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Mese: Febbraio 2015

Terremoto – Lunedì 2 febbraio la Giunta regionale a San Felice sul Panaro

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Giunta regionale e riunione con i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto lunedì 2 febbraio a San Felice sul Panaro. Incontro di Bonaccini con la stampa verso le 12,30

Giunta regionale e riunione con i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto lunedì 2 febbraio a San Felice sul Panaro.
La Giunta regionale si riunirà alle 11 di lunedì prossimo presso il municipio provvisorio di San Felice, in piazza Italia 100. A seguire, il commissario delegato alla ricostruzione e presidente della Regione Stefano Bonaccini ha convocato per le 13 il Comitato istituzionale (nella tensostruttura di piazza Italia 500) per fare il punto su assistenza alla popolazione, emendamento alla legge di stabilità e personale dei Comuni.
Tra la Giunta e il Comitato, attorno alle 12,30 nella sede del municipio provvisorio, Bonaccini incontrerà la stampa.

Elezione Presidente della Repubblica – Messaggio di auguri di Bonaccini

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Elezione Sergio Mattarella – Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha inviato un messaggio d’auguri al nuovo presidente della Repubblica: “L’auspicio è che assieme a lei il Paese e i cittadini possano guardare avanti con rinnovata fiducia. La aspettiamo appena potrà nella nostra regione”

Bologna – Un messaggio di auguri al nuovo presidente della Repubblica, con l’invito a far visita all’Emilia-Romagna. Lo ha inviato il presidente della Regione Stefano Bonaccini a Sergio Mattarella, eletto al quarto scrutinio dodicesimo presidente della Repubblica italiana.
“Signor Presidente – ha scritto Bonaccini – a nome mio e della Giunta regionale le invio l’augurio più caro per la sua elezione a Capo dello Stato. É a tutti noto l’alto servizio che lei ha reso al nostro Paese nelle diverse funzioni pubbliche fin qui esercitate, sempre svolte con competenza e capacità, unite al più assoluto disinteresse personale. Tutto ciò rappresenta la migliore garanzia per il popolo italiano. L’auspicio è che assieme a lei il Paese e i cittadini tutti possano guardare avanti con rinnovata fiducia. Mi auguro che, quando i suoi impegni glielo consentiranno, vorrà far visita alla nostra regione – ha concluso Bonaccini -. Ne saremmo lieti e onorati”.

L’epos di Bertolt Brecht: da una società iniqua, semi di autentica giustizia

STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
“Il cerchio di gesso del Caucaso” di Bertolt Brecht, regia di Benno Besson, Teatro Comunale di Ferrara, dal 7 all’11 gennaio 2004

Dopo l’allestimento di “Madre Courage” dell’anno scorso, con la Melato diretta da Sciaccaluga, torna Brecht al Teatro Comunale per la stagione di prosa 2003-04. Va in scena questa sera una delle opere più tormentate sotto il profilo creativo del drammaturgo e commediografo tedesco, e cioè quella sorta di tragicomica “parabola popolare” che è “Il cerchio di gesso del Caucaso”. Bertolt Brecht (1898-1956), ideatore del cosiddetto “teatro epico” e autore di altri capolavori quali “L’opera da tre soldi” e “L’anima buona del Sezuan”, abbozzò il canovaccio de “Il cerchio di gesso del Caucaso” nel 1938-39, per poi completare la pièce nel 1944 durante l’esilio statunitense e in seguito rimaneggiarla più volte sino al debutto ufficiale sul palcoscenico avvenuto a Berlino due anni prima della sua morte.
La vicenda, che ostenta meno di altre opere brechtiane il substrato politico-ideologico, è suddivisa in due parti parallele che al termine si congiungono cronologicamente. Nella prima parte, la giovane serva della casa del governatore di una città della Georgia, ucciso durante una sommossa, raccoglie il figlio abbandonato dalla madre fuggitiva e lo accudisce con inenarrabili sacrifici, salvo poi, al ritorno della vera madre, vederselo rivendicare da costei per motivi di eredità. La seconda parte riprende dall’inizio, dunque dal giorno della sommossa, e narra di uno scrivano corrotto e ubriacone eletto estemporaneamente, alla fine, a giudice per l’affidamento del bambino, che verrà attribuito a una delle due donne mediante la prova del “cerchio di gesso”. Il finale è potente: in una società iniqua un uomo iniquo decreta, ignorando le norme, una giustizia a misura d’uomo, un’autentica giustizia finalmente a favore dei poveri e degli oppressi.
L’allestimento, basato sul testo tradotto da Edoardo Sanguineti, porta la regia di Benno Besson, a suo tempo amico e collaboratore dello stesso Brecht, e si avvale delle musiche originali di Paul Dessau, anch’egli collaboratore del drammaturgo tedesco (sue sono le musiche del “Madre Courage” e del “Sezuan”). La scenografia, i costumi e le maschere sono di Ezio Toffolutti. In scena si avvicendano una ventina di attori, fra cui spiccano nomi come Lello Arena e Daniela Giordano, che rivestono man mano vari ruoli sino ad interpretare un totale di oltre settanta personaggi.

