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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Con quello di primo livello si otterrà anche il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, con quello di terzo livello il diploma di istruzione tecnica superiore e anche svolgere il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche e progetti di ricerca. L’assessore Patrizio Bianchi: “L’apprendistato uno strumento fondamentale per favorire l’occupazione dei giovani, per sviluppare le competenze ritenute essenziali alle persone e ai sistemi produttivi”. Quasi 40mila gli apprendisti nelle imprese emiliano-romagnole

Bologna – Cambia l’apprendistato in Emilia-Romagna. Con il protocollo di intesa siglato oggi tra la Regione, gli atenei, le fondazioni degli Istituti tecnici superiori, l’Ufficio scolastico regionale e le parti sociali, la Regione recepisce le recenti disposizioni nazionali in materia e definisce la disciplina degli standard formativi e i criteri generali per la realizzazione dei percorsi di apprendistato di primo e terzo livello.
Con la firma dell’accordo, l’Emilia-Romagna ha ora una disciplina unitaria in materia e vengono regolamentate anche le tipologie di apprendistato più complesse da realizzare, quelle con la parte formativa più rilevante, in modo da agevolarne l’utilizzo da parte del mondo delle imprese.
Si attivano così tutte le possibilità di conseguire un titolo di studio attraverso l’apprendistato di primo livello: oltre alla qualifica professionale già prevista dalla precedente normativa, ora sarà possibile ottenere con l’apprendistato anche il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore (IFTS). Con l’apprendistato di terzo livello, oltre alla laurea, al master e al dottorato, ora si potrà conseguire anche il diploma di istruzione tecnica superiore (ITS), ma anche effettuare il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche o attuare un progetto di ricerca.
“La Regione Emilia-Romagna considera il contratto di apprendistato uno strumento fondamentale per favorire l’occupazione dei giovani, per sviluppare le competenze ritenute essenziali alle persone e ai sistemi produttivi e affida un ruolo di primo piano alle imprese, valorizzandone il ruolo formativo- spiega l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro, Patrizio Bianchi-. La regolamentazione dell’apprendistato si iscrive nel quadro delle linee di azione regionali per il lavoro e per la formazione, delle quali l’apprendistato rappresenta uno strumento fondamentale e strategico e sul quale la Regione ha costruito una tradizione di intervento”.
La normativa sull’apprendistato di inserisce in un quadro unitario di strategia regionale elaborata con il contributo di tutti gli attori del sistema, condivisa con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori. Il Patto per il lavoro, ad esempio, promuove una maggiore integrazione tra i soggetti formativi e le imprese per intercettare, anticipare e implementare competenze nuove e innovative per lo sviluppo e sperimentare un modello di formazione duale regionale, anche attraverso lo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro e aumentando le possibilità di conseguire titoli di studio nell’alto apprendistato. Anche nel Piano Triennale Integrato FSE, FESR e FEASR per le alte competenze per la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità, che costituisce lo strumento operativo predisposto dalla Regione per dare attuazione ad una strategia di programmazione integrata dei fondi europei, viene data grande rilevanza alla costruzione di un diffuso eco-sistema regionale dell’innovazione, basato su relazioni forti fra imprese innovative e strutture di ricerca industriale con un pieno coinvolgimento di Università, Centri di Ricerca e Centri per l’Innovazione. Il Piano triennale regionale 2016- Rete politecnica, poi,valorizza i diversi contesti di apprendimento formali e non formali, in aula, nei laboratori e nelle organizzazioni di lavoro, per consentire di sviluppare una formazione che si costruisca con il concorso delle imprese e permetta una sempre più forte connessione tra conoscenze e competenze e quindi tra formazione e lavoro.

L’apprendistato in Emilia-Romagna
A fine 2015 erano 39.975 gli apprendisti che operano nelle imprese della Regione. Costituiscono circa un terzo del totale dei giovani occupati. Gli apprendisti di alta formazione e ricerca sono pari allo 0,2%, meno di un centinaio pertanto. Per il 97% sono giovani che hanno firmato un contratto d’apprendistato professionalizzante.
Fortemente utilizzato nel settore turistico, commerciale e nei servizi alla persona, è un istituto centrale per la formazione formale e on the job e il rafforzamento delle competenze dei giovani inseriti nelle aziende manifatturiere della regione.
Il contratto di apprendistato per un giovane rappresenta la tipologia che garantisce, al pari del contratto a tempo indeterminato, la permanenza maggiore in un’impresa rispetto a tutte le altre tipologie: si hanno in media circa 400 giorni di continuità lavorativa per un apprendista rispetto ai 140 giorni per un lavoratore a termine o a 65 giorni per un giovane in somministrazione/interinale.
Gli apprendisti sono in prevalenza maschi (55%) e d’età compresa tra i 20 e i 24 anni (49%), con solo poco più di 1/3 d’età più elevata.
Sul versante finanziario, nel 2015 laRegione ha impegnato risorse pari a € 4,5 milioni circa, concentrate soprattutto nella qualificazione di 33mila giovani apprendisti con contratto professionalizzante e in parte residuale nell’alta formazione e ricerca, con 90 giovani partecipanti ai percorsi di formazione formale, in primis al dottorato di ricerca (59) e ai master di primo livello (22).

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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