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di Cristina Boccaccini

L’insegnamento di una disciplina, in particolare della musica, è un’attività delicata, in quanto va a toccare tanto i meccanismi del processo educativo, quanto le corde invisibili della formazione di una coscienza culturale e dell’impostazione di una mentalità artistica, indispensabili al fine di comprendere la propria funzione nella vita. A partire dalla tenera età, momento in cui la personalità è estremamente malleabile, e la mente si dimostra recettiva a qualsiasi tipo di influenza esterna, ogni individuo ha il diritto di ricevere i migliori stimoli possibili, indipendentemente dalla parte del mondo in cui nasce, e dalla propria condizione economico-sociale. Stimoli che, a seconda della qualità della sorgente da cui provengono, possono trasformarsi in dolorosi graffi, oppure in espressioni positive.
Infatti insegnare, dal latino, significa anche lasciare un segno, ed è quello che Andrea Cesone, chitarrista specializzato nel country e polistrumentista di Biella, ha fatto e continua a fare, con ottimi risultati negli allievi, come Luigi Marsala, a sua volta musicista, e giovane insegnante comacchiese di chitarra. Andrea è stato invitato a Comacchio qualche giorno fa proprio da Luigi, a tenere una prestigiosa Master Class dedicata alla chitarra country, in collaborazione con Spazio Marconi, sede stessa dell’evento.

Andrea, come nasce la tua passione per la musica?
Sono sempre stato immerso nella musica, inizialmente per via di mio padre, anche lui musicista country. All’età di 5 anni rimasi folgorato vedendo suonare dal vivo il polistrumentista Gene Parson, e da allora mi sono cimentato in tutti i generi musicali, anche in veste di arrangiatore e produttore. Per un breve periodo ho persino gestito un negozio di musica. Attualmente collaboro come chitarrista a quattro progetti di musica live incentrati sul country-rock.
Dal 2013 tengo corsi di specializzazione in chitarra country presso il Modern Music Institute (Mmi), una delle maggiori realtà musicali private in Italia, con più di 50 sedi sparse sul territorio, tra cui quelle di Biella, Vercelli e Casalecchio di Reno, di cui sono direttore.

Luigi, come hai conosciuto Andrea?
Tre anni fa ho contattato Andrea via Internet, per comprare un amplificatore dal suo negozio di musica. La sua voce al telefono mi ha subito ispirato fiducia e umanità. Mi disse che impartiva anche lezioni di chitarra e, dopo aver guardato alcuni video di sue performance musicali, decisi di fare 400 km in macchina per raggiungerlo a Biella. Morivo dalla voglia di averlo come maestro, e per imparare avrei percorso qualsiasi distanza. All’epoca avevo un po’ perso l’entusiasmo di suonare, e Andrea, con il suo carisma è riuscito a riaccendere in me quella scintilla che si stava spegnendo e a darmi quella scossa emotiva di cui avevo bisogno, quella per cui, tornato a casa da una lezione, senti il bisogno urgente di imbracciare la chitarra e mettere in pratica ciò che hai appena studiato. Inoltre grazie alla sua preparazione, che spazia dalla A alla Z, e alla sua professionalità, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto, oltre che con professionisti del settore, anche con realtà musicali diverse da quella in cui vivo, seguendo Andrea in fiere ed eventi dedicati alla musica. Giorno per giorno il maestro mi ha fornito gli strumenti necessari ad alimentare la mia passione per la musica e la mia creatività. Se non avessi seguito i suoi corsi non mi sarei potuto permettere di insegnare a mia volta.

Andrea, cosa ti ha spinto verso la strada dell’insegnamento?
Quando ho iniziato il mio percorso musicale da autodidatta, desideravo imparare da chitarristi preparati, che purtroppo, spesso stavano a centinaia di km di distanza dalla mia città. Da insegnante, vorrei rendere la cultura musicale accessibile, e mi piacerebbe che gli allievi avessero a disposizione un punto di riferimento in zona a cui affidarsi, e da cui partire per proseguire il loro percorso. A tal proposito ci si sta organizzando per dare vita a un centro abilitato Mmi a Comacchio, gestito da Luigi, che, a mio parere, ha tutte le carte in regola per guidare il progetto.
Ho individuato in lui, oltre che un musicista preparato, anche una persona dalla notevole dedizione e forza di volontà, doti indispensabili per svolgere questo incarico, poiché mettersi in gioco in questo campo costituisce sempre un rischio, legato alla fitta coltre di invidia che circonda l’ambiente musicale in Italia. In particolare, da parte di alcuni insegnanti, spesso e volentieri viene a mancare quel principio di condivisione necessario a una sana crescita della personalità musicale dell’allievo, il quale rimane confinato entro il nido del maestro, che ne vorrebbe rivendicare il diritto di “proprietà” esclusivo. Al contrario è essenziale che, una volta fornitegli le ali che lo supporteranno, l’allievo sia libero di prendere il volo verso altri orizzonti musicali, di incontrare altri maestri durante il proprio percorso formativo.

