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Martedì 9 maggio 2023 ore 17
Biblioteca Ariostea, Ferrara

Presentazione del volume 


…e il Duce preferì i ciarlatani.
Il difficile e infelice rapporto tra fascismo, scienza e tecnica
di Franco Stefani e Sandro Tirini

Dialoga con gli autori Andrea Baravelli, docente di Storia contemporanea a Unife

Negli anni terminali del fascismo e della seconda guerra mondiale (1943-45), in Italia alcuni sedicenti inventori proposero a Mussolini e ad altri gerarchi progetti di armi e congegni che a loro dire avrebbero ribaltato il corso degli eventi bellici a favore dell’Italia. Si trattò di idee fantasiose e irrealizzabili – da un “raggio della morte” a un potentissimo motore funzionante con moto perpetuo – senza basi scientifiche e tecniche costruttive serie, spesso corredate da affermazioni mirabolanti e disegni rudimentali.

Eppure, queste invenzioni vennero accolte e sostenute dal Duce e dai suoi collaboratori, oltre che da ministri come Rodolfo Graziani e Angelo Tarchi, ottenendo in alcuni casi generosi finanziamenti. Il libro, inquadrandole nel clima politico-culturale del tempo, racconta le vicende – inedite o poco conosciute – di questi “trovati”, come li si chiamava all’epoca, che non si concretizzarono mai. E insieme narra come l’Italia non colse grandi opportunità per affrontare il secondo conflitto mondiale: dal non aver costruito su scala industriale il radar che poteva essere sviluppato da un’invenzione del Premio Nobel Guglielmo Marconi (e che avrebbe potuto evitare le gravissime perdite umane causate dal bombardamento del porto di Taranto e dalla battaglia di Capo Matapan) alla mancata produzione dell’aereo a reazione Caproni-Campini, primo velivolo del suo genere al mondo.

Non solo. Obbligando ad emigrare in America scienziati come il Nobel Enrico Fermi, Emilio Segrè, Bruno Rossi e altri cervelli di prim’ordine, a causa delle famigerate leggi razziali del 1938, il fascismo diede prova di una colossale ignoranza, non comprendendo affatto la immensa portata e la potenzialità delle ricerche e del lavoro nel campo della fisica nucleare dei “ragazzi di via Panisperna”. Gli autori hanno provato a leggere attraverso questa lente la storia del ventennio fascista, concentrandosi sulle numerose occasioni mancate da un regime gonfio di retorica quanto carente di cultura scientifica e tecnica.

Franco Stefani e Sandro Tirini

 

Anteprima del volume

NOTA DEGLI AUTORI

Questo libro è una veloce incursione nella storia del fascismo in Italia, non tanto per annunciare nuove o clamorose scoperte: l’argomento ha prodotto molti studi qualificati e una bibliografia vastissima. È invece un tentativo per mettere a fuoco come il regime perseguitò alcuni grandi scienziati come Enrico Fermi, Emilio Segrè e Bruno Rossi, costringendoli all’esilio; come alti gerarchi, ministri e lo stesso Benito Mussolini non compresero l’importanza di scoperte strategiche, quali per esempio quelle di Guglielmo Marconi, propedeutiche alla realizzazione del radar, e l’aereo a reazione Caproni-Campini, ideato dall’ingegner Secondo Campini, accettando invece e talvolta finanziando strampalate invenzioni proposte da più o meno astuti ciarlatani.

Tutto ciò si risolse in un danno, economico e umano, enorme per l’Italia, che com’è noto combatté – fatti salvi il valore e il coraggio dei singoli – la Seconda guerra mondiale in condizioni di assoluta inferiorità.

