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L’illustratore e autore Lorenzo Mattotti firma, per il sesto anno, l’immagine del manifesto ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia giunta all’80° edizione (30 agosto – 9 settembre 2023)

“On the road”, sulle tracce di Jack Kerouac, di Easy Rider o di Thelma e Louise, libertà, avventura, voglia di evadere, ritorno alle radici, irrequietezza, scoperta di nuovi territori.

L’immagine scelta per il manifesto ufficiale della 80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si apre a fine mese, è di Lorenzo Mattotti e “si ispira alla tradizione del cinema on the road”, spiega. “Ho giocato con la grafica”, sottolinea l’autore, “per rappresentare mondi nuovi da esplorare attraverso il Cinema”. Guardare verso nuovi orizzonti, cercare nuove strade e nuovi linguaggi, proiettarsi al futuro memori del passato, esplorare mondi nuovi, proprio come solamente il cinema sa fare. Guardando lontano.

In questo manifesto luminoso e allegro ognuno potrà ritrovare il suo film, quello magari che ha risvegliato sensi, paure e sogni, seguire la propria strada, immaginare i propri sentieri e il proprio destino. Vedere avanti.

Piace ricordare che il parigino d’adozione Lorenzo Mattotti, autore di graphic novel come FuochiStigmate e Ghirlanda, nonché regista del film d’animazione La famosa invasione degli orsi in Sicilia (presentato a Cannes 2019, nella sezione Un Certain Regard, e ispirato alla favola di Dino Buzzati), è ormai un habitué dei manifesti veneziani. Oltre che firma delle sigle animate dell’evento.

Lo scorso anno, per la 79° edizione, ha presentato un’immagine che raffigura una leonessa che si libra in alto e porge il 90°anniversario dalla prima edizione della Mostra. Linee classiche, così come classica la scelta del fondo oro, ma anche un po’ provocatoria. “Qui il leone, simbolo di potere e forza, si è trasformato in una leonessa, che ha in sé eleganza e creatività. Dopo 90 anni, il leone di Venezia, simbolo della Mostra, è diventato una leonessa che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, simbolo di speranza, lontano dall’aggressività e dalla ferocia”, sottolinea l’artista.

Anche la 78° edizione, del 2021, parla Mattotti, con un manifesto che raffigura “due personaggi che si filmano reciprocamente in una sorta di danza, di duello giocoso”, spiega, “in un rapporto mediato dalla cinepresa. È una danza sotto i riflettori di un set, un movimento di energie comuni, un rituale di sguardi. Sguardi a confronto potrebbe intitolarsi l’immagine, in un periodo in cui lo sguardo acquista forza come una nuova relazione tra le persone. I due personaggi simboleggiano due visioni diverse che si incontrano e si confrontano, si guardano e si studiano, ma non si oppongono: grazie al Cinema e al suo ruolo centrale, creativo, propositivo”.

Nel 2020, in occasione della 77° edizione della Mostra, è il momento di colorati acrobati colti nel mezzo di un salto, un manifesto quasi simbolico, quasi a voler rappresentare la precarietà post-covid, come se fossimo colorati equilibristi sospesi su un filo sottile che potrebbe, da un momento all’altro, spezzarsi. Una sfida contro la paura del vuoto, alla fine, vinta, pur a prezzo di enormi sacrifici.

Il manifesto di Venezia 76, nel 2019, raffigura una coppia abbracciata, su una gondola, un chiaro omaggio alla città di Venezia che Mattotti ama molto.

Su quello di Venezia 75 (2018), invece, il primo della serie, campeggia una figura femminile che guarda, misteriosa, attraverso un obiettivo che assume le sembianze della Terra. “Penso che un manifesto debba avere qualcosa di intrigante, che attira l’occhio, che attira il pensiero, ma senza svelare troppo. Che ci sia un enigma, una sorta di mistero da risolvere. Dopo varie prove è venuta fuori quest’idea di una ragazza”, ha spiegato l’artista, “di questo personaggio femminile dal viso molto grafico, non realistico che guarda con un’espressione abbastanza seria attraverso un obiettivo. E al posto di questo obiettivo c’è la Terra, il pianeta Terra, per simboleggiare lo sguardo su di noi. Poi c’è il quadrato bianco, e mi sembra che questo abbinamento sia un incontro felice, perché ci si domanda: cos’è il quadrato bianco? Credo che sia naturale pensare allo schermo del cinema, lo schermo bianco. Lo sguardo sul pianeta, lo sguardo sulla realtà, deve passare per questo mezzo, deve essere filtrato attraverso lo schermo”.

Fantasia in libertà, senza fine, senza confini. Opere d’arte meravigliose.

Lorenzo Mattotti vive e lavora a Parigi. Studia Architettura e Venezia ed esordisce alla fine degli anni ‘70 come autore di fumetti. Nel 1984 realizza Fuochi, che vincerà importanti premi internazionali. Per il cinema, ha collaborato nel 2004 a Eros di Wong Kar-wai, Steven Soderbergh e Michelangelo Antonioni, curando i segmenti di presentazione di ogni episodio. È stato consulente creativo per Pinocchio di Enzo D’Alò. Con Incidenti, Signor Spartaco, Doctor Nefasto, L’uomo alla finestra e molti altri libri fino a Stigmate, il suo lavoro si è evoluto secondo una costante di grande coerenza. Oggi i suoi libri sono tradotti in tutto il mondo e pubblica su quotidiani e riviste nazionali e internazionali. Ha illustrato vari libri per l’infanzia, tra cui Pinocchio ed Eugenio che ha vinto nel 1993 il Grand Prix di Bratislava. Numerose le sue esposizioni personali, tra le quali l’antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Frans Hals Museum di Haarlem, ai Musei di Porta Romana.

Realizza manifesti, copertine, campagne pubblicitarie; suo il manifesto del Festival di Cannes 2000 e quelli per l’Estate Romana.

Per sapere di più

 

Credits: ©labiennale.org

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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