LA STORIA
Permette, signorina?
Sono il re della cantina
(e delle uova)

Come preannunciato, da oggi cominciamo a pubblicare i vincitori di “Ferraraitalia sono anch’io”, il concorso che si è tenuto durante tutto il mese di luglio sulla nostra pagina Facebook e che vi ha permesso di votare gli articoli che vi sono piaciuti di più. Cominceremo scorrendo la classifica a ritroso e, a fine mese, scopriremo l’articolo vincitore del concorso. Buona lettura!

31 gennaio 2015

Seconda strada a destra verso Montesanto di Voghiera (Fe), e poi dritto fino “Al Fienile”.

É qui che, nel 2008, Alessandro Rocchetti e Claudio Massarenti hanno concretizzato Pettyrosso, società vinicola che punta alla promozione del prodotto vino e di altre realtà alimentari, con un occhio di riguardo particolare e originale nei confronti dell’arte e alla circolazione di idee.
Insieme alla produzione agroalimentare, Pettyrosso si propone infatti come centro artistico-culturale, un aggregatore di nicchie artistiche nel territorio ferrarese che unisca impulso alle attività economiche della zona e progettualità culturale ad ampio spettro, racchiudendo mostre e incontri nell’ottica di conservare e promuovere le eccellenze ed esportarle in casse di risonanza nazionali.

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Al fienile di Montesanto di Voghiera, Ferrara

“Ne sono esempio la personale di Alice Negrelli, ospitata al Fienile tra settembre e dicembre dello scorso anno, e la personale estemporanea di Jacques Brianti, ospitata giugno 2014 ma anche l’evento enogastronomico “8buffata”, che nel maggio 2013 è stato tenuto presso la Sede della Provincia di Treviso, degustazione di particolarità enologiche e gastronomiche a km 0, nell’ ambito della più ampia manifestazione e mostra evento Stella Farfalla nell’ Arcobalenombra”, racconta Alessandro.

LA MOSTRA – Il fiore all’occhiello del progetto è la Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Arteggvolution. Porta l’arte nel quotidiano”, rassegna itinerante interamente dedicata alle uova indetta insieme all’Associazione Culturale Art Revolution di Castello di Godego (Tv) nel 2003 e riproposta al Fienile (6 dicembre 2014 – 22 febbraio 2015), ideata dagli artisti Ugo Gazzola, fondatore del Laboratorio scuola di restauro Barco Mocenigo, Alcide Sartori, Sandra Sgambaro e Gigi Simonetto.