Luigi, come vivi il passaggio da allievo a insegnante di chitarra?
Arrivato a un certo punto negli studi di musica, ritengo che davanti al musicista si presentino due strade: custodire gelosamente per se stessi tutto ciò che si ha appreso, oppure condividerlo con gli altri. Ed è proprio la seconda via quella che ho scelto di percorrere, prendendo per mano ragazzi di tutte le età, animati dalla mia stessa passione per le sei corde, e che non sanno a chi rivolgersi sul nostro territorio. Inoltre sognavo da sempre di collaborare proprio con Andrea e, essere riuscito a organizzare presso Spazio Marconi una Master class di chitarra country di questo livello, ottenendo una sentita partecipazione emotiva oltre che numerica, è stato un piccolo successo, di cui vado fiero.
Inoltre vedere, alla fine dell’evento, gli allievi liberarsi dagli scudi della timidezza e superare l’ansia da prestazione, per suonare con Andrea, facendo interagire le chitarre tramite l’alfabeto della musica, che va al di là delle parole, quella è stata la vera emozione.
La musica in fondo è anche questo: sentirsi parte di un mosaico collettivo di creatività, essere insieme, a tempo, e nel tempo, divertendosi.

Andrea, che caratteristiche ci vogliono per fare l’insegnante di musica?
Il bravo insegnante è colui che rimane sempre allievo. Si tratta di un rapporto di stimolazione continua e reciproca, in cui l’allievo, con la sua reazione, spinge il maestro ad apportare modifiche nel proprio modo di insegnare, e a migliorarsi a sua volta.
E’ un mestiere che non si improvvisa da un giorno all’altro, poiché occorrono prima di tutto una solida preparazione musicale di base, notevole passione e desiderio di condividere le proprie conoscenze.
Attualmente, un gran numero di persone provenienti da vari settori si improvvisa insegnante di musica, perché magari ha perso il lavoro e sa strimpellare un paio di accordi alla chitarra. Se suonare può venire istintivo, insegnare non lo è affatto. E’ necessario inoltre sapersi porre nel modo giusto davanti a un allievo durante una lezione, sviluppando una sorta di empatia. Volendo trasformare la musica in puro business, si rischia in primo luogo di danneggiare chi desidera imparare, con conseguente effetto di allontanamento degli allievi dal mondo musicale. In secondo luogo, si arresta quello che è il processo di creazione di una coscienza culturale collettiva.

Cosa contraddistingue gli insegnanti che fanno parte di Mmi?
Si tratta di musicisti esperti e docenti qualificati con una preparazione di base a 360 gradi, oltre a essere specializzati nel proprio stile. Inoltre siamo persone che, nonostante background differenti, utilizzano un metodo di insegnamento comune, volto a formare musicisti professionisti.

La musica nelle scuole è considerata insegnamento di serie B. Oggi sono in molti a ritenere che l’arte in generale sia soltanto roba per i sognatori. Ma l’arte definisce la nostra identità, opera sui sentieri invisibili dell’interiorità, ci dà gli strumenti per sopravvivere in tempi di pace e di guerra. Cosa pensate a riguardo?
A: La vita in generale senza una forma d’arte non ha senso. In particolare, per quanto riguarda la musica, bisognerebbe che i bambini avessero la possibilità di respirarla fin da piccoli, lasciandoli liberi di farsi affascinare o meno da essa. Qualche anno fa in ogni casa erano presenti almeno una chitarra, o un pianoforte, oltre alla collezione di dischi dei genitori.
Oggi, l’attaccamento assiduo dei ragazzi ai propri tablet, permesso dai genitori stessi, è un fenomeno dannoso, perché questi dispositivi “spengono” la personalità, soffocano la curiosità e la capacità di socializzare, senza dare nulla in cambio. Uno strumento musicale invece, se si impara ad usarlo nel modo giusto, si trasforma in un compagno per la vita. E paga sempre. Infatti è stato dimostrato scientificamente, che i bambini esposti fin da subito a un ambiente musicofilo sviluppano una maggiore recettività, indipendenza e apertura mentale rispetto ai coetanei cresciuti a pane e videogiochi.
Concretamente sarebbe utile introdurre un progetto di avvicinamento alla musica nelle scuole di ogni grado, in collaborazione con istituzioni e famiglie, che preveda sia una parte teorica che una pratica, sotto forma di seminari con musicisti ed esibizioni collettive. In particolare è importante offrire ai bambini la possibilità di percepire dal vivo le potenzialità dello strumento in azione, e l’energia che potrebbe sprigionarsi al tocco delle loro dita.

L: L’attenzione di un bambino va conquistata più che con le parole, utilizzando stimoli tattili e uditivi, facendogli toccare con mano e provare gli strumenti, in spazi pensati ad hoc.
Se si riuscisse a far provare loro quella meraviglia che io stesso ho provato al primo incontro con la musica, sarebbe un piccolo passo verso un cammino di crescita sana.

Quali progetti musicali vi aspettano in futuro?
A: Il 17 e 18 giugno abbiamo in programma un evento didattico internazionale, l’Mmi l’International Summer Camp, che si terrà a Bologna, e a cui parteciperanno insegnanti e chitarristi che vengono da tutta Italia, assieme allo special guest internazionale Martin Miller.

L: Vista la risposta positiva della comunità, il passo successivo sarà incrementare la presenza sul nostro territorio di eventi dedicati alla musica, sempre in collaborazione con Mmi e Spazio Marconi, struttura in prima linea quando si tratta di sostenere progetti che coinvolgano attivamente i cittadini. Inoltre ci sono tutte le potenzialità, con il tempo, di far crescere e germogliare il progetto Mmi sul terreno comacchiese, con particolare attenzione nei confronti dei bambini di tutte le età.
Infine, continuerò il mio percorso di crescita personale come musicista e insegnante, mettendo a disposizione ciò che sono e ciò che suono a chi ha fame di musica.

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Redazione di Periscopio

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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