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Giorno: 26 Febbraio 2016

Sabato 27 febbraio inaugurazione del punto di incontro 5 Stelle a Codigoro

da: Comunicazione 5 Stelle Codigoro

Sabato 27 sarà inagurato il punto di incontro 5 Stelle di via XX Settembre 16, dove saranno raccolte proposte, iniziative, suggerimenti dei cittadini, su tematiche relative al nostro teritorio e indicate le prossime iniziative che porteranno Codigoro al centro del dibattito politico. Alla conferenza stampa che si terrà alle alle 15.00 presenzierà l’Onorevole Vittorio Ferraresi Capogruppo Commissione Giustizia Camera dei Deputati, Membro Commissione Autorizzazioni a Procedere; tutta la cittadinanza è invitata.

Programma della Serie B di Tchoukball di domenica 28 febbraio

da: ufficio stampa Ferrara Tchoukball

Domenica 28 febbraio la Serie B di Tchoukball riprende il suo cammino ed entra nella fase decisiva, quella che assegnerà le posizioni per i Play Off per la promozione in A. Il Ferrara Tchoukball è particolarmente coinvolto, dato che organizzerà la manifestazione in programma il 16 e 17 aprile a Poggio Renatico.
La giornata propone la trasferta a Punta Marina – Ravenna dove i ferraresi Afternuts e Wildnuts affronteranno la squadra di Perugia (N’Grifati) e le due squadre di Empoli (Blue e Red Wallers). Tre partite ciascuno, decisamente importanti per la classifica.
Le compagini estensi si trovano attualmente al secondo e terzo posto (che danno la garanzia della partecipazione ai play off) ma sono tallonate da Forlì e dalle due squadre di Empoli.
Gli scontri diretti coi toscani, in programma domenica, si presentano come veri e propri spareggi.
I team ferraresi sono composti integralmente da giocatori e giocatrici dai 15 ai 18 anni: hanno la possibilità di costruire un bagaglio importante di esperienza in vista di un futuro interessante di cui il presente è un ottimo preludio.
Il pullman organizzato dalla società porterà sul campo, insieme ai giocatori, genitori e supporter per vivere insieme il momento di grande ricchezza sociale che ogni giornata di Tchoukball propone.

Questa la classifica delle prime cinque posizioni del girone Est:
1 Lendinara Dragons 27
2 Ferrara Afternuts 23
3 Ferrara Wildnuts 21
4 Forlì No-Stop Nerds 20
5 Blue Wallers Empoli 19
6 Red Wallers Empoli 18

Questo il programma delle partite di domenica 28febbraio

09:30 SS. Redentore Ravenna – Red Wallers Empoli
10:30 Ferrara Afternuts – Perugia N’Grifati
11:30 Ferrara Wildnuts – Blue Wallers Empoli
12:30 SS. Redentore Ravenna – Perugia N’Grifati
13:30 Ferrara Wildnuts – Red Wallers Empoli
14:30 Ferrara Afternuts – Blue Wallers Empoli
15:30 Ferrara Wildnuts – Perugia N’Grifati
16:30 Ferrara Afternuts – Red Wallers Empoli
17:30 SS. Redentore Ravenna – Blue Wallers Empoli