re-cantina-uovare-cantina-uovaQuadri, cartellonistica e sculture che hanno come comune soggetto l’uovo in ogni possibile declinazione, giudicati e premiati da una giuria di critici. A uova surreali, ovetti sciatori e pasquali, pennellate bianche e gialle dei partecipanti al concorso si uniscono poster del Louisville Ballet e della rivista italiana “Italia Imballaggio” con copertina di Kostabi, e foto di installazioni di Mirella Bentivoglio.
re-cantina-uovaLa suggestione arriva da Hartmann, nome di spicco a livello mondiale nella produzione dei contenitori per uova con una particolare attenzione al design, la cui Egg Art Gallery rappresenta una collezione assortita unica al mondo. Fatta propria l’idea legata all’uovo in quanto prodotto alimentare ma anche visionario, Hartmann veicola i principi di sostenibilità e attenzione all’ambiente, grazie agli imballaggi per uova in carta riciclata e non in plastica: materia di base utilizzata per gli imballi è la carta da macero, prodotto naturale di recupero facilmente riciclabile che unisce alle necessità pratiche e produttive il rispetto dell’ambiente. Proprio l’uovo, che costituisce il simbolo della sfida creativa, è il protagonista reale e semiotico di questo progetto.

Progetto che richiama l’idea apollinea e dionisiaca, nell’arte e nel mondo iperuranico, fascinazione che arriva da lontano: da Hieronymus Bosch a Salvador Dalì, da Piero Della Francesca a Lucio Fontana, si magnifica questo simbolo della perfezione che si usa donare in vari culti precristiani per festeggiare l’inizio della primavera, diventando poi simbolo al cioccolato della Pasqua per eccellenza, e sentore della resurrezione di Cristo, come annunciato dall’uovo che si tinge di porpora quando lo Maria Maddalena mostra all’incredulo imperatore Tiberio. All’uovo si attribuisce la nascita di Venere, che in alcune tradizioni fuoriesce da un uovo e non dalla spuma del mare; della dea Atagartis, nata da un uovo caduto dal cielo; e ancora di Pulcinella, una delle più amate maschere napoletane. E ancora la nascita del mondo stesso dall’uovo cosmico, mito di Cananei e Tibetani, di Vietnamiti e Celti. Forma perfetta, senza principio e senza fine espressa, pagana e arcaica, dal XXIesimo arcano maggiore dei Tarocchi, in cui ogni componente dell’uovo rappresenta un elemento, richiamando alla mente l’uovo filosofico degli alchimisti; sino all’arte di riunire gli opposti per ritrovare l’originaria essenza attraverso magie geometriche e algoritmiche.

IL LUOGO – Nel 2008, Alessandro e Claudio rilevano il fienile cominciando a operare nel settore vinicolo, tessendo la trama di territorialità ed ecosostenibilità sulla scia di una vocazione vinicola già esistente. “Nel 2000 – continua Alessandro – la zona cominciava a risentire della depressione, e lì è scattata la molla che ci ha permesso poi di mettere in piedi una leva produttiva così variegata e legata al territorio, coinvolgendo realtà di tutti i tipi: durante l’inaugurazione della mostra, ci siamo avvalsi dell’aiuto degli studenti dell’Istituto alberghiero Vergani Navarra di Ferrara.”

re-cantina-uovaIl fienile, ricavato dalla ex stalla della proprietà dei conti Gulinelli, conserva le mattonelle bianche e lucide che ora fanno da sfondo a fantasie multicolori o ospita una grande sala disponibile anche per eventi privati, luminosa e traboccante di silenzio, in cui rastrelliere di vini si contendono l’attenzione con tavoli di legno, rustici e levigati, e con grandi finestre sul cortile. Una porta quasi persa nel muro conduce a una cantina in cui dormono, seminascoste nel buio fresco, altro vino che decanta sotto gli occhi di bottiglie di birra slava, russa e danese, in fila su una mensola come attenti soldatini di vetro.

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Vini dell’azienda agricola Pettyrosso

Fuori, al sole, si scaldano i vigneti di Tocai, un ettaro che assicura la produzione dello spumante Gattabianca – metodo Martinotti – , cavallo di battaglia della produzione vinicola; contro il cielo si stagliano canne frondose che si agitano in silenzio, salutando le rare automobili che disturbano la quiete deliziosa, una vera e propria installazione sinergica.

