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Diario in pubblico. Antisemitismo nei college americani

Non avrei mai creduto che una situazione culturale che ho sperimentato decenni fa nelle università americane si ripresentasse in modo assai più grave ora, con le ripercussioni che anche in Italia hanno impedito al direttore di La Repubblica Molinari di tenere la sua relazione all’Università Federico II di Napoli, una struttura che ben conosco dove ho anche tenuto lezioni come nell’altra, la Suor Orsola Benincasa, fiore all’occhiello del sistema universitario napoletano, benché privato, nella sua specializzazione umanistica.

Ancora più grave la decisione di molti studenti di impedire la titolazione del loro Istituto a Peppino Impastato: tre studenti su quattro votano contro, giudicandolo un personaggio “divisivo”. La notizia viene giudicata dal fratello Giovanni “inquietante “Perché “divisivo”?

Sono segnali molto pericolosi, quando cioè l’Accademia o la scuola diventano oggetto e soggetto dello scontro politico.

Una mia decisione presa decenni fa e che ha provocato scelte assai difficili tanto da costarmi la qualifica di professore emerito è stata quella di scindere l’Accademia dalla politica, ma soprattutto di opporsi alle scelte degli allievi come naturali prosecutori del ruolo dei loro maestri.

L’indagine di Gianni Riotta su La Repubblica del 17 marzo dal titolo Nei college USA un vento di censura e odio anti-ebraico contagia gli studenti ha aperto una discussione accesa, in quanto è staticamente accertato che le grandi università americane private sono in gran parte sovvenzionate da capitali ebraici e quindi la protesta non riguarderebbe quelle sedi prestigiose ma, come scrive The Economist,  “in quelle popolari si pensa a studiare”.

Riotta corregge il tiro, poiché la protesta arriva da “Hunter College e City University a New York, da sempre sono atenei  working class di lavoratori, operai, immigrati, come Napoli, Federico”.  E d’altra parte è necessario leggere la importante dichiarazione di Anna Dolfi, esimia studiosa e docente universitaria e la sua fiducia sul sistema accademia.

Tra gli amici più cari conto Lino Pertile, studioso emerito e docente ad Harward, con il quale ho scambiato una lunga telefonata. Mi ha ribadito con molti seri argomenti che queste notizie se non sono proprio fake news rispondono a precisi momenti politici nella lotta che oppone Repubblicani e Democratici, ovvero il duo Trump-Biden.

Quindi, probabilmente, anche in Italia – e si veda la recente notizia di lasciare a casa gli studenti mussulmani in una scuola piemontese a Pioltello affinché possano celebrare il Ramadan, chiaramente esposta nel Corriere del 20 marzo in cui si legge la ‘fremente’ risposta di Ignazio La Russa.

Tuttavia, avere impedito a Molinari di parlare alla Federico II e, a mio avviso ancor più grave segnale, la contestazione a David Parenzo di entrare nella Sapienza romana viene con grande intelligenza commentato da Aldo Cazzullo sul Corriere del 19 marzo.

In questo momento questa notizia viene se non abbandonata, passata in seconda linea dalla terribile strage nel teatro di Mosca.

Resta da aggiungere una notizia che dovrebbe por fine alle più brutte illazioni e che riporto:

“Una lettera aperta al Presidente del Consiglio e al Ministro per l’Università e la Ricerca, promossa dall’Associazione Setteottobre e firmata a oggi da oltre 130 universitari, esprime un gravissimo allarme per gli episodi di antisemitismo che costellano, dal 7 ottobre in poi, la vita delle università italiane.

Dopo la parola negata a due giornalisti ebrei, alla Sapienza di Roma e alla Federico II di Napoli, la decisione dell’Università di Torino di non partecipare al bando di collaborazione scientifica con gli atenei israeliani, a seguito dell’irruzione squadrista di un manipolo di studenti durante la seduta del Senato accademico,

è l’ennesimo esempio di una deriva antisemita e antisraeliana, che mina la libertà della vita accademica, la sicurezza di studenti e docenti di origine ebraica, il libero e corretto svolgimento delle attività scientifiche e di ricerca”, dichiara il presidente di Setteottobre, Stefano Parisi.

Se si dovesse commentare questo fatto e porlo a confronto con altre notizie verrebbe spontanea la perplessità di chi scrive, poiché ciò che interessa di più sembra ancora rivolgersi ai fatti della famiglia reale inglese o al divorzio degli innominabili Fedez-Ferragni.

Purtroppo, così è ma “non mi pare”.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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