Ti sarò padre, ti sarò madre

Ci sono storie da narrare, sono quelle dei nostri figli, dei figli che abbiamo sognato e continuiamo a sognare. Quello che i nostri figli sono è la storia di una relazione, la storia di come siamo stati con loro.
Nessuno entra senza timore in un luogo che non conosce e che per questo può temere, nessuno fa qualcosa volentieri se si sente a disagio, se fisicamente non sta bene.
Quando pensiamo ai nostri figli, queste due cose dovremmo sempre tenerle presenti.
Quella bella cosa da cui ogni natura ha inizio, la nascita, è proprio questo. Alla nascita tutti ci giochiamo il rischio tra quello che lasciamo, il ventre della donna che ci ha accolti, per noi certo e conosciuto, e quello che ci attende là fuori: incerto e sconosciuto.
Nascere e immediatamente trovare il calore nell’abbraccio del corpo che ci ha voluti, che ci ha desiderati, che ci ama, è il primo messaggio che l’ambiente in cui siamo capitati è buono: ama il mio corpo e avrà cura di lui. Un messaggio tuttavia che necessita di continue conferme: quel corpo va nutrito, pulito, accudito con cura, con amore, con la comunicazione tra corpo e corpo, fatta di sorrisi, di sguardi, di voci, di carezze, di contatti continui. Il corpo più piccolo deve ancora continuare a sentirsi contenuto nel corpo più grande di chi lo ama, come prima avveniva nel ventre della gestazione. La crescita è distacco dal corpo che ci ha generati e poi dal corpo di chi ci ha amato fino ad allevarci, levarci in alto, per permetterci di passare dall’essere il cucciolo dell’uomo a essere un uomo grande o un grande uomo. Ma ogni distacco, per dirsi tale, richiede prima l’attaccamento a chi ci ha accolto, a chi ci ha accudito, a chi ci ha amato, a chi ci ha preso tra le braccia dopo aver varcato l’utero, che dal ventre della gestazione ci ha condotto al dove siamo venuti al mondo. Del resto è il messaggio della vita che si svela da subito: ogni nostro passaggio è sempre un distacco, qualcosa che si lascia per altro, ma il distacco c’è solo se si sono messe le radici, come ogni pianta che cresce, e per mettere le radici occorre il terreno buono.
L’affetto comporta dedizione perché è effetto sull’altro, è fare per l’altro, è il discorso della passione per l’altro. L’affetto per i figli non ha sesso, non è lo stesso che si prova per chi si sceglie per compagno o compagna della propria vita. L’affetto per i figli ha una gratuità unica, sconosciuta a tutte le altre forme d’amore.
Ti sarò padre, ti sarò madre: questo è l’unico diritto a essere dei genitori. E non è un diritto uterino. Appare arduo pensare al crescete e moltiplicatevi della Genesi biblica, dalla creazione al diluvio universale, senza presumere che una consistente pratica di uteri in affitto sia stata all’origine delle tante generazioni bibliche.
I padri e le madri sono quelli che sanno metterti le briciole in tasca, perché non ti perda nel bosco, perché nella vita siamo tutti dei Pollicino, il bosco attende tutti e non a tutti consente i ritorni.
Ecco perché non si può essere figli solo se generati dal fai da te coniugale, che chiama ‘figliastro’ chi non nasce dall’unico selfservice omologato, come se la genitorialità fosse prerogativa esclusiva di chi ha fisicamente generato e non prevedesse l’amore, la donazione di sé, la dedizione. Qui misuriamo quanti passi manchino ancora da fare alla nostra cultura laica o cristiana che sia. Pare che facciamo fatica a voltarci indietro, ma ci dovremmo ancora vergognare di una cultura che ha coniato il termine ‘figliastro’ e che ancora oggi non prova vergogna ad utilizzarlo. Una cultura che ha considerato fino a non molto tempo fa i figli nati fuori dal matrimonio come ‘illegittimi’, una storia che ha prodotto cognomi come Degli Esposti, D’Ignoto, Lacagnina, Diotallevi, e potremmo citarne tanti e tanti altri, per cui viene da pensare se parlare di matrimonio non sia ostinarsi in una pratica davvero insana.
Come scriveva Bruno Bettelheim, non c’è un manuale che insegni a fare il genitore; per fortuna non è come le istruzioni per montare una bicicletta, perché il manuale è la nostra umanità, la nostra capacità di amare, la nostra capacità di mettere noi stessi a disposizione di una vita che deve avventurarsi nella vita, come è capitato a ciascuno di noi, una vita che non ha bisogno di noi per quello che siamo o che pensiamo, ma per come sappiamo starle accanto, essere presenti, trasmetterle calore, solidarietà, sicurezza. Rifugiare la sua vita nella nostra e crescerla.
Che dimensione e che portata hanno le onde dell’affetto! Fortunatamente sono in grado di infrangere i muri delle leggi umane, figuriamoci poi i ridicoli muri di carta edificati a preservare la famiglia naturale, che tanto naturale non può essere, se in antitesi all’idea che ciò che esiste in natura non sia naturale. È come i prodotti di mercato che millantano ingredienti genuini.
E dov’è la gioia per una nascita, per una nuova vita, quando di una nascita si ha il coraggio di farne una disgrazia. Per quanto tempo Stato e Religioni sono stai i becchini della vita, e qualcuno ha la spudoratezza di fingere il pianto per i bambini mai nati.
Dove inizia e dove finisce il diritto della legge di intervenire sugli affetti delle persone? Quando ciò è giusto e quando è ingiusto?
Se alzo dal suolo questa bambina o questo bambino, come erano usi fare i nostri progenitori, questa è mia figlia, questo è mio figlio. E la legge non deve che prenderne atto. Diversamente lo Stato compie una prevaricazione nei confronti di quanto di più caro le persone possiedono: gli affetti.
C’è ancora un analfabetismo nei confronti dei figli che spaventa. Questo però è un alfabeto che non si apprende dagli abbecedari per genitori, che insegnano a giocare al ruolo di mamma e papà, con cui prendersi gioco della vita dei propri figli, con risultati che evidentemente non sono dei più entusiasmanti, se ancora viviamo una democrazia e una società per le quali i catechismi continuano a prevalere sui diritti di bambine e bambini, dei ragazzi e delle ragazze, sul diritto degli affetti umani.

