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Comunicato stampa Encanto Public Relations.

Tra i vincitori del bando 2021 della Fondazione Italia Patria della Bellezza.

Riapre “IN LOCO. Il museo diffuso dell’abbandono”

Il primo museo in Italia che racconta 70 immobili in disuso sul territorio romagnolo tra fabbriche, conventi, colonie, chiese e ville combinando memoria e tecnologia. In Italia si contano centinaia di migliaia di edifici dimenticati

Scelto tra le iniziative più meritevoli dalla Fondazione Italia Patria della Bellezza e già segnalato dalla guida Lonely Planet, ha riaperto in queste ore anche “Il museo diffuso dell’abbandono”, progetto unico in Italia dell’Associazione Spazi Indecisi di Forlì, sede del centro visite. Un invito all’esplorazione dei luoghi in disuso in maniera immersiva e innovativa, combinando esperienza, memoria e tecnologia.

Gli interessati possono cominciare consultando il sito www.inloco.eu, dove si può anche scaricare la APP dagli store digitali, che servirà per conoscere in diretta la storia dei luoghi, e prenotando una visita alla mail inlocomuseo@gmail.com.

Al momento attivo in Romagna, si tratta di un progetto di valorizzazione pensato per essere replicato in altri contesti culturali e geografici del nostro Paese, che conta un patrimonio di centinaia di migliaia di edifici dimenticati, fra cui 50.000 palazzi storici, 20.000 edifici ecclesiastici e 5.000 borghi.

Il punto di partenza ideale per intraprendere il viaggio è il centro visite di Forlì, situato nella palazzina uffici del deposito delle corriere SITA-EXATR in via Ugo Bassi 16. Qui è possibile ascoltare i primi approfondimenti storici, vedere un plastico del museo e assistere alla presentazione degli itinerari.

La collezione, composta da 68 tra ville, conventi, colonie marine, edifici industriali, parchi di divertimento e chiese è una selezione della ricerca e della mappatura fatta da Spazi Indecisi che ha portato all’individuazione di 250 luoghi abbandonati. L’obiettivo è portare alla luce una ricchezza che solo se resa visibile, raccontata e connessa alle comunità ha possibilità di essere recuperata e rigenerata.

“IN LOCO – spiega Francesco Tortori, tra i fondatori del Museo – è il tentativo di scegliere quali di questi luoghi, oggi dimenticati, portare nel futuro, non salvandone e conservandone i muri, ma valorizzando in prima istanza il patrimonio immateriale che racconta caratteri peculiari del territorio. Oggi la “collezione” del museo è composta da luoghi in abbandono di eccezionale valore storico-culturale. Abbiamo cominciato nel 2011 con una mappatura del territorio, scavalcando cancelli, scattando fotografie, intervistando persone, riaprendo le serrature arrugginite ma anche organizzando eventi e mostre in questi stessi luoghi per riportarli a nuova vita. Un immenso patrimonio culturale che rischiavamo di perdere per sempre. Tutto questo non lo abbiamo fatto da soli, ma con il contributo di tanti appassionati che, attraverso il sito, hanno segnalato luoghi, inviato foto, condiviso visioni e idee”.

L’iniziativa dell’Associazione Spazi Indecisi ha ricevuto il plauso della Fondazione Italia Patria della Bellezza, la cui missione è rimettere al centro il valore del patrimonio culturale, artistico, monumentale e paesaggistico del nostro Paese, identificando e sostenendo le realtà impegnate nella valorizzazione della Bellezza italiana.

La Fondazione ha lanciato un bando per sostenere le attività di promozione, comunicazione e branding di progetti che si distinguano per la loro capacità di sviluppo delle realtà locali, andando a ricercare direttamente nei territori gli esempi più virtuosi: “Il Museo diffuso dell’abbandono ha colpito subito la nostra attenzione per la profondità del pensiero e per la capacità di individuare una nuova chiave interpretativa, oltre che per lo sforzo di valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale, di riscoperta della memoria e della tradizione in ottica rigenerativa. Abbiamo trovato in loro dei veri ambasciatori di bellezza”, afferma Alessia del Corona, Direttrice della Fondazione.

Presentato ufficialmente l’anno scorso, il progetto nonostante la pandemia che ha fermato tutti i musei in Italia ha accolto grazie al sito e alle APP dedicate ben 36.000 visitatori virtuali, oltre a circa 2.500 reali, persone che hanno potuto in tutta sicurezza esplorare e scoprire il patrimonio in abbandono dietro casa, un valore che raccontato attraverso foto, documenti, testimonianze e multimedia dona una nuova consapevolezza dell’evoluzione socio-culturale.

