Rinaldo rappresenta una classe in declino, deve mettere timbro sul carattere e le buone maniere, come un Don Ottavio ante litteram, cercando accenti eleganti e nobili, anche se stilisticamente un po’ logori; ma la parte ci sorprende, richiedendo nell’unica aria impuntature di carattere eroico. Tritemio è il personaggio che esprime il più alto livello drammaturgico. Personaggio descritto come un anziano, rivela una eccellente caratterizzazione del personaggio, che deve essere espressa con misura in ogni suo dettaglio, e si esprime nel canto con una solida comprensione dello stile buffo. Il personaggio deve mostrare segni di ironia, ma senza le esagerazioni di un Bartolo rossiniano. La vocalità spazia dal barocco al rococò, ma sempre nell’ansa della commedia. Il carattere del tono è misurato nel XVIII secolo, e si posiziona con eleganza di fronte agli ortaggi che una esilarante allegoria, specificamente rurale, ci porta a considerare l’ardore d’amatore di questo Don Tritemio padre severo come radicchio invecchiato, ridicolizzato da Lesbina che aspira a godersi un po’ “di radicchio fresco…”. Nardo è più aperto, sia dal punto di vista drammatico che musicale e vocale; ruolo di baritono, assai meno grave di Tritemio, richiede una più ampia gamma vocale, che per l’epoca della composizione dovrebbe essere definito senza eccessiva plasticità. Non è un Figaro: una precisa caratterizzazione del personaggio deve portare ad interpretare il personaggio come un uomo brillante e attraente, ma diverso dagli altri, un “originale”. Un carattere moderno, in cui è possibile percepire qualcosa di Voltaire e molto dei temi cari a Rousseau: Nardo è “illuminato dalla ragione naturale”, e le sue speculazioni rurali ispirano simpatia.
E’ una opera deliziosa.
Francesco Vittorio Grigolo

IMMAGINARIO
Caccia ai Templari.
La foto di oggi…

I Templari… un ordine religioso che, solo a pronunciarne il nome, evoca mistero e curiosità, un’idea di potere, ricchezza, segreto. L’ordine formato da monaci cristiani e combattenti, nasce in Terra Santa all’inizio dell’anno 1000, con lo scopo di difendere i luoghi biblici e i pellegrini diretti a Gerusalemme. E Ferrara ha fatto parte di questa storia di religiosi crociati. Lo racconterà oggi il percorso guidato tra i luoghi cittadini legati alla presenza sempre un po’ segreta di quest’ordine cavalleresco. Il tour è a piedi e comincia dalla ex chiesa di San Giacomo in via del Carbone vicino alla multisala Apollo. E’ una delle iniziative organizzate per la Settimana estense, un calendario di eventi culturali e artistici che culmina sabato con la consegna del Premio giornalistico estense.

“Militia Christi. La Ferrara dei templari e degli ordini cavallereschi dal XII al XIX secolo”, a cura del Lions club Ferrara host: visita guidata da Lucia Bonazzi oggi, giovedì 24 settembre 2015, con partenza alle 17 dalla ex chiesa di San Giacomo, dove ora ci sono gli spazi del cinema Apollo, in via del Carbone, Ferrara.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

templare-templari

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

pier-paolo-pasolini

GERMOGLI
Passato e presente
L’aforisma di oggi…

Ci scusiamo in anticipo. Oggi vi chiediamo un piccolo sforzo in più: non una breve frase che vi aiuti a iniziare bene la giornata, ma due periodi che condensano l’analisi lucida di una mente capace di precorrere i tempi. Non una pillola di saggezza, ma uno spunto di riflessione…almeno speriamo!

pasolini
Pier Paolo Pasolini

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo. Essere laici, liberali, non significa nulla, quando manca quella forza morale che riesca a vincere la tentazione di essere partecipi a un mondo che apparentemente funziona, con le sue leggi allettanti e crudeli. (Pier Paolo Pasolini)

 

ACCORDI
Giovedì.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Paolo Fresu Devil Quartet – Giovedì

Le dolcissime note di Paolo Fresu immortalano alla perfezione l’atmosfera di questo primo giovedì autunnale. Sarà possibile ascoltare le sonorità di questo grande trombettista al Festival di Internazionale a Ferrara, sabato 3 ottobre alle 22 in Piazza Municipale.

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