STORIE IN PELLICOLA
La metamorfosi di Lili

Einar
Einar

La storia di Lili, Lili Elbe, come il fiume Elba, la vita di quello che viene definito il primo transessuale della storia, o per lo meno il primo che abbia avuto una storia e un epilogo tanto eclatanti. Siamo a Copenhagen, in Danimarca, agli inizi degli anni ‘20. Tempi ancora non maturi, sicuramente, per un uomo che si sente donna nell’animo e che vuole diventarlo anche nel corpo. Il film è The Danish girl. L’uomo e artista danese in questione è Einar Mogens Andreas Wegener (Eddie Redmayne), paesaggista rinomato con una bellissima e affascinante giovane moglie, Gerda (Alicia Vikander), che lo ama profondamente e l’asseconda nella sua arte. Teneramente e con devozione. Soprattutto che anche lei dipinge, se pur con minor successo. Un successo che arriverà, inaspettato e travolgente, quando ella ritrarrà il marito vestito da donna. Il dipinto raggiunge grande popolarità e Einar inizia a mantenere ogni giorno un’apparenza femminile, cambiando il suo nome in Lili Elbe. Da un inizio goffo, un uomo che gioca con scarpe, tacchi, foulard, gonne, parrucche e profumi, vedremo nascere una donna splendida, raffinata, elegante e decisa. Ci troviamo presto di fronte a un uomo profondamente lacerato nella sua identità, una metamorfosi lenta e in crescendo che avviene sotto gli occhi di una moglie che resta vicina fino all’ultimo giorno, un segnale di amore, affetto e pazienza incredibili. Fino al primo tentativo della storia di cambio di sesso da uomo a donna, avvenuto in Germania e, come vedremo, andato solo parzialmente a buon fine. L’intervento avrà enormi ripercussioni sul matrimonio di Einar-Lili e sulla sua identità, ovviamente.