Per visitare Il Museo diffuso dell’abbandono ci sono ben sette itinerari di viaggio rivolti a tutti coloro che vogliono conoscere la storia del territorio che va da Imola a Cattolica, una guida turistica alternativa in continua evoluzione che rende disponibili contenuti multimediali creati ad hoc, fruibili unicamente in loco tramite una APP che accompagna i visitatori alla scoperta del museo diffuso. Scaricabile gratuitamente, l’applicazione contiene le mappe GPS degli itinerari, le schede degli spazi, ma anche i racconti dei protagonisti del passato e tutte le informazioni utili ai visitatori (documentari, video 3D, sonorizzazioni, etc.) una volta arrivati nelle vicinanze dei luoghi.

 

GLI ITINERARI DI IN LOCO:

DARSENA 3.0 | Un attracco storico per il futuro

Tra mare e archeologia industriale, la darsena 3.0 rende omaggio agli avamposti storici della produttività di Ravenna, luogo di sviluppo economico in passato e oggi volano di crescita culturale. Tra i contenuti speciali, i disegni di Gianluca Costantini.

DO.VE | I confini incerti di arte e abbandono

Do.Ve. (dotted venue, luoghi dai confini incerti) è un itinerario che lega ai luoghi abbandonati l’arte contemporanea. È il risultato di un percorso in cui nove artisti hanno indagato il potenziale estetico e narrativo di altrettanti luoghi abbandonati rileggendoli in chiave contemporanea.

LAVORI IN (TRAS)CORSO | I luoghi del lavoro della Forlì del ‘900

Questi residui urbani rendono omaggio ad alcuni tra i più importanti luoghi di lavoro della Forlì del ‘900. Fa parte di questo itinerario il deposito delle corriere ATR dove, grazie alla collaborazione tra Spazi Indecisi, Città di Ebla, Comune di Forlì e ATR, è stato attivato il progetto EXATR che trasforma l’edificio in un hub culturale e ospita il centro visite di IN LOCO.

SENTI IERI | Storie di vita nella Romagna appenninica

Attraverso le memorie dei suoi abitanti, questo itinerario è dedicato ai vecchi edifici in pietra della Romagna appenninica, testimonianza di mestieri e vite che iniziarono dal dopoguerra a trasformarsi profondamente.

TOTALLY RIVIERA | Le architetture monumentali della Riviera

Un viaggio lungo la costa romagnola alla scoperta delle colonie e degli ospizi marini per l’infanzia costruiti durante il regime: architetture imponenti arenate sulla spiaggia, in contrasto con l’urbanizzazione che le ha inglobate e, al tempo stesso, isolate. Fra i luoghi dell’itinerario, la colonia Colonia Varese di Milano Marittima ha una chiara valenza simbolica: l’edificio progettato dall’architetto Mario Loreti raffigura un idrovolante atterrato sulla spiaggia.

TOTALLY TERRAE | Architetture totalitarie in Romagna

Un itinerario che percorre l’entroterra romagnolo alla scoperta delle architetture costruite tra le due guerre mondiali, oggi abbandonate. Partendo dal progetto fotografico “Totally Lost”, l’itinerario ci interroga sulle possibilità di conferire una nuova vita a questo patrimonio. Tra gli edifici si segnala la centrale di sollevamento dell’acquedotto di Spinadello (Forlimpopoli), che rappresenta uno dei primi esempi di consorzio tra enti locali per la distribuzione dell’acqua. Dal 2017, è al centro di un progetto di rigenerazione urbana che lo valorizza trasformandolo nel punto di partenza per vivere l’area fluviale in cui è immerso.

UN’ESTATE AL MARE | Il mito senza tempo dell’estate in riviera

Un itinerario alla scoperta degli spazi che hanno contribuito a creare il mito dell’estate in Riviera. Un tuffo nei tempi passati, per riflettere su come è cambiato il modo di vivere le vacanze e su quali sono le potenzialità future di un territorio che ha fatto dell’ospitalità la sua bandiera.

Biografia Spazi Indecisi

L’associazione di promozione sociale Spazi Indecisi sperimenta dal 2010 interventi di rigenerazione urbana leggera attraverso dispositivi culturali che trasformano i luoghi in abbandono in un campo di indagine e di ricerca per artisti, fotografi, architetti, urbanisti e cittadini.

 

 

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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