LA STORIA – Così si tramanda la passione per l’agricoltura e il vino che risalgono a Gianoberto Gulinelli, già creatore ex novo del terroir negli anni Sessanta e Settanta che alle spalle porta la storia degna di un romanzo. Finanziatori del progetto di Ettore Bugatti, fondatore dell’omonima casa automobilistica, i Gulinelli ereditano la Delizia di Montesanto dai Marchesi Bevilacqua, a loro volta ereditata, nel tempo, nientemeno che da Borso I d’Este, che dispose per la costruzione della villa affidandone l’incarico all’architetto ducale Pietro Benvenuto Degli Ordini.

Passione che dal vino a una tela di artista si infonde in chiunque abbia la fortuna di capitare al Fienile, a chiedersi “… che coss’è l’amour”.

La foto del Fienile è di © Fabrizio Pivari

L’OPINIONE
Noi, Renzi, Mattarella e un mondo che nessuno vuole cambiare

Nessuno vuole cambiare il mondo. Non lo vuole Obama, non Renzi e nemmeno l’Europa unita o la Cina. E’ per questo che il mondo non cambia. Il mondo rimane una storia di classi egemoni e il maggior successo del neoliberismo è stato quello di farci credere, grazie al credito, che le classi non esistessero più. Poi è arrivata la crisi e qualcuno ha dovuto pagarla. La classe media è scivolata verso la povertà, mentre i poveri diventavano ancora più poveri.

Nessuno vuole cambiare il mondo. Noi vogliamo aderire al mondo. La nostra è una cerniera che promette la rivoluzione e subito richiude i due lembi di paese nella solita conservazione. Lo stesso Renzi è stato scelto per ordinare il nostro mondo, disciplinarlo, ma non di certo per rivoluzionarlo. Il nuovo presidente della Repubblica Mattarella, uscito di scena Napolitano, è la cerniera che mancava all’assetto politico italiano. Mattarella sembra garantire a tutti, per quanto sarà in suo potere, la disciplina e l’abnegazione necessaria a conservare questo stato di cose. Non si spiega diversamente l’adesione trasversale e la fiducia ecumenica. Sarà il garante di una costituzione nobile, ma continuamente tradita e disattesa.

Siamo ostaggio della peggiore classe politica dell’Occidente. Abbiamo un sistema scolastico dove ragazzini di tredici anni, alla fine delle medie, sono chiamati prematuramente a scegliere il proprio indirizzo di studi, spesso con conseguenze disastrose per il loro futuro. Un sistema giudiziario costruito per i potenti che possono permettersi di rallentare la macchina burocratica fino alla prescrizione, diffamare a mezzo stampa ed eventualmente pagarne le conseguenze, mentre i poveri devono solo temerlo. Abbiamo carceri affollate di delinquenti comuni che pagano per i loro misfatti, mentre il reato di concussione e quelli finanziari, che coinvolgono politici e colletti bianchi, godono di leggi a dir poco bonarie. L’elenco sarebbe troppo lungo, per questo Stato ingiusto.

Allora ribadisco che nessuno vuole cambiare il mondo. La lingua falsa, menzognera della politica ne è la continua conferma. Fingono perizia, appaiono preparati, puliti, eleganti. Ma non sono sinceri. Non sono veri. Il loro è un gergo importato, indecifrabile, contraffatto. L’obiettivo è la conquista del potere, non la risoluzione dei problemi italiani. Tuttavia i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Renzi, figlioccio di Berlusconi per scaltrezza e comunicazione, guida un partito democratico da anni privo di idee, incapace di essere alternativo alla destra liberista. Non importano le menzogne a reti unificate, l’ipocrisia dell’informazione telecomandata.

Noi non vogliamo cambiare il mondo. Altrimenti tutto questo sarebbe insopportabile.

Il mondo, a dispetto delle menzogne, rimane una questione di ricchi e poveri, non altro. L’Italia non è un paese per giovani, e direi che non è un paese per poveri.

IL FATTO
Celiachia e intolleranze in aumento, un convegno per fare chiarezza.

