Pubblicato il 29 Gennaio 2016

Celebrazione del Giorno della Memoria a Comacchio

Celebrazione del Giorno della Memoria a Comacchio

Pubblicato il 29 Gennaio 2016

Tempo di lettura: 3 minuti

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Una testimonianza toccante quella che questa mattina, presso la Sala Polivalente S. Pietro di Comacchio, Cesare Moisè Finzi, scrittore ferrarese scampato alla Shoah, ha dato ai ragazzi delle scuole medie comacchiesi. Il “Giorno della memoria” nella Città dei Trepponti era cominciato al Parco della Resistenza, dove il Sindaco Marco Fabbri, insieme all’Assessore alla cultura Alice Carli avevo reso omaggio ai martiri della resistenza ed in particolare, nell’anniversario del loro eccidio, a Giuseppe Ghirardelli, Giovanni Farinelli, Edagardo Fogli (MOVM) e Vittorio Bulgarelli. Il momento clou della giornata, però, è stato sicuramente quello vissuto a Palazzo Bellini.
Di fronte ad una nutrita platea di ragazzi, Cesare Finzi, ha, infatti, raccontato la sua esperienza di ragazzino catapultato nella guerra e diventato vittima delle leggi razziali. “Ero un bambino come tutti gli altri – ha raccontato – andavo scuola e mi piaceva giocare con gli amici, ma il 3 settembre 1938, una data che non dimenticherò mai, sono andato a comprare il giornale per mio padre e il titolo sulla pagina diceva ‘insegnanti e studenti ebrei esclusi dalle scuole governative e pareggiate’. Pensate ad un bambino di 8 anni che legge questa frase e si chiede perché non è degno di andare a scuola con tutti gli altri”.
Nonostante tutte le difficoltà di quegli anni, Finzi è riuscito comunque a continuare gli studi. “Nel giugno del 1940 andai a fare l’esame per accedere alla scuola media – ha proseguito rivolgendosi agli studenti presenti – nella lista il mio nome e quello del mio amico Nello erano gli ultimi, perché neanche i nostri nomi potevano stare con quelli degli altri. Finimmo ovviamente in fondo alla classe, separati dagli altri ragazzi, ma la professoressa pensò bene di spostarci, affermando che tanto non avremmo contagiato nessuno con la nostra malattia”. “Pensate – ha spiegato commosso lo scrittore – una donna laureata, ma plagiata dalla propaganda, credeva veramente che avessimo la coda come gli animali. Per noi fu una vera umiliazione, ma se io sono ancora vivo e ho potuto continuare a studiare, per Nello fu tutto inutile, perché nel marzo del 1945, dopo essere stato consegnato ai nazisti, morì in un campo di concentramento”.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, la storia della famiglia Finzi diventa, purtroppo sempre più drammatica. “Con lo sbarco degli alleati, i fascisti si ritirarono nel nord Italia lasciando ai nazisti la possibilità di operare liberamente i rastrellamenti – ha raccontato ancora Finzi – Si era aperta la caccia all’ebreo e i miei parenti a Bolzano furono subito catturati e deportati. Di loro non seppi più nulla per 50 anni, ma poi scoprii che finirono uccisi ad Auschwitz. La loro cattura ci convinse a scappare verso il sud Italia ed solo grazie all’aiuto di alcune famiglie del luogo e di un anonimo che ci fornì documenti falsi che siamo riusciti a scampare alla cattura”. “Quelle persone – ha concluso – erano donne e uomini veri e spero che voi ragazzi possiate diventare come loro quando sarete grandi”.
La giornata commemorativa ha dato spazio anche agli allievi della Scuola Media “A. Zappata” di Comacchio che hanno messo in scena “Storia di Viola”, spettacolo teatrale incentrato sulle sorti e l’amicizia di due ragazzine, Viola, ebrea, e Donatella. “Il fatto di rendere protagonisti in ragazzi in rappresentazioni come queste è un approccio che ci piace – ha voluto sottolineare l’Assessore Alice Carli – occasioni come questa giornata servono a farci ricordare, perché ricordare significa conoscere e la conoscenza può aiutarci a non commettere mai più gli stessi errori”.

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


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