Einar-Lili

Ma tutto avanza e Eddie Redmayne è fenomenale nello sdoppiarsi e cercare di farsi dare le chiavi della felicità (è infatti candidato all’Oscar 2016 come miglior attore protagonista e onestamente se lo meriterebbe tutto). Anche Alicia Vikander è splendida, nell’interpretare una moglie fedele a un amore che diventa diverso, quasi trascendente e soprannaturale, una pittrice diventata famosa proprio grazie a quel marito-donna che non era mai presente alle sue mostre ma che lo vedeva sostituito da Lili, un’amica che invece c’era sempre, era sempre accanto. Con il suo fascino. Non è solo la storia di un transessuale o di una sola “danish girl”, ma di due, Gerda e Lili. Il film parla, infatti, di due grandi donne forti e coraggiose, ciascuna in modo diverso. Di un amore che sfida i pregiudizi e che non viene mai messo in discussione anche quando tutto sembra ostacolarlo e andare contro. Si mettono in primo piano un uomo, Einar, che sceglie l’anima rispetto a un corpo, e una donna, Gerda, che sceglie di crederlo, anche quando avrebbe forse voluto allontanarlo, anche quando tutti lo credono pazzo o schizofrenico. Anche quando lei soffre. Perché alla fine sceglie di seguire l’amore, di far parte comunque della vita di Einar, di essere madre, moglie, sorella e amica insieme, sempre, fino all’ultimo. Comprendendo, cambiando, dimostrando, tenendo per mano. Salvando. Perché l’amore non si sceglie, qualunque esso sia.

Locandina del film
Locandina del film

The Danish Girl, di Tom Hooper, con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard, Sebastian Koch, Ben Whishaw, Matthias Schoenaerts, Gran Bretagna, USA, 2015, 120 mn.

Una Sinistra piegata al sacro dogma del libero mercato

A causa dei terremoti culturali e sociali avvenuti fra la fine del ventesimo e l’inizio di questo ventunesimo secolo non è facile stabilire cosa significhi e cosa sia oggi la “Sinistra”. E’ necessario saper andare al di là dell’affermazione semplicistica per cui “destra e sinistra sono la stessa cosa” e al contempo prendere coscienza del fatto che destra e sinistra, storicamente categorie distinte, siano state assimilate in un unico “gioco delle parti”, cioè il sistema liberal-democratico che si è imposto nell’Occidente moderno da quasi 40 anni. Destra e Sinistra sono state ridotte a semplici etichette e contenitori elettorali che nulla hanno più a che vedere con la rivoluzione delle idee che dagli ultimi anni dell’Ottocento aveva costituito un sistema e un equilibrio nella dialettica politica.
La distinzione, fino a 40 anni fa, tra destra e sinistra tendeva sopratutto alla contrapposizione di visioni dell’economia della nazione, cioè la “struttura”. Se si vuole introdurre un’ulteriore e alternativa distinzione, è da ritenere scorretto e superficiale parlare di “destra” e “sinistra” ma è bene contrapporre due diverse visioni dell’economia: liberismo e libero mercato da una parte, dirigismo ed economia pianificata dall’altra. E’ chiaro che l’attuale sottilissima e ambigua distinzione fra le categorie “destra” e “sinistra” riguarda invece la “sovrastruttura”, la lotta dei diritti civili, principi di costume e di etica; temi importanti che oscurano però il vero cardine della contrapposizione: l’economia.
Dagli anni ’80 in poi, qualsivoglia anelito di dirigismo economico è stato giudicato obsoleto e conservatore, dando inizio alla corsa del treno liberista su cui tutti i maggiori interlocutori della politica italiana ed europea sono saliti e da cui non sono ancora scesi.
Considerare di “sinistra” un partito, un programma politico è quindi relativo a quale tradizione ed esempio storico si prenda in considerazione, poiché dietro l’etichetta politica della sinistra si sono alternate visioni estremamente differenti e addirittura contrapposte.

L’idea dirigista, sovranista e socialista di Amadeo Bordiga, Nicola Bombacci, Antonio Gramsci è diametralmente opposta alla corrente socialdemocratica inaugurata dalle segreterie dei partiti di sinistra degli anni ’80, Se consideriamo l’impostazione che i partiti della sinistra hanno adottato dalla caduta del Muro di Berlino, cioè un pubblico giuramento al dogma della sacralità del libero mercato, potrebbe essere addirittura letto come un netto rifiuto della tradizione storica propria dell’indirizzo socialista e comunista. Politici di “sinistra”, cercando di lavare una presunta colpa del proprio passato, non perdono occasione per specificare che “non sono mai stati comunisti”.
Perciò possiamo facilmente affermare che all’interno delle stesse categorie politiche della “destra” e “sinistra” si sono avvicendate esperienze e uomini radicalmente opposti. Riprendendo la distinzione alternativa al “colore politico” potremmo mettere ragionevolmente nello stesso schieramento il socialista Bombacci, i marxisti Bordiga, Gramsci e Togliatti, il fascista Mussolini e il poeta Pound, nel pensiero comune così lontani, ma oggettivamente molto vicini nell’interpretazione della gestione della “Nazione” e dell’economia, a cui potremmo contrapporre la scuola di pensiero liberista, incarnato nelle figure della politica moderna di D’Alema e Prodi alla fine del XX secolo e dai vari esponenti del “centro-sinistra” oggi.

Se vogliamo compiere la forzatura di assimilare per semplicità alla categoria della Sinistra il principio di credito sociale, economia pianificata e sovranità nazionale, e alla categoria della Destra il neoliberismo economico, allora sì: con convinzione è possibile affermare che la Sinistra sta perdendo, lo Stato Sociale sta perdendo. E il Capitale sta vincendo. Perché Bombacci è stato fucilato, appeso per i piedi a piazzale Loreto e dimenticato mentre i politici della “Sinistra” italiana ed europea ci stanno governando distruggendo il nostro Stato sociale, ampliando le già esistenti diseguaglianze economiche e sociali in nome e per conto del sacro dogma del Libero Mercato.

E’ ora di far parlare i muri anche a Ferrara

Città della cultura, ricca di storia e di splendidi monumenti, enigmatica e misteriosa. Città natale di grandi artisti e letterati italiani. Mostre importanti, festival internazionali di vario genere ed eventi unici la caratterizzano e la raccontano.
Eppure a Ferrara c’è ancora tanto da dire, e tante pareti vuote, angoli, volti e piazzette in cui esprimere lo spirito della città: perché non raffigurare protagonisti del passato vicino e lontano, vicende emblematiche, osservazioni acute e spiritose, idee nuove, speranze? E farlo con un linguaggio accessibile a tutti, che colpisca l’occhio e accenda la mente, che stupisca e incuriosisca il passante? In una città come questa, rinomata ormai a livello internazionale, graffiti e murales potrebbero davvero essere la ciliegina sulla torta.

Immaginate volti giganteschi alla Vhils di Ariosto, Savonarola, De Pisis, Boldini, De Chirico, Antonioni, Bassani o dei personaggi di loro invenzione…

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O alla Daviù…

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Ingrid Bergman dipinta su scale di Roma dallo Street artist Diavù

 

Bambinetti alla Banksy che con un gesto simbolico talvolta fanno sorridere, talaltra sfondano il cuore…

O le immagini tragiche ed evocative alla Pignon.

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‘Il vangelo secondo Matteo’ dello Street artist Ernest Pignon

Il centro storico è un gioiellino, eppure ci sono tanti angoli in cui si potrebbero lanciare messaggi forti e ironici insieme, come per esempio un bambino che fa la pipì sperando che nessuno lo noti, sotto uno dei volti medievali di cui la città è ricca ma che emanano un tanfo insopportabile. Oppure cestini per il pattume virtuali con la scritta “Se ne trovi uno vero, usalo”, visto che sono così rari lungo le strade.

Sempre all’interno delle Mura ci sono anche edifici che vengono riqualificati, altri eternamente in fase di restauro, altri ancora le cui sorti sono ancora tutte da decidere. Grandi pareti spente, morte, che hanno perso la propria ragion d’essere. Vengono subito alla mente l’ex caserma e i relativi muri di cinta, il Teatro Verdi e le zone limitrofe, l’area dell’ex Ospedale Sant’Anna. Perché non approfittarne e invitare street artist a dipingere quelle decine e decine di metri tristi e vuoti, affinché tornino in vita e comunichino qualcosa di bello e di significativo della città o alla città?

Chissà… si può far parlare i muri?

Tutte le immagini sono prese da Internet, clicca le immagini per ingrandirle.

 

Gea Scancarello, pioniera della sharing economy: “Attraverso lo scambio ritroviamo la fiducia negli altri”

Un dato sorprendente: lo scorso Natale ben quattrocentomila persone in Italia si sono mosse utilizzando i servizi di quelle piattaforme web che mettono in contatto gli utenti consentendo loro di condividere beni e risorse, come per esempio un passaggio in auto. E’ un’abitudine che si sta diffondendo: dieci miliardi di euro è il valore attributo a livello di Unione europea a questa nuova economia di scambio, ancora tutta da esplorare.
Le domande sono tante. Cosa si intende per sharing economy, che dimensioni ha assunto il fenomeno in termini economici e dal punto di vista dei comportamenti, come si stanno riorientando i modelli di consumo e di produzione in risposta a questa nuova significativa tendenza e, infine, quali effetti avrà nel medio e lungo periodo ‘l’economia della condivisione e dello scambio’ in rapporto agli assetti e alle relazioni comunitarie. Per sciogliere questi interrogativi ci siamo rivolti a Gea Scancarello, che della sharing economy è fra le più acute osservatrici.

Ferraraitalia ha in programma per lunedì prossimo 29 febbraio alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea un nuovo incontro del ciclo “Chiavi di lettura, opinioni a confronto sull’attualità”, al quale parteciperanno i sociologi Maura Franchi e Bruno Vigilio Turra [leggi l’articolo di presentazione]. Titolo: “Solidali e felici, un altro mondo è possibile: dal mutualismo alla sharing economy“.

Gea Scancarello non potrà personalmente presenziare per sopravvenuti impegni, ma partecipa idealmente con questa riflessione che presentiamo in forma di audio-intervista realizzata dal nostro direttore Sergio Gessi.

[clic sulla barra per ascoltare]

gea-scancarelloGea Scancarello, giornalista, è autrice del citatissimo volumeMi fido di te. Lavorare, mangiare, viaggiare, divertirsi: un nuovo modo di vivere con gli altri e salvarsi”, edito la scorsa primavera da Chiarelettere [leggi un estratto].
Considerata un’esperta dei temi connessi alla sharing economy,  di sé, nel suo blog “Pane e sharing” [vedi] scrive: “Ho la tendenza a saltare su qualsiasi aereo possa portarmi a scoprire un pezzo di mondo e una passione per le rivoluzioni, meglio se da vivere e raccontare. Ho lavorato per Mondadori, Rcs e News30, occupandomi di mondo e socio-economia. Mi sono seduta a chiacchierare con Chomsky, Le Goff e Sepulveda; ho visto gli Indignados spagnoli conquistare Puerta del Sol e ho seguito la campagna elettorale di Barack Obama; sono stata nel deserto tra i Saharawi, tra i grattacieli di Saigon e nei campi profughi del Medio Oriente. Se condividere è nel mio Dna, la sharing economy potrebbe essere una chiamata. E Pane e sharing nasce per questo”.

Animi Volubili

26 febbraio 2016: inizia a Ferrara la tre giorni del Tag Festival, giunta alla sua terza edizione e intitolata quest’anno “Promesse…e sposi”. Il programma completo e aggiornato su www.tagfestival.it

Alessandro-Fullin
Alessandro Fullin

Se l’amore non dura una vita possiamo anche affermare che non dura una settimana. Attenzione dunque agli uomini che si innamorano di voi la domenica, rimangono estasiati anche il lunedì, propongono di sposarvi in Olanda il mercoledì, delusi di non aver trovato un volo low cost il giovedì restano indecisi sul da farsi il venerdì e capiscono improvvisamente sabato che voi non siete l’amore della loro vita. (Alessandro Fullin)

Acrobati

Dopo una lunga assenza da solista, Daniele Silvestri rilascia un nuovo album: “Acrobati”, definito dallo stesso Silvestri e dalla critica come il miglior lavoro di tutta la carriera dell’artista romano.

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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