“Un italiano su cento è celiaco, e considerando che per ogni soggetto certificato, ce ne sono sette che sfuggono alla diagnosi, il rapporto potrebbe essere ancora più alto”. Con queste parole, la nutrizionista Mirella Giuberti, docente dell’I.I.S. Vergani Navarra, ha spiegato le ragioni del convegno “Le farine, il gusto e la salute: glutenfree tra moda e necessità” che si è tenuto presso la Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra. A fare gli onori di casa la preside del polo scolastico, Roberta Monti e il presidente della Fondazione Navarra, Luigi Fenati.

“Nel frumento ci sono quattro famiglie di proteine, due di esse non si sciolgono in acqua, le gliadine e le gluteine. Quando si accorpano con l’acqua, nasce il glutine, che poi conferisce agli impasti viscosità, elasticità e coesione.
A seconda di quanto glutine contiene una farina, l’impasto sarà più o meno resistente e varierà il tempo per la lievitazione. Tecnicamente la forza di una farina si indica con il fattore di panificabilità W. Con il passaggio dalla panificazione artigianale a quella industriale, il valore W è sensibilmente aumentato. Da 169 W nel 1974 a 209 W nel 2012”.

Partendo da questa spiegazione scientifica, la nutrizionista ha voluto dimostrare come sia verosimile che i cambiamenti varietali volti ad aumentare la presenza di glutine nel frumento possano essere correlati alla proporzionale crescita delle intolleranze.
Sono cambiate le proprietà dei grani e sono cambiate anche le modalità della loro trasformazione.

“Il grano era alla base dell’alimentazione di Greci e Romani eppure non abbiamo notizia di gravi problematiche alimentari. A quell’epoca però la lievitazione era molto più lenta, e così pure la cottura, questo sicuramente rendeva più digeribili i derivati del grano”.

Tornando all’oggi, Giuberti ha suddiviso le varie problematiche.

La celiachia, che è l’intolleranza al gliadina, che preclude l’assunzione di frumento, orzo, segale, avena, farro e kamut per evitare il rischio di gravi lesioni alle mucose dell’intestino tenue.

L’intolleranza al grano, che è una condizione di alterata immunità ad albumine e globuline, che, quando vengono ingerite, provoca sintomi come crampi, diarrea, nausea, mal di pancia associato a gonfiore addominale, aria nello stomaco ma anche nell’intestino, difficoltà e lentezza digestive e vomito.

La sensibilità al glutine, spesso associata alla sindrome del colon irritabile, che è data dall’assunzione di grano, farro, kamut, grano monococco e segale e produce mal di pancia, crampi e costipazione. Le alternative in questo caso sono il grano saraceno, la quinoa, la manioca, l’amaranto, il taro, l’igname e l’albero del pane.

“In molti casi però – ha proseguito la nutrizionista – la dieta senza glutine non risolve il problema, perché potrebbero esserci altre proteine, zuccheri o grassi alla base del disturbo. Accade per esempio che queste allergie ai cereali siano associate all’intolleranza al lattosio.
Una parte dei sintomi potrebbe essere attribuibile ai Fodmap (acronimo di Fermentable Oligossaccharides, fruttani e galattani, Disaccharides, lattosio, Monoaccharides, fruttosio, And Polyols, alcol e zuccheri, ndr), cibi contenenti carboidrati a catena corta che possono peggiorare i sintomi di alcuni disturbi digestivi”.

“Le intolleranze possono essere transitorie”, ha voluto rincuorare la Giuberti, ammonendo però che “in Italia sono troppi i soggetti che escludono spontaneamente intere categorie di nutrienti fondamentali e troppi i test non scientifici, quindi occorre fare attenzione”.

Dopo questa introduzione scientifica, c’è stato il cooking show di Giovanni Padricelli, chef e docente dell’I.I.S. Vergani Navarra che assieme asi suoi studenti ha dato una dimostrazione dal vivo della preparazione dell’impasto per il pane.

