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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Conferenza con Edi Ragaglia, Fabio Onofri e Riccardo Roveroni il 22 maggio

“L’impresa mafiosa e la concorrenza”. Se ne discuterà venerdì 22 maggio, dalle ore 10.30 alle ore 13, in Aula 9 del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara (c.so Ercole I d’Este 44-46), in occasione di una conferenza dedicata alle Scuole superiori.

A parlarne con studenti e insegnanti un parterre di esperti: Edi Ragaglia, magistrato addetto alla Commissione interparlamentare antimafia e componente dell’Osservatorio sulle crisi d’impresa, e i dottori commercialisti in Bologna Fabio Onofri e Riccardo Roveroni, con esperienza di curatori e commissari nominati dal tribunale in procedure d’insolvenza.

L’iniziativa è organizzata dal comitato scientifico di InsolvenzFest, la rassegna sui temi del debito e delle insolvenze nel settore privato, delle imprese e nell’economia pubblica, promossa da OCI, con il coordinamento di Massimo Ferro, giudice e consigliere della Corte di cassazione, e di Alessandro Somma, Ordinario di Diritto privato comparato e delegato del Rettore per le attività culturali e città universitaria di Unife.

Abstract

L’espansione delle mafie oltre i territori di origine avviene affiancando il controllo strettamente criminale sul mercato e le istituzioni. Si tratta di relazioni strumentali, la cui pervasività nella vita sociale e politica si fonda tuttavia sulla costante ricerca di simbiosi con protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri, persone intimidite o ricattate che appartengono a tutti gli strati della società.

Una consapevolezza del fenomeno induce ad integrare le categorie di conoscenza ben oltre l’indagine giudiziaria, per capire come relazioni di convenienza possano trasformarsi nei presupposti di nuovi ed inediti radicamenti.

Un aspetto importante è l’infiltrazione nell’economia, connessa a meccanismi di spesa per risorse imponenti, di grande liquidità e di velocissima disponibilità, in grado di alterare in modo irreversibile la concorrenza con le imprese sane e l’assunzione dei contratti con la stessa pubblica amministrazione. I settori d’investimento non sono più solo quelli tradizionali (edilizia, trasporti, agroalimentare), ma si sono allargati a mercati di riferimento come i giochi e le scommesse, la grande distribuzione, oltre che l’industria del divertimento e la sanità. Nell’agricoltura, le holding criminali controllano intere filiere, seguendone gli sviluppi, con la pianificazione dei flussi finanziari, soprattutto in territori e comparti sostenuti dalla mano pubblica (come lo sviluppo delle energie alternative).

Oggi la criminalità è alla ricerca del business economico come interlocutore potente e altresì innovatore, come per la gestione della cooperazione e gli aiuti economici internazionali.

Altro aspetto dell’infiltrazione mafiosa nell’economia al centro-nord, in particolare la ‘ndrangheta, è la modalità pacifica del suo intervento. Le inchieste hanno accertato come gli stessi imprenditori coinvolti chiedono soccorso finanziario o contrattuale, ad esempio per il recupero dei crediti, la sicurezza nei cantieri, il ricorso al minor costo della manodopera. All’iniziale compartecipazione volontaria, segue quella del saccheggio, per poi sfociare, attraverso l’estromissione del socio o del titolare, nella definitiva acquisizione dell’impresa. O nel suo fallimento.

La quantificazione del fatturato e del patrimonio delle mafie è attività complessa, difficoltosa in assenza di dati reali e criteri oggettivi. Le stime e le proiezioni internazionali a livello europeo assegnano alle attività illegali in Italia una porzione di PIL limitato per prudenza a produzione e commercio di droga, prostituzione, contrabbando di alcol e sigarette (settembre 2014, stima ISTAT di impatto delle sole attività illegali all’1%). La Banca d’Italia, in base ad altra ricerca condotta sulla domanda di contante, valuta l’incidenza dell’economia illegale (inclusiva della criminalità in genere, con l’evasione fiscale), nonché dell’economia irregolare (che comprende invece tutto il sommerso) al 12% del PIL italiano.

Le attività di contrasto, sul piano delle regole, appartengono ai compiti della politica; sul piano della repressione alle attività degli organi investigativi e della magistratura; sul piano morale all’educazione e allo studio da parte della società civile e delle istituzioni di formazione, in primo luogo la Scuola.

L’approfondimento culturale impone un continuo aggiornamento sulla cultura mafiosa territoriale e l’analisi della zona grigia, tenuto conto che l’espansione del fenomeno necessita di professionisti, imprenditori, educatori complici. Le indagini italiane, tra le più avanzate al mondo, hanno rilevato che non sono i boss o i figli dei boss che divengono operatori finanziari, al contrario è il ceto finanziario che è al servizio della criminalità. Così come è accaduto per pubblici amministratori eletti con indicazioni mafiose. Va dunque studiato come, nella politica locale ed istituzionale (es., Comuni, ASL, al Sud come al Nord), operano le varie fasi di accerchiamento mafioso per arrivare al controllo di nuovi territori, partendo dai servizi.

L’evento rientra in Aspettando Unifestival, il cartellone di iniziative divulgative e scientifiche che, a partire da aprile, si terranno in città, per anticipare Unifestival, la tre giorni che si svolgerà nel centro storico di Ferrara dal 25 al 27 settembre, per presentare e promuovere le diverse attività dell’Ateneo nel suo 625° anno di vita, a testimonianza del radicamento sempre più forte tra comunità universitaria e cittadina.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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