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In questo film del regista Luca Dal Canto, si respira l’atmosfera poetica e artistica della città di Livorno, infatti, i veri protagonisti della storia sono il poeta Giorgio Caproni autore di “Ultima preghiera” (da cui trae spunto il cortometraggio), tratta dall’opera “Versi livornesi” e Piero Ciampi autore della struggente canzone intitolata “Livorno”, qui eseguita da Luca Faggella. Il brano ha il compito di sottolineare la parte centrale del film, dove il protagonista è privato del cappotto di lana appartenuto al poeta livornese: “… triste triste, troppo triste questa sera, questa sera, lunga sera. Ho trovato una nave che salpava, questa sera, eterna sera…”.

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La locandina del film

La trama del film racconta di Amedeo, un adolescente molto diverso dai suoi coetanei, che nella sua stanza ha appeso il poster del cantautore Piero Ciampi e che dal suo walkeman a cassette (non un Mp3), invece di ascoltare canzoni preferisce la compagnia delle poesie di Giorgio Caproni. Questi suoi atteggiamenti lo portano a scontrarsi col padre, che lo preferirebbe più determinato a cercarsi un lavoro dopo la scuola dell’obbligo, definendo la poesia, una questione di esclusivo interesse da parte di “vecchi e femminucce”.
Un giorno un suo amico trova nella cantina del nonno il cappotto di lana appartenuto al grande poeta e decide di regalarlo ad Amedeo, il quale non vorrà più toglierselo di dosso. Il film è ambientato nel mese di agosto in una città di mare e l’evidente stranezza del ragazzo viene mal sopportata dal padre, il quale provvede a fare sparire quel vecchio cappotto.
L’immaginazione del ragazzo esce dal contesto logico del tempo in cui vive, per rifugiarsi nella più creativa immaginazione, luogo dove incontrerà il poeta livornese e la madre di questi, in un susseguirsi di avvenimenti, che porteranno il padre del ragazzo ad apprezzare Caproni e a promettergli l’iscrizione al tanto desiderato Liceo classico.
Tra i numerosi pregi del film emerge quella che possiamo definire come la splendida fotogenia di Livorno, esaltata dalle melodie di Piero Ciampi e dalla dolcezza dei versi di Caproni, in una sorta di magica sinergia, che propone al meglio i paesaggi di questa città toscana. Non mancano citazioni allo scultore livornese Amedeo Modigliani, che presta il nome al protagonista del film.
Ottima l’interpretazione degli attori, dal giovane Francesco Aloi a Marco Conte (il padre di Amedeo) e Laura Palamidessi, Gabriele Di Palma e Sergio Giovannini, ben diretti da Dal Canto, che da anni si occupa di cinema, essendo stato anche aiuto regista di autori quali Enrico Oldoini, Daniele Luchetti, Sergio Rubini.
Il cortometraggio ha vinto numerosi premi, tra i quali: miglior film al XVIII VideoCorto di Nettuno, Migliore sceneggiatura a Versi di Luce 2013 di Modica (RG) e miglior film di fiction al XIV Festival Internazionale Malescorto (Malesco – VB). Anche il protagonista del film è stato premiato in varie occasioni, tra cui come miglior attore protagonista all’Eiff 2012 di Nardò.
Nel 2013 è stato selezionato, in concorso, al ZeroTrenta CortoFestival, che si svolge ogni anno ad Argenta, in provincia di Ferrara. Il film è stato trasmesso in TV sul canale Cooming Soon e ammesso alla rassegna del Caffè letterario di Roma, ora è liberamente visibile su YouTube.

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Luca Dal Canto dirige Francesco Aloi

Una domanda al regista Luca Dal Canto. Nel tuo film “Il cappotto di lana” hai inserito le poesie di Giorgio Caproni, le canzoni di Piero Ciampi e hai attribuito il nome di Modigliani al protagonista. Lo stesso schema lo hai riproposto nel tuo nuovo corto “Due giorni d’estate”. Storia, fiction e arte si fondono e si completano nel tuo stile narrativo?
In entrambi i cortometraggi ho cercato di raccontare come la cultura sia fondamentale per la crescita di un ragazzo. Purtroppo nella società odierna si dà sempre meno spazio a questo aspetto, rischiando di smarrire nell’oblio intere generazioni di giovani (ma anche di adulti). Da qui la mia idea di raccontare con leggerezza storie in cui sono la cultura, l’arte, lo studio a trionfare sulla superficialità della nostra contemporaneità. Livorno, la mia città, ha nella sua storia decine di illustri figure nel campo della pittura, della letteratura, della musica… e quindi è stato facile e anche divertente andare a ripescare personaggi purtroppo spesso dimenticati.

Link per la visione integrale del film [vedi]

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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