I fatti che raccontiamo mostrano in diverse circostanze una concezione della scienza e della tecnica viziata da pregiudizi, ignoranza, asfissia culturale, che dalla riforma della scuola ideata da Giovanni Gentile in poi fu penalizzata da sottovalutazioni e da costrizioni ideologiche – espressioni della sottomissione a uno Stato dittatoriale – tali da svilire o gettare alle ortiche significative conquiste. L’Italia a quel tempo era un Paese eminentemente rurale, con un alto tasso di analfabetismo e un’istruzione superiore riservata ai ceti abbienti. La ricerca scientifica, negli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale, era sostanzialmente confinata nelle università, con una gestione non di rado personalistica. Solo all’inizio degli anni ’30 alcune grandi personalità, con le loro scoperte, intuirono che bisognava creare un sistema nazionale, collegato ai flussi del sapere esistenti a livello internazionale.

Una di queste figure – il valente matematico Vito Volterra, primo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche – fu tra coloro che impressero un forte impulso in questa direzione.

Volterra, però, era ebreo, e per questo venne emarginato e perseguitato,

perché, secondo la dittatura, faceva parte di una razza inferiore a quella “ariana”, come sancirono le leggi emanate in Italia nel 1938.

Il suo caso, assieme a quelli che coinvolsero altri eccellenti scienziati e ricercatori, è emblematico di come l’ottusità e il disprezzo delle idee altrui abbiano regnato per tutto il Ventennio, dando origine a occasioni mancate e a clamorosi fallimenti sul piano civile e militare.

Il libro riporta notizie, poco conosciute o inedite, frutto di un’attenta consultazione dei documenti riferiti alla segreteria particolare del Duce e alla Direzione generale della pubblica sicurezza, soprattutto le carte dei 100 giorni della Repubblica di Salò, che scandirono il tramonto del regime fascista, conservati nell’Archivio centrale dello Stato.

I fatti narrati non prescindono dal succedersi degli avvenimenti storici, citati a riferimento per consentire al lettore l’inquadramento più preciso possibile.

È un modo un po’ inusuale per leggere la storia recente del nostro Paese? Forse, ma non di secondaria importanza, se pensiamo alle vicende della ricerca scientifica. Ancora oggi, pesantezze burocratiche, criteri selettivi che ignorano il merito e scarsità di mezzi costringono migliaia di ragazzi e ragazze a emigrare dall’Italia per poter mettere in pratica le proprie conoscenze e valorizzare la propria vita.

Franco Stefani e Sandro Tirini

INDICE DEL LIBRO

Nota degli autori

I Scienza e tecnica, figlie di un dio minore?
II Volterra, il Cnr e il “no” al fascismo
III L’era di Marconi, il declino con Badoglio
IV I due manifesti del 1925

Gli incompresi

V Una scoperta di Marconi? Non serve
VI Ettore Bussei e i diktat dei tedeschi
VII Potevamo avere l’aereo a reazione…

I perseguitati

VIII Enrico Fermi, un addio per sempre
IX Bruno Rossi, il mago dei raggi cosmici
X Emilio Segrè, l’ebreo di Tivoli
XI Mario Salvadori, progettista dell’atomica suo malgrado

I ciarlatani

XII Le fantasticherie di Ugo Maraldi
XIII Le invenzioni fasulle
XIV Carlo Biroli, agitatore dei mari
XV Mario Grossi e il bombardamento di New York
XVI Franco Marconi, il folgoratore a distanza
XVII Cesare Tonelli e il motore miracoloso
XVIII Oreste Trentini: ancora il “raggio della morte”
XIX Il “proietto-razzo” di Servodidio
XX Entra in scena donna Rachele
XXI «Vinceremo, con le armi segrete»

Bibliografia
Fonti consultate

Franco Stefani e Sandro Tirini, ...e il Duce preferì i ciarlatani. Il difficile e infelice rapporto tra fascismo, scienza e tecnica, Book Time Editore, Milano, 2023
Nelle migliori Librerie e in quelle virtuali.

In copertina:  Mussolini, Guglielmo Marconi, Francesco Giunta e la marchesa Maria Cristina Marconi, posano nella cabina radio dello yacht “Elettra”, 7 giugno 1930.

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Redazione di Periscopio

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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