“I cereali hanno tempi di cottura di versi – ha spiegato – più lenti riso e orzo, più brevi gli altri. La farina di grano è la più indicata nella lievitazione, ma spesso subisce dei processi di sbiancatura e viene privata del germe di grano e delle fibre contenute nel guscio che è la parte più nutriente. E poi vengono usati lieviti chimici come cloruro d’ammonio, solfati e fosfati di calcio.
Sarebbe importante tornare a fare il pane in casa. Inoltre non possiamo pensare di usare solo prodotti a base di farina bianca. Per esempio un tempo si usava molto di più il grano saraceno.
Bisognerebbe anche tornare ad usare il lievito madre, che esiste anche liofilizzato, e proviene da una pasta lasciata acidificare e tenuta da parte. Si può usare anche il lievito di birra, ma visto che è fatto di un ceppo unico di batteri, per avere una fragranza più ampia dobbiamo utilizzare la pasta madre”.

E lo chef ha concluso consigliando di “utilizzare 50% di farine forti, come farro, segale, kamut, avena grano e manitoba, e 50% di farine deboli come grano saraceno, orzo, ceci, riso e mais. Questo impasto lievita meno, ma ne ricavo un maggiore contenuto nutrizionale”.

E’ chiaro che questi sono suggerimenti utili per tutti, al fine di integrare una dieta che rischia di fossilizzarsi troppo su prodotti derivati dalla farina bianca di grano, ma per chi ha specifiche intolleranze o allergie il discorso dovrà tenere presenti altre limitazioni.

Al convegno è seguito un ricco e gustoso buffet realizzato da Padricelli assieme agli studenti del Vergani che è stato molto apprezzato dai tanti intervenuti, tante persone comuni affette da problemi alimentari o interessate a migliorare la dieta, accanto a personalità locali del mondo agricolo come Pier Carlo Scaramagli, presidente di Confagricoltura Ferrara, e Stefano Calderoni, neoeletto presidente di Cia Ferrara.

(foto di Stefania Andreotti)

L’INTERVISTA
Daniele Lodi, favole per diventare grandi

Favole che raccontano, favole che insegnano. Daniele Lodi, insegnante ferrarese di scienze motorie, da una vita in mezzo ai ragazzi, ha inventato cinque storie con l’obiettivo di attenuare i deficit specifici di apprendimento. Il libro “Natalino e il mago” (edizioni Sette Città, 2014) nasce dopo un’intensa attività a fianco di bambini che, grazie a una motricità finalizzata, hanno potuto migliorarsi a scuola e crescere la fiducia in loro stessi.

“Natalino e il mago” è la favola di un bambino che riesce dove non avrebbe creduto di riuscire. Le frontiere di Natalino possono essere i traguardi di molti altri bambini?

“Certamente. Ho seguito novanta casi di alunni con deficit specifici di apprendimento, alcuni di loro hanno potuto affrontare serenamente la scuola superiore, altri hanno registrato progressi nei test linguistici, motori e matematici e tutti hanno aumentato autostima e coordinazione, non dimentichiamo che il miglioramento della coordinazione sblocca i prerequisiti”.

Il libro dà consigli pratici, cioè consiglia i giochi utili per superare certe difficoltà. Sembrerebbe strano, ma sono i giochi di una volta, quelli semplici in cui il corpo è protagonista e il gioco di gruppo è fondamentale…
“Il corpo e la fantasia devono essere protagoniste, nel libro parlo di cerbottane, fionde, del gioco ‘bach e pandòn’ e di tutto ciò che ha a che fare col saltare, lanciare e con la manualità. Il consolidamento della lateralizzazione e degli orientamenti spazio-temporali, oltre all’opportunità di vivere sfide, sono importantissimi perché riattivano le connessioni neuro-motorie. Viene data, in buona sostanza, agli alunni una più fluida capacità prassica”.

Natalino e il mago intreccia l’elemento narrativo, godibilissimo, all’elemento didattico, tanto da essere un libro per bambini, genitori e per insegnanti.
“La condivisione è molto importante e i risultati, in questo senso, li abbiamo ottenuti. Il gioco e la corporeità devono essere al centro dell’interesse, la didattica va ripensata in base a tali elementi perché il corpo, per i bambini, è uno strumento di apprendimento. Senza un sé corporeo perfettamente lateralizzato e una fluida coordinazione non è possibile superare gli ostacoli al processo di apprendimento”.

Il testo entrerà nel mondo della scuola?
“Nelle prossime settimane parlerò a genitori e insegnanti, sarò, ad esempio, al Centro studi di Ferrara, a Vigarano Mainarda, Bondeno, Santa Maria Maddalena e altri istituti comprensivi che si sono mostrati interessati”.

Non solo tablet allora?
“Nei giochi digitali, purtroppo, si perdono il movimento del corpo e lo stare insieme che, invece, aiutano a superare conflitti e pregiudizi. Direi che si perde un po’ di ricchezza”.

Daniele Lodi è docente di scienze motorie nella scuola secondaria di primo grado dal 1979. Specializzato sugli handicap psico-fisici, esperto del Centro italiano dislessia, dottore educatore Uniped, pubblicista di Scuola e didattica, supervisore di corsi di motricità finalizzata, consulente familiare, curatore delle sezioni educativa e relazionale del sito del comitato Vivere insieme e coautore di Corporeità e deficit di apprendimento, edito da La scuola.

IMMAGINARIO
Strallo a Ostellato.
La foto di oggi…

Non è uno scioglilingua, ma un importante avanzamento nella costruzione del nuovo ponte a Ostellato.
Strallare, in gergo tecnico ingegneristico derivato da quello navale, significa tendere i cavi che sorreggono il ponte. Operazione da poco conclusa per questa importante opera che si inserisce all’interno degli interventi dell’Idrovia ferrarese.
I lavori sono iniziati nel 2012 e dovrebbero concludersi proprio quest’anno. Una volta collaudato il nuovo ponte, quello attuale verrà distrutto.
L’importo dei lavori è di 8 milioni di euro.

“Oltre al ponte è stata retificata la curva del navigabile – ha spiegato Luca Farinelli, architetto e coordinatore alla sicurezza di progetto e di esecuzione – dalle foto aeree si può vedere l’allargamento della sponda. Il ponte è in piena curva ed è per questo che hanno dovuto prevederlo strallato. La luce da antenna ad antenna misura quasi 100 metri e non ci saranno altri pilastri intermedi perché l’intero impalcato è sospeso da 48 stralli. Proprio l’altro ieri hanno terminato il montaggio dell’ultimo strallo”.

OGGI – IMMAGINARIO ARCHITETTURA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

(foto di Luca Farinelli)

[clic sulla foto per ingrandirla]

DCIM100MEDIA

ACCORDI
Dopo tutto.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike…

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Finley Quaye – Even after all

“Even after all, we love you sow…we love you so and so.”

È ancora la città… ancora la nazione, che rispolvera lotte ormai sepolte negli animi apatici di chi in fondo non vuole fratelli. Rimaniamo ad ascoltare il suono dei frutti che cadono perché non vogliamo raccoglierli… siamo ancora qui sul trespolo a osservare il compimento della Democrazia.

La riflessione nasce dalla suggestione personale relativa alla situazione attuale, sia nazionale – in particolare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica – che locale. È un riferimento all’accettazione delle politiche decisionali da parte dell’individuo, che rimane a osservare la realizzazione del proprio potere e, inerme, non riconosce più i propri diritti e non sa più quali sono le scelte migliori per adempiere ai propri doveri.

foto di Paola Marinelli
album - Maverik a strike! -Finley Quaye - accordi - radio strike
l’album Maverik a strike! di Finley Quaye

Selezione e commento di Cristiana Neglia, autrice del programma “Vernice” in onda il sabato dalle 12 alle14, ogni due settimane (attualmente sospeso). Il programma vuole essere una vetrina per la musica underground, prodotta in maniera autonoma e diffusa attraverso mezzi di comunicazione non sempre convenzionali.

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

GERMOGLI
Un buon inizio.
l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

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Italo Calvino

Auguriamo un buon inizio al nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Tutto è già cominciato prima, la prima riga della prima pagina di ogni racconto si riferisce a qualcosa che è già accaduto fuori dal libro”. (